Anche Al Qaeda ora minaccia l’Italia

Corriere della Sera 15 Jan 2016   di Francesco Battistini

Anche Al Qaeda ora minaccia l’Italia «Volete colonizzarci di nuovo in Libia. Ve ne pentirete»

 

Italiani brutta gente. Siete i «nipotini di Graziani», il generale fascista che dominò a

Tripoli. E gli emuli di Paul Bremer, il primo «criminale» governatore di Bush in Iraq. Avete

«proclamato la ricolonizzazione della Libia per averne le ricchezze», ma dovrete «passare

sui nostri cadaveri: non ci arrenderemo mai, sarà vittoria o morte». Dalla Mauritania si fa

vivo Abu Ubeid Yussuf al-Anabi, il numero due di Al Qaeda nel Maghreb (Aqmi) che da

settembre gli Usa hanno inserito nella lista dei terroristi più ricercati del mondo, e in un

video di 23 minuti punta il dito sull’Italia. Le minacce sono dirette, il motivo principale è

l’accordo del 17 dicembre per un governo d’unità nazionale libica, firmato in Marocco dai

leader di Tripoli e di Tobruk alla presenza del ministro degli esteri italiano Gentiloni. Al-

Anabi dice che quella data “fa solo l’interesse dell’Italia, non dei libici, è un complotto che

non accetteremo mai”. Poi rievoca le gesta di Graziani (“ne uscirete umiliati, vi pentirete

d’aver invaso la terra di Omar Al- Muktar”, antico eroe della resistenza libica contro la

riconquista italiana della Libia del 1928-‘31) e ai disastri di Brmer a Bagdad paragona

quelli di un attuale generale italiano inviato a Tripoli per ricolonizzarla: forse il generale

Paolo Serra consigliere del nuovo inviato dell’’ONU, Martin Kobler.

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nel giorno del ricordo il falso storico della destra nostalgica

fotopartigiani jugoslavi fucillati da esercito italiano - e sua falsificazione fascista

 

 

Dossier MANIPOLAZIONI
FUCILATI DI DANE, SLOVENIA,
31 LUGLIO 1942
Dossier sulle falsificazioni della foto dei contadini fucilati a Dane in Slovenia il 31 luglio 1942
dal Regio Esercito Italiano

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SOLIDARIETA’ ALLA PRESIDENTE DELL’AMAP DI PALERMO MARIA PRESTIGIACOMO

COMUNICATO STAMPA
Il forum siciliano dei movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni esprime solidarietà e vicinanza alla Presidente di AMAP
Palermo, 17 febbraio
Apprendiamo con sgomento dell’atto intimidatorio nei confronto del Presidente di AMAP Dott.ssa Maria Prestigiacomo. Aldilà della raccapricciante barbarie con cui si manifestano tali atti degni di un medioevo da farsa, una testa di capretto trovata sotto la scrivania della Presidente, resta alta la preoccupazione che sul riordino del sistema idrico in Sicilia continuino ad addensarsi interessi illeciti che arrivano a manifestarsi con simili vigliacche azioni.
Nel corso di questi dieci anni di lotta per l’Acqua Pubblica abbiamo registrato più volte, nei momenti più caldi, analoghi atti nei confronti di Sindaci ed amministratori locali che si battevano per le loro comunità; questo ennesimo atto intimidatorio dimostra che  siamo ancora lontani dall’obiettivo di una gestione del servizio idrico in forma pubblica e partecipata, che abbia caratteristiche di trasparenza ed efficienza a beneficio di tutti i cittadini. Lo abbiamo ribadito lo scorso 2 febbraio in IV Commissione Ambiente, quando l’Assessore Contraffatto ha annunciato che il governo regionale non intendeva opporre resistenza all’impugnativa del governo nazionale sulla legge per l’acqua pubblica, reiterando la richiesta di accesso agli atti ed in particolare la verifica del protocollo di legalità sottoscritto nel 2011 da stato, regione, prefetture e confindustria.
In Sicilia, lo abbiamo più volte affermato, la battaglia per l’acqua pubblica è innanzi tutto una battaglia per la legalità. Alla dott.ssa Prestigiacomo tutta la nostra vicinanza e solidarietà.  
 

