120° FASCI SICILIANI: I PATTI DI CORLEONE

CONTINUA IL RISCATTO DELLE PAGINE PIU’ GLORIOSE DELLA STORIA SICILIANA

ANCORA UNA VIA “FASCI SICILIANI” IN SICILIA

Accolto l’appello di ANPI , CGIL, ARCI, LIBERA, E  L’AUSPICIO DEL CENTRO PEPPINO IMPASTATO


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70° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DI MASCALUCIA DALLE TRUPPE TEDESCHE

 

 

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Nunzio Di Francesco partigiano “Athos”

Un ricordo del partigiano “Athos” di Domenico Stimolo

21 luglio : Anniversario della morte del partigiano Nunzio Di Francesco, “Athos”, educatore alla Libertà e alla Pace, di Linguaglossa ( Catania)

 

…….sono trascorsi due anni dalla sua dipartita

 

Libero e libertario, di cuore e di fatto. Avulso alle rigidità ideologiche e alle “cordate” di qualsivoglia fattura. Tollerante, semplice e passionale. Umano, nei tratti e  nella parola, e senza fobie di selettività intellettuale. Un vero combattente per la libertà, divenuto, nello scorrere del tempo, un vecchio giusto saggio. Amante della Costituzione, dei valori dell’antifascismo, fondativi dell’Italia repubblicana, delle regole e dei diritti. Cultore della Memoria – civile e democratica, degli eventi, degli artefici uomini e donne – radice dell’oggi e del domani. Da combattente partigiano, forgiato durante la Resistenza nelle valli piemontesi, reduce dalle nefandezze dei lager nazisti, ( Mauthausen) era allenato ai sacrifici e alle fatiche; non teneva fronzoli sulla lingua.

“Cresciuto”, poi nelle battaglie civili, con la Confederterra, nella gestione delle lotte contadine del dopoguerra, nella resa operativa del motto “pane, giustizia e libertà”. Protagonista nella divulgazione della cultura cooperativistica nell’area del suo paese natio – Linguaglossa-  nel vitivinicolo. Aveva in questo uno spiccato senso per l’organizzazione e la commercializzazione dei prodotti correlati frutto del lavoro.

Da sempre impegnato in prima fila, per consolidare tra i cittadini e  tramandare ai giovani i valori supremi della Libertà e della democrazia, il ricordo sull’abnegazione di centinaia di migliaia di persone, uomini e donne nella Lotta di Liberazione contro il nazifascismo. Per non dimenticare gli orrori dei Campi di sterminio installati dagli assassini “propagandisti” materiali della “razza eletta”, direttamente vissuti a Mauthausen.

Era un vero educatore della memoria, specie nelle scuole. Un compito, questo, certamente difficile, assunto con passione partecipativa ed assoluta dedizione. Nel corso di tanti decenni, alcune decine di migliaia di giovani, non solo in Sicilia, hanno avuto maniera di sentire le sue riflessioni e le sue narrazioni. Con voce calma e suadente attanagliava l’attenzione degli studenti. Le sue “lezioni” si svolgevano sempre in un clima di grande coinvolgimento e partecipazione emotiva. La sua “umiltà” dialettica era catalizzante. Raccontava, con amabilità,  le tragedie vissute nell’Italia  e nell’Europa  di ieri, per contestualizzarli nell’oggi. Nelle sue lezioni civili ricordava con grande veemenza i tanti patrioti della libertà che si sacrificarono nei campi di battaglia, o assassinati nei lager. Emergeva spesso la sua acredine contro la monarchia dei Savoia che consegnò l’Italia ai fascisti nell’ottobre del 22, complici diretti dello scatenamento della guerra di aggressione che provocò in Europa cinquantacinque milioni di morti ed immane distruzioni.

Educava i giovani al culto della libertà, sempre e comunque, delle scelte ragionate pesate con l’ “esperienza” della memoria; alla solidarietà, alla comprensione, all’antirazzismo; al rispetto dei diritti umani e civili.

