PREMIO LETTERARIO GIORNALISTICO PIERSANTI MATTARELLA

 

 

CONVEGNO MEMORIAL PIERSANTI MATTARELLA

“Il recupero del senso del dovere”

PREMIO LETTERARIO GIORNALISTICO PIERSANTI MATTARELLA

Lunedì 22 giugno 2015 (ore 10:30), presso la Sala degli Specchi  –  Teatro Politeama Garibaldi di Palermo, l’Onlus HaTikvah Israel – Memoria nel Cuore presenterà il convegno-memorial Piersanti Mattarella “Il recupero del senso del dovere” e il Premio Letterario Giornalistico Piersanti Mattarella, concorso dedicato al tema dell’impegno e della resistenza culturale e civile e al ricordo dell’opera istituzionale del giurista, intellettuale e politico assassinato dalla mafia il 6 gennaio 1980.

Obiettivo del convegno-memorial, dedicato al Presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella, è rievocare e celebrare la statura morale, istituzionale e umana dello statista avverso alla mafia e sostenitore della cultura dell’impegno etico, tramite testimonianze di persone che lo hanno conosciuto, affiancato e ammirato.

 

Il recupero del senso del dovere per celebrare e ricordare attivamente Piersanti Mattarella. L’Onlus presenterà ufficialmente il premio letterario e giornalistico a lui dedicato.

Il Premio Letterario – giornalistico Piersanti Mattarella è riservato ad autori di romanzi e prosa (editi 2010-2015 e inediti) in lingua italiana con particolare interesse o attinenza al tema dell’impegno e della resistenza civile (lotta alla criminalità organizzata, promozione sociale, filantropia, cultura dell’impegno, solidarietà, tolleranza, multiculturalismo, educazione civica…) Obiettivo del Premio è valorizzare e promuovere opere d’ingegno letterario e culturale d’ispirazione sociale, per celebrare l’opera morale, istituzionale e civile di Piersanti Mattarella, politico, Presidente della Regione Siciliana e strenuo avversario della cultura mafiosa.

Cordiali saluti,

Orazio Andrea Santagati

Presidente Onlus

 HaTikvah Israel

Memoria nel cuore

 

Per maggiori informazioni: www.premiopiersantimattarella.com

email: hatikvahisrael@yahoo.it  06/4881999 091/6262999  392/2203522  329/0241690

 

 

 

 

 

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PARTINICO “ANTIFASCISMO E RESISTENZA” DI POMPEO COLAJANNI

COME IL POPOLO DIVENNE ESERCITO

BIBLIOTECA POPOLARE SALVATORE BARRA

PARTINICO

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FREEDOM FLOTTIGLIA A PALERMO

L’ANPI PALERMO SALUTA LA MARIANNE DELLA FREEDOM FLOTTIGLIA IN PARTENZA PER GAZA.

Presente anche una rappresentanza qualificata dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, che ha allestito un impianto sonoro di canti di resistenza all’aggressione israeliana dei territori palestinesi in stile rap.

LIBERTA’ E GIUSTIZIA A FONDAMENTO DELLA PACE

G.V.

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Il pm antimafia Di Matteo: “Lo Stato ha ancora rapporti con Cosa Nostra, serve un’altra guerra di Liberazione”

Per il magistrato palermitano, al quale oggi la Città di Torino ha consegnato la cittadinanza onoraria, “norme come la prescrizione garantiscono l’impunità e non si può delegare la lotta solo al giudice penale. Ecco perchè contro le cosche non si riesce ancora a vincere”

“Ancora lo Stato non ha dimostrato con i fatti la volontà di recidere i legami con la mafia. Per questo non riusciamo ancora a vincere la guerra” contro le organizzazioni malavitose. “Per vincere la mafia, infiltrata nell’amministrazione pubblica, e la corruzione l’Italia deve affrontare un’altra grande guerra di Liberazione, di forza non così diversa da quella che vide questa città in prima fila”. Lo ha detto il pm Antonino Di Matteo ricevendo a Torino la cittadinanza onoraria a Palazzo di Città. Il magistrato ha sollecitato a “una riflessione su cos’è diventata mafia” che “pericolosamente si annida sempre più’ all’interno delle amministrazioni pubbliche”.
Il nostro Paese, ha aggiunto il magistrato, “si è dimostrato inadeguato a combattere la mafia e ancora il quadro normativo in vigore garantisce impunità, come nel caso della prescrizione, che delegittima tutti quei cittadini che chiedono trasparenza. La lotta a Cosa Nostra non spetta solo al giudice penale: non è più concepibile delegare alla sola magistratura la battaglia contro la criminalità organizzata”.
Secondo Di Matteo “è nel dna della mafia, da 150 anni, la ricerca del rapporto con la politica, le istituzioni, il mondo delle imprese e dell’economia. Senza questi rapporti la mafia non avrebbe mai potuto raggiungere la pericolosità che la contraddistingue”. Il pm antimafia ha poi ribadito che “continua a esistere una divaricazione tra la giusta repressione, che si opera sulla parte armata, e la sostanziale inadeguatezza degli strumenti per colpire gli appoggi esterni alla mafia”. Di Matteo ha parlato di “due facce della stessa medaglia”.

da Repubblica.it

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E’ morto Giuseppe Casarrubea. Rappresentante della Sicilia migliore.

