I SICILIANI
Le biografie dei confinati politici che hanno un corrispondente fascicolo nel Casellario Politico Centrale, di cui la quasi totalità di essi vengono ricordati nell’elenco allegato, rivelano un aspetto della società siciliana oggi dimenticata.
Le biografie, redatte utilizzando esclusivamente la documentazione contenuta nei fascicoli personali dei Confinati politici, mirano a fare emergere ” i senza storia “ che contro il regime fascista hanno lottato subendo carcere e confino.
Molti di questi Confinati hanno rivendicato con una propria coscienza di classe una migliore qualità della vita.
Non si possono ignorare quei ristretti gruppi di coraggiosi, che furono ben fermi nel perseguire i loro ideali di libertà e di riscatto sociale, pur non essendo nella maggioranza dei casi intellettuali.
Il riferimento è a quegli stessi che lottavano per sopravvivere; muratori, zolfatari, disoccupati, operai, contadini, sarti, ex ferrovieri, ex ufficiali postali, barbieri, falegnami, tutti con un livello culturale molto basso, ma con una sufficiente capacità di comprendere la realtà politica e sociale per potere desiderare ardentemente di modificarla.
Tuttavia rispetto alla massa della popolazione erano minoranze molto esigue.
Senza sminuire il valore dei loro sforzi, purtroppo, prima ancora che i loro progetti fossero portati a compimento la repressione fascista, il cui braccio operativo era l’Ovra stroncò sul nascere ogni iniziativa antifascista, mentre la maggioranza della popolazione restava inerte.
Il compito che svolsero queste minoranze fu di importanza vitale; si trattava di suscitare e mantenere viva nella coscienza popolare quel sentimento di libertà e di giustizia sociale che era stato sommerso dal flusso reazionario.
Si trattava di contrastare la manipolazione ideologica ed impedire l’asservimento completo al potere.
Elenco, per difetto, dei confinati antifascisti siciliani : tratto dalla Persecuzione fascista in Sicilia – Archivio Centrale di Stato – Roma. Redatto dagli studiosi : Salvatore Carbone e Laura Grimal
GRASSO Francesco, nato a Palermo il 26 ottobre 1913, dottore in lettere, comunista.
GRASSO Giuseppe Alfio Alfredo, nato a Catania il 7 aprile 1889, ragioniere, massone.
GRASSO Rosario, nato a Vittoria (RG) l’8 luglio 1912, bracciante agricolo, comunista.
GRASSO Sebastiano, nato a Messina il 7 febbraio 1896, macchinista, antifascista.
IMBROCIANO Giuseppe, nato a Palermo il 23 febbraio 1901, meccanico, comunista.
Arrestato a Palermo il 22 gennaio 1942, venne rinchiuso per cinque mesi in
segregazione cellulare nel carcere dell’Ucciardone.
Nel mese di maggio venne internato a Pisticci dove si ammalò di osteomelite
alla gamba sinistra, con difficoltà a deambulare.
Da Pisticci venne trasferito al confino di Pollica (SA).
Con la caduta del fascismo ottenne la liberazione, ma la comunicazione gli
venne consegnato dalle Autorità del paese nel mese di luglio del 1944.
I discorsi, le belle parole, le speranze gridate al microfono, le canzoni eroiche, tutto è finito,
e le bandiere ripiegate di uomini sorridenti, tornano alle case;
ma le mie labbra,
ripetono sempre, nuovi nomi: di tutti oggi voglio ricordarmi,
ogni nome un ricordo,
e una nuova stretta al cuore, che trattiene le lacrime.
Gli occhi, aridi fissano, lontano.
Al di là delle Alpi, a monte, di un grande fiume, il Danubio, mura,
tragiche mura,
ornate da pagode, delimitano, un campo di morte, Mauthausen
grondante sangue proletario.
Da Pasquale Cucchiara, “Altri Uomini, Storie di antifascisti e partigiani favaresi”.
Questa bellissima toccante poesia è stata scritta da Antonio Galiano di Favara, in occasione della sfilata dei partigiani a Milano il 25 aprile del 1947. Operaio a Milano partecipa agli scioperi del 1944 e poi finisce deportato a Mauthausen e a Gusen dove viene torturato e martoriato.
