BECCO GIALLO

VI SEGNALIAMO QUESTO ARTICOLO DI GABRIELLO MONTEMAGNO CHE INTRODUCE APPENA UN FLASH SU UN PERIODO RECENTE DELLA NOSTRA STORIA CHE VA RIPORTATO ALLA LUCE: QUELLO DELL’ANTIFASCISMO SICILIANO.

PALERMO SATIRICA

da  LA repubblica.it  01 luglio 2011 —   pagina 14   sezione: PALERMO

Il primo quotidiano dell’ Italia liberata dai nazifascisti uscì a Palermo il 6 agosto del 1943, pochi giorni dopo lo sbarco in Sicilia degli Alleati. Si chiamava “Sicilia liberata” ed usciva dalla tipografia del giornale “L’ Ora”. E dieci mesi dopo, dalla stessa tipografia, il 18 giugno ‘ 44, usciva il primo numero del rinato “Il Becco Giallo”, settimanale satirico «soppresso dal soppresso Mussolini nel 1925». Nella sua testata ora indicava una significativa novità: il merlo, che nell’ edizione del periodo fascista aveva il becco chiuso da un catenaccio, adesso, rotto il catenaccio, aveva la bocca spalancata.

E ricominciava a parlare, anche con un certo spirito profetico. Per esempio: «Finisce l’ era del fascismo. Comincia l’ epoca del trasformismo». Animatori del “Becco Giallo” palermitano, erano l’ editore Sebastiano Lo Verde e il giornalista Gaetano Sclafani, che nel 1923 avevano fondato a Roma lo stesso settimanale, di chiara impostazione antifascista, assegnandone la direzione ad Alberto Giannini (da non confondere con Guglielmo Giannini, fondatore dell’ Uomo Qualunque). Nel ‘ 25 la sede del giornale venne distrutta dai fascisti e proibite le sue pubblicazioni, mentre Giannini fuggiva in Francia. A Parigi, l’ ex direttore del “Becco Giallo” fondò un altro settimanale, “Il Merlo”, ma questa volta, filo-fascista! Cacciato dalla Francia, rientrò in Italia, dove ebbe anche un incarico nel Minculpop, ministero della cultura popolare, e dove poi ebbe un quarto d’ ora di notorietà per il suo libro “Le memorie di un fesso” (edizioni del Merlo Giallo, Roma 1948). L’ avvocato Sebastiano Lo Verde, che era stato anche amministratore e animatore de “Il Mondo”, amico di Amendola e dei noti giornalisti Enrico Molè e Alberto Cianca, nel 1940 acquista la proprietà de “L’ Ora”, che riporterà, caduto il fascismo, alla sua tradizionale funzione di quotidiano antifascista, autonomista e progressista. E in questa veste “L’ Ora” ritornerà in edicola il 10 aprile 1946. Ma, intanto, come si è visto, nel giugno del ‘ 44 Lo Verde editava “Il Becco Giallo” (che avrebbe avuto quattro anni di vita), affidandone la direzione a Gaetano Sclafani, appena liberato dagli eserciti Alleati dalle carceri fasciste, dopo diciassette anni di persecuzioni. L’ edizione palermitana probabilmente non ebbe l’ ampia diffusione nazionale che aveva avuto quella romana (da considerare che all’ inizio di quegli anni Quaranta poteva circolare solo nel meridione liberato), tanto che nelle storie del giornalismo satirico è raramente menzionato il “Becco Giallo” edito a Palermo. Comunque, l’ ancora belligerante politica nazionale ed internazionale aveva il massimo spazio negli articoli e nelle vignette, che allora si chiamavano “pupazzi”. Vignettista di punta era il bravo Scintilla, che precedentemente aveva illustrato diverse annate del famoso e longevo “Piff! Paff!”(1878 – 1934). E a quest’ ultimo settimanale si ispirava l’ impostazione umoristica del “Becco Giallo”, che tra l’ altro, nell’ estate del ‘ 46, riprese un’ invenzione del “Piff! Paff!”, cioè le prime pagine false di altri quotidiani. Così stampò la prima pagina de “La Voce della Sicilia”, diretto dal comunista Girolamo Li Causi, con titoli di questo tipo: «Finalmente abbiamo la dittatura rossa – Giovedì gnocchi, venerdì baccalà e sabato trippa, gratuitamente – L’ abolizione della suocera e il libero amore». Oppure l’ edizione straordinaria del quotidiano democristiano “Sicilia del Popolo”: «L’ ora della democrazia cristiana è scoccata – Alcide De Gasperi promuove un audace colpo di Stato – Si va verso lo Stato Pontificio?- Togliatti fugge in Russia, Nenni resta a Parigi». Al “Giornale di Sicilia” riservò un’ edizione particolarmente velenosa: «L’ Uomo Qualunque costituisce il nuovo gabinetto – Salvatore Giuliano prefetto di Palermo». Ma i principali e costanti obiettivi delle frecciate del settimanale erano Mussolini, Hitler, i gerarchi, il mercato nero, il carovita, gli “intrallazzisti”, il trasformismo politico (ex fascisti nei nuovi partiti), le polemiche tra i partiti a danno della lira, gli intellettuali italiani (come Pirandello, chiamato P. Randello). Tuttavia è da sottolineare come questa satira fosse priva di volgarità, rispecchiando un dibattito politico nel Paese molto aspro ma sempre rispettoso dell’ avversario. E questo a noi, oggi, fa una certa impressione. Naturalmente il “Becco Giallo” si occupava anche delle questioni locali, “sfruculiando” molto i politici siciliani – come Sturzo, Vittorio Emanuele Orlando, Scelba, Mattarella, Aldisio, La Loggia, Ramirez, Alessi, eccetera – e facendo le pulci all’ amministrazione comunale. Le linee ideali, per così dire, che guidavano la satira del settimanale erano indicate nel suo “progetto di Statuto della nostra Repubblica”, che in certo senso potrebbe esser valido ancor oggi, e del quale riportiamo qualche articolo: «Pena di morte mediante palo di ferro a quell’ uomo politico che si arricchisce a danno della Repubblica». E ancora: «A nessun cittadino repubblicano è consentito arricchirsi più di quanto sia necessario al soddisfacimento dei bisogni della vita»; «Pena di morte mediante arrostimento in graticola per i commercianti esosi e disonesti, gli affamatori, gli intrallazisti»; «Il popolo è Sovrano e gli è proibito fare collezione di monete antiche e di pescare a Posillipo». Quest’ ultima, in realtà, era una norma transitoria, in quanto si riferiva agli hobbyes del sovrano in fuga. – GABRIELLO MONTEMAGNO

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