IMPORTANTISSIMA PRESA DI POSIZIONE SULLO SCANDALOSO INCONTRO DI BERLUSCONI CON NAPOLITANO AL QUIRINALE

 

—-Messaggio originale—-
Da: ufficiostampa@anpi.it
Data: 03/04/2014 11.54

 

Il Presidente Nazionale dell’ANPI: 

” la presenza di Berlusconi al Quirinale inquieta e preoccupa perché suona come pressione anche alla magistratura”

 

Quando ho sentito che Berlusconi si era recato ancora una volta al Quirinale e si era a lungo intrattenuto col Presidente, non ci volevo credere, tanto una cosa del genere mi sembrava – e mi sembra – lontana dal mio pensiero e, spero dal pensiero di tanti cittadini e dell’intera Associazione che presiedo.

Ci sono detenuti nelle carceri che scontano pene, magari meritate;  cosa devono pensare di un condannato per gravi reati che frequenta liberamente i palazzi del potere, per il quale il Tribunale di sorveglianza non decide da mesi una sorte imposta da una sentenza definitiva e dalla legge?

E cosa può pensare il cittadino comune, incensurato e privo di problemi giudiziari, come me, che ha chiesto da parecchi giorni un incontro ad un Ministro per parlare di un problema importante (e lo ha fatto non a nome suo, ma a nome di una gloriosa  Associazione come quella dei Partigiani di Italia) ed ancora attende una risposta? Nelle istituzioni, c’è tempo per un condannato e non per una importante Associazione?

Né mi interessa l’oggetto del colloquio. La presenza al Quirinale di un personaggio che proprio sui giornali di ieri poneva un’alternativa  (“o ricevo una tutela contro gli attacchi giudiziari o faccio cadere tutto”), ha  di per sé un significato, che va contro ogni concezione civile ed etica della politica e suona come pressione anche sulla Magistratura, che dovrà sciogliere il nodo conclusivo in un’udienza ormai prossima.

Conosciamo i precedenti: un anno fa, quando si entrò in campagna elettorale, furono rinviati i processi di Berlusconi, per consentire un sereno svolgimento della campagna elettorale e la possibilità per l’imputato di parteciparvi. E non fu una cosa bella. Qualcuno sta pensando che l’esperienza possa essere ripetuta?

Noi speriamo di no: se accadrà qualcosa di simile, lo considereremo uno strappo alla giustizia, all’uguaglianza e ad altri valori consacrati nella Costituzione. L’ANPI non farà le barricate, né inscenerà manifestazioni di piazza: ma su tutte le piazze d’Italia, il 25 aprile, nel ricordare i Caduti per la libertà e nel rivolgere a loro un pensiero affettuoso e grato, diremo loro a gran voce e con immensa tristezza:  “questa non è l’Italia che avete sognato e per la quale avete combattuto ed immolato la vostra vita”.

 

Carlo Smuraglia – Presidente Nazionale ANPI

Roma, 3 aprile 2014

 

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SMURAGLIA sul progetto di “abolire” il Senato

NOTAZIONI DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI
CARLO SMURAGLIA:
► Sul progetto di “abolire” il Senato: un problema delicato e complesso, da
affrontare con ponderazione e con rispetto per la Costituzione
Sono costretto a tornare ancora una volta sulla questione della cosiddetta “abolizione” del
Senato.
Riassumo le osservazioni che ho già fatto in precedenza, per maggiore chiarezza:
a) esistono dubbi sulla legittimità di questo Parlamento ad eliminare addirittura una delle due
Camere; quanto meno si dovrebbe porre il problema della “opportunità” che questo
Parlamento faccia riforme così impegnative sul piano costituzionale; Continua a leggere

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Il ricordo della partigiana Graziella Giuffrida

 

Il ricordo della partigiana Graziella Giuffrida
«Questa giunta dia un segnale di diversità»

