Per la ricorrenza del 1° Maggio, festa del lavoro, non si dovrebbe dimenticare un altro 1° Maggio di novant’anni fa, 1/5/1922, che vide la resistenza dei lavoratori e del popolo barese opposta al fascismo e alla violenza della reazione
Nel corso dei durissimi attacchi, morirono tre lavoratori, ma la Camera del lavoro e la città vecchia furono ben difese e solo alla cessazione dello sciopero, nel corso di un vero e proprio piano di guerra – come ha sostenuto la storica Simona Colarizi – «la cittadella rossa fu espugnata nella notte tra il 7 ed 8 agosto da battaglioni dell’esercito regolare, muniti di mitragliatrici ed autoblindo» . La Camera del lavoro fu chiusa, ma nel giro di alcuni giorni fu restituita dal prefetto a Di Vittorio. Gli ultimi assalti alla sede della CGL si registrarono nell’ottobre, anche questi senza successo, provocando però la distruzione della Società Umanitaria (associazione che sosteneva gli emigranti e si batteva per la lotta all’analfabetismo) e dell’abitazione di Filippo D’Agostino e Rita Maierotti, che riuscì a salvarsi calandosi da una finestra. Ricordando quella straordinaria pagina di storia scritta dal «popolo barese» Di Vittorio affermò: «Se almeno mezza Italia avesse potuto resistere, lottare e vincere come Bari, come Parma, come Roma e altre città, il fascismo non sarebbe mai arrivato al potere in Italia. All’Italia sarebbe stato risparmiato il danno e la vergogna di venti anni di tirannia ed i dolori e la catastrofe determinati da una guerra ingiusta e non voluta dal popolo!».