8 settembre 1943: la rimozione

armistizioVi segnaliamo questo interessante articolo sul rifiuto di aderire alla repubblica sociale di Salò  che coinvolse la stragrande maggioranza dell’esercito italiano l’8 settembre 1943 a costo della deportazione e della vita, sul blog noicimettiamoilbecco.net

“L’8 settembre è una data che nell’immaginario collettivo è sinonimo di sconfitta. Quel giorno del 1943 gli italiani seppero attraverso la radio che l’Italia aveva firmato un armistizio con gli alleati angloamericani e non erano più al fianco dei tedeschi. Le alte gerarchie militari non avevano prestabilito un piano d’emergenza da comunicare ai propri soldati. I tedeschi, invece, un piano lo avevano già da tempo, perché si aspettavano una mossa di quel tipo, dopo l’arresto di Benito Mussolini.

La disfatta

Se guardiamo dal punto di vista della strategia militare, sappiamo bene che quella fu una cocente sconfitta per le alte gerarchie,

In effetti un milione di militari furono disarmati in pochi giorni, dai balcani alla Francia meridionale. In Grecia ci furono alcuni episodi di resistenza e diversi eccidi nel trasporto dei prigionieri che costò la vita a circa 20.000 militari italiani.

Eppure, quando si parla di quella data, il pensiero va solamente alla resistenza partigiana che fu la risposta politica dell’antifascismo italiano. Tutti in montagna e nelle città a combattere i nazisti. I partigiani furono all’inizio poche migliaia ma via via divennero circa 100.000 per poi passare verso la fine della guerra a quasi 300.000.

Un numero importante, la risposta politica all’entusiastica adesione iniziale all’avventura bellica del fascismo. Un’altra Italia aveva deciso di mettere in gioco la propria vita per la libertà.”

La resistenza dei militari

militari italiani in un lager tedesco

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