Originaria di San Cristoforo, si trasferisce giovanissima al Nord per insegnare. Ma lì aderisce anche come volontaria alla Resistenza. Trovata armata da un gruppo di tedeschi, viene uccisa il 24 marzo del 1945. Dal 2003 l’associazione dei partigiani etnea si batte per intitolarle una strada. Impossibile perché esiste già una via Fratelli Giuffrida, dedicata a lei e al fratello. Senza nomi né descrizione

graziella giuffrida

Via Fratelli Giuffrida è una traversa di via Plebiscito, a 50 metri circa dalla chiesa dei Cappuccini. La targa non riporta nient’altro e così sono in pochi i catanesi a sapere che quella strada è in realtà intitolata a Graziella e Salvatore Giuffrida, due giovani etnei uccisi durante la lotta di liberazione dal nazifascismo. Una polemica cominciata nel 2003 e mai sopita con le diverse amministrazioni comunali catanesi che si sono succedute negli anni, ma ancora più viva oggi nell’anniversario della morte della giovane, uccisa il 24 marzo 1945. Impossibile, nonostante le cinquemila firme a sostegno della proposta, intitolarle una strada perché ne esiste già una, seppure quasi anonima, dedicata a entrambi i fratelli. «Ma il Comune potrebbe almeno avere cura di prendere uno scalpellino per fare aggiungere i nomi dei due e spiegare chi sono: martiri per la libertà», commenta Domenico Stimolo, per diversi anni responsabile organizzativo dell’Anpi Catania.

Graziella Giuffrida era nata nel quartiere San Cristoforo nel 1924. A vent’anni lasciò Catania per andare a fare la maestra al Nord, dove si unì come volontaria alle squadre di Azione partigiana. Ma un incontro ravvicinato con un gruppo di soldati tedeschi su un tram le costò la vita. «Lei bella e giovane, loro stronzi e basta cominciarono ad importunarla e lei reagì e loro, stronzi e vigliacchi, le misero le mani addosso e addosso le trovarono una pistola – racconta il docente in pensione e scrittore etneo Elio Camilleri nella sua scheggia dedicata alla donna – Gli stronzi e vigliacchi l’arrestarono e la torturarono e la violentarono e poi gli stronzi e vigliacchi e, ora anche assassini, l’ammazzarono e la buttarono in un fosso». Era il 24 marzo 1945. La stessa sorte toccò anche al fratello Salvatore.

La vicenda, mai dimenticata da alcuni catanesi, torna di attualità nel 2003 quando l’allora giunta di Umberto Scapagnini propone una rosa di tre nomi per l’intitolazione di altrettante strade. Tra questi c’è il nome di Filippo Anfuso, «braccio destro di Galeazzo Ciano, il ministro degli Esteri che trattava con la Germania fino all’aprile del ’45», spiega Stimolo. L’associazione dei partigiani catanesi non ci sta e propone tre nomi alternativi di concittadini, con cinquemila firme a sostegno: Graziella Giuffrida, Giuseppe Di Stefano – tenente della IX armata in Grecia che collaborò con i partigiani ellenici – e Francesco Martelli – maggiore di cavalleria che organizzò il movimento partigiano in Friuli. «Ma l’amministrazione proseguì sulla sua linea e la richiesta rimase congelata», racconta Stimolo.

Qualche anno fa, fu lo stesso assessore all’Ambiente e alla mobilità Saro D’Agata, allora all’opposizione, ad avanzare di nuovo la richiesta per Graziella Giuffrida. In quell’occasione si scoprì come fosse impossibile realizzare un presunto doppione con la via Fratelli Giuffrida. Che, in ogni caso, resta ancora senza nomi né descrizione. «In generale, se l’amministrazione volesse scegliere dei nuovi concittadini per dedicare loro delle strade, vorrei far presente che basterebbe attingere alla lapide che c’è nell’atrio del chiostro del palazzo comunale che riporta una trentina di nominativi di partigiani catanesi che morirono per la Resistenza – conclude Domenico Stimolo – Sarebbe davvero un segnale di diversità, specie in vista del 25 aprile».

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24 marzo 1944 la belva nazifascista alle fosse ardeatine: i caduti siciliani

24 MARZO: 70° Anniversario della strage nazifascista alle Fosse Ardeatine ( Roma), 335 civili e militari italiani uccisi: quattordici i siciliani.

I siciliani uccisi alle Fosse Ardeatine  (Renato Guttuso)

 

1.     AGNINI FERDINANDO – fu Gaetano e di Longo Giuseppa – nato a Catania il 24/8/1924 – studente in medicina – arrestato il 24/2/1944 appartenente al Partito Comunista Italiano.

2.     ARTALE VITO – fu Antonino e Amedei M. Anna – nato a Palermo I’1/3/1882- Ten. Gen. Artiglieria – arrestato il 9/12/1943.