La provvida rivendicazione di Antonella e il “di tutti oggi voglio ricordarmi” di Antonio ci riportano al decisivo difficile cammino per il recupero della memoria, per disvelare la Storia.

L’ANPI PALERMO COMMOSSA DA L’ULTIMO SALUTO AL COMPAGNO VINCENZO FONTI CASTELBONESI NOSTRO ISCRITTO.
Palermo 15 dicembre 2015
Castell’Umberto – Il “Partigiano” Vincenzo torna a vivere sulle note di bella ciao
Castell’Umberto- Ieri pomeriggio a dare l’ultimo saluto a Vincenzo Fonti CastelbonesI, politico, cantautore e ricercatore umbertino, c’erano, con un nodo alla gola, tantissime persone. In prima fila, con le bandiere…
Castell’Umberto – Note nel cielo….Hasta siempre Vincenzo
Note nel cielo Narran le corde il pensiero pentagramma del cuore più vero. *** Gente di Sicilia nel cuore soffocate rime d’amore. *** Canto sofferto di voci negate figlie di…
da Cstell’Umberto news 24
n. 184 – 15/22 dicembre 2015L’ANPI PALERMO SALUTA COMMOSSA CON FRATERNO ABBRACCIO IL PARTIGIANO E GENEROSISSIMO DIRIGENTE DELL’ASSOCIAZIONE, ARMANDO COSSUTTA
ARGOMENTI NOTAZIONI DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI
CARLO SMURAGLIA:
► Carceri: a fronte delle ataviche carenze dello Stato, si diffondono le iniziative e l’impegno solidale di cittadini e di alcuni dirigenti carcerari volonterosi, per rispettare lo spirito e la sostanza degli artt. 3 e 27 della Costituzione
In un recente articolo apparso su un quotidiano, il Prof. Flick, notissimo giurista, che è stato anche Ministro della Giustizia, esponeva una preoccupazione per lo stato delle carceri, tant’è che l’articolo recava un titolo significativo: “Costituzione affievolita dietro le sbarre”. Il Prof. Flick esprimeva riprovazione per le condizioni delle carceri, nonostante le osservazioni della Consulta e la condanna inflitta all’Italia dalla Corte Europea per i Diritti dell’uomo di Strasburgo, e preoccupazioni serie per il timore di un peggioramento ulteriore a fronte delle minacce e degli attacchi del terrorismo. La tentazione di risolvere i problemi della sicurezza “mettendo più diversi in galera e poi buttando via la chiave” (come, purtroppo, pensano non pochi) è forte; e non solo nel nostro Paese. Ma sarebbe sbagliato, avverte l’autore, col quale non posso che concordare. La lentezza della giustizia e le condizioni carcerarie sono problemi da affrontare con urgenza, e non con i palliativi e tanto meno con i soliti condoni, ma con iniziative concrete, efficaci e rapide, sull’uno e sull’altro fronte, tenendo presente che, al fondo, c’è un grande problema di umanità e di dignità. Su questo, la nostra posizione è stata sempre ferma e coerente, tant’è che ho apprezzato l’iniziativa assunta da alcuni nostri organismi periferici (per esempio Palermo) di visitare le carceri, incontrare detenuti ed
2
esprimere con chiarezza le impressioni ricevute. E’ una battaglia di principio, che bisogna portare avanti senza renitenze e senza indugi. Ma io voglio soffermarmi sul “bicchiere mezzo pieno”, sulle iniziative spontanee di molti, a cominciare da alcuni Direttori, (spesso Direttrici) di carceri anche importanti e “difficili”, ma anche di cittadini ed Associazioni, per cercare di affrontare in modo diverso quelle che Flick definisce “le tre emergenze del carcere emerse fin dall’Unità d’Italia: violenza, centralizzazione burocratica e chiusura verso l’esterno”.
