Collana libri ANPI per la difesa della Costituzione, della Democrazia e della dignità umana.

 

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 il Partigiano Peppino Benincasa eroe sopravissuto alla strage di Cefalonia

suona le note dolenti del silenzio davanti la tomba del Partigiano di Isnello Giovanni Ortoleva

MIMMO RIZZO, MASSIMO GANCI E POMPEO COLAJANNI

RICORDANO NICOLA BARBATO

Quaderno
ANPI Sicilia n° 0

L’ANPI Palermo per la collana dei “Quaderni dell’ANPI Sicilia” recupera gli Atti del convegno del 1983 per il 60°anniversario della morte di Nicola Barbato, in un libretto destinato ad inaugurare la collana di cui sono onorato di assumere, come si dice, la direzione. Mi preme rivelare che i suddetti due testi, in questa esordiente collana, sono assai significativi nel loro porsi quali contributi alla documentazione che serve agli storici, ma soprattutto quali incentivi alla ricostituzione e alla difese della memoria collettiva che, se e in quanto sia ancora preservata, riesce a ritrova in Sicilia, nel passato dei movimenti popolari e delle loro lotte per la giustizia sociale, le radici profonde dell’antifascismo militante che animo i combattenti siciliani da varie parti d’Italia affluiti, nel Nord ancora sotto il tallone nazifascista, ai ruoli della Resistenza e della guerra di liberazione.

dalla prefazione di Giuseppe Carlo Marino

Giuseppe Benincasa, MEMORIE DI CEFALONIA. Diario di un sopravissuto della divisione Acqui

Non ci sono categorie per etichettare Benincasa. Dice di essere di spirito anarchico, senza per questo farne una religione. Il padre era di fede socialista, l’autore di questo libro, invece, non ha mai aderito a nessun partito. Pur essendo stato accolto e salvato dall’Ellas, la resistenza comunista in Grecia, non vi aderisce politicamente. Da sempre, con testimonianze quotidiane mai con adesioni ideologiche, si dichiara antifascista, antinazista, antimonarchico, anticlericale anticapitalista.
Questo diario è una straordinaria testimonianza dei fatti che successero a Cefalonia, specie dopo l’8 settembre 1943. La stampa tipografica di questo racconto ha già vinto il Premio Acqui Storia, edizione 2012, che si svolge nello stesso luogo dove aveva sede l’omonima Divisione.

DAI FASCI SICILIANI ALLA RESISTENZA, a cura di Angelo Ficarra

Questo libro intende avviare una riflessione volta a stabilire un collegamento tra quel rigoglioso movimento di lavoratori di fine Ottocento e la lotta di Liberazione dal nazifascismo.
Sia per i Fasci siciliani – che furono la prima esperienza organica di lotta di liberazione del popolo siciliano – sia per la Resistenza – alla quale il Meridione e la Sicilia hanno dato un importante contributo ancora oggi poco conosciuto – è stata negata una memoria popolare. Il tentativo di capire perché è mancata questa memoria apre nuovi scenari di ricerca: in entrambi gli eventi c’è stato un sistematico uso terroristico della violenza, a volte anche ammantata dalla sacralità dello Stato.
I Fasci siciliani e le lotte per l’occupazione delle terre costituiscono insieme il più grande movimento di massa impegnato in una lotta di liberazione dalla mafia e dai suoi complici che continua fino ai nostri giorni.

Pompeo Colajanni, ANTIFASCISMO E RESISTENZA. Come il popolo divenne esercito

«Lo scritto è una testimonianza resa, è da credersi sotto dettatura, da Pompeo Colajanni, da tempo un anziano ed elegante signore, effusivo e molto gioviale (per tutti i comunisti lo “zio Pompeo”), dirigente ormai secondario, per quanto molto onorato e persino venerato, del PCI: un reduce illustre e quasi solitario della Resistenza armata in una terra, la Sicilia, il cui apporto alla Resistenza armata e allo stesso antifascismo era molto sottovalutato, considerato soltanto “esterno”, casuale e marginale nel contesto nazionale […].
«Assume adesso il carattere di inedito, sottratto, oltre che all’oblio, ad una probabile lettura di parte, ovvero, se si preferisce, quello di una novità editoriale, perché nuovo è davvero anche lo spirito che anima oggi l’interpretazione della Resistenza, e soprattutto della guerra di Liberazione, e che guida sia gli storici che i nuovi “partigiani” dell’ANPI» [dalla prefazione di Giuseppe Carlo Marino].