3.     AVOLIO CARLO – fu Federico e Maltese Francesca – nato a Siracusa il 14/9/1895 – impiegato (S.A.I.B.) – arrestato il 28/1/1944 – appartenente al Partito D’Azione.

4.     BUTERA GAETANO – di Giuseppe e D’Amico Maria – nato a Riesi l’11/9/1924
– pittore – arrestato il 15/2/1944 – appartenente al Fronte Militare Clandestino.

5.     BUTTICE LEONARDO– di Pietro e Sciarrocca Giuseppe – nato a Siculiana (Agrigento) il 2/2/1921 – meccanico – arrestato il 15/2/1944 – appartenente alla Brigata Matteotti.

6.     GIORDANO CALCEDONIO – di Gaspare e di Di Pisa Maria – nato a Palermo l’11/7/1916-corazziere-arrestato il 14/2/1944- appartenente al Fronte Militare Banda Caruso.

7.     LUNGARO PIETRO ERMELINDO – fu Alberto e di Caltagirone Vita – nato a Trapani l’1/6/1910 – Sottufficiale P.S. – arrestato il 7/2/1944 – appartenente al Partito D’Azione.

8.     PITRELLI ROSARIO – fu Giuseppe e di Buffalini Giovanna – nato a Caltagirone il 17/11/1917 – meccanico – arrestato il 28/1/1944 – appartenente al Partito Comunista Italiano.

9.     RAMPOLLA GIOVANNI – di Michelangelo e Lembo Antonia – nato a Patti (Messina) il 16/6/1894 – Ten. Colonnello – arrestato il 22 o 28/1/1944 – appartenente al Fronte Militare.

10.  RINDONE NUNZIO – di Antonio e Buscemi Carmela – nato Leonforte il 29/1/1913 – pastore – arrestato tra la fine del dicembre 1943 e l’inizio del gennaio 1944 – appartenente alla formazione “Isolato”.

11.  ZICCONI RAFFAELE – fu Lorenzo e Olla Anna – nato a Sommatino (Caltanissetta) il 13/8/1911 – impiegato – arrestato il 7/2/1944 – appartenente al Partito D’Azione.

12.  IALUNA SEBASTIANO – di Agrippino e Salerno Ignazia – nato a Mineo il 10/10/1920 – agricoltore – arrestato il 7/3/1944.

13.  MORGANO SANTO – fu Antonio – nato a Militello il 30/8/1920 – elettromeccanico.

14.  D’AMICO COSIMO – fu Luciano e di Vasetti Maria – nato a Catania il 4/6/1907- amministratore teatrale – arrestato il 23/3/1944.

 

( tratto dal sito http://marioavagliano.blogspot.it)

Domenico Stimolo

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ANPInews

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NICOLA CIPOLLA: il diario di un socialcomunista siciliano

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Giovanni Ortoleva: 69° anniversario della strage di Salussola

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Magris: uno Stato che tratta con la mafia “ha già perduto la guerra, una guerra fondamentale per la sua esistenza”

da “PERSICILIA”   questa recensione di Luigi Ficarra sul libro di Fiandaca e Lupo pubblicato da Laterza.

