NON SOLO PER NON DIMENTICARE MA PER RICORDARE A TUTTI CHE I PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE NON SI TOCCANO. CON PIACERE PUBBLICHIAMO QUESTO ARTICOLO DI DOMENICO STIMOLO. Sopra la foto di un momento significativo della manifestazione ricordo, a cura del circolo Vella, nella sera dell’8 luglio 2010
Per ricordare i tragici eventi del luglio 60, in Sicilia e in Italia
La prima settimana di luglio la Sicilia fu attraversata da una lunga scia di sangue. Grandi manifestazioni popolari si svolsero nelle principali città isolane, così come avvenuto in molte città italiane.
Il governo Tambroni, un monocolore democristiano subentrato al dimissionario governo Segni, era in carica dal 25 marzo sostenuto dal decisivo appoggio parlamentare del’ Msi. Una situazione dirompente. A soli 15 anni dalla conclusione della Lotta di Liberazione i neofascisti erano ritornati in auge.
L’aspetto determinante della sdegno e della rabbia popolare fu l’indizione del congresso nazionale del’ Msi per il 2 luglio a Genova. Un vero e proprio oltraggio per la città medaglia d’oro della Resistenza. In città si svolsero diverse forti manifestazioni di protesta, indette dai partiti della sinistra e dall’ Anpi, con sciopero generale indetto dalla Cgil. Alla grande iniziativa del 29 giugno intervenne con un vibrante discorso Sandro Pertini ( futuro Presidente della Repubblica). Durante l’immenso corteo del 30 giugno, aperto dai comandanti partigiani, avvennero scontri di notevole portata con la polizia. Il corteo, pacifico, fu attaccato dalle forze dell’ordine. L’obiettivo dei manifestanti era rivolto a non fare offendere l’onore democratico di Genova dal congresso dei neofascisti. Il 2 luglio la Camera del Lavoro indisse un altro sciopero generale; lo stesso giorno il congresso fu annullato.
Nei giorni seguenti, dato il permanere del governo Tambroni, molte manifestazioni di protesta si svolsero nelle città italiane. Quasi tutte furono funestate da incidenti con polizia e carabineiri. A Reggio Emilia il 7 luglio il corteo con decine di migliaia di partecipanti fu caricato violentemente dalla polizia che spararono oltre 500 colpi di arma da fuoco. Cinque lavoratori furono uccisi: Lauro Ferioli ( 22 anni) Ovidio Franchi ( 19 anni, operaio), Emilio Reverberi ( 39 anni, operaio, ex partigiano),Marino Serri ( 41 anni, contadino, ex partigiano), Afro Tondelli ( 35 anni, operaio, ex partigiano).
In quelle giornate gravissimi accadimenti si verificarono in Sicilia. Le grandi manifestazioni che si svolsero in molte città richiedevano anche lavoro e giustizia sociale. Le condizioni di vita dei lavoratori, dei contadini e degli strati poveri della società siciliana, erano pessime. Sfruttamento, emarginazione ed emigrazione erano le caratteristiche principali che “qualificavano” gran parte della popolazione.
Tutte le manifestazioni, di notevolissima partecipazione popolare, furono caratterizzate dalla reazione violenta della polizia e dei carabinieri, che caricarono i cortei e spararono con tutti gli strumenti a disposizione ….. abbondante fu il sangue versato.
Il 5 luglio a Licata ( Agrigento) rimase ucciso Vincenzo Napoli, operaio di 25 anni. Cinque manifestanti restarono feriti in maniera grave.
L’8 luglio a Palermo restarono uccisi: Francesco Vella, 42 anni, sindacalista della Cgil; Giuseppe Malleo, 16 anni; Andrea Gancitano, 18 anni; Rosa La Barbera, 53 anni, casalinga; 36 manifestanti furono feriti da proiettili; 400 i fermati, 71 gli arrestati.
L’8 luglio a Catania rimase ucciso da un colpo di arma da fuoco sparato dalla polizia Salvatore Novembre, giovane lavoratore edile di 20 anni. Molti altri manifestanti rimasero feriti dai manifestanti.
I tragici eventi catanesi sono rievocati da Nicola Musumarra – allora giovane ventenne protagonista dei fatti, ferito alla gola da un proiettile – in un libro edito due anni addietro “ 1960 fermammo Tambroni, 2011 fermeremo Berlusconi”. Scrive tra l’altro “ L’arrivo della polizia nella piazza ( Stesicoro) fu accompagnato da una fitta sparatoria e che non sparassero in aria lo constatammo con gli schizzi che uscivano dalle angurie 8 rimaste esposte per la vendita) colpite dai proiettili. Lo constatammo anche dai primi compagni che caddero feriti. I poliziotti fecero il tiro a segno con i giovani lavoratori. Capimmo che la situazione era seria e grave. Invitammo i manifestanti a tenersi alo coperto nelle traverse di via Gambino e di piazza Spirito Santo. Le pietre ritardarono l’avanzata dei poliziotti ma non poterono fermare le pallottole e le granate sparate contro noi giovani. I primi feriti vennero posti dentro le auto che riuscimmo a trovare nelle vicinanze e portati negli ospedali più vicini……………. Solo uno, Salvatore Novembre, rimase là sopra isolato e troppo vicino ai poliziotti e ai carabinieri, le grida non bastarono per farlo indietreggiare, per farlo metter al riparo. Continuò a stare all’avanguardia per difendere il suo diritto a manifestare……….fu colpito, mentre si difendeva riparandosi dietro un rudere, da un vile cecchino che mirò alla gola per ucciderlo…….”.