Alla fine “Dopo la resa degli italiani, i rastrellamenti e le fucilazioni erano continui.”….”Anche il capitano Pampaloni del 33° artiglieria della divisione ‘Acqui’, venne catturato con la sua batteria e passato per le armi. Rimase ferito e si finse morto. Questo accadeva molte volte, poiché le fucilazione dei tedeschi erano in massa e qualcuno riusciva a salvarsi fingendosi morto. Per il capitano avvenne la stessa cosa. Riuscì a sopravvivere. Verso sera venne soccorso da una famiglia del luogo. Era la famiglia del papàs di Faraklata, Dionisios Konstandakis. Ma la rappresaglia dei tedeschi fu feroce. Il giorno dopo presero Anghelos, il figlio del papàs, e glielo impiccarono, per vendetta, così, all’albero di ulivo nel cortile davanti la loro casa.
Ancora oggi, se vai, puoi vedere la croce sull’ulivo, messa lì per ricordare “.
Un passo da “Mamma torno a casa” “Cefalonia 1943 memorie e voci” è stato letto da Antonella Sorci che ha raccolto queste testimonianze in Grecia a Cefalonia giovedì 10 novembre 2011 nella grande sala di lettura dell’Istituto Gramsci Siciliano, ai cantieri culturali alla Zisa.
Ripercorrendo le pagine diario di uno dei sopravvissuti, Giuseppe Benincasa “Memorie di Cefalonia”, abbiamo rivissuto il dramma della seconda guerra mondiale epilogo aberrante della dittatura nazifascista. E’ stata una serata in onore e ricordo dei sopravvissuti e dei caduti della strage di Cefalonia del settembre 1943. Tragico episodio questo che Ciampi, nel settennato di sua presidenza, ha ricollocato con forza fra gli atti fondativi della Resistenza, e quindi della Repubblica.
Dei sopravvissuti, oltre a Giuseppe Benincasa di Caltavuturo erano presenti Fortunato Basile di Baucina, Giorgio Lo Jacono di Piana degli Albanesi e Salvatore Li Causi di Villafrati. Fra i caduti sono stati ricordati i compaesani di Benincasa Vitale Mercadante e Luigi Sapone, oltre a Antonino Verro parente di Bernardino Verro grande dirigente del Movimento dei Fasci dei Lavoratori Siciliani nonché “discendente per parte materna del colonnello garibaldino Stefano Bentivegna, fratello di Francesco, il martire risorgimentale fucilato a Mezzoiuso nel dicembre 1856”. (dalla prefazione di Pippo Oddo alle “Memorie di Cefalonia” di Giuseppe Benincasa).