Nunzio Di Francesco era rispettato da tutti. Dai rappresentanti istituzionali veramente democratici, dai cittadini coscienti, dagli insegnanti; dai ragazzi e dalle donne, in particolare. Aveva un “fascino” di genuinità che lasciava un segno nei cuor gentili.

Fu per diversi anni Presidente dell’ANPI  provinciale di Catania e componente del Comitato Nazionale dell’ANED.
Poi, il 21 luglio del 2011, ottantasettenne, partì per il “grande viaggio”. 

 

Nella ricorrenza i suoi tanti amici e compagni lo ricordano con affetto e dolore.

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ANPI news

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Trattativa Stato mafia: il tradimento dei chierici

Su segnalazione di un nostro iscritto riportiamo di seguito un articolo di Salvatore Parlagreco apparso su SiciliaInformazioni. Con riferimento al titolo, qui forse non è il caso di citare la “Trahison des clercs” di  Julien Benda ma, semmai, almeno per alcuni, a rileggere bene la storia, una supina orgogliosa coerenza  legata alle  scelte del passato.

Trattativa, lo storico Salvatore Lupo si iscrive al club degli eretici

14 luglio 2013

SiciliaInformazioni – di Salvatore Parlagreco

La trattativa Stato-mafia regala al processo penale un fascino irresistibile. Non è l’errore giudiziario che suscita grande interesse ma la prospettiva che il processo affaccia: lo Stato che si fa anti-Stato. Se l’atteggiamento dell’imputato determina generalmente il stile del processo penale (connivenza, falsa o reale, o inconfessata rottura), nel caso del processo di Palermo, è l’atteggiamento della pubblica accusa a determinarlo. La pubblica accusa non è l’avamposto della giustizia, ma è portatrice di valori: non cerca solo la verità processuale, ma la verità della storia.

Salvatore Lupo, storico stimato e competente – le sue analisi sul fenomeno mafioso sono molto apprezzate – è entrato nel club degli eretici del processo alla trattativa, al quale si sono iscritti, di diritto (nomen-omen), il giurista Giovanni Fiandaca e l’ex magistrato antimafia, Peppino Di Lello ed Emanuele Macaluso, entrambi esponenti della sinistra nazionale, relatori al convegno dello Steri di Palermo, ormai pensato come il luogo dell’eresia nel silenzio dei media.

In un processo che sembra cercare la verità della storia, Salvatore Lupo non siede in platea, ma rivendica, senza avere alcuna voglia di costruire un contro-processo, il suo diritto alla ricerca storica.

“La storia che si fa scenario pubblico”, esordisce Salvatore Lupo, “è quella dei magistrati di Palermo”. Il processo è stato sempre un grande spettacolo pubblico. Perché dovrebbe fare eccezione il processo di Palermo?

Lo storico nega la premessa che giustifica il processo, al pari di Fiandaca e di Di Lello: “Non c’è mafia senza trattativa permanente con lo Stato”, sostiene Lupo. “Qualunque crimine organizzato tratta con gli apparati di sicurezza e qualunque apparato di sicurezza possiede una delega a trattare con le mafie”.

Lo Stato, corregge Lupo, non può in ogni caso essere chiamato in causa, è semmai il governo che risponde dei suoi atti. Fu il governo democratico appena costituito a trattare con la mafia, non lo Stato, per per catturare Salvatore Giuliano, ricorda Lupo. Fu la polizia fascista, il governo di Mussolini, a stipendiare il boss Jo Bonanno per spiare i nemici del regime.

La trattativa, di per sé, non è reato, perché è atto di governo.