Su questo terreno, le iniziative si stanno moltiplicando in alcune zone d’Italia, in modo spesso imprevedibile e addirittura ricco di fantasia. Voglio citare solo qualche esempio (senza far torto alle iniziative di cui non parlo per non appesantire il discorso e restare alle esemplificazioni, di cui più direttamente ho notizia). So, per dirla in breve, che iniziative di chi crede nella finalità rieducativa della pena, sono state adottate e sono in corso ad Opera, a Rebibbia, a Solliciano, a Bollate, a San Vittore ed altre carceri. Me ne compiaccio, perché a suo tempo considerai già un successo aver ottenuto una legge che prometteva agevolazioni, anche fiscali, a chi dava lavoro ai detenuti, dentro e fuori dal carcere (almeno per il primo periodo, a pena scontata); un successo limitato in sé, e poi colpito negativamente dalla scarsità dei finanziamenti adottati. Ora ho letto che anche a Milano ci sono industriali pronti ad impegnarsi su questo fronte, cosa di cui non occorre sottolineare la positività. Ma voglio accennare a soluzioni addirittura fantasiose che si stanno attivando e che devono essere guardate e sostenute con simpatia, ma anche con impegno effettivo. Mi riferisco a due esempi in particolare, di cui ha dato notizia la stampa e su cui – almeno in un paio di occasioni – ho fatto un’esperienza personale. Ecco il primo: il titolo dell’articolo è di per sé significativo “Si guasta la TV? Gli ex detenuti aggiustano tutto”. Come? Attraverso un furgone attrezzato per pronti interventi di manutenzione e riparazione, gestito da una Cooperativa Sociale, in collaborazione col Comune di Milano e il Comune di Bollate. Il “personale” è costituito da detenuti che dispongono della semi libertà e da ex detenuti, che provvedono, direttamente in loco, alla soluzione dei problemi più lievi. Se invece, occorrono riparazioni più consistenti, gli interventi sono effettuati nell’apposito laboratorio del carcere, dove i lavori sono eseguiti da detenuti con una formazione specifica e con attrezzature adeguate. L’altro esempio è ancora più clamoroso: la creazione di un ristorante che significativamente si chiama “InGalera”, organizzato da una Cooperativa, di cui è Presidente una benemerita di queste iniziative (Silvia Polleri). Si era partiti dal catering effettuato all’esterno con tutte le necessarie cautele, ma con una professionalità e un impegno che ho avuto occasione di sperimentare personalmente, ma poi si è andati ancora più in là, con questo ristorante (un vero ristorante) che sta dentro il perimetro del Carcere di Bollate, ma in un’area distaccata rispetto a quella di vera e propria carcerazione, quindi accessibile dall’esterno, ovviamente, anche qui, con le cautele del caso (ridotte, peraltro, al minimo e per nulla invasive).
Nel ristorante, che dispone di circa 50 coperti ed è ottimamente attrezzato, anche con l’aiuto di alcune aziende che hanno fornito soprattutto materiale, lavorano alcuni detenuti, diretti, in cucina e in sala, da professionisti “esterni”. Il servizio è ottimo e attento, la cucina di gran livello e l’atmosfera che si respira è di vitalità e di impegno. Questo è ciò che si ottiene quando ai detenuti si dà una possibilità di formazione e di contatti con l’esterno, offrendo loro, insomma, una prospettiva che va molto al di là della espiazione della pena. Un detenuto “cameriere” ci ha detto che si è appassionato a questo lavoro e adesso lo ama; si vedeva dall’impegno con cui svolgeva il suo compito. L’iniziativa ha avuto un enorme successo, tant’è che il ristorante è sempre completo e per tutto il periodo delle feste le prenotazioni sono esaurite.
3
Insomma, si sono fusi diversi comportamenti coraggiosi: l’iniziativa di una donna intraprendente (e che “ci crede”) e di una Cooperativa, il coraggio di un Direttore (che ha “osato” tentare l’esperimento), la disponibilità di alcuni imprenditori e del Comune di Milano ed infine la comprensione del Ministero della Giustizia, cui spettava – infine – la definitiva autorizzazione. Riporto, per completezza, un brano (la “mission”) che traggo di rettamente dal sito di “ingalera.it” che esprime molto bene il senso dell’iniziativa.
“Il ristorante nasce per offrire ai detenuti, regolarmente assunti, la possibilità di riappropriarsi o apprendere la cultura del lavoro, un percorso di formazione professionale e responsabilizzazione, mettendoli in rapporto con il mercato, il mondo del lavoro e la società civile. Il nuovo ristorante InGalera è il primo ed unico ristorante in Italia, realizzato in un carcere, aperto al pubblico sia a mezzogiorno che alla sera, in cui lavorano i detenuti. I detenuti che lavorano nel ristorante sono seguiti da uno chef professionista, imparano o hanno già imparato la lavorazione dei cibi e sanno sorprendere i clienti con ricette esclusive e ben fatte. In sala servono camerieri e personale ospite nel Carcere di Bollate. È un posto giusto per mangiare bene, un’esperienza personale da raccontare.”
