Gaza. Ma c’è speranza per il popolo palestinese?

Gaza. Ma c’è speranza per il popolo palestinese?

Pubblicato il 6 agosto 2014 di

Domenico Stimolo

Roma per la Palestina

Roma per la Palestina

L’unica cosa certa è che nella Striscia di Gaza stanno attuando un assassinio di massa. Non è una guerra, come tradizionalmente e sventuratamente conosciuta. E’, questa, del tutto unilaterale; negli effetti materiali ed umani. Il resto è solo propaganda, costruita a tavolino da sapienti mani che inondano le strutture informative internazionali.

Nell’impianto più “consolidato” e nel dualismo più semplice del post ultima guerra mondiale, una guerra si svolge tra due stati strutturalmente costituiti che confliggono tra loro e tra due popoli chiamati alle armi “per difendere la patria”. Storia a parte fanno le “guerre umanitarie” che recentemente hanno visto coalizioni di stati, essenzialmente ex-coloniali, che sullo strapotere dello loro armate dicono di “esportare la democrazia”, lasciando poi gli stati aggrediti nello sfascio e nella contrapposizione interna più assoluta.

“Di norma” una guerra inizia e poi finisce. Per sconfitta di uno dei contendenti, o per la pace definita. Nello scenario planetario questa dinamica – con le sue varianti – si è ripetuta in tante occasioni, anche in caso di dittature militari e di guerriglia interna.

Un conflitto chiamato guerra, specie nella nostra era moderna, per svolgersi, ha “bisogno” di eserciti più o meno potentemente armati che si muovono in “cielo, terra e mare”, di: infrastrutture, tecnologie evolute, gerarchie codificate, alleanze, flussi di armamenti e quant’altro correlato, essenziali per spargere morte, mutilazioni e distruzioni a livello di massa, in maniera generalizzata.

In particolare “necessita” di territori, dove le armate si muovono, diventando anche aree di rifugio delle popolazioni. E’ questa un’ esigenza molto importante.

Le tragiche vicende che dall’8 luglio riguardano la Striscia di Gaza hanno ben altre e diverse caratteristiche.

Uno Stato, quello di Israele, con uno degli eserciti più potenti ed addestrati al mondo, ha aggredito ( i cosiddetti antefatti sono ben noti, è inutile ripeterli) ….per l’ennesima volta nel corso degli ultimi anni una popolazione di 1.800.000 persone residenti in un’area territoriale di 360 Km quadrati. Una Striscia lunga meno di 40 Km e larga 10 Km. Una densità abitativa tra le più alte al mondo. Un vero e proprio “fazzoletto di terra”, sigillato da lungo tempo da terra e da mare. I quattro varchi, verso l’Egitto e Israele sono sbarrati dagli eserciti dei due paesi. Una popolazione, di fatto reclusa permanentemente, che vive in quattro città, -la più grande è Gaza City con 400.000 abitanti – e otto campi profughi gestiti dall’Onu.

L’ ”esercito” è costituito da 20.000 uomini ( miliziani). Non hanno aerei di combattimento e di trasporto, elicotteri, navi, carri armati o mesi blindati, artiglierie più o meno pesanti, contraerea, satelliti, centri tecnologici di puntamento. Dispongono, come constatato, di diverse migliaia di cosiddetti missili che in maniera grezza e “patriottica” vengono lanciati “alla cieca”, regolarmente intercettati e distrutti da un sofisticato sistema di intercettazione. Fanno solo botto, senza provocare danni materiali ed umani.

Meglio così, si potrebbe dire! Ma il disquilibrio è così gigantesco che più che di una “guerra” si tratta di un massacro unilaterale. Essenzialmente della popolazione civile. I micidiali mezzi di distruzione ed ammazzamento d’Israele vanno sempre a colpo sicuro. Di fatto colpiscono nel mucchio umano.

I risultati sono bene noti. In poco più di 25 giorni, oltre al danno infrastrutturale urbano – a partire dalle abitazioni civili – hanno ammazzato 1830 persone, bambini in oltre trecento – 187 maschi, 109 femmine; 203 minori ai 12 anni. A seguito delle ultime verifiche i bambini e i ragazzi uccisi sono 423, i feriti 2307. Donne e bambini rappresentano Il 37% degli uccisi e il 54% dei feriti.

I feriti e mutilati sono più di 10.000. 32.000 Unità abitative distrutte in maniera totale o parziale. Diversi ospedali e scuole dell’Onu pieni di rifugiati sono stati bombardati. Uno strazio umano lancinante. Una emergenza prioritaria. Mancano i medicinali e tutti i beni fondamentali di prima necessità. L’emergenza sanitaria è assoluta. Gran parte della Striscia è priva di energia elettrica e dell’acqua potabile.

Dall’altra parte le perdite umane israelite sono del tutto minimali, essenzialmente componenti dell’esercito, danni materiali pari a zero, a dimostrazione dell’assoluto predomino militare a favore dell’aggressore.

Quella in atto, quindi, non è una guerra, ma sono di fatto scientifiche azioni di strage, bellamente godute dall’ “alto” dei propri scanni militari che sono irraggiungibili dai miliziani palestinesi. Si veda, ad esempio la “tecnica del bussare sul tetto” dei palazzi, il preavviso di soli sessantasei secondi utili per scappare prima del lancio delle bombe. Una perfidia incredibile!

