Nella foto il partigiano Giuseppe Benincasa di Castronovo, sopravvissuto alla strage di Cefalonia, tessera AD HONOREM dell’ANPI Palermo. E’ stato a Roma il 20 settembre scorso a testimoniare al processo che si è concluso ieri 18 ottobre con la condanna all’ergastolo per Alfred Stork: “Certo questo non chiude la storia dell’armadio della vergogna ma, anche se dopo 70 anni, segna un passo importante nel percorso per verità e giustizia”.
(ANSA)-ROMA,18 OTT- Il Tribunale militare di Roma ha condannato all’ergastolo Alfred Stork,90 anni,un ex militare tedesco accusato di aver partecipato alla fucilazione di “almeno 117 ufficiali italiani” a Cefalonia,nel settembre 1943.Stessa richiesta anche dal pm.L’imputato,contumace,si è sempre disinteressato del processo.Soddisfatto il procuratore,”ma -dice- quando una sentenza arriva a 70 anni dai fatti è negata giustizia”.E’la prima sentenza di condanna per Cefalonia dopo il processo di Norimberga.
da Unione Sarda le dichiarazioni di sopravvissuti e di parenti di vittime
“Meno male… quell’assassino” sono state le prime parole di Libero Cosci, classe 1920, pisano, scampato alla fucilazione di Cefalonia. Era stato “otto ore sotto i cadaveri dei miei compagni, otto ore sotto al sangue di quei poveri innocenti”. Ora dice: “Forse ho pure conosciuto Stork, non so, ma quei tedeschi non ebbero pietà per nessuno di noi. La decisione del Tribunale militare mi sembra giusta per la storia – conclude emozionato – Continuate a parlare di noi, non dimenticateci, anche quando fisicamente non ci saremo più”.
“Si è finalmente arrivati alla prima vera condanna per la strage degli ufficiali italiani a Cefalonia”, ha dichiarato Marcella De Negri, figlia di una delle vittime. Tuttavia, ha aggiunto, “non possiamo nasconderci che Stork è anche l’ultima ruota del carro: sono passati 70 anni e tutti i maggiori responsabili della strage, a causa della ragion di Stato, e quindi per motivi politici, non hanno subito alcuna conseguenza per questo efferato crimine”. A lei si è unita Paola Fioretti, un’altra figlia di uno degli ufficiali fucilati e parte civile al processo: “La sentenza di oggi è importante, perché dopo 70 anni di rimpalli di responsabilità viene finalmente messo un punto fermo. Era necessaria per tutti noi, familiari delle vittime, ma anche per l’Italia, per le generazioni più giovani, che devono capire che nessuno può giudicare un’altra persona non degna di esistere”. Per Maria Stella Conte, nipote di Santino Conte, tenente di artiglieria ucciso a 27 anni, ha raccontato che “all’interno dell’aula del tribunale si respirava un’aria di attesa, un’esigenza di memoria oltre che di giustizia. I vecchi orfani si abbracciavano, uniti nelle loro storie personali, segnate indelebilmente da quell’evento””.
Venerdì 18 ottobre 2013 13:18