Importante comunicato stampa di ieri del sindaco di Palermo che, all’ennesima intimidazione mafiosa, una testa di agnello mozzata, inflitta alla presidentessa dell’AMAP, Maria Prestigiacomo, denunzia senza mezzi termini le pressioni affaristiche e mafiose che insistono nel settore di ACQUA e RIFIUTI, con mandanti anche fra i politici/deputati/amministratori siciliani presenti in Parlamento nella Giunta regionali:

“Quanto tempo e cosa dovremo attendere perché vi siano atti e fatti conseguenti alle denunce che da anni ho, e in tanti abbiamo inoltrato, a tutte le autorità competenti per segnalare che su acqua e rifiuti in Sicilia si concentrano interessi privati, affaristici e mafiosi?
Quanto tempo e cosa sarà necessario perché il Governo nazionale, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, comprendano che in Sicilia vi sono soffocanti interessi speculativi privati nel settore idrico e dei rifiuti?
Quanto tempo e cosa sarà necessario perché si comprenda che in Sicilia, soprattutto su acqua e rifiuti, vi è una situazione di calamità istituzionale che vede al centro i comportamenti della Regione e di certi suoi assessori?”.

Lo ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, incontrando poco fa Maria Prestigiacomo, presidentessa dell’AMAP, sotto la cui scrivania all’interno degli uffici dell’azienda è stata rinvenuta oggi una testa mozzata di capretto.

“E’ singolare che questo episodio sia stato preceduto da ripetuti sconnessi comportamenti dell’assessore regionale competente, che non mi stancherò di denunciare, come ho denunciato in ogni sede opportuna.
E’ altrettanto singolare che questo episodio arrivi alla vigilia di una assemblea dei sindaci che intendono garantire la gestione pubblica dell’acqua nella area metropolitana di Palermo, dopo la fallimentare e truffaldina gestione privata dell’APS”.

Alla presidentessa Maria Prestigiacomo rivolgo la solidarietà mia e di tutta la Giunta – ha detto il sindaco – certi che pur nella difficoltàdi questo momento, non verrà meno il suo impegno. Anche per confermare che il suo lavoro è lo specchio dell’impegno di tutta l’Amministrazione, sarà proprio negli uffici dell’AMAP che si svolgerà la prossima riunione della Giunta comunale, per ribadire che non consentiremo che a Palermo si realizzino le speculazioni e le ruberie che caratterizzano la gestione di acqua nel resto della Sicilia”.

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L’ITALIA DELLA REPUBBLICA E DEL VOTO ALLE DONNE GUARDA OLTRE IL REFERENDUM

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Perché si aderisce ai Comitati referendari in autonomia e libertà, fuori dal recinto di qualsiasi schieramento politico e con l’esclusivo intento di affermare che le libertà costituzionali non si toccano.

Difendiamo  la Costituzione Repubblicana  ricordando a tutti quante lacrime e sangue è costata la sua mancanza.

 

Bicameralismo Costituzione LeggeElettorale

 

http://www.patriaindipendente.it/idee/editoriali/referendum-la-coerenza-del-no-dellanpi/

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ISTITUTO PIAZZI 27 – 28 GENNAIO: GIORNATA DELLA MEMORIA

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MEMORIE DAI CAMPI DI DETENZIONE E DI STERMINIO

Ricordo nostro cugino Gioacchino, fatto morire di fame e di freddo in un campo di concentramento tedesco.

Con lui ricordo le centinaia di migliaia di IMI che, anche a prezzo della vita, scelsero con coraggio di non schierarsi col nazifascismo.

La memoria va ovviamente ai milioni di ebrei uccisi nei campi di sterminio, solo perché di cultura ebraica, e con loro alle molte centinaia di migliaia di zingari, omosessuali, socialisti, comunisti e semplici antifascisti, ai quali fu riservata la stessa sorte.

Ricordo quindi le sofferenze enormi che dovette subire nostro zio Giuseppe deportato in un campo di concentramento in Germania, perché comunista.

