70° anniversario assassinio Accursio Miraglia

Nella ricorrenza del 70° anniversario dell’assassinio di Accursio Miraglia, segretrario della Camera del Lavoro di Sciaccca ( Agrigento), questa mattina  in piazza Lazzarini si è svolta la commemorazione, presente  il  segretario generale della CGIL, Susanna Camusso.
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Accursio Miraglia

 

Un metru e novanta era Miraglia:                          Un metro e novanta era Miraglia:

Bonu di cori, forti e ‘ntelligenti,                             buono di cuore, forte e intelligente,                       

un coraggiusu omu che si scaglia                          un uomo coraggioso che si scaglia

contro l’agiri di lu priputenti.                                contro gli atti dei prepotenti.

Facia giustizia contru li canaglia                           Faceva giustizia contro le canaglie

stu prutitturi di provira genti.                              Questo protettore della povera gente.                    

Sempre primu, di nuddu si scantava,                   Sempre primo, di nessuno si spaventava,

e pri chissu lu populu l’amava.                            E per questo il popolo lo amava.

 

 

Con queste parole il poeta popolare di Sciacca Ignazio Russo, nel testo dal titolo Miraglia e li braccianti, celebrò le gesta di Accursio Miraglia, sindacalista, segretario della Camera del Lavoro di Sciacca ( la prima Camera del lavoro costituita in Sicilia dopo la dittatura fascista), dirigente comunista,  ucciso nel suo paese il 4 gennaio 1947.

Un martire della violenza fascista-mafiosa. Non sono stati mai individuati mandanti ed esecutori del delitto. Non a caso a coordinare le indagini intervenne il capo della Polizia in Sicilia, l’Ispettore Generale di Pubblica Sicurezza Ettore Messana fascista della prima ora, Questore a Lubiana durante la occupazione della Jugoslavia dove si distinse per gravissimi atti che gli valsero l’accusa di criminale di guerra.

Un gigante, nell’aspetto fisico, e nella sua integerrima e tenace attività di impegno sindacale e sociale che lo mise alla testa del grande movimento di riscatto dei contadini di quella grande area territoriale dell’agrigentino. L’obiettivo era di modificare in maniera drastica le condizioni di oppressione secolare che avevano condannato i contadini alla miseria più devastante.

Fu promotore, il 5 novembre del 1944 presso la Camera del Lavoro di Sciacca,  della cooperativa agricola “ La Madre Terra”. L’obiettivo era di utilizzare gli innovativi  benefeci della legge “ Gullo-Segni” sulla riforma agraria appena varata  il 4 novembre 1944 dal II° governo Badoglio ( Fausto Gullo era il Ministro comunista dell’Agricoltura) , ancora in piena fase di guerra, che dava alle cooperative la possibilità di ottenere le terre dei feudi non coltivati –  la condizione che ancora caratterizzava la stragrande maggioranza della proprietà fondiaria siciliana –  ( La Cooperativa  Madre Terra nel corso dei decenni si è allargata e strutturalizzata, con gli attuali oltre mille soci che curano i frutteti e gli oliveti; la superfice olivetata è di oltre 2000 ettari).

 

L’applicazione della nuova legge, dirompente, dato che rompeva la struttura feudale, fu molto difficile. I latifondisti misero in atto tutte le azioni possibile, in stretta alleanza con la mafia che di fatto erano il braccio armato dei latifondisti del territorio che vivevano nelle città;  lasciando il controllo delle terre ai campieri e ai gabelloti pur di non dare le terre incolte e abbandonate da sempre ai braccianti.

Giovanni Miraglia, nella sua azione di guida dei contadini, sempre in prima fila,  si fece molti nemici. Tante le memorabili occupazioni e gli eventi di lotta.

Avendo già ricevuto molte minacce, negli ultimi mesi della sua vita era molto preoccupato. La voce di “essere nel mirino” circolava, tant’è che i suoi compagni, a turno, lo accompagnavano sempre nei suoi spostamenti.

Anche quella sera, del 4 gennaio 1947, era stato lasciato fin quasi sull’uscio della casa.

Poi, gli spari dell’assassinio. Accursio aveva 51 anni.

 

Accursio si era diplomato all’Istituto Tecnico  Commerciale di Agrigento. Aveva iniziato a lavorare in una banca a Catania, poi fu trasferito come capo ufficio a Milano. Si iscrisse al gruppo anarchico di Porta Ticinese. Licenziato rientrò a Sciacca, iniziando a svolgere attività commerciali; per tanti anni gestì un magazzino di pesci, attività che continuava a svolgere fino all’assassinio. Per passione fu pittore, poeta e amava suonare il violino. Fu sempre al fianco dei diseredati.

 

( domenico stimolo)

af

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