Il libro di Fiandaca e Lupo pubblicato da Laterza, “La mafia non ha vinto – Il labirinto della trattativa”, è interessante anche per chi, come me e penso molti altri, non condivida la tesi che vi è sostenuta, della legittimità della trattativa Stato – Mafia. Dai due autori giustificata con ricorso alla categoria giuridica dello “stato di necessità”.
Entrambi, il giurista ed il cattedratico, sanno e riconoscono – come fanno altri, ad esempio Bianconi sul Corriere del 17 febbraio – che “interessi tutt’altro che nobili e aspetti di forte ambiguità hanno contribuito a rendere poco chiaro  e poco trasparente lo scenario di allora”. Ma, dicono, “ciò non è sufficiente per escludere la possibile liceità  di concessioni a Cosa Nostra”, dove quel ‘possibile’ sta a significare un forte dubbio presente pure in loro. I quali, però, attaccano ugualmente, senza mezzi termini e senza riserva del dubbio, il processo in corso a Palermo, che definiscono tout court “sbagliato sul piano giuridico”, prima che esso si concluda. Errore di precipitazione che degli studiosi seri dovrebbero sempre evitare di commettere.
Anche perché c’è, a mio avviso, un errore nell’assunto del Fiandaca, supportato in ciò dal prof. Lupo.
Infatti, il giurista Fiandaca dopo aver accusato i magistrati di Palermo di una visione complottistica che instilla nell’opinione pubblica l’idea che fu commesso qualcosa di losco, si sofferma sul reato inserito nel capo d’imputazione di “violenza o minaccia a un corpo politico”. E vi si sofferma per definire tale accusa un mero ‘espediente giuridico’, teso a ‘colorare indirettamente di criminosità la stessa trattativa’. E qui sbaglia, perché l’accusa, come Egli ben sa, deve essere provata nel processo, e non può essere definita a priori un mero ‘espediente giuridico’. Cosa, questa, che può ben fare e fa Dell’Utri al fine di delegittimare la magistratura inquirente. Tra l’altro, osservo che trattasi di un capo d’accusa, che, leggendo gli atti ad oggi conosciuti, sembra sia molto fondato.
Il Fiandaca, così operando, si è comportato non da giurista terzo, come si pone nel succitato libro, ma da difensore di parte, soprattutto politico, difensore che ha interesse a instillare nell’opinione pubblica l’idea di una magistratura prevenuta e complottista.
Oltretutto, Fiandaca e Lupo dimostrano di non sapere, come ricorda loro Claudio Magris sul Corriere del 20 febbraio, che uno Stato che tratta con la Mafia “ha già perduto la guerra, una guerra fondamentale per la sua esistenza , e quindi non ha logicamente vinto, come essi, senza tema di vergogna, osano al contrario affermare.
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Operazione Husky: 1943 in Sicilia

Da “Valguarnera.com” un interessante art. di Enzo Barnabà sul 1943 in Sicilia

lunedì 3 marzo 2014

Il Valguarnerese Girolamo Valenti collaborò con i servizi segreti americani per l’operazione Husky in Sicilia

Girolamo Valenti, a sinistra, con un funzionario dei servizi sergreti americani

clip_image002L’operazione Husky consistette nel preparare e realizzare lo sbarco in Sicilia che fu effettuato nel luglio del 1943, assestando un colpo decisivo alle forze nazifasciste e favorendo la destituzione di Benito Mussolini. In occasione del 70° anniversario, com’è noto, si è svolta a Valguarnera un’opportuna e bella commemorazione:http://valguarneracom.blogspot.it/2013/07/operation-husky-2013-onorate-tutte-le.html .

Grazie all’omonimo volume pubblicato nel 2013 dall’editore Castelvecchi e dovuto alle penne di Casarrubea e Cereghino che hanno potuto accedere agli archivi dei servizi segreti americani ed inglesi, conosciamo finalmente non pochi dettagli che erano stati per decenni oggetto di ipotesi più o meno attendibili.

In questa sede vogliamo limitarci a riferire quanto abbiamo appreso sul nostro compaesano Girolamo Valenti. La biografia dedicatagli da R J Vecoli su “Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico” degli Editori Riuniti che Valguarnera.com ha voluto ripubblicare (http://valguarneradaleggere.blogspot.it/2012/09/girolamo-valenti.html#more) parla della collaborazione del valguarnerese (che era emigrato negli USA nel 1911) con l’ Office of Strategic Services (Oss). Grazie ai documenti ritrovati dai due storici summenzionati al National Archives and Records Administration, College Park, Maryland oggi ne sappiamo di più.

Un giovane americano di origine siciliana, Biagio Massimo Corvo, viene incaricato dai servizi segreti USA di preparare un progetto in previsione della “penetrazione della Sicilia per mano di una forza composta da elementi italoamericani” con l’obiettivo di spianare la strada all’invasione dell’isola da parte degli eserciti alleati. Corvo contatta l’avvocato Vincent J Scamporino e si mette al lavoro. Una delle prime persone che i due incontrano, il 22 settembre 1942, è proprio Girolamo Valenti, noto giornalista ed importante esponente dell’antifascismo italoamericano. L’incontro avviene a New York, a casa del dott. Matthew Siragusa, che condivide le idee del valguarnerese. Ecco alcuni stralci del libro che riprende il verbale della riunione, che Corvo e Scamporino consegneranno ai servizi segreti.