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ONORE E GLORIA A PLACIDO FOLLARI COMANDANTE OTELLO

Armando Follari OtelloIERI IL COMPAGNO PLCIDO ARMANDO FOLLARI CI HA LASCIATO.

LO RICORDIAMO SFOGLIANDO L’ALBUM DEL SITO ANPI PALERMO CON LE PAROLE CHE GLI ABBIAMO RIVOLTO PER I SUOI NOVANTA ANNI

CARISSIMO COMANDANTE OTELLO TUTTI INSIEME TI FACCIAMO TANTI AUGURI PER I TUOI 90 ANNI.  TI VOGLIAMO DIRE CHE TI SIAMO IMMENSAMENTE GRATI PER QUELLO CHE HAI FATTO PER RICONQUISTARE LA LIBERTA’ COMBATTENDO CONTRO I FASCISTI E I NAZISTI. TI DICIAMO ANCHE CHE TI VOGLIAMO TANTO BENE E SIAMO PARTICOLARMENTE ORGOGLIOSI PER IL TUO IMPEGNO IDEALE E MORALE E FELICI CHE OGGI TU RICEVA LA MEDAGLIA DELLA CITTA’ DI PALERMO PER MANO DEL SUO SINDACO LEOLUCA ORLANDO NEL 70° ANNIVERSARIO DELLA RESISTENZA.   ANPI PALERMO

 

Lo ricordiamo anche con la pergamena dell’ANPI  consegnata da Ottavio Terranova durante la cerimonia a Villa Niscemi dopo la consegna della medaglia della Città di Palermo da parte del Sindaco .

16 aprile 2013 di palermo | Modifica questo articolo Lascia un commento »

CARISSIMO

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ANPI Favara: Il giorno della memoria

Settantuno anni fa l’Armata Rossa sovietica liberò il campo di Auschwitz


616 - Copia

Il 27 gennaio di settantuno anni fa l’Armata Rossa sovietica liberò il campo di concentramento di Auschwitz. Da allora, il mondo scoprì l’orrore perpetrato dai nazisti nei confronti non solo degli Ebrei ma anche verso altre “minoranze” come omosessuali, zingari, prostitute, senza tetto, religiosi, prigionieri di guerra ecc. ecc.

Via via che gli Alleati avanzavano vennero “smascherati” altri campi di concentramento diffusi in Germania, Polonia Repubblica Ceca e anche in Italia.

Il fascismo, in linea con l’alleato tedesco, emanò nel novembre del 1939 delle leggi antisemite in nome di una presunta difesa della razza italiana.

Non a caso, il favarese Calogero Marrone, da dipendente dell’ufficio anagrafe di Varese, salvò la vita di centinaia di ebrei falsificando le loro carte d’identità. Il nostro illustre compaesano pagò con la vita questo suo grande gesto di coraggio, proprio all’interno di un campo di concentramento, precisamente a Dachau. Dunque, il nostro eroe è figlio di un’aberrazione del sistema italiano. Patria Indipendente, ovvero il giornale dell’ANPI, in un numero pubblicato il 27/02/2005, sostiene che nel luglio del ‘42 i campi di concentramento presenti in Italia erano ben 202. Fu un massacro terribile del quale si è sempre parlato poco forse per VERGOGNA. Molti di questi campi di concentramento si trovavano nei confini orientali e fecero incetta di slavi, sloveni, croati e zingari, provocando di conseguenza, qualche anno dopo, la strage di italiani nelle Foibe.

Dopo l’armistizio di Cassibile del ‘43 anche gli alleati italiani divennero, per i nazisti, nemici da deportare, sfruttare ed eliminare. Aggiungiamo che il trattamento riservato ai prigionieri di guerra italiani fu comunque peggiore di quello riservato agli altri prigionieri. Gli italiani avevano un doppio peccato: quello di essere sia prigionieri che traditori.

Per informazioni potete chiedere a Lillo Vaccaro (ma anche alle famiglie Giglia, Taranto, Butticè solo per citare qualche esempio), prigioniero di guerra in Cecoslovacchia (oggi Repubblica Ceca), numero di matricola 23302. Il nostro anziano compaesano è oggi l’unico superstite di questa triste pagina di storia. Il mio caro amico Lillo nel giugno del 2012 ha anche ricevuto l’onorificenza di “Cavaliere” della Repubblica.

