Smuraglia (Anpi): votare no alla riforma costituzionale e alla legge elettorale
Il 15 aprile scorso a Rimini si è concluso il 16° Congresso Nazionale dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), che ha visto la riconferma alla carica di presidente di Carlo Smuraglia. Partigiano Combattente, volontario nel Corpo italiano di liberazione fino alla fine della guerra; avvocato, professore ordinario di diritto del lavoro, Smuraglia ha insegnato nell’Università Statale di Milano presso la Facoltà di Scienze Politiche. E’ stato, tra l’altro, consigliere regionale della Regione Lombardia e presidente del Consiglio regionale lombardo, senatore e membro del CSM. E’ alla presidenza dell’ Anpi dal 2011.
Lo abbiamo intervistato per Contropiano.org.
– Alla luce della sua rielezione quali sono gli obiettivi che il nuovo corso Anpi si propone?
Gli obiettivi sono quelli della sua tradizione e di sempre: innanzitutto difendere la Costituzione nei suoi valori fondamentali, farli valere ed entrare nella vita politica italiana. Noi siamo convinti che anche la politica abbia un profondo bisogno di rinnovamento e questo non può che fondarsi sulle basi della Costituzione. Il nostro Paese sta subendo una deriva inaccettabile; c’è troppa corruzione, vengono messe in atto politiche che non soddisfano, che allontanano anziché avvicinare i cittadini. Occorre un’inversione di rotta e su questo continueremo a batterci.
In secondo luogo punteremo a contrastare le forme nascenti di neofascismo, che non hanno alcun senso e che la Costituzione non ammette. – Si riferisce a movimenti come Casapound?
Sì a Casapound, ma il discorso vale anche per gli altri movimenti di ideologia fascista. Questi sono inammissibili con il nostro ordinamento; la nostra Costituzione oltre a vietare esplicitamente la ricostituzione del partito fascista, in tutte le sue norme è contraria ad ogni tipo di fascismo o autoritarismo. Vorremmo che lo Stato facesse qualcosa di più importante, di più significativo anche per evitare che manifestazioni di tale matrice continuino a ripetersi.
– Altre priorità?
Contribuire ad avvicinare i giovani alla vita politica, spronarli ad una partecipazione attiva alla vita del Paese. Molti sono distratti perché insoddisfatti da quello che accade loro intorno. Noi stiamo cercando di contattare molti giovani; parecchi ne sono venuti al nostro ultimo congresso a Rimini. Vorremmo parlare del loro avvenire, delle scelte che vogliono compiere, studiare con loro. I giovani sono la classe dirigente del futuro.
– Saverio Ferrari qualche tempo fa ha scritto un appello alla vostra associazione per invitarvi a collaborare con i movimenti antifascisti più radicali, giovani dei centri sociali in primis. Voi cosa rispondete a riguardo?
Non c’è un distacco rispetto a questi: se qualunque movimento pratica un antifascismo nelle forme democratiche noi siamo d’accordo. Talvolta c’è stato dissenso soprattutto sui modi. Mi riferisco ai casi delle contrapposizione dei cortei o a quelli in cui si creano situazioni di scontro. Dobbiamo fare in modo di convincere i cittadini che i movimenti fascisti non sono graditi, non sono accettati. E per farlo la gente va avvicinata, non allontanata con forme violente che non condivide. Dopodiché diciamo che ogni forma di antifascismo che si può esercitare nel Paese è da noi accettato e consentito, se rimane espresso nelle forme democratiche.
– Cambiamo argomento: l’autunno prossimo gli italiani saranno chiamati alle urne per votare in merito alla riforma costituzionale. L’Anpi si è ufficialmente espressa per il “no”. Ci spiegherebbe i motivi?
Occorre votare no alla riforma e alla nuova legge elettorale; vanno infatti considerate insieme, perché entrambe vanno a ridurre gli spazi di democrazia a disposizione dei cittadini. Gli italiani avrebbero diritto di eleggere direttamente i propri rappresentanti e non di vederseli imporre dai partiti. Inoltre col premio di maggioranza e col successivo eventuale ballottaggio si può cambiare radicalmente quella che è stata la volontà degli elettori. La legge elettorale dunque così non va assolutamente bene.
Per quanto riguarda la riforma arriva “quasi” ad abolire il Senato. Una riforma così non può funzionare, perché se passasse proprio al Senato verrebbero eletti consiglieri regionali e sindaci che quindi dovrebbero espletare un doppio incarico. O si fa una cosa o si fa l’altra, altrimenti si finisce per far male entrambe. Inoltre il cittadino dovrebbe eleggere i propri organismi di rappresentanza, mentre in questo caso c’è una forma di elezione molto ibrida: sono i consiglieri regionali che eleggono i senatori tra di loro. Poi si dice anche che dovrebbero essere eletti in conformità alla volontà popolare, ma non si spiega in quale modo e lo si rimanda ad una legge ordinaria, che ancora non c’è e nessuno conosce. Quindi manca anche l’elettività che è uno strumento importante. Infine concentrare tutti i poteri su una sola Camera è pericoloso sotto ogni punto di vista. Il legislatore aveva infatti previsto che con le due Camere originarie ci fossero pesi e contrappesi; queste anche svolgendo due funzioni diverse devono controbilanciarsi. Se una ha seicento componenti e l’altra ne ha cento, anche se votano insieme c’è uno sbilancio enorme. Se una può votare la sfiducia e l’altra no, se una può votare su determinate leggi e l’altra solo su alcune si crea uno squilibrio in quel bilanciamento dei poteri originariamente designato dalla Costituzione
– Renzi ha già avviato la propria campagna referendaria e punterà tutto sulla propaganda della riduzione dei costi della politica, dall’abolizione del CNEL alle minori uscite per il Senato. Voi cosa rispondete a riguardo?
La riduzione dei costi della politica è un’invenzione. Il CNEL si poteva abolire tranquillamente senza mettere mano a tanti articoli fondamentali della Costituzione. In riferimento al Senato se proprio si voleva risparmiare sul numero dei parlamentari perché sono troppi, bastava ridurre proporzionalmente il numero dei deputati e dei senatori. Invece i deputati rimangono in un numero inalterato e si riducono drasticamente solo i senatori creando così uno squilibrio. Quindi qui il fine non è quello di risparmiare, a parte il fatto che non si risparmia sulle istituzioni. Queste semmai vanno migliorate. Ci sono altre mille cose su cui si può e si deve risparmiare, ma non sul funzionamento delle istituzioni. Occorre migliorare e controllare con più efficienza i processi, ma non si può pensare di risparmiare dei soldi stravolgendo la Costituzione e creando delle condizioni attraverso le quali un organo come il Senato non potrà mai funzionare.
Francesco Fustaneo