ANPI NEW Ancora sulle modifiche costituzionali

CARLO SMURAGLIA

► Ancora sulle modifiche costituzionali: non pretendo, naturalmente, di essere ascoltato; ma almeno vorrei che si evitasse di continuare a battere su un tasto ormai consumato: “va abolito il Senato, così si risparmiano un po’ di miliardi”. Il Senato è previsto dalla Costituzione come organo di elezione diretta; per trasformarlo in qualcosa di “diverso” e soprattutto per passare ad elezioni di secondo livello, ci vorrebbero ragioni serie e non di mero risparmio

Mi affanno a scrivere che bisogna mettere mano a modifiche alle istituzioni principali solo per ragioni di funzionalità; non pretendo, naturalmente, di essere ascoltato; ma almeno vorrei che si evitasse di continuare a battere su un tasto ormai consumato: “va abolito il Senato, così si risparmiano un po’ di miliardi”. Il Senato è previsto dalla Costituzione come organo di elezione diretta; per trasformarlo in qualcosa di “diverso” e soprattutto per passare ad elezioni di secondo livello, ci vorrebbero ragioni serie e non di mero risparmio. Tanto più che sul tappeto ci sono già soluzioni ispirate alla necessità (condivisa) di differenziare il lavoro dei due rami del Parlamento. Credo che converrebbe insistere su questo e poi – semmai –valutare se per gestire un sistema di bicameralismo “imperfetto” non basterebbe un minor numero complessivo di parlamentari. L’eventuale risparmio di spesa “politica” nascerebbe così da un’esigenza concreta, quella della realizzazione di un sistema più efficiente sul piano della valorizzazione del ruolo del Parlamento.

Ma si preferisce, spesso, attardarsi sulle semplificazioni, magari per fare colpo sull’opinione pubblica quando, invece, sarebbe necessario informarla e farle conoscere le reali esigenze e le concrete soluzioni possibili.

Davvero mi piacerebbe che il dibattito scendesse su questo terreno, che è il più logico e che non richiede invenzioni nuove, perché le soluzioni possibili sono state, in gran parte, già prospettate e c’è solo da scegliere la migliore e spiegarla ai cittadini. Vedo, invece purtroppo, che questo dibattito tarda a venire e si preferisce indugiare sulle soluzioni (apparentemente) più facili e semplici, anche se meno rispettose del sistema “costituzionale” così come concepito dai Costituenti e bisognoso certamente di un aggiornamento dettato dall’esperienza realizzata in questi anni, piuttosto che di stravolgimenti, per di più, giustificati solo da pretese ragioni economiche. La speranza è l’ultima a morire; e chissà che il 2014 non ci riservi la sorpresa di una discussione serena ed appropriata, lontana il più possibile da ogni vocazione populistica e da ogni concessione al vociare indistinto della piazza.

Lo ripeto ancora una volta: il vero “risparmio”, più ancora che sulle spese, va fatto sui comportamenti, che – loro sì – hanno bisogno di uno stravolgimento totale e del ritorno a valori reali e consolidati, se si vuole davvero che ritorni la fiducia nella politica e nelle istituzioni, come è auspicabile da ogni persona di buon senso e di spirito democratico.

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