In totale, i favaresi internati nei campi di concentramento furono 20. Del resto, Favara, non si è mai mostrata insensibile verso questo importantissimo giorno di memoria e sensibilizzazione. Infatti, nel 1994 l’amministrazione, guidata dal sindaco Gaetano Sanfilippo, fece incidere su una lapide marmorea i nomi di alcuni favaresi che finirono internati nei campi di concentramento posta in piazza Belvedere, negli anni in cui frequentavo il liceo M.L.K ricordo che, il Prof. Gerlando Cilona era solito organizzare la commemorazione del 27 gennaio ed infine l’anno scorso è stato inaugurato un monumento dedicato a Calogero Marrone collocato in Piazza della Pace. Quest’anno il giorno della memoria sarà celebrato fra i banchi di scuola dell’istituto “V. Brancati” diretto dalla Dott.ssa Carmelina Broccia, dove anch’io, avrò il piacere di intervenire. Oggi più che mai bisogna continuare a parlare di questa vergognosa pagina di storia soprattutto alla luce dei ripetuti atti di razzismo e di intolleranza che si registrano un pò in tutta Italia, anche a causa di qualche partito politico, che continua a fomentare odi e rancori nei confronti del “diverso” ieri identificato nell’ ebreo, oggi nei “neri” o nei musulmani.

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Insigniti della medaglia di partigiani nel 70° della Liberazione

peppino 2Armando Follari OtelloIMG-20160127-WA0008-1068x641Mercoledì 27 gennaio 2016, “Giorno della Memoria”ore 11 in via Cavour il nuovo prefetto di Palermo dott.ssa Antonella De Miro
consegna la medaglia coniata in  occasione del 70° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo  ai partigiani  e agli internati militari rimasti con noi. f

Nella foto Peppino Benincasa sopravvissuto alla strage nazifascista di Cefalonia con il figlio e parenti del deportato nei campi di internamento nazisti Pizzuto, l’ANPI di Palermo con Ottavio Terranova, Angelo Ficarra, Giusy Vacca, Caterina Pollichino, Salvo Li Castri, Franco Ciminato, Pippo Oddo, il deputato regionale Giuseppe Lupo, il Sindaco di Castronovo di Sicilia e tutti gli amici e conoscenti dello straordinario antifascista  Peppino Benincasa, reduce della divisione Acqui a Cefalonia e partigiano nella resistenza greca contro il nazifascismo.

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ANPI RIESI: I GIOVANI E LA COSTITUZIONE

i diritti di cittadinanzaL’A.N.P.I. Riesi sezione Gaetano Butera, in collaborazione con il Comune di Riesi e l’Istituto Carlo Maria Carafa di Mazzarino e Riesi, hanno avviato nel mese di novembre 2015, il progetto “I giovani e la Costituzione” che si pone come obiettivo di valorizzare la storia e il testo dalla Costituzione ai ragazzi  e ragazze di quarto e quinto anno delle scuole superiori, per conferire quelle conoscenze utile per prepararsi alla “maturità” come cittadini italiani.  Il primo incontro si è svolto il 19 novembre 2015 presso l’Aula Maglia dell’Istituto C.M. Carafa di Riesi, dove gli studenti  si sono confrontati con il prof. Antonio Vitellaro, storico e presidente dell’Ass. Storia Patria di Caltanissetta,  sul tema: “Dalla crisi dello stato liberale alla
Costituzione”. Un filo che unisce due differente epoche storiche, che descrive come i cittadini italiani erano rilegati nello svolgere soltanto le attività lavorativa e non potevano avere il diritto di voto. ll potere amministrativo e decisionale era rilegato nella mani del monarca e dell’aristocrazia. Gli italiani iniziano ad occuparsi anche delle questioni sociali e politiche della penisola,  necessarie a modificare il loro status quo all’interno di un società fortemente gerarchizzata e conservatrice. Tutto
questo avviene attraverso la creazione dei Fasci Siciliani e delle Cooperative di Mutuo Soccorso che sono le antesignane delle associazioni sindacali e dei partiti politici. Movimenti che si scontrano con la borghesia che deteneva il potere feudale e i privilegi sanciti dalla Stato. Tutto questo malumore porta a diversi scontri  e rivoluzioni popolari, fino a culminare nella lotta partitica antifascista e nella lotta armata con la Resistenza. Da qui tutti i partiti liberali che fino adesso hanno lottato, uniscono le loro ideologie attraverso l’Assembla Costituente, per dare origine alla Costituzione della Repubblica Italiana. Il secondo incontro del progetto,  si svolgerà giorno 26 Gennaio 2016 alle ore 11,30 presso l’Aula Magna dell’Istituto Carlo Maria Carafa di Riesi, dove si discuterà sul tema: “I diritti di cittadinanza” con il prof.  Edoardo Vagginelli.