«Sembra molto probabile che si stabilisca a breve una relazione con il movimento degli esiliati italiani, che è diretto da un gruppo di siciliani di New York. Le loro direttive sono regolarmente inviate agli esponenti socialisti nella Svizzera italiana. Siragusa ci ha assicurato l’appoggio incondizionato delle organizzazioni socialiste italiane in America, Svizzera e Italia. Si è personalmente impegnato a entrare in contatto con uno dei gruppi presenti nella Confederazione elvetica, per convincerlo a intensificare le attività clandestine in Sicilia e a collegarle con quelle dell’Oss. Per le azioni successive, Siragusa attende il nostro beneplacito. Il gruppo socialista italiano di New York ha preso l’impegno di fornirci venti studenti, da utilizzare a nostra discrezione. I socialisti italiani hanno inoltre promesso di mettere a nostra disposizione i contatti con gli antifascisti nella Sicilia occidentale. Il gruppo tornerà a riunirsi domani (23 settembre), sempre a casa di Siragusa. All’incontro parteciperanno Siragusa, Valenti, Sala e il professore Nicotri. Discuteranno come rendersi utili all’Oss”.

Corvo e Scamporino tornano a riunirsi con gli esiliati socialisti il 2 ottobre. C’è anche il professore Gaspare Nicotri. Le cose procedono per il verso giusto: “Il Comitato è entusiasta e ci fornirà gli agenti per le note operazioni. Si è quindi deciso di inviare loro i formulari dell’Oss per gli agenti candidati, il prima possibile. Il Comitato ha inoltre stabilito di trasmetterci i suoi contatti in ogni città e paese della Sicilia”.

Il primo dicembre 1942 i due agenti inviano un rapporto segreto. Sono reduci da una serie di importanti riunioni a Boston e a Lawrence, nel Massachusetts. «L’obiettivo primario del nostro viaggio a Boston», scrivono, «consisteva nell’arruolare uomini e stabilire contatti». Raccolgono preziose informazioni e a Boston incontrano Joseph Salerno, un personaggio chiave nella rete dei contatti in vista dello sbarco, capo del sindacato unitario Congress of Industrial Organizations (Cio), nonché collaboratore del leader sindacale italoamericano Luigi Antonini. […]”

Assieme a Girolamo Valenti, Corvo visita poi Chicago, Detroit e molte altre città statunitensi con l’obiettivo di continuare gli arruolamenti. La missione dei due va avanti fino all’aprile del 1943. Contattano anche l’antifascista siciliano Vincenzo Vacirca (collabora ai piani dell’Oss per la guerra psicologica nei mesi che precedono lo sbarco), Giuseppe Lupis (giornalista del mensile «Il Mondo››), il sindacalista Augusto Bellanca, Gaetano Salvemini e decine di altre personalità italiane negli Usa. Tra gli arruolati troviamo Joseph Bonfiglio, Alexander Cagiati, Emilio Q. Daddario, Dick Mazzarini, John Ricca, James Montante, Victor Anfuso, Frank Tarallo, Joe Caputa, Egidio Clemente, Umberto Galleani, Joseph Russo, Sebastian Passanisi, Sam Fraulino, Louis Fiorilla, Sal Principato, Guido Pantaleoni. Vengono addestrati dall’Oss a Washington.

Non è da escludere che il ruolo di Valenti nella preparazione della spedizione non si fermi lì (con i familiari ha sempre tenuto il più assoluto riserbo). Il suo impegno durante la guerra, tuttavia, si somma ai mille altri suoi meriti (vedi anche la biografia che Chiara Mazzucchelli gli ha dedicato nel volume “Valguarnera da leggere” e l’articolo dovuto alla penna del sottoscritto:http://www.valguarnera.com/parliamo_di/girolamo_valenti.htm). Per queste ragioni ci sembra opportuno che il suo paese natale lo ricordi dedicandogli una strada come richiesto dalla seguente petizione:http://www.change.org/petitions/cittadini-di-valguarnera-petizione-al-sindaco-di-valguarnera-per-intitolare-una-strada-del-paese-a-girolamo-valenti#share

Enzo Barnabà

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LETTERA APERTA di ANPI SICILIA AL PRESIDENTE ROSARIO CROCETTA

A.N.P.I.

