La testimonianza di un siciliano dietro la condanna di Stork

Da La repubblica di oggi 19 novembre                                                La testimonianza di un siciliano

dietro la condanna di Stork

Giuseppe Benincasa, orginario di Castronovo e reduce di Cefalonia, ha deposto al processo. “Non è spirito di vendetta ma l’ideale della verità”

di CALOGERO CONIGLIARO

Nella foto Benincasa all’Istituto Gramsci Siciliano a Palermo

Tra i testimoni ascoltati dal tribunale militare di Roma, al processo ad Alfred Stork, militare tedesco di 91 anni, condannato per aver fatto parte di uno dei due plotoni di esecuzione che durante la seconda guerra mondiale fucilarono gli ufficiali italiani della divisione Acqui,  c’era anche il reduce di Castronovo di Sicilia Giuseppe Benincasa. Il tribunale ha oggi condannato Stork all’ergastolo mentre la difesa chiedeva l’assoluzione perché secondo la sua tesi, quel plotone obbediva ad un ordine di Hitler. L’arzillo anziano ha accolto l’attesa notizia negli Stati Uniti, dove è in visita dai due figli, ma  nei giorni scorsi, presentando presso l’istituto Gramsci a Palermo, il suo libro “ Memorie di Cefalonia”, aveva espresso l’augurio che il processo si concludesse con una condanna.

“Non me l’auguro per spirito di vendetta – raccontò pochi giorni fa a Repubblica Palermo – ma per il riconoscimento di una verità. Quella vissuta a Cefalonia 70 anni fa, fu una vergogna ed una crudeltà incredibile. Mi salvai per un miracolo perché disteso, mentre fucilavano i miei compagni. Dopo mi arruolai tra i partigiani greci dell’Ellas. Andare a Roma per testimoniare è stato un dovere nel rispetto della memoria di tutte le migliaia di fucilati su quell’isola, tra questi gli ufficiali della casetta Rossa”.

Tra questi ufficiali martiri, il palermitano tenente Carmelo Onorato

 

medaglia d’oro al valor militare a cui è dedicato il campo di calcio di Boccadifalco ed il messinese capitano Vincenzo Saettone medaglia d’argento. Il corleonese capitano Antonino Verrò medaglia d’argento, il raffadalese tenente Pietro Crapanzano Medaglia di bronzo, ed i sottotenenti Salvatore Musotto di Pollina medaglia d’argento e Gianni Caleca di Palermo erano invece caduti in combattimento, insieme a tanti altri siciliani partiti e mai più tornati.

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