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ANPI: REFERENDUM NO ALLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE

L’ANPI per il referendum popolare: “no” alla riforma del Senato ed alla legge elettorale

L’ANPI si schiera per il referendum popolare, per dire “no” alla legge di riforma del Senato ed alla legge elettorale

La decisione è stata presa nella riunione del Comitato nazionale del 21 gennaio dove si è ampiamente ed approfonditamente discusso circa la riforma del Senato e la legge elettorale e sulla proposta di aderire ai Comitati referendari già costituiti.

La discussione è stata veramente apprezzabile, per la ricchezza e la serietà delle argomentazioni e per la compostezza del confronto. Si partiva dalla proposta del Presidente di aderire ai Comitati referendari già costituiti sull’una e sull’altra legge, tutta fondata sul tema della coerenza nella intransigente difesa della Costituzione, secondo la linea perseguita dell’ANPI negli ultimi due anni. Sulla relazione vi sono stati molti consensi e sono state manifestate alcune perplessità e preoccupazioni, che hanno contribuito – anch’esse – alla valenza complessiva del dibattito, consentendo di arrivare, alla fine, ad un voto sostanzialmente unitario (solo tre astensioni).
In effetti, proprio per il contributo della discussione e del confronto, si è pervenuti, non solo all’esito positivo già indicato, ma anche alla definizione – ai fini della chiarezza – delle modalità e delle “condizioni” che devono caratterizzare l’ingresso dell’ANPI nella compagine referendaria. Questi aspetti, resi evidenti ed esposti nelle conclusioni del Presidente, possono essere così sintetizzati:

a. l’ANPI aderisce alla iniziativa referendaria in stretta coerenza con la linea seguita per due anni sul tema della riforma del Senato e sulla legge elettorale, qualificata fin dalla prima manifestazione, al Teatro Eliseo di Roma. come “una questione di democrazia”. La conseguenza logica della approvazione delle due leggi in termini poco diversi rispetto a quelli iniziali, è che la parola va data alle cittadine e ai cittadini perché si esprimano liberamente, senza pressioni e soprattutto senza ”ricatti”.
b. nell’aderire ai Comitati referendari già costituiti, l’ANPI mantiene la sua piena autonomia e la sua piena libertà di azione e di giudizio, impegnandosi peraltro a contribuire ad un efficace svolgimento della campagna referendaria, basata, prima di ogni altra cosa, su una corretta e completa informazione delle cittadine e dei cittadini sui contenuti dei provvedimenti di cui si chiederà l’abrogazione.
c. l’ANPI non è interessata – nel caso particolare delle riforme – ai problemi più specificamente “politici” (il “plebiscito”, la tenuta e le sorti del Governo, etc.); per la nostra Associazione il tema è solo quello dell’intransigente difesa della Costituzione da ogni “stravolgimento” che rimetta in discussione le linee portanti (anche della seconda parte) ed i valori di fondo; considera la Riforma del Senato e la legge elettorale, così come approvate dal Parlamento, un vulnus al sistema democratico di rappresentanza ed ai diritti dei cittadini, in sostanza una riduzione degli spazi di democrazia;
d. l’ANPI esclude la collocazione della battaglia referendaria nel recinto di un qualsiasi schieramento politico, nonché ogni altra opzione politica che non sia quella, appunto, della salvaguardia della Costituzione;
e. l’ANPI, che attualmente ha oltre 120.000 iscritti e un’organizzazione estesa all’intero territorio nazionale, deve godere di una rappresentatività all’interno dei Comitati referendari, adeguata a ciò che essa rappresenta, in tema di iscritti e di valori;
f. l’ANPI ritiene che – rispetto alle Assemblee pubbliche, pur talora necessarie – debbano essere privilegiati gli incontri e le iniziative di contatto e rapporto con i cittadini attraverso la formazione di Comitati locali, ampi ed aperti e rivolti soprattutto alla popolazione, per informare e convincere sui complessi temi in discussione;
g. si ritiene opportuno che i Comitati referendari, se non lo hanno già fatto, provvedano alla costituzione di esecutivi snelli e dotati di particolare autorevolezza, in grado di coordinare ed intervenire con indicazioni, suggerimenti e proposte, anche in rapporto con i comitati locali che si andranno costituendo;
h. l’ANPI si riserva di assumere anche iniziative autonome, ma non confliggenti con quelle dei Comitati, per informare sulla posizione assunta e sulle sue caratteristiche anche di autonomia, nonché su tutte le questioni che riguardano le due leggi in discussione.
Questi sono i connotati fondamentali e le “condizioni” dell’adesione dell’ANPI ai Comitati referendari.
Sotto il profilo interno, è evidente che questo ci impegna a dare il nostro contributo, in sede nazionale e in periferia, allo sviluppo della campagna referendaria, con iniziative, con la costituzione dei Comitati, con tutti i mezzi e gli strumenti di informazione e di convincimento.

