Di Marcello Longo
“Il casolare di contrada Feudo dove lo hanno massacrato e ucciso 35 anni fa è stato trasformato in una discarica, il terreno circostante ricoperto di letame e l’edificio è a rischio crollo”. È il luogo in cui è morto Peppino Impastato la notte fra l’8 e il 9 maggio 1978, dov’è saltata in aria la giovane biografia di quel – com’è scritto sulla sua tomba – “rivoluzionario e militante comunista assassinato dalla mafia democristiana”.
L’indecenza di un luogo della memoria abbandonato all’oblio e all’incuria è stata denunciata da Giovanni Impastato, fratello di Peppino. Con amarezza: “E’ una questione di dignità, noi qui abbiamo trovato il sangue di Peppino. Mi vado sempre più convincendo che la memoria di Peppino non interessi più a nessuno. Neanche a quelli che dicono di voler la difendere, fra le istituzioni e la cosiddetta società civile. La verità è che siamo stati abbandonati da tutti.”
Radio 100 passi, un’emittente web fondata nel 2007 per ripercorrere la strada della Radio Aut di Peppino, ha lanciato un appello al presidente della Regione, Rosario Crocetta, affinché “il casolare venga consegnato alla collettività”. La petizione online (change.org/Peppinoimpastato) ha già raggiunto 18mila firme.