E’ morto Giuseppe Casarrubea. Rappresentante della Sicilia migliore.

Nel corso della serata di domenica 7 giugno, colpito a morte da un male incurabile, è scomparso Giuseppe Casarrubea, 69 anni, di Partinico ( Palermo). Consci di questa gravissima perdita, un grande dolore attanaglia i suoi estimatori e tutti i cittadini democratici che considerano fondamentale la valorizzazione della memoria civile in quanto strumento  prioritario dello sviluppo delle coscienze e della coesione sociale.

Con passione e dignità ha sempre cercato di onorare la memoria del padre Giuseppe rimasto ucciso assieme a Vincenzo Lo Jacono nell’attacco portato da mafiosi alla sede del PCI ( anche  sito della Camera del Lavoro)  il 22 giugno del 1947 a Partinico.  Altre tre persone rimasero ferite. Dagli assalitori furono sparati 41 colpi di mitra Beretta e lanciate bombe a mano.

Ex dirigente della scuola G.B. Grassi di Partinico, storico puntiglioso, ricercatore eccelso, sempre pronto a scavare, da talpa caparbia,  negli archivi italiani ed internazionali ( tribunali e documentati non più sottoposti a segretazione).  Uomo libero, scevro da condizionamenti e da “cordate”.  Per molti versi un “bastian contrario”, pensante, razionale, brillante. Sosteneva le sue valutazioni con chiara lucidità e appropriate inattaccabili documentazioni, senza  fronzoli accademici.

Studioso massimo del bandito Salvatore Giuliano, degli intrecci torbidi e degli anni violenti che caratterizzarono la storia siciliana/italiana dalla fine del 1945: la nuova “Resistenza” di larga parte del popolo siciliano contro il latifondismo e la mafia, per il riscatto sociale e la conquista di una vera democrazia. Tanti i martiri, sindacalisti e non, violentemente uccisi.

Nella ricostruzione di eventi rilevanti e “controversi” della storia italiana degli ultimi settanta anni aveva lungamente scavato nell’intreccio politico- mafioso, con particolare attenzione  ai  connubi tra servizi segreti e reti fasciste.

Moltissimi i libri pubblicati, a partire dal 1974. Tra i tanti in particolare si ricordano: “I fasci contadini e le origini delle sezioni socialiste della provincia di Palermo” ( 1978), “Intellettuali e potere in Sicilia. Eretici, riformisti e giacobini nel secolo dei lumi” ( 1983) “Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato” ( 1997), “Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti” ( 2001), “Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra” ( 2005), “Stati Uniti, eversione nera e guerra al comunismo in Italia 1943-1947” (2007), “Tango Connection. L’oro nazifascista, l’America Latina e la guerra al comunismo in Italia. 1943-1947 ( 2007) “Lupara nera. La guerra segreta alla democrazia in Italia (1943-1947)” – 2009 -, “ Operazione Husky” ( 2013), “La scomparsa di Salvatore Giuliano”. Indagine su un fantasma eccellente” ( 2013),  Piantare uomini. Danilo Dolci sul filo della memoria” ( 2014).

Nel corso di molti anni aveva intrecciato una  rilevante collaborazione  con Nicola Tranfaglia e Mario J. Cereghino.

Pur ricoverato in ospedale non aveva smarrito la sua  forte carica umana. Infatti, poche settimane addietro, in data 13 maggio, così scriveva sul suo intensissimo blog ampiamente frequentato – il “logo” di riferimento recita così: “occorre conoscere il passato per dare risposte al futuro” -.

Domenico Stimolo

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Echi e immagini dalla festa nazionale ANPI di Carpi. “Abbiamo combattuto per la libertà di tutti”

*UNA LEZIONE CHE CI DERIVA DAL RECUPERO DELLA MEMORIA: ADESSO TOCCA A NOI  IMPEGNARCI PER ESSERE DEGNI DEL SACRIFICIO DI TUTTI I PARTIGIANI Giusy Vacca
1) “Abbiamo combattuto per la libertà di tutti; per chi era con noi, per chi non c’era ed anche per chi era contro.
Tutti i morti meritano rispetto ma non si possono confondere i combattenti della libertà e quanti scelsero la dittatura”.
Comandante Partigiano Arrigo “Bulow” Boldrini
Altro…

iusy Vacca: adesso tocca a noi impegnarci per essere degni del sacrificio di tutti i Partigiani, per mantenere e custodire quello che loro hanno conquistato

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Solidarietà per il Furto dei computer nella scuola Luigi Capuana.