Naturalmente, ci sono due condizioni “interne”, perché tutto questo si possa svolgere regolarmente: la prima dipende strettamente dalla concomitanza con la campagna congressuale, che culminerà nel Congresso nazionale a metà maggio. Bisogna riuscire a far bene l’una e l’altra cosa, considerando l’importanza che assume per la nostra Associazione, il Congresso, che è occasione di confronto, ma anche e soprattutto di definizione della linea che si adotterà per il futuro.
La seconda è che in una associazione pluralista come la nostra ci saranno certamente opinioni anche diverse da quella prevalsa nel Comitato nazionale; e del resto, alcune perplessità e preoccupazioni sono emerse anche in quella sede. Ebbene, la parola chiave è: “rispetto” di tutte le opinioni, pur nel contesto dell’attuazione delle decisioni assunte. Ognuno sarà libero di votare come crede, quando verrà il momento; ma oggi sono da evitare azioni ed iniziative che contrastino con la linea assunta dal massimo organo dirigente, così come devono essere – da parte di chi è convinto della bontà e della giustezza della decisione adottata – evitati toni e comportamenti che in qualche modo possano apparire prevaricatori. L’ANPI è perfettamente in grado di mantenere la sua preziosa unità se tutti rispettano le regole, le decisioni adottate e – al tempo stesso – le opinioni diverse.

C’è troppo da fare per continuare a discutere all’infinito: c’è il congresso e ci sarà la campagna referendaria. Dunque, c’è lavoro in abbondanza è c’è, soprattutto, la convinzione e la certezza che ciò che facciamo, in piena autonomia e con assoluta attenzione all’identità ed ai valori dell’ANPI, è funzionale al bene del Paese e della collettività e soprattutto all’intransigente (e non conservatrice) salvaguardia della Costituzione.
Non escludiamo la possibilità di iniziative anche autonome, per illustrare e chiarire la nostra posizione e per indicare positivamente (lo ripeto per l’ennesima volta, non siamo per la conservazione dell’esistente a tutti i costi) ciò che si potrebbe (e si dovrebbe) fare, semmai, per superare alcuni difetti del bicameralismo “perfetto”, senza stravolgere la Costituzione, prendendo esempio anche da esperienze già realizzate in altri Paesi.
Pertanto, è opportuno “attrezzarsi”, conoscere bene la legge di riforma del Senato, conoscere bene la legge elettorale, per poterne indicare e spiegare i difetti, i limiti e le ragioni per cui ne chiediamo la cancellazione.
È un momento delicato e complesso; ancora una volta, questo costituirà motivo e stimolo per un impegno solido e convinto.

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