150° Unità d’Italia
Le città di Naso e Capo d’Orlando
onorano la memoria del concittadino
On. Avv. F. LO SARDO
che negli anni della comune territorialità rappresentò nel Parlamento
istanze di libertà e democrazia,
pagando con la vita l’avversione al regime.
A imperitura memoria *17 dic. 2011
lapide affissa sulla facciata del Comune di NASO
nell’anniversario della morte nel carcere fascista di Poggioreale a Napoli 30 maggio 1931, con piacere pubblichiamo questo articolo della Professoressa Franca Sinatra Brisca dalla rivista “Centonove”.
Omaggio all’On. le Francesco Lo Sardo nell’anniversario della morte 31 maggio 1931 – 2013
Spigolature dall’Epistolario dal carcere. In una Ballata – testo inedito per cantastorie – la ricostruzione immaginaria della morte dell’unico figlio Ciccinuzzo, travolto nel terremoto di Messina 1908.
Di Franca Sinagra Brisca
Subito a sinistra per chi entra nel Gran Camposanto di Messina, si incontra la tomba di famiglia dei Lo Sardo e balzano all’occhio, su due stele affiancate, le sculture di un ragazzino accovacciato e del busto possente del padre, mentre ai loro piedi è la lastra di Teresa Fazio moglie e madre; lì un libro aperto porta incisi alcuni versi dal carducciano “Pianto antico”.
L’evento sismico disastroso della notte del 28 dicembre 1908, prossima ai festeggiamenti del capodanno, segnò indelebilmente anche la vita dei coniugi Lo Sardo. Nell’Epistolario il padre ripetutamente ricorda “…la sacra memoria del figlio…il nostro adorato e non mai a bastanza rimpianto Ciccinuzzo…ferita sempre viva e sanguinante”.
Da quella catastrofe si sviluppò la battaglia politica condotta dall’Onorevole contro le truffe sugli aiuti alla ricostruzione edilizia, la stessa che gli costò la messa al bando e l’acredine delle classi borghesi fasciste in combutta con l’ordine ecclesiastico, sfociate nella vendetta giudiziaria che lo condannò innocente a morire di stenti in carcere: “Che cosa abbiamo goduto noi della vita! Lotte, guerre, terremoti…di fronte a cui questa mia immeritata prigionia non è che un piccolo incidente”.
La vicenda politica del Nostro fu opposta all’attuale situazione giudiziaria di troppi nostri politici, e sembra indurci a credere che la loro demagogia difensiva si alimenti anche della diffusa ignoranza di quest’esempio eroico di ingiusta condanna, trasformata a morte per stenti, comminata all’On. le Lo Sardo vero perseguitato politico storico.
E’ indicativo tener conto anche del fatto che, lui in carcere, fu defraudato dal governo fascista che varò come proprio il programma da lui proposto sui mutui edilizi. Combattente volontario nella Grande Guerra, contemporaneo di A. Gramsci di cui fu compagno nel carcere di Turi, il nasitano avvocato F. Lo Sardo scrisse un epistolario dei più limpidi per correttezza morale e umanità.
Al figlio quasi quattordicenne era stato dato (usanza tassativa all’epoca verso i primogeniti) lo stesso nome del padre: Ciccinuzzo. Un nome che nel doppio diminutivo tipico del dialetto siciliano, ricorda ancora l’infanzia, i giochi, le vacanze a Naso e a Galati (paesi sui Nebrodi), e suscita impressioni di parentela familiare numerosa (la tribù, a detta dell’Onorevole), di viaggi e incontri, di avvenimenti gioiosi, di sapori e di dolciumi in occasione della festa di quel fine d’anno 1908. Molti giovani rampolli Lo Sardo che erano appena giunti festosi dalla costa tirrenica a Messina ospiti dei parenti, quella notte furono travolti dal sisma; in casa Lo Sardo per generosa cortesia il letto di Ciccinuzzo fu offerto alla giovane nipote galatese Maria, scambio decisivo per la morte del ragazzo e la salvezza della parente. Il ragazzo restò figlio unico e il lutto non fu mai accettato dal dolore dei genitori, che nelle frequenti visite alla tomba per l’omaggio dei fiori freschi, rinnovavano il colloquio col figlio per una specie di continuità con l’impegno delle cure genitoriali, così nella lettera a Teresina “Io ti vedo da qui dinanzi alla cara effigie circondata di fiori e di verde, io ti vedo piangere le stesse lacrime che io piango e che sono di amarezza e di conforto insieme.” Anche la stima, l’affetto e il completo affidamento che il carcerato diede al nipote omonimo avv. Ciccino Lo Sardo, suggeriscono ancora la ricerca della figliolanza ingiustamente interrotta.