Aggiungo peraltro che la “mission” è ancora più ampia, perché anche i cittadini se ne giovano, perché entrano in contatto con un mondo “sconosciuto” e sono invitati a cogliere, al di là delle responsabilità, anche gli aspetti umani. Mi sono attardato su questo esempio, perché esso – come gli altri cui ho sommariamente accennato – dimostra che “si può fare”, si possono conciliare l’esigenza della libertà e della sicurezza, con l’umanità ed il rispetto della dignità.
Ovviamente, per sconfiggere i mali di cui parlava il Prof. Flick, non bastano l’iniziativa privata, la disponibilità e il coraggio. Restano i problemi di fondo: la giustizia, la pena, la rieducazione, la preparazione del personale, la cura degli “spazi” che devono essere idonei a perseguire tutte queste finalità. Ma anche la cosiddetta iniziativa privata può fare molto ed è bene che lo faccia; anzi, è bene che la facciamo tutti nei vari modi in cui si può contribuire ad un’opera di civiltà.
“Siamo eredi di un patrimonio immenso i sogni, i pensieri, le speranze, i progetti dei combattenti per la libertà. Questo ci impegna ad essere noi stessi tenendo ferma la nostra autonomia e la nostra indipendenza, in relazione agli anni grandiosi della Liberazione d’Italia, della Costituzione, della Repubblica”.

PALERMO piazza Massimo 29.11.2015 FESTA NAZIONALE DEL TESSERAMENTO – IN MARCIA PER IL CLIMA© GRAZIA BUCCA
“I tempi non sono facili – dice oggi l’Anpi -. Ma resta l’imperativo categorico volto a far sì che l’Anpi svolga il ruolo che le è stato assegnato dalla storia, consapevoli e orgogliosi di ricordare sempre da dove veniamo, chi siamo e dove abbiamo il dovere di andare. Vogliamo guardare all’Italia, non dall’alto di una nobiltà ma con la coscienza critica di chi vuole e pretende che quei valori vengano rispettati e resi sempre più concreti e tangibili. Alle donne e agli uomini, ai giovani, alle anziane e agli anziani che vorranno incontrarci e conoscerci diciamo con forza e la passione di sempre che l’Anpi esiste ed esisterà per promuovere e difendere la democrazia, per praticare l’antifascismo, per ottenere libertà, eguaglianza e dignità, nel nome della fratellanza, della solidarietà e della pace. Questi sono i lasciti della Resistenza, questo deve essere il collante fondamentale e l’orizzonte di azione e vita di tutti i sinceri democratici”.
Marisa Ombra vice Presidente Nazionale ANPI
Di fronte alla confusione di oggi cosa insegna l’esperienza della Liberazione?
«Bisogna fare estrema attenzione a quello che succede, valutare, ragionare, decidere cosa è meglio fare e agire con mezzi adatti al mondo di oggi. Anche dopo il massacro di Parigi, ci vogliono il coraggio di resistere e di non aver paura. Allora servirono molto coraggio, molta voglia di pace. Sono le stesse che, credo, servano ora».
Anpi sezione di Montebelluna https://www.facebook.com/Anpi-sezione-di-Montebelluna-867459856637141/ ha aggiunto 20 nuove foto.


Cari compagni e amici stasera vi racconto una storia bella e importante…
Il 6 novembre a Gratteri (Palermo), nella biblioteca comunale, è stato presentato alla cittadinanza e ai ragazzi delle scuole, il libro «SANTO SANTINO UN MARINAIO DI GRATTERI CON I PARTIGIANI SUL MONTE GRAPPA» a cura di Libero Michelucci e Catia Costanzo Boschieri; libro realizzato col contributo del Comune di Gratteri per volontà del Sindaco Giacomo Ilardo, dell’Amministrazione Comunale e delle Associazione Nazionale Partigiani d’Italia di Montebelluna e Palermo.