Sono in tanti oggi a credere che bisognasse trattare per liberare Aldo Moro. Ferdinando Impositato attribuisce gravi responsabilità sull’assassinio dello statista democristiano, è affermazione recente, a Giulio Andreotti e Francesco Cossiga, che impedirono la trattativa. Bisognava trattare per liberare Moro? Bisognava evitare per impedire la strage di carabinieri allo stadio Olimpico di Roma? “Sarebbe stata ottima cosa trattare per prevenire la morte di decine di carabinieri”, afferma senza esitazione Salvatore Lupo.

“La pretesa di combattere tutte le mafie non sta in piedi”, avverte quindi lo storico. Occorre trattare di volta in volta con la parte che serve per sconfiggere il crimine organizzato. La mafia non è una sola. Con i collaboratori di giustizia si tratta anche quando appare evidente che le loro rivelazioni sono parziali ed interessate, al fine di servirsi degli apparati di sicurezza per sconfiggere i clan avversi.

Non solo la trattativa governo-mafia è “condizione” del crimine organizzato, ma la trattativa del 92/93 di Palermo, sale senza alcun movente plausibile sul banco degli imputati. Essa, osserva Lupo, “non registra alcun successo, anzi subisce una sconfitta”, perché il regime carcerario di massima sicurezza, il 41 bis, viene mantenuto sia ai boss di prima grandezza quanto alle mezze tacche.

L’equilibrio fra i poteri dello Stato è in pericolo, osserva Lupo, la cultura democratica sembra fare passi indietro. La sicurezza, ricorda lo storico, appartiene agli apparati di polizia, al Ministero degli Interni, è affidata alla responsabilità del governo, non alla magistratura, cui spetta invece il compito di perseguire il delitto, punire il reato, perseguire l’illecito.

“Non si chiama il magistrato per rendere la piazza del comizio più sicura, ma il questore o il prefetto”. Il processo penale va usato con parsimonia, ammonisce Lupo, “è la grande scure dello Stato, un modo estremamente violento di risolvere i conflitti”.

Il protagonismo della magistratura, conclude lo storico, è figlio della “supplenza” della politica e della debolezza delle forze di sicurezza.

L’equilibrio dei poteri, è nostra considerazione, non si conquista per sempre. Le dinamiche sociali, la cognizione dei valori e dei bisogni, i bisogni emergenti, l’evoluzione della civiltà giuridica, dei diritti dei doveri, delle libertà individuali e collettive, modificano continuamente il luogo su cui poggia l’equilibrio, per sua natura instabile.

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basta con questa sub cultura razzista e fascista

PETIZIONE per le dimissioni di Calderoli

http://www.change.org/it/petizioni/presidente-del-senato-pietro-grasso-dimissioni-di-calderoli-iostoconcecilekyenge

Il TESTO:

Le battute di Calderoli contro la ministra Kyenge (“sembra un orango”) sono la spia di una sub cultura razzista per troppo tempo accettata o derubricata a “eccessi verbali”. Nelle sue parole, come sempre, traspare l’odio per la ministra Kyenge, che ha il doppio torto di essere donna e di non avere la pelle bianca. Questa spirale va ora stroncata. Ci auguriamo che già alla prossima seduta del Senato sia posta la richiesta di far dimettere questo signore, quantomeno dalla carica di vicepresidente del Senato e che siano disertate le sedute da lui eventualmente presiedute.

Per raggiungere questo obiettivo abbiamo deciso di avviare una raccolta di firme sul sito Change.org per chiedere le dimissioni di Calderoli, vice presidente del Senato ed invieremo al presidente Grasso le firme già raccolte per chiedere al Parlamento Europeo le dimissioni di Borghezio, protagonista di analoghe imprese, petizione vittoriosa con oltre 130mila firme. Il parlamento europeo ha duramente censurato quelle parole e Borghezio è stato messo alla porta dal gruppo. Non vi è ragione alcuna perché l’Italia non faccia lo stesso, anzi di più.