La seguente narrazione immaginaria degli avvenimenti di quella tragica notte 1908 incentra nel figlio l’omaggio per l’odierna ricorrenza della morte del padre On. le Francesco Lo Sardo martire di libertà, rinnovando la memoria di una delle storiche vicende che segnarono il corso della sua vita.
Di Franca Sinagra Brisca Padova, aprile 2013
Pianto per Ciccinuzzo Lo Sardo.
Testo per cantastorie.
1. ( è il ragazzino che parla)
Festosamente è vigilia
Sta per finire quest’anno
Con noi c’è babbo in famiglia.
Arriverà il Capodanno
Notte di sonno e poi veglia
Giunti i parenti a Messina
Ci sorprenderà meraviglia,
Ma a noi il destino è rovina.
Ritornello:
2. Non giostra fu non girotondo
La stanza balla a me intorno
Terremoto mi graffierà
Maremoto mi strapperà.
Dove sei mà, dove sei pà
Voi siete là, io muoio qua.
Rotolo sbatto scompiglio
L’onda travolto ha tuo figlio!
3. ( recitato: Sui genitori abbattuti)
Balza e rincalza il terrore
Urlan nel grande fragore
Voglion le braccia afferrare
L’ombra del figlio al passare.
“Ciccinuzzo… sei salvato?”
( recitato: Scavano lenti piangendo )
“Dove ti sei accucciato?”
Ecco trovato… ( recitato: Ciccinuzzoooo) dormiente
D’un duro sonno incosciente ( recitato: noooo)
Ritornello
4.
Gli amici son tutti morti.
Strazio infinito, stravolti,
Del terremoto signore
Stanno fissando il furore
Annichilisce la gente
Un attimo solamente
Sopravvissuti per caso
Vedon del mondo l’occaso!
Ritornello
5. (recitato: Nel Gran Camposanto a Messina)
Ciccio ha una tomba con scritto
Tutto l’amore del padre.
Bello è quel figlioletto
Dentro la statua; la madre
Porta dei fiori in bocciolo
Plange il suo unico frutto
Vive pensando al figliolo
Or che il marito anche è morto.
Ritornello
Epilogo. Seconda parte finale della ballata: Il papà di Ciccinuzzo, appena morto a Poggioreale, è andato incontro al figlioletto e i due si sono finalmente ritrovati per stare sereni e appagati da reciproco amore.
6. ( recitato: Ciccinuzzo, tuo padre ti ha raggiunto)
Eccomi, figlio, arrivato
Carcere duro all’avvocato
Prendi adesso la mia mano,
Ché mi hanno assassinato,
Ai contadini in rivolta
Tolta i fascisti han la scolta.
Noi martiri di libertà
Noi vendicati saremo
La Resistenza vincerà
E crolleranno allo stremo
Re dittatura e fascisti (recitato: mai più!)
Repubblica coi comunisti (recitato: lavoro / uguaglianza / libertà!)
7.(coda) Svegliati amore ilare
Dammi ‘a manuzza felice
Babbo t’aiuta ad andare
Or l’avvenir ci predice
Rosso in futuro un gran sole!
Con Falce Libro e Martello
Nel novo mondo alla prole
Ogni compagno è fratello!