Pompeo Colajanni (Caltanissetta, 4 gennaio 1906 – Palermo, 8 dicembre 1987). Già negli anni Venti, giovane comunista, si adoperò per la costituzione di un fronte unitario antifascista, il FUAI, del quale facevano parte giovani repubblicani, socialisti, anarchici e comunisti. Con il nome di battaglia “Barbato” fu comandante della VIII Zona (Monferrato) e vicecomandante del Comando militare regionale piemontese; divenne presto leggendario per le imprese delle formazioni al suo comando, fra cui la liberazione di Torino, coordinando le formazioni Garibaldi, GL, Matteotti e Autonome.
È stato sottosegretario alla Difesa nel governo Parri e nel primo governo De Gasperi. Parlamentare all’Assemblea regionale siciliana e alla Camera dei deputati, membro del Comitato centrale del PCI, consigliere nazionale dell’ANPI.

CI AVETE CONDANNATI INNOCENTI, a cura di Giuseppe Pietramale

«La testimonianza di un lascito di memoria, da un nonno [Giuseppe Pietramale] contadino a suo modo “combattente” in Sicilia a un nipote [omonimo del nonno]. Un “documento” di storia orale (potrebbe dirsi, meglio, di etnostoria), una specie di “diario” in cui il frantumato (ed è da presumere disorganico) racconto dei fatti da parte del suo originario estensore si intreccia e si fonde con un’aggiuntiva cura narrativa adoperata dal curatore finale. Questo, salvando l’autenticità, l’immediatezza, la freschezza di una “voce narrante” che rimane, in tutto lo scritto così messo a punto dal nipote, quella stessa del nonno contadino che parla il suo incertissimo italiano infarcito di dialetto siciliano. Ne risulta una rappresentazione dinamica, che direi in “presa diretta”, di un momento esemplare di azione del movimento contadino a Bisacquino.
«La rappresentazione dinamica – se si vuole quasi una pièce teatrale di un dramma da cui emerge come protagonista collettivo un’intera comunità popolare con un’impressionante partecipazione anche di donne – coglie e fonde nell’azione, gli ideali, le vocazioni civili, i sentimenti, le angosce, le paure, ma soprattutto l’impeto coraggioso per la giustizia, che alimentarono, non soltanto a Bisacquino, ma ovunque in Sicilia, quell’intensa stagione storica. A suo modo, una speciale “stagione partigiana”. In essa, avvertita e interpretata “eroicamente” dai militanti di base nel vivo dell’azione, si staglia la figura di Pio La Torre, di un dirigente comunista che, come ben sappiamo, eroe certamente lo sarebbe diventato qualche anno dopo e che, intanto, andò in galera insieme al contadino Pietramale» [dalla prefazione di Giuseppe Carlo Marino].

LA DURA MEMORIA DELLA SHOAH
a cura di Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro
Contributi di Rosa Cuccia e Michelangelo Ingrassia

“La dura memoria della Shoah”, a cura di Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro, con contributi di Rosa Cuccia e Michelangelo Ingrassia: un modo nuovo per accostarsi al racconto della Shoah, con empatia e rispetto, per evitare che la terribile pagina di storia che ha segnato il Ventesimo secolo finisca per apparirci “altro da noi”.

Nonostante rappresenti l’evento più drammatico e catastrofico della storia del Ventesimo secolo, la Shoah corre oggi il rischio di trasformarsi in un ricordo lontano, distante da noi. Un evento del passato che non siamo più in grado di riconoscere come nostro. La banalizzazione della tragedia, la sua narrazione distaccata, rappresentano la sfida con cui dovranno confrontarsi le nuove generazioni di questo Ventunesimo secolo. Da qui la necessità di un nuovo approccio, dentro e fuori la scuola, per trattare dello sterminio nazifascista di milioni di persone in una veste nuova, maggiormente empatica, meno retorica.

