7O° ANNIVERSARIO ASSASSINIO NICOLO’ AZOTI – INTERVENTO DELLA FIGLIA ANTONELLA – VILLA NICOLO’ AZOTI
PALERMO, 21 DICEMBRE 2016
E’ commovente, per me, essere qui a COMMEMORARE, a ricordare con tutti voi, mio padre a settant’anni da quella notte, quando, bambina di quattro anni e mezzo, sorretto dalla mamma, lo vidi trascinarsi a fatica e abbandonarsi sul letto. Il mio letto! Straziato più che dalle ferite sanguinanti, dalla consapevolezza che stava per andare via per sempre, lasciando soli la sua Mimi’ e i suoi bambini. Quella fu l’ultima. Da allora, mai più.
Chi ci aveva strappato papà, ci rubava la nostra forza, le nostre certezze, la spensieratezza, il diritto alla vita. Senza di lui, non avevamo futuro, ma neanche presente.
Ci furono compagni patimenti, rinunce, sacrifici e l’ assenza di lui, che ne teneva vivo il ricordo. Un ricordo dolorosissimo, coltivato e custodito nel silenzio e nella solitudine tra le pareti domestiche; un lutto mai elaborato perchè vissuto in una dimensione solo privata, per una morte clamorosamente pubblica! Della quale lo Stato avrebbe dovuto farsi carico, scoprire la verità, punire i colpevoli, curare le ferite dei familiari! Ma le indagini, frettolosamente chiuse, pure in presenza di testimonianze rese nell’immediato dai compagni più fedeli, non diedero gli esiti dovuti. In alcuni casi, neanche in presenza degli stessi autori, rei confessi! (vedi caso Accursio Miraglia, Slvatore Carnevale e…. altri).
Andava così allora, ce lo conferma la Storia! Una magistratura che assolveva, giudicando INSUFFICIENTI le prove, INATTENDIBILI i testimoni, ESTORTE la confessioni. Menzogne!!! Era il prezzo convenuto, che barattava servigi in cambio di immunità e coperture totali, in una realtà nella quale la mafia uccideva, ma non esisteva.
Una Giustizia che, se ha sottratto alla giusta condanna i colpevoli, ha inflitto una pena durissima alle famiglie, che nessun Valore vedevano attribuito all’impegno e alla vita del proprio caro. Per l’omicidio di Calogero Cangelosi, Segretario della CdL di Camporeale, ucciso nell ‘aprile del 1948, il prezzo pagato al killer fu di quattro tumoli di grano, 64 chili in tutto!
Uno Stato inadempiente, incapace, inefficiente, perchè colluso. Un ministro dell’Interno, Mario SCELBA, siciliano, che negava la matrice politico/mafiosa di quei delitti definendoli ” fisiologici”, regolamenti di conti, ” vendette private”.
“Alticcio e litigioso” era Andrea Raja. “intrallazzista del salato e malvisto” era Accursio Miraglia; “profittatore del suo ruolo per interessi personali” era Placido Rizzotto….e ”
non era limpido” Salvatore Carnevale. E poi….., poi c’era quel movente che andava bene per tutti i delitti, come il tubino nero delle donne, adatto a tutte le occasioni: IL DELITTO PASSIONALE!
Calunnie e maldicenze, finalizzate alla distruzione anche morale della vittima. Sospetti e illazioni radicati nel tempo e duri a morire! La verità? Una sola: bisognava BLOCCARE, con ogni mezzo, l’avanzata delle forze di sinistra che minacciavano il sistema del latifondo. E la strage dei sindacalisti, che culmina con l’eccidio di Portella della Ginestra, ne è la dimostrazione!
Ma il sindacato faceva il suo lavoro e i sindacalisti attendevano alla corretta applicazione di una legge, i DECRETI GULLO, che il Governo nazionale aveva emanato. Strano che lo Sato non fosse al loro fianco a sostenerli!.