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STRAGI: VERITA’ E GIUSTIZIA

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LEGAMI DI MEMORIA

XIX Legami di Memoria
“Questa terra diventerà bellissima”

Mercoledì 17 luglio duemilatredici ore 20.30
Atrio “Paolo Borsellino” – Biblioteca Comunale di Casa Professa

PALERMO: FERITE, CONTRADDIZIONI, SORPRESE.

Interventi artistici
Nicola Alesini, musicista
Franco Carollo, regista teatrale – Attori teatro dell’ UTLE
Lina La Mattina, poetessa

Omaggio a Franco Scaldati a 40 anni dal debutto teatrale
Letture
Melino Imparato, attore
Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo

Testimonianze
Vittorio Teresi, magistrato
Rita Borsellino, Pres. Onoraria Centro studi “Paolo Borsellino”

Coordinano
Anna Bucca, presidente Arci Sicilia
Alfio Foti, Centro studi “Paolo Borsellino”

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DURE PRESE DI POSIZIONE DELLA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI E DEL COORDINAMENTO ANPI SICILIA SULLE GRAVI PROVOCAZIONI SU VIA RASELLA E SULLO SBARCO IN SICILIA DEL 10 LUGLIO 1943

Considerazioni e domande del Coordinatore Regionale ANPI Sicilia Ottavio Terranova sugli aspetti organizzativi del 70° Anniversario dello sbarco degli Alleati in Sicilia.

L’importante anniversario, sbarco degli Alleati in Sicilia del 10 luglio 1943, primo atto operativo diretto in Europa contro il potere liberticida assassino nazi-fascismo, ha avuto ampia attenzione da parte degli organi di informazione siciliani. Parecchi i resoconti dedicati agli eventi organizzati in diverse località, specie nella Sicilia orientale.

Il riferimento principale è stato rivolto ad una struttura organizzativa che ha come unico ragguaglio di nominazione l’indirizzo di un sito della rete internet. La divulgazione delle iniziative – Convegno del 10 luglio, Mostra fotografica “ Phil Stern Sicily 1943”, Mostra internazionale di modellismo storico, Concorso internazionale di modellismo storico – a partire da una brochure con otto facce, ha come “etichetta”, il titolo: “ Lo sbarco in Sicilia 1943/2013”.

Spiccano in primo piano i loghi istituzionali di: Regione Siciliana, Assemblea Regionale Siciliana, Provincia Regionale di Catania, Comune di Catania. Seguono, poi, i loghi di altri Soggetti, essenzialmente privati.

Conseguentemente, par di capire che il progetto, la scelta delle tematiche, la gestione operativa e quant’altro di necessario, compreso il piano delle risorse economiche necessarie, abbiano piena e chiara connotazione pubblica.

Anche la nostra struttura regionale dell’ANPI ha ricevuto la comunicazione (con brochure), inviata a firma di “ On. Salvo Pogliese, Vice Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana”.

Ebbene, stupisce che nella richiamata stampa di accompagnamento non vengano assolutamente ricordati il contesto e gli eventi complessivi correlati nello scenario generale della guerra mondiale scatenata dal fascismo e dal nazismo fedele alleato.

Nulla si ricorda dello stato dittatoriale, razzista, di Mussolini, vigente con la forza in Italia, che aveva cancellato, con la violenza, tutte le libertà civili e sociali; della ferrea alleanza ideologica e militare con la Germania nazista di Hitler che voleva imporre in Europa e nel mondo la “razza eletta”; delle aggressioni, a partire dal giugno 1940, comandate dal regime fascista, contro tutti i popoli europei; della scientifica eliminazione, a milioni, negli appositi luoghi allestiti ed attrezzati, degli oppositori e di tutti i “diversi”, a partire dagli ebrei.

Nulla viene evidenziato sullo stato di distruzione materiale ed umano che il nazi-fascismo, specie con la guerra d’aggressione, aveva spietatamente apportato all’Italia e all’Europa tutta.