La dura memoria della Shoah è composto da tre sezioni – una dedicata alla ricostruzione storica del contesto, una alla testimonianza diretta di alcuni internati italiani nei lager, un’ultima alla didattica della Shoah – che contribuiscono a creare un testo completo che si rivolge a studenti e docenti, ma anche a tutti gli appassionati di Storia e a chi desidera conoscere la dura realtà dei campi di concentramento nazisti dalla voce di chi ha subito quel tragico destino in prima persona.
Un approccio nuovo alla storia della Shoah, costruito con anni di studi specifici e di esperienza didattica dedicata all’argomento.
Un testo per le scuole, pensato per studenti e docenti, ma anche per tutti gli appassionati di Storia

 Gli autori: Carmelo Botta è docente di Filosofia e Storia nei licei. Ha realizzato progetti didattico-educativi di tutela dei diritti umani e della lotta per la legalità. Per Navarra Editore ha pubblicato “Il sogno negato della libertà”, “Placido Rizzotto: dai Fasci siciliani dei lavoratori alla strage dei sindacalisti”, “Portella della Ginestra: Primo Maggio 1947. Nove sopravvissuti raccontano la strage. di Mario Calivà)” (introduzione storica)

Francesca Lo Nigro lavora come dirigente scolastica a Palermo. Ha pubblicato articoli e saggi d’inchiesta su riviste e periodici, nonché testi didattici di storia. Per Navarra Editore ha pubblicato “Il sogno negato della libertà”, “Placido Rizzotto: dai Fasci siciliani dei lavoratori alla strage dei sindacalisti”, “Portella della Ginestra: Primo Maggio 1947. Nove sopravvissuti raccontano la strage. di Mario Calivà)” (introduzione storica).

Rosa Cuccia è docente di Scuola Primaria a Palermo. Ha partecipato al Corso Nazionale di Formazione della storia della didattica della Shoah, organizzato dal MIUR; e al Corso di Formazione sulla Storia e Didattica della Shoah presso Gerusalemme – Israele, in rappresentanza delle scuola delle regione Sicilia.
Michelangelo Ingrassia è docente di storia dell’età contemporanea all’Università di Palermo. Collabora con quotidiani e riviste, pubblicando numerosi articoli e saggi, tra cui “La sinistra nazionalsocialista. Una mancata alternativa a Hitler”, L’Idea di fascismo in Arnaldo Mussolini”, “La Rivolta della Gancia”, “Lotta di classe e utopia socialista nel giovane Mussolini”, “Braccianti e contadini in Sicilia contro il fascismo”.

Da “Redattore sociale”:

A dispetto del tempo che ci allontana sempre più da quella prima metà degli anni ’40, la memoria della Shoah diviene e resta “dura”, come suggerisce il titolo di questo libro. Resta dura da affrontare, perché la scelleratezza dei fatti rimarrà sempre incomprensibile e inaccettabile; ma al contempo dura diviene, nella sua solidità, grazie all’impegno di storici, studiosi e insegnanti che continuano ad approfondire il momento storico e politico del nazifascismo e a respingere il negazionismo, interrogando le coscienze. La dura memoria della Shoah offre un nuovo approccio all’analisi dello sterminio del popolo ebraico e delle minoranze “indesiderate”, proponendo strumenti di informazione e di riflessione per uomini e donne di tutte le età. Nella prima parte, Ingrassia presenta una ricostruzione storica dettagliata, dall’origine del pregiudizio nei confronti degli ebrei fino al loro sterminio. Nella seconda, i curatori Botta e Lo Nigro presentano le voci dei sopravvissuti ai lager, che hanno incontrato personalmente; testimonianze preziose, in grado di creare un contatto ravvicinato, soprattutto con i più giovani. Nella terza parte, Cuccia propone numerosi e innovativi percorsi di didattica, inerenti allo studio della Shoah, fin dalla scuola primaria, supportando la teoria con la lettura di molti libri e film, per tutte le età.

Da “Trapani ok”:

Shoah.

Nonostante rappresenti l’evento più doloroso e catastrofico della storia del Ventesimo secolo, la Shoah corre oggi il rischio di trasformarsi in un ricordo lontano, un evento del passato che non siamo più in grado di riconoscere come nostro. Il rischio di una banalizzazione della tragedia, di una narrazione distaccata, è una sfida da affrontare per chiunque voglia preservare la memoria di quanto accaduto, perché simili tragedie non avvengano mai più.