Presente, con gli autori del libro, il protagonista, Santo Santino (nato a Gratteri il 3 marzo 1922 e residente a Livorno) ,nome di battaglia “Ciclone” che,dopo 70 anni, ha raccontato la sua storia di partigiano della Matteotti sul monte Grappa dove comandò il battaglione Tonino Boschieri (dal nome del suo amico barbaramente ucciso durante il rastrellamento). Innumerevoli le azioni da lui condotte sul Grappa fino alla liberazione di Maser nell’aprile 1945.
La mattinata del 6 novembre è stata emozionante e ricca di interventi . La cerimonia si è aperta con l’Inno d’Italia e con le parole del sindaco che qui vi riporto : «Quest’anno quando ho incontrato Santo “u zu Santu” (come affettuosamente lo chiamavamo da bambini), non ho potuto non provare un sentimento di gratitudine e di ammirazione nei suoi confronti. Da concittadino, da Sindaco di Gratteri, da italiano cresciuto nel culto dei valori costituzionali della democrazia e dell’antifascismo. Perché è anche attraverso il suo coraggio espresso nella Resistenza, in quella straordinaria epopea che lo vide attivo sulle montagne del Veneto, nella Brigata Matteotti, che questo nostro Paese ha potuto imboccare la strada della libertà e del progresso civile. È anche grazie al suo contributo esemplare che abbiamo quella meravigliosa opera di ingegno che è la nostra Costituzione.
A distanza di 70 anni dalla Liberazione, siamo immensamente grati a Catia Costanzo Boschieri e a Libero Michelucci per avere appassionatamente portato alla luce ed egregiamente narrata questa splendida pagina di storia”.
Ha poi preso la parola il partigiano Santo che ha spiegato in modo concreto, fiero e commovente la sua scelta “di parte” e ha ricordato i duri mesi da combattente sul Grappa. Per lui applausi continui dal pubblico. Dopo di lui hanno parlato Giacomo Sapienza(giornalista), Ottavio Terranova (Presidente ANPI Palermo e Coordinatore Regionale A.N.P.I Sicilia), Catia Costanzo Boschieri (Presidente A.N.P.I Montebelluna e autore della pubblicazione), Libero Michelucci (autore della pubblicazione) e Pino lo Bello dell’Anpi Palermo. Bellissime le parole delle pergamene, lette con commozione da Giusy Vacca la compagna di Isnello della segreteria provinciale dell’ANPI Palermo, consegnate al partigiano Santo Santino e al Sindaco di Gratteri Giacomo Ilardo. Al termine “Bella ciao” cantata in piedi da tutti i partecipanti. Presenti all’incontro gli alunni delle scuole di Gratteri. Molto apprezzati specie dai ragazzi gli oggetti della Matteotti ( zaino, scarponi, fazzoletto e altro) che ho portato da Biadene , oggetti che testimoniano senza bisogno di tante parole, le condizioni di vita dei nostri partigiani e che abitualmente espongo con la mostra di foto e documenti su mio zio Antonio Boschieri e il rastrellamento del Grappa. Per la cerimonia è arrivato un telegramma dal Presidente del Senato Grasso.
Fin qui vi ho descritto ciò che è successo il 6 novembre in un paese siciliano delle Madonie . Ma perché io sono arrivata lì in Sicilia a parlare di Santo ,della Matteotti e del Monte Grappa? Questa è una storia che inizia molto tempo fa e che racconto nella PREFAZIONE del libro che ho presentato a Gratteri e che qui vi riporto:
“ Al Presidente dell’Anpi di Treviso”, Aprile 2014
Sono un partigiano della Brigata G. Matteotti, che operò principalmente sul Grappa e nella pianura verso Montebelluna fino al Montello.
Ero comandante del “Battaglione Tonino Boschieri”e il giorno dell’insurrezione abbiamo combattuto o, per meglio dire, liberato Maser. Il motivo della mia lettera è perché vorrei sapere se è stato scritto un libro sulla Brigata Matteotti o sulla storia della Liberazione in quella zona. Ho 92 anni e vorrei rivivere per qualche ora quei tempi di speranza e di grande fraternità che ho vissuto con il popolo veneto.
Fraterni saluti Santo Santino.”
Questa lettera recapitata nell’aprile del 2014 alla sede dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Treviso, portò alla luce, dopo 70 anni di silenzio, la storia di Santo Santino, il partigiano “Ciclone”, e fece incontrare metaforicamente due amici che nel 1944 combatterono insieme in Veneto sul Monte Grappa nella Brigata Matteotti fino a che le loro strade si divisero nell’ultima drammatica fuga.