 

Sono le ragioni che determinarono l’impegno degli Alleati per arrivare in Italia e quindi in Europa, mandando i loro figli a morire nei nostri territori.

Eppure si ricorda lo sbarco degli Alleati in Sicilia solo come asettico fatto storiografico, senza evidenziare lo stato di schiavitù imposto dal nazi-fascismo agli italiani e ai popoli europei, senza nessuno elemento per onorare e rivalutare i valori dell’antifascismo, determinanti per costruire la nuova Europa, libera e democratica. Puntando, invece, sul piano operativo, al “modellismo” e al turismo del segmento storico; con l’indirizzo, di fatto, di dare stura ad un’operazione di vero e proprio revisionismo storico, nascondendo e soverchiando, le motivazioni del primo atto della Liberazione alla “fortezza nazifascista europea”, con l’assoluta amplificazione di alcuni tragici ed inconsulti eventi operati dagli Alleati durante i primi giorni dello scontro, anche contro civili.

 

Infatti, il contenuto generale di tutti gli interventi del Convegno “ Sicilia 1943, operazione Hushy”, svoltosi a Catania il 10 luglio svoltosi presso le “Ciminiere” ( di proprietà della Provincia Regionale), ha riprodotto questo indirizzo di fondo….quasi, quasi, siamo stati occupati. In più all’ingresso della sala, incredibilmente, è stato installato un tavolo con molti libri di chiaro riferimento neofascista. Chi ha autorizzato?

 

E’ questo il reale pensiero delle pubbliche democratiche Istituzioni siciliane – Regione ( Presidente, Rosario Crocetta), Provincia ( Commissario Straordinario, Antonina Liotta) e Comune di Catania Sindaco, Enzo Bianco) – figlie della nostra Costituzione, nate, come tutte, dalla riconquista della democrazia e delle libertà, dalla sconfitta del nazifascismo, con il diretto sacrificio di tanti cittadini siciliani?

A leggere e sentire gli atti sembrerebbe di sì.

Questo ci sgomenta!

Come ufficialmente dichiarato dagli organizzatori la brochure è stata inviata a decine di migliaia di referenti a carattere nazionale ed internazionale.

Gli Alleati si interrogheranno: “perché venimmo”?

Inoltre, molte pagine pubblicitarie di giornali regionali e organi di informazione nazionali ( riviste e quant’altro) sono state direttamente impegnate.

 

Ci chiediamo:

 

  • Qual è stato il ruolo propositivo ed organizzativo delle strutture istituzionali richiamate?
  • Perché non è stata costituita un’ apposita Commissione scientifica/storica per la definizione e la preparazione delle iniziative che riguardano la celebrazione del 70° Anniversario dello sbarco degli Alleati in Sicilia?
  • Perché non sono stati coinvolti gli Istituti storici, le strutture universitarie, e le Associazioni – come l’Anpi – che rappresentano la Memoria dell’antifascismo e della Liberazione?
  • Chi ha scelto i relatori del convegno?
  • Quanti e quali fondi economici di natura pubblica sono stati stanziati e spesi a supporto delle iniziative organizzate?

 

Una risposta di merito, ai cittadini, è d’obbligo.
Palermo 12/7/2013

Comunicato Stampa sulla vicenda Pippo Baudo – Via Rasella

L’ANPI Nazionale ritiene indispensabile che vengano effettuati un preciso chiarimento e una reale precisazione dei fatti nel corso della stessa trasmissione o in qualsiasi altra forma pubblica, per ristabilire la verità. In caso contrario, l’ANPI si riserverà di esperire ogni necessaria azione a tutela dell’immagine e dell’onore dei partigiani, come espressamente richiesto e previsto dal suo Statuto

