PERCHE’ VOTARE NO AL REFERENDUM COSTITUZIONALE

ringraziamo il compagno Giovanni Abbagnato per questo contributo

PERCHÉ VOTARE NO AL REFERENDUM COSTITUZIONALE DI OTTOBRE?
Per almeno 10 ragioni.

1.    L’attuale Costituzione non è superata: è ancora validissima, ma largamente inapplicata; è, peraltro, semplicemente falso che essa mai sia stata modificata perché è già accaduto numerose volte, ma mai in
modo così indiscriminato ed invasivo.
2.    La maggioranza parlamentare che ha voluto/votato, anche con il reiterato uso del “voto di fiducia”, lo stravolgimento dell’attuale Costituzione (modificandone ben 41 articoli!) è frutto di meccanismi elettorali (leggasi “porcellum”) dichiarati incostituzionali (Sentenza della Consulta n. 1/2014).
3. La “riforma” proposta è stata scritta “sotto dettatura” dell’Esecutivo con una evidente forzatura del principio della “separazione dei poteri”, garanzia di equilibrio nella gestione della cosa pubblica.
4.    Il propagandato superamento del bicameralismo paritario non diminuirebbe apprezzabilmente i costi del Parlamento e non semplificherebbe l’iter legislativo (nove i diversi procedimenti previsti).
5. Il “nuovo” Senato sarebbe formato da 100 membri non eletti contemporaneamente all’elezione dei deputati, ma 95 (74 consiglieri regionali e 21 sindaci) – che restano in carica per la durata del loro mandato territoriale – con una procedura a carattere regionale (ancora… da definire!) e 5 nominati dal Presidente della Repubblica. Un’assemblea legislativa dalla composizione alquanto macchinosa, cioè.
6.    La “riforma” Napolitano-Renzi-Boschi-Verdini è scritta malissimo (basta confrontarla con la sobrietà e la chiarezza della Costituzione vigente) e determinerebbe una conflittualità permanente fra organi e enti dello Stato (centrali e periferici).
7. Diminuirebbe le possibilità di partecipazione politica diretta dei Cittadini (ad esempio, triplica da 50.000 a 150.000 le sottoscrizioni per i disegni di legge d’iniziativa popolare).
8. La “riforma” Napolitano-Renzi-Boschi-Verdini “combinata” con una legge elettorale (il cosiddetto “italicum”) ipermaggioritaria e fortemente limitativa della facoltà degli elettori di scegliere gli eletti, espropria, di fatto, la sovranità popolare (articolo 1 della vigente Costituzione) in favore di una
minoranza politico-parlamentare che, grazie ad uno spropositato premio di maggioranza elettorale, potrà consentirsi una forte influenza sull’elezione del Presidente della Repubblica e sulle nomine alla
Corte Costituzionale e al Consiglio Superiore della Magistratura.
9.    La “riforma” Napolitano-Renzi-Boschi-Verdini non è informata allo spirito progressivo (la democrazia in continuo divenire) dell’attuale Costituzione, ma è democraticamente regressiva: rafforza il potere centralistico dello Stato, di fatto, eliminando la sovranità sui territori delle popolazioni in essi residenti.
10. La “riforma” Napolitano-Renzi-Boschi-Verdini costituirebbe, al di là del suo impianto formale, un’oggettiva mutazione della nostra Repubblica da parlamentare ad “esecutiva”: il Presidente del Consiglio – chiunque egli sarà – diverrebbe una sorta di dominus incontrastato e incontrastabile, attesa (si veda sopra) l’intrinseca debolezza del Parlamento, praticamente controllato dal Governo.

Qualche informazione in più:

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