In tale realtà, cosa restava alle famiglie, sole e impotenti, se non isolarsi nel silenzio destinato a diventare oblìo? Non era omertà, non era mancanza di coraggio! Era il tentativo di proteggersi e proteggere la vittima. Purtroppo è stato anche l’alleato più prezioso della mafia! Enzo, Dino, nasce da qui la vostra difficoltà a conoscere il numero esatto dei sindacalisti uccisi. Forse è troppo tardi. Dobbiamo riflettere su questo!
E mio padre, nel buio, c’è rimasto per 46 anni! Anni durissimi! In cui soli, senza strumenti, senza equipaggiamento, senza appigli, abbiamo dovuto scalare le montagne, nell’affannosa ricerca di una normalità mai raggiungibile. Un fardello gravosissimo che ci poneva davanti a responsabilità sempre più grandi di noi, che soffocava ogni richiesta, e ci spingeva al dovere oltre ogni limite.
Papà teneva moltissimo alla scuola, ce lo ricordava la mamma, ripetendoci quel saggio che lui pronunziava spesso: “I libbra sunnu labbra”. Pinuccio ed io lo abbiamo fatto nostro, impegnandoci nello studio al massimo delle nostre possibilità. Perché noi non POTEVAMO, DOVEVAMO!
Era questa la nostra maniera di sostenere la mamma, solitamente pensierosa, preoccupata, irrigidita, poco incline al sorriso e alle espansioni d’affetto, che considerava “sdolcinatezze”, inopportune. L’ho vista ammorbidirsi quando Pino ha incominciato a lavorare. Aveva solo sedici anni, mio fratello e…. diventava capofamiglia!
Era orgogliosissima mamma dei suoi figli ma, si mortificava non poco, quando anche tra i parenti, qualcuno teneva a precisare che il merito non era suo. Erano state le nostre sofferenze a farsi Valori: volontà, senso del dovere, compostezza… Sarà. lo ammetto con amarezza, ma anche con orgoglio, perché tutti e tre, forti del nostro amore, ne abbiamo fatto la nostra arma vincente.)
Quanto diversa sarebbe stata la nostra vita se ci fossero stati vicini quelli che, a vario titolo, avrebbero dovuto!
E’ stato questo vissuto a spingere i miei passi, in direzione dell’Albero Falcone, a un mese dalla strage. Quella deflagrazione che aveva disintegrato cinque corpi e devastato l’mmagine della città, come acido corrosivo, agiva sulla mia concrezione stratificata di dolore, di rabbia, di impotenza, consentendole di sciogliersi e lentamente defluire. (Era) Il momento che da sempre attendevo, ma che mai avrei immaginato dover collocare in un’altra strage!
E’ lì che la mia Memoria taciuta diventa Memoria rivendicata, ed è lì che inizia la mia corsa verso il riscatto. Da allora sono state centinaia le occasioni d’incontro con le scuole, con le associazioni, con le amministrazioni comunali, con i volontari dei campi estivi di Libera, ……..e tante le iniziative per ricordare Nicolò Azoti: Targhe, tesi di laurea, vie, la villa che ci ospita, il busto bronzeo a Baucina, il presidio “Springer Azoti” di Libera-Biella, citazioni, saggi, articoli e anche la dedica un vino pregiato il vino GRILLO) della Casa “Centopassi” prodotto dalla coop.Placido Rizzotto. E….. il mio libro “AD ALTA VOCE”. Tanti i contributi e tanti i Memoriali che, se non possono fare Giustizia, di certo servono a fare Memoria, compresa l’odierna Commemorazione.
Non c’è mia madre e non c’e mio fratello, ma mi conforta la vostra vicinanza e mi scalda il vostro affetto. Volti amici con cui ho camminato in questi anni e che, col loro sostegno, hanno reso più proficuo ed efficace il mio percorso di MEMORIA. Per questo ringrazio tutti: l’Amministrazione comunale, la CGIL, Enzo…. la funzione pubblica. Lo SPI CGIL Provinciale, Regionale e Nazionale; le compagne del coordinamento donne, l’ANPI che ha realizzato la bella iniziativa dell’annullo postale, Libera….l’ARCI, Vito e il Centro Pio La torre; Dino…. gli amici, i conoscenti … i parenti e la mia famiglia.
GRAZIE DI CUORE A TUTTI