Sono tutte azioni di vero e proprio crimine. Del resto, come storicamente consolidato, anche in questa fase la struttura militare di Israele viene abbondantemente rifornita di armamenti da parecchi paesi , Stati Uniti in testa, Italia compresa. Israele fa parte integrante del sistema militare cosiddetto occidentale e si affianca alla Nato.

Oggi, 5 agosto, l’esercito israelita si sta ritirando dalla Striscia di Gaza. Dicono che sono soddisfatti poiché hanno distrutto i tunnel che al di là della sbandierata propaganda israeliana sono……veri e propri “rifugi per topi”.

Come si costruisce la coesistenza di fatto e la Pace?

Sono ormai passati 67 anni dalla risoluzione dell’Onu n° 181 del 29 novembre 1947. Viene approvato il piano di ripartizione della Palestina (geografica e storica!?) che definisce la nascita di due Stati, arabo ed ebraico. Lo Stato di Israele nasce il 14 maggio 1948. Per ulteriori approfondimenti storici della Palestina bisognerebbe andare ancora più indietro, fino all’inizio del 900, con l’impero Ottomano prima, e la gestione della Gran Bretagna dopo, dal 1920.

La situazione in essere è strutturalmente diversa. Lo Stato dei palestinesi come entità omogenea ed autonoma di fatto non esiste! Da quella data di “certezza” è iniziata la disputa più lunga sul piano planetario. Ripercorrere gli eventi, le stragi, le guerre, le controversie permanenti, risulta impresa molto complessa ed ardua. Sussiste una bibliografia gigantesca e convulsa. Alcuni aspetti principali sono oggettivamente scritti nel Libro della Storia:

  • Milioni sono i profughi palestinesi che in questo arco temporale sono stati costretti ad abbondonare definitivamente le aree territoriali e le proprie abitazioni….sparsi in tutti gli stati confinanti e nel mondo.
  • Le entità territoriali palestinesi sono la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, disgiunte geograficamente tra loro. Sono aree ridottosi significativamente dalla Risoluzione dell’Onu, poiché lo Stato di Israele, via, via, ha direttamente incorporato pezzi rilevanti e altresì favorito la nascita di un gran numero di nuovi insediamenti abitativi. La Cisgiordania ( superfice di 5860 Km quadrati con 2.160.000 abitanti) è occupata e controllata da Israele. E ‘ divisa in tre aree. In base agli accordi di Oslo del 1993. l’Autorità Palestinese in maniera autonoma controlla ( area A) il 17% del territorio con il 55% dei palestinesi residenti. L’ area B che interessa il 24% del territorio e il 41% della popolazione è ad amministrazione congiunta. L’area C, 59% della superfice complessiva è a totale controllo dello Stato d’Israele. Le vicissitudini quotidiane dei cittadini palestinesi sottoposti al controllo militare israeliano sono inenarrabili. La loro vita è contrassegnata da continue limitazioni e ritorsioni Sono trattati come persone di “serie inferiore”. Le carceri sono piene di palestinesi, molti i ragazzi, trattati con un sistema giudiziario diverso di assoluta discriminazione; gettati nelle galere, a marcire. Poi c’è la Striscia di Gaza.   Le condizioni generali sono state già precedentemente evidenziate, è autogovernata dai palestinesi dal 2007 ( lasciata dalla presenza militare di Israele), con controllo politico amministrativo dall’organizzazione di Hamas ( organizzazione politica islamica, considerata estremista ), vincitrice delle elezioni parlamentari palestinesi nel 2006. Negli ultimi cinque anni è stata invasa tre volte, seminando tante migliaia di vittime….si ci ricorda dell’operazione brillantemente titolata “piombo fuso”?
  • Il “ Muro”. In   Cisgiordania gli israeliani hanno realizzato una enorme barriera di separazione. Un muro “alto 8 metri e circondato da fossati, larghi dai 60 ai 100 metri, il Muro è protetto da reti di filo spinato e torri di controllo poste ogni 300 metri” . Una enorme sbarramento divisorio, simbolo della potenza colonialista e di apartheid dello Stato d’Israele.
  • Nel corso dei tanti decenni trascorsi molte decine di Risoluzioni dell’ONU hanno condannato l’operato di Israele. Loro, però, dall’alto della loro potenza militare e dall’appoggio delle principali potenze “occidentali” continuano a fare “orecchio di mercante” e a vessare i palestinesi.

Ma, chi sbroglia “questa matassa”? Chi conta sul piano planetario….compresa l’Italia, se ne lava tranquillamente le mani. Lascia correre, mentre i cadaveri palestinesi si accumulano sempre più in alto nella catasta dell’abominio.

Come di fa ad imporre ad Israele l’attuazione operativa della Risoluzione di base dell’ Onu del 1947, e quindi la nascita dello Stato della Palestina? Certo, i mezzi pacifici di pressione e persuasione ci sono. Basterebbe non concedere più armamenti e bloccare i tanti trattati commerciali in essere. Ma i “potenti” non ci sentono.

Uno Stato libero, autonomo, con pari dignità. Molti cittadini dello Stato di Israele, nelle componenti più laiche e democratiche, si sono da sempre battuti con grande fermezza contro le attività di discriminazione e repressive dei propri governi. Anche in queste tragiche giornate hanno manifestato contro le destre e il potere miliare che hanno promosso l’aggressione a Gaza. Auspicano, come inderogabile soluzione la realizzazione del “ due popoli e due stati”, così come sembrava a portata di mano con la gestione del primo ministro Rabin assassinato per mano interna nel novembre del 1995 dopo la firma del trattato di Oslo.

E’ questa l’unica strada.

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