Sono presenti il rappresentante dell‘Istituto Luigi Capuana, Gianluigi Spano. Rappersentanti Scorta Civica, Lia Blanda, Angelo Valenti, Giorgio Dimitrov, Giusy Vacca, Pasquale Florio, tutta la scolaresca del Gruppo classe ID, Daniela Mirto.
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L’ANPI INCONTRA I DETENUTI DEL CARCERE DELL’UCCIARDONE

PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA
UNA DELEGAZIONE DELL’ANPI INCONTRA I DETENUTI DEL CARCERE DELL’UCCIARDONE

Oggi, con inizio alle ore 14,00 una delegazione del Comitato Provinciale ANPI di Palermo, con il Coordinatore regionale Ottavio Terranova, Letizia Colajanni, Giusy Vacca, Giuseppe Sunseri e Mario Piraino accompagnati dalla Direttrice del carcere Dottoressa Rita Barbera, ha incontrato i reclusi dell’Ucciardone per parlare di storia della resistenza e della guerra di liberazione contro il nazifascismo, legalità, Costituzione, rispetto della dignità dell’uomo e percorsi culturali di recupero e reinserimento. L’incontro è stato cordiale con applausi a scena aperta per i rappresentanti dell’ANPI.
Il dialogo costruttivo intrapreso ha suscitato curiosità ed interesse, e sono state poste le basi per successivi incontri culturali.
E’ la prima volta in Italia che l’ANPI si reca a parlare con i detenuti nelle carceri italiane.

Il carcere dell’Ucciardone è un antico istituto penitenziario di Palermo. E’ situato in piena città, vicino al quartiere di Borgo Vecchio, nei pressi del porto, in via Enrico Albanese 3.
Il nome deriva dal siciliano u ciarduni, a sua volta dal francese chardon, che vuol dire cardo: un tempo, infatti, questa pianta commestibile veniva coltivata nel terreno in cui sarebbe poi sorto l’edificio.
È stato progettato all’inizio del XIX secolo dall’architetto Nicolò Puglia e riformato, come oggi si vede, dall’architetto palermitano Emmanuele Palazzotto (Palermo 1798-1872). Nel 1842, con il trasferimento dei detenuti dallo storico carcere della Vicaria, poi trasformato in Palazzo delle Reali Finanze dallo stesso architetto Palazzotto, iniziò la sua attività. Il 2 settembre 2014 è stato trasformato da casa circondariale a casa di reclusione.]
Come gran parte delle carceri italiane presenta gravi problemi di sovraffollamento oltre agli ovvi disagi legati alla vetustà della struttura. Le sue celle hanno accolto moltissimi esponenti della mafia e sono sovente state teatro di oscure vicende, tanto da essere definito dai mafiosi “Grand Hotel dell’Ucciardone”. Nella sua aula bunker si sono svolti numerosi processi (ivi compreso il celebre “maxiprocesso” degli anni ’80) a carico dei boss di cosa nostra. Durante il fascismo prese il nome di Villa Mori a causa dei metodi utilizzati da Cesare Mori, durante il suo periodo di servizio in Sicilia.

Mario Piraino

5 GIUGNO 2015  INCONTRO CON I DETENUTI

Superato il muro di recinzione, passi attraverso una serie di porte che vengono serrate alle tue spalle da guardie sorridenti.
Entri in una sala gremita di uomini giovani e meno giovani; sei emozionata e un po’ preoccupata: riuscirai a stabilire una comunicazione in un ambiente così nuovo e sconosciuto?
Cominci a parlare e ti rilassi: leggi nei loro occhi interesse ed attenzione. Ti poni una domanda: perché sono qui rinchiusi? Sono colpevoli di piccoli o grandi reati? Non è

importante dare una risposta: sono persone e come tali degni di ogni rispetto. Alcuni hanno una conoscenza approfondita delle leggi che riguardano la loro condizione e
reclamano il riconoscimento dei propri diritti, mostrando amarezza per ciò che  esiste solo sulla carta ma che non è stato realizzato.
Quando te ne vai, molti ti porgono la mano che stringi con calore, consapevole di essere stata arricchita dall’esperienza vissuta.

  Maria Letizia Colajanni

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FESTA DEL 2 GIUGNO A TERMINI IMERESE CON L’INAUGURAZIONE DELLA PIAZZA A GIROLAMO LI CAUSI

UN GRUPPO DI GIOVANI PARTIGIANI DELLA COSTITUZIONE DI TERMINI IMERESE, DURANTE LA FESTA DEL 2 GIUGNO  CON L’INAUGURAZIONE DELLA PIAZZA A GIROLAMO LI CAUSI COMANDANTE PARTIGIANO E PADRE COSTITUENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

IL PROFESSORE LEONARDO LI CAUSI PARLA DELLA FIGURA DEL PADRE QUANDO DA PICCOLINO VIVEVA A TERMINI IMERESE, PRIMA DI ESSERE INCARCERATO COME ANTIFASCISTA.

FESTA DEL 2 GIUGNO A TERMINI IMERESE CON INAUGURAZIONE DELLA PIAZZA A GIROLAMO LI CAUSI COMANDANTE PARTIGIANO E PADRE COSTITUENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

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L’Anpi abbandona la festa del 2 giugno ad Anzio e Nettuno: “In piazza bandiere della X Mas”

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