Nella lettera Santo si presentò come il comandante di un battaglione della Matteotti, il battaglione Antonio Boschieri, dal nome del suo amico di lotta ucciso nel tragico rastrellamento nazifascista che colpì quella montagna nel settembre del ‘44. Con il suo battaglione poi Santo, il 28 aprile del ’45, liberò il paese di Maser (nel trevigiano).
Racconta Santo “Durante la battaglia, la ritirata e la notte in cui ci siamo separati, Toni ed io siamo stati sempre assieme. Quando poi , dopo il rastrellamento, abbiamo riorganizzato la Brigata, abbiamo dato il nome del caro Tonino a un battaglione di cui io fui comandante e ne fui orgoglioso”. Il suo amico Antonio era mio zio, il comandante D’Artagnan della Matteotti e da anni stavo cercando di ricostruirne la storia, le gesta, la personalità attraverso testimonianze reali e dirette.
Questa lettera, di cui fui prontamente informata dal presidente dell’Anpi di Treviso Umberto Lorenzoni, il partigiano “Eros”, fu per me un regalo insperato, una finestra che si aprì su pagine di storia sconosciute. Dal Veneto mi sono precipitata a Livorno per conoscere chi aveva vissuto quei 20 mesi ribelli con mio zio… sono andata a trovare Santo non una volta, ma più e più volte. In quelle occasioni ho conosciuto Libero Michelucci, suo caro amico .Insieme abbiamo ricostruito l’incredibile storia di quest’uomo e dei suoi compagni. Una delle tante storie della nostra Italia resistente, a volte, come in questo caso, rimasta nell’ombra per decenni. Storie di ragazzi coraggiosi che con la loro scelta, in quei venti mesi di guerra di liberazione, formarono un esercito trasversale per età, per cultura, per status sociale, per provenienza geografica. Sempre più emergono storie di giovani del sud Italia presenti nelle fila dei combattenti per la libertà. In quel periodo nacquero e si consolidarono amicizie che superarono la morte e il passare del tempo e che nel racconto dei protagonisti, ancora oggi, mantengono la freschezza, la autenticità, l’affetto e l’ideale di allora. Così, dopo 70 anni, Santo e Toni si sono ritrovati … “Con Toni, che era studente ed era preparato, si discuteva di democrazia ,di uguaglianza, di libertà, di nuova società, si respirava un’aria nuova! Mi ricordo quando insieme camminavamo sui crinali del Grappa con lo sten e il fazzoletto rosso, ci sentivamo uomini liberi, volavamo su quei sentieri….” Ecco allora che attraverso queste pagine, Libero ed io cerchiamo di farvi conoscere Santo Santino, i suoi amici e la sua storia, perché la vera Storia d’Italia è stata fatta da questi giovani uomini e donne che hanno messo a repentaglio o sacrificato la loro vita per regalarci la libertà e i sacri e inalienabili diritti sanciti dalla Costituzione nata dalla Resistenza.
Catia Costanzo Boschieri Presidente della Sezione Anpi – Montebelluna (TV)
A titolo personale ed in rappresentanza dell’Anpi provinciale di Palermo e per giusto e sentito dovere di solidarieta’ con i fratelli francesi (i cittadini), sono stato assieme a Michele Maraventano alla manifestazione organizzata, su richiesta e sollecitazione della Consulta delle culture (l’organismo formato da tutte le diverse etnie presenti a Palermo, in maggioranza di fede musulmana) e dalle associazioni e sindacati, prontamente sposata dal Comune di Palermo. Tutti hanno condannato i barbari fatti di Parigi, senza se e senza ma. L’emozione e’ stata forte quando il coro del Massimo ha intonato la Marsigliese sulla scalinata del teatro illuminato con i colori della bandiera francese. Tanti altri amici dell’Anpi erano alla manifestazione per Nino Di Matteo, tenutasi oggi a Roma.
Salvo Li Castri Un rispettoso onore ai genitori della bella e solare Valeria. Una eroina del nostro Paese, uno dei tanti cervelli fuoriusciti dall’Italia per lavoro. Al dolore composto ed orgoglioso dei genitori e’ rivolto il nostro pensiero ed il nostro riconoscente rispetto.