Abbiamo appreso, con sdegno, quanto è stato detto – a proposito di via Rasella e delle Fosse Ardeatine – nel corso della trasmissione di lunedì 8 luglio su Rai 3, in prima serata, nel programma “Il viaggio”, condotto da Pippo Baudo; ed abbiamo apprezzato il pronto intervento dell’ANPI di Roma, con esatte puntualizzazioni. I tentativi del conduttore  Pippo Baudo, pubblicati sulla stampa nazionale, di attenuare e “chiarire” sono stati, in un certo senso, peggiori del male, perché alla fine si è avallata ancora la tesi della responsabilità dei partigiani per quanto è avvenuto, a Roma, in quel tragico marzo del 1944, insistendo nella deformazione dei fatti e nella formulazione di giudizi oltraggiosi e sommari. 
L’ANPI Nazionale tiene a ricordare agli ignari e a coloro che vogliono dimenticare o deformare la realtà: che l’azione condotta dai partigiani (fra cui Bentivegna e Capponi) è stata riconosciuta come “legittima azione di guerra” da due sentenze della Cassazione, pronunciate rispettivamente in sede penale e civile; che da tutti gli atti dei processi risulta con chiarezza che non ci fu nessun avvertimento preventivo, né fu offerta alcuna possibilità per i partigiani di assumersi  la responsabilità di salvare vite umane, per la semplice ragione che – invece – i comandi tedeschi decisero di comunicare la notizia dell’eccidio alle Fosse Ardeatine solo dopo l’esecuzione; che i Gap che operarono dopo l’8 settembre, erano “gruppi d’azione patriottica” e non possono essere confusi con i “gruppi armati proletari”, costituiti dai terroristi molti anni dopo; che infine Bentivegna non è mai stato parlamentare, mentre è assolutamente pacifico che a lui fu assegnata una medaglia d’argento ed alla Capponi una medaglia d’oro proprio per le azioni compiute nella Resistenza, a Roma  e altrove; che, infine, alcune delle affermazioni effettuate nel corso della trasmissione anche dal Direttore del Mausoleo delle Fosse Ardeatine sono state definite “false” da una sentenza del 2007 della Corte di Cassazione.L’ANPI Nazionale ritiene indispensabile che vengano effettuati un preciso chiarimento e una reale precisazione dei fatti nel corso della stessa trasmissione o in qualsiasi altra forma pubblica, per ristabilire la verità. A questo fine formula una precisa richiesta indirizzata non solo ai protagonisti della recente vicenda, ma anche al Presidente e al Direttore generale della Rai; richiesta che sarà proposta anche in modo formale, riservandosi l’ANPI – in caso contrario – di esperire ogni necessaria azione a tutela dell’immagine e dell’onore dei partigiani, come espressamente richiesto e previsto dallo Statuto dell’Associazione. Non può, non deve essere consentito, infatti, di infangare l’onore e l’immagine di partigiani combattenti, il cui contributo alla lotta di Liberazione è stato ampiamente e definitivamente riconosciuto, al di là di ogni mistificazione e di ogni strumentalizzazione.
LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI 
Roma, 12 luglio 2013

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OTTO LUGLIO: L’impegno per la difesa della democrazia e della Costituzione


In via Maqueda angolo via Celso alla cerimonia in ricordo dei morti dell’8 luglio 1960 a Palermo. Nella foto accanto la figlia di Ciccio Vella  Fina e la nipote Ina, tanti compagni edili,  l’Assessore Giusto Catania in rappresentanza del Sindaco Orlando, Mario Ridulfo della Fillea CGIL il sindacato di Vella, Maurizio Calà segretario della Camera del Lavoro , Maria Letizia Colajanni e Angelo Ficarra per l’ANPI Palermo.

il busto di Rosario Garibaldi Bosco dirigente del Fascio dei Lavoratori di Palermo, realizzato in occasione del centenario dei Fasci Siciliani, accanto allo stendardo dell’ANPI Palermo e sotto un grande medaglione in memoria di Francesco Vella e Andrea Gangitano realizzato dallo scultore Rosario Guddo e voluto dal sindacato della Fillea CGIL.

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