La dura memoria della Shoah è composto da tre sezioni – una dedicata alla ricostruzione storica del contesto, una alla testimonianza diretta di alcuni internati italiani nei lager, un´ultima alla didattica della Shoah – che contribuiscono a creare un testo completo e organico, che si rivolge a studenti e docenti, ma anche a tutti gli appassionati di Storia e a chi desidera conoscere la dura realtà dei campi di concentramento nazisti dalla voce di chi ha subito quel tragico destino in prima persona.

“La ricostruzione e la conoscenza storica del contesto, gli spunti di riflessione sulla didattica, l’incontro con la testimonianza diretta tramite l’ausilio delle interviste ai sopravvissuti, la riscoperta della storia locale che riporta in vivo la narrazione delle deportazioni – dichiarano i curatori Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro – possono servire a far comprendere alle giovani generazioni che studiano queste lontane e terribili vicende che quella storia di vittime e di carnefici parla per loro, parla di loro, parla grazie a loro, mentre nuove vittime e nuovi carnefici agitano e sconvolgono il tempo presente.”

“Pubblicare questo libro – commenta l´editore Ottavio Navarra – è per noi un atto di impegno civile e un dovere morale. Coltivare la memoria dei tragici fatti che hanno sconvolto l´intera Europa e segnato in maniera indelebile la storia a seguire è per noi l´unica maniera per preservare le prossime generazioni da qualsiasi deriva autoritaria e dal perpetuarsi della violenza cieca e indicibile. ”

IL SOGNO NEGATO DELLA LIBERTA’

DI CARMELO BOTTA, FRANCESCA LO NIGRO PREFAZIONE DI MICHELANGELO INGRASSIA

Dal 1891 al 1894 contadini, operai, minatori e artigiani siciliani insorsero contro il governo. Il movimento fu sedato nel sangue da Crispi nel 1894.

Questa è la storia dei Fasci siciliani, raccontata in un testo agevole, particolarmente indicato per gli studenti, ma non solo.

Carmelo Botta, docente di Filosofia e Storia, e Francesca Lo Nigro, dirigente scolastica, raccontano in queste pagine la storia dei Fasci siciliani dei lavoratori, partendo dall’Unità di Italia.
Ricostruendo la scena politica, sociale ed economica dell’Italia post-unitaria, delineano l’emergere del conflitto sociale nell’isola; analizzando i modi e i nodi della partecipazione della Sicilia alla costruzione dello Stato unitario italiano, svelano caratteri, difficoltà e responsabilità del processo d’integrazione nazionale e del suo esito.
Un cammino della memoria che vede il movimento popolare dei Fasci siciliani opporsi al latifondo agrario, ribellarsi alle prerogative di una monarchia sempre assente e lontana dai problemi del popolo, contrastare l’arroganza del potere mafioso in combutta con quello politico, nell’intento di raggiungere giustizia sociale e libertà.
Il saggio permette quindi di comprendere cosa e perché è accaduto in Sicilia in quegli anni, ad esempio perché, come ha rivelato Francesco Renda, la rivoluzione del 1860 fu compiuta con il sostegno dei braccianti siciliani, diversamente da quanto era avvenuto nel resto della penisola, che avevano già partecipato alle rivoluzioni del 1820 e del 1860; o perché l’epopea dei Fasci siciliani dei lavoratori abbia contribuito alla formazione del sindacalismo agricolo italiano che ebbe risonanza ben più forte che negli altri Paesi europei.

Il libro, di grande importanza documentaria, scritto e pensato per la divulgazione scolastica, proprio perché racconta la storia, rivoluzionaria e spesso sconosciuta, dei Fasci siciliani, va ben oltre tale contesto, rivolgendosi ad un pubblico più vasto.
Il saggio è accompagnato da un testo teatrale, “Il dramma quotidiano degli oppressi”, costruito su solide basi storiografiche, in cui gli autori riportano sulla scena il vero protagonista del movimento dei Fasci: il popolo, nella sua dimensione di soggetto collettivo […] in carne e ossa, con le sue sfaccettature di classe: il bracciante, lo zolfataro, la donna che condivide con i suoi compagni di lotta, le sofferenze e l’ansia di riscatto del proletariato di Sicilia.
La prefazione di Michelangelo Ingrassia arricchisce il volume con l’invito a riflettere, attraverso la rappresentazione della questione sociale del passato, sul dramma sociale del presente.

 

 
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