Riportiamo con piacere l’intervento di apertura di una giovane dell’ANPI di Viterbo alla manifestazione del 29 aprile a Roma
I GIOVANI E LE RIFORME
Mi hanno insegnato che la Costituzione non è né un recinto, né un’isola lontana ma è la nostra strada: grazie ad essa esiste la pavimentazione su cui camminiamo, ci fornisce le indicazioni da seguire e definisce il panorama che vediamo intorno. È un’immagine che a molti può apparire troppo metaforica, ma a mio parere serve ad esprimere ciò che questo testo per noi rappresenta: la nostra tutela.
Chi l’ha scritta ha tracciato le basi di un futuro democratico in cui al centro ci fossero prima di tutto i cittadini.
All’alba del referendum costituzionale del 2006, l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, durante le celebrazioni del 25 aprile, disse: “È la Costituzione che ha garantito e garantisce la libertà di tutti. Non dimentichiamoci mai che la Costituzione è la base della convivenza civile, che ha consentito la rinascita morale e materiale della nostra Patria, le grandi trasformazioni istituzionali e sociali, la creazione di equilibri tra i poteri, che ha garantito e garantisce la libertà di tutti”.
A distanza di pochi anni, le stesse questioni ritornano protagoniste del dibattito politico: la riforma del Senato, la nuova legge elettorale, il rapporto tra Stato e Regioni. Quegli interrogativi che furono sottoposti al voto popolare nel 2006, oggi vengono ripresentanti a dimostrazione di una necessaria riforma che non può più essere rimandata, ma che, oggi come allora, deve essere anticipata da un dibattito allargato ad una platea maggiore rispetto al Consiglio dei Ministri o alla Direzione del partito di maggioranza.
Per questo motivo oggi siamo qui, per ribadire il desiderio di prendere parte a questo dibattito, in quanto depositari del futuro.
Al fine di mantenere inalterati i principi fondamentali della Costituzione, ogni azione riformatrice non può prescindere dalla tutela della rappresentatività del Parlamento, dalla protezione e promozione del Lavoro in tutte le sue forme, dal diritto alla salute, all’istruzione e a tutti quei diritti che oggi trovano più applicazione attraverso la lungimiranza di alcuni amministratori locali, piuttosto che attraverso l’applicazione diretta da parte degli organi centrali dello Stato. Penso ai registri delle unioni civili, al testamento biologico, al sostegno alle famiglie con difficoltà economiche.
Questo ci aspettiamo noi giovani, di questo abbiamo bisogno!
I padri costituenti rinforzarono i meccanismi di modifica della Costituzione in quanto Carta fondamentale della nostra democrazia, riparandola da riforme che non siano frutto di una volontà di parte, come invece possono essere quelle per la legislazione ordinaria. Affinché la Costituzione mantenga quel ruolo di guida, di Carta madre dei diritti del popolo, è necessario che sia libera da interessi particolari.
A dispetto di ciò che alcune maggioranze politiche, di oggi e di ieri, vogliono farci credere, la Costituzione è -sì- strutturata in Titoli, ma è un unico testo. Ogni sua parte è strettamente collegata alle altre. Una modifica sulla struttura dell’ordinamento politico può apparire come insignificante, ma in realtà va ad inficiare anche i diritti e i doveri fondamentali dei cittadini, riducendo magari il diritto di espressione attraverso il voto, a vantaggio di una presunta maggiore governabilità o di una riduzione dei cosiddetti “costi della politica”.
Una riforma che reputo fondamentale per il nostro Paese deve implementare la programmazione e l’uscita da uno stato di perenne emergenza. Guardando alle delibere dell’ultima decade, è impossibile non notare quanto la legislazione straordinaria sia presente.
La prevenzione è uno strumento fondamentale: viola il diritto alla salute e alla sicurezza del cittadino, ad esempio, il non garantire il controllo idrogeologico del territorio, per non parlare poi di un piano strategico industriale, la cui mancanza non garantisce il diritto al lavoro o di una programmazione scolastica che già da troppo tempo aspettiamo si concretizzi.
La programmazione passa anche attraverso la riforma dell’ordinamento istituzionale.
Quella di cui si parla in questo periodo, a mio parere riduce gli spazi della democrazia così come impostata; con un Senato delle Autonomie che perderebbe la sua importante funzione di garanzia, e non sarebbe più espressione diretta del territorio, bensì dei partiti politici che lo governano.
Certamente il Bicameralismo “perfetto” produce dei grossi rallentamenti nella macchina legislativa. Non è però da trascurare il fatto che in passate legislature, il dualismo Camera-Senato è stato fondamentale per tutelare l’assetto della Carta Costituzionale.
La mia idea di Senato è in linea con quella espressa dal presidente Pietro Grasso, dove a fianco dei senatori eletti direttamente dai cittadini, nelle varie circoscrizioni, vi siano anche dei delegati regionali, in modo da garantire allo stesso tempo due tipi di rappresentatività: popolare e territoriale.
Aggiungerei anche, come suggerì il Sole 24 Ore, dei membri del mondo della cultura e delle scienze, due realtà sulle le quali il nostro Paese deve necessariamente investire e che deve rappresentare nei suoi organi di governo, essendo componenti fondamentali del nostro patrimonio storico ed anche economico.
Giudico pericoloso un eccessivo rafforzamento del Governo. Del resto è dagli anni Ottanta, se non addirittura prima, che si parla di presidenzialismo. Una medicina che fin dall’inizio è stata venduta come l’unica cura all’instabilità che ciclicamente affligge il nostro sistema politico, ma che a mio modo di vedere anziché mitigarne i sintomi, li aggrava.
Affidare il potere legislativo ad una sola Camera, nella quale le maggioranze vengano a formarsi attraverso un sistema elettorale poco rappresentativo, come appare l’Italicum, non può che creare una forte insoddisfazione nella società, col rischio, inoltre, di generare sfiducia verso le istituzioni.
Vista la portata di questi temi, mi trovo d’accordo con l’ANPI e con il presidente Smuraglia nel sostenere che questo tipo di riforme necessitino di un maggior tempo di ponderazione. In modo da garantire una rappresentatività il più ampia possibile, ricorrendo anche al voto referendario se necessario, e rimanendo fedeli a quei principi fondamentali che ci impongono di partire sempre dalla tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini.
Nel suo Discorso ai giovani universitari milanesi, Piero Calamandrei recita per ben due volte l’articolo 3.
Ecco! Quello che io vorrei, quello che molti giovani vorrebbero è che attraverso le Riforme, la barca sulla quale navighiamo non abbia più “ostacoli” ma solo il vento in poppa per andare lontano e al suo timone vogliamo che ci sia la Costituzione.
Elena De Rosa e Nicolò Berti – 29 aprile 2014