SCORTA CIVICA di fronte al TRIBUNALE ORE 9,00

SCORTA CIVICA – P.ZZA V. E. ORLANDO (PALERMO) H 9.00

20 GENNAIO h.9.00: riservato a LIBERI CITTADINI, Agende Rosse, Muovi Palermo, Addio Pizzo, Professionisti Liberi, ContrariaMente, Anpi, Azione Civile, Io mi arruolo, Legalità è Libertà, Comitato 23 Maggio e Cittadinanza per la magistratura.

21 GENNAIO h. 9.00: riservato a LIBERI CITTADINI, Agende Rosse, Muovi Palermo, Comitato23Maggio.

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Difendere i magistrati minacciati dalla mafia, fa sentire loro il proprio sostegno, ottenere “risposte concrete” da parte delle Istituzioni e sensibilizzare i cittadini sui temi della legalità e della ricerca della giustizia. E’ questo l’obiettivo della ”Scorta civica”, promossa da un cartello di associazioni (Agende Rosse, Addio Pizzo, Professionisti Liberi, ContrariaMente, Anpi, Azione Civile, Io mi arruolo, Muovi Palermo, Legalità è Libertà, Comitato 23 Maggio e Cittadinanza per la magistratura), ma che vedrà anche la partecipazione di studenti, professionisti, casalinghe, commercianti, impiegati. Il progetto prevede l’istituzione di un presidio permanente, a partire da lunedì 20 gennaio dalle 9, di fronte al Palazzo di Giustizia di Palermo. Con l’installazione di un gazebo si avvierà, infatti, la simbolica scorta civica ai magistrati minacciati dalla mafia e da chi, spiegano gli organizzatori, “tra i poteri forti, vuole che la verità rimanga sotterrata”.

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Palermo non resta insensibile al drammatico susseguirsi dei messaggi di morte, lanciati dalla mafia contro i magistrati del Pool che sta indagando sulla trattativa Stato-mafia ed esprime, piuttosto, profonda preoccupazione per la loro sorte e per l’inadeguata attività delle istituzioni rispetto a quanto potrebbe accadere. Al di là delle rabbiose minacce scandite dal boss Totò Riina, carpite all’interno del carcere di Opera ed incredibilmente giunte all’esterno, dietro cui pensiamo si possa nascondere una strategia più ampia ed oscura che impone un’attenzione alta e permanente, siamo rimasti sconcertati dall’ultimo episodio che ha come protagonista il pm Nino Di Matteo, il quale per motivi di sicurezza non ha potuto raggiungere Milano per partecipare ad alcune udienze del processo sulla trattativa Stato-mafia. Quasi una resa da parte dello Stato che sino ad oggi ai proclami non ha fatto seguire efficaci e concreti provvedimenti di tutela nei confronti delle donne e degli uomini quotidianamente impegnati per l’affermazione della legalità e dei diritti. Nella fattispecie, il riferimento va alle parole dell’attuale Ministro dell’Interno, che circa 10 giorni fa aveva annunciato l’assegnazione del “bomb jammer”. Noi non solo vogliamo che sia fatta piena luce sullo stragismo mafioso con le sue convergenze d’interesse tra pezzi dello Stato e criminalità organizzata, e ciò in nome della verità storica che dovrebbe essere patrimonio di ogni democrazia matura e degna di tal nome, ma non vogliamo altri accordi scellerati sull’altare dei quali sacrificare vite umane o per concludere qualsiasi tipo di scambio. Chiediamo al Presidente della Repubblica, di cui ancora non abbiamo sentito la voce, al Governo della nazione, al Parlamento, di garantire trasparenza nella lotta alla mafia, lotta che deve essere incessante fino alla completa sconfitta di Cosa Nostra, risultato assolutamente possibile solo che lo si voglia perseguire con determinazione. Chiediamo che lo Stato non dia mai segni di debolezza di fronte alla mafia e che si approntino, senza indugio, tutti i mezzi messi a disposizione dalla tecnologia per tutelare al meglio la vita dei magistrati che indagano sulla trattativa. Pende presso il Csm un procedimento disciplinare nei confronti del dott. Di Matteo che stride con la condizione di rischio che lui sta vivendo, valuti l’organo di autogoverno della magistratura come eliminare un paradosso plateale. Palermo non dimentica la terribile stagione delle stragi in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme alle loro scorte, non dimentica i tanti eroi normali che nel tempo sono morti per mano mafiosa, per tutti ci piace ricordare il Beato P.Pino Puglisi, Libero Grassi e Peppino Impastato, e non dimentica il moto di indignazione che attraversò l’Italia e che si tradusse in decine e decine di manifestazioni popolari nella nostra città e in tutto il Paese per dire NO alla mafia, NO alla cultura della morte, SI alla legalità, SI alla cultura della vita, perchè la vera lotta alla mafia passa dal riconoscimento del diritto al lavoro, alla casa e dal contrasto alla povertà. Oggi siamo di nuovo chiamati tutti alla mobilitazione, cittadini, associazioni, organizzazioni di categoria, sindacati, partiti, parrocchie, scuole, Università, insomma tutti coloro che sentono il dovere di non voltare le spalle, di tenerla alta la testa e di essere presenti per fare quadrato attorno ai magistrati della trattativa.

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