ASSOCIAZIONE  NAZIONALE  PARTIGIANI  D’ITALIA

_______________COORDINAMENTO REGIONALE SICILIA_________________

 

LETTERA APERTA di ANPI SICILIA AL PRESIDENTE ROSARIO CROCETTA

 

Presidente Crocetta perché rifiuta la valorizzazione della Memoria?

 

Caro Presidente,

sono ormai trascorsi parecchi mesi dalle nostre due comunicazioni, inviate alla sua diretta attenzione in data 6 giugno e 28 novembre dello scorso anno.

Il riscontro “pervenuto”  è  costituito solo….. dal silenzio e, quindi, dal conseguente percettibile e sordo diniego alla nostra richiesta di incontro finalizzata ad individuare un “comune impegno sul terreno della Memoria, della Legalità e dell’ Antifascismo”.

 

Restiamo stupiti ed amareggiati, incapaci di fatto ad interpretare questo Suo atteggiamento nei riguardi di un’Associazione che per la sua storia, l’articolata ricchezza ideale costituente e l’ampia consolidata strutturazione a livello nazionale e regionale, costituisce la tempra aggregativa più energica e vitale del complessivo patrimonio valoriale, civile e democratico, teso a potenziare e difendere le fondamenta democratiche  della nostra Repubblica.

 

L’indifferenza dimostrata alle questioni poste, nell’ambito del ruolo istituzionale da Lei ricoperto, risulta ancor più stupefacente conoscendo il Suo percorso sociale  e politico.

Eppure, la Sicilia nel corso della nostra storia  è stata epicentro di eventi di primo piano che, con il supporto di grandi partecipazioni popolari, hanno contribuito in modo determinante a modificare in maniera propositiva il percorso umano, civico, sociale e democratico dell’isola e del nostro Paese.

La coltura e la valorizzazione quotidiana della Memoria sono radici assolutamente e strutturalmente prioritarie nella gestione del pubblico Bene comune,  faro imprescindibile per realizzare condizioni migliori per l’oggi e il domani, per l’etica e la materialità della vita dei cittadini, in vivibilità e qualità.

La Memoria civile e sociale è insegnamento ed educazione fondamentale, patrimonio inderogabile, per tutti, specie per le nuove generazioni.

 

Anche in Sicilia ben conosciamo, quali potenti forze più o meno oscure sono presenti ancora nelle pieghe della Società, rivolte costantemente a minare i valori della legalità, delle conquiste e delle coesione sociali, del riscatto democratico e partecipativo dei cittadini.

 

Dallo corso anno,  due anniversari particolarmente rilevanti stiamo celebrando anche in Sicilia che hanno caratterizzato il nostro vissuto:

 

  • Il 70° dello sbarco in Sicilia,  l’inizio dell’ assalto liberatorio alla “fortezza” Europa nazi-fascista da parte degli Alleati.  La caduta del Regime il 25 luglio e l’armistizio dell’ 8 settembre firmato in terra siciliana a Cassibile. Quindi, il 70° anniversario dell’inizio della Resistenza armata da parte del popolo italiano per la riconquista della libertà e della democrazia violentemente soppresse per oltre un ventennio dalla dittatura fascista.
  • Il 120° dei Fasci Siciliani. Quel grande movimento di  uomini e donne autorganizzato che in breve tempo si consolidò in tutte le provincie della Sicilia. A partire dagli ultimi, più emarginati e sfruttati, da sempre “schiavi”, cercando il riscatto sociale sempre negato, al grido di “ terra, pane, lavoro libertà e legalità”, finendo violentemente schiacciati da un potente e sanguinario potere repressivo, con  l’imposizione di scioglimento del Movimento del 3 gennaio 1894, la decretazione dello stato di guerra ed una lunghissima scia di morti, di arresti e processi di massa, ad opera del siciliano Francesco Crispi, ancora oggi tanto ricordato in Sicilia con strade, piazze e monumenti a lui dedicate.
  •  I germi di questo grande movimento, solo secondo per importanza in Europa dopo la Comune di Parigi,  rimasero a germogliare. Dopo la furia fascista ripresero la lotta contro il feudalesimo terriero ancora imperante, con le imponenti lotte contadine del dopo guerra.

Ebbene, la Regione Sicilia ha eluso questi fondamentali appuntamenti. Non ha svolto nessun specifico ruolo propositivo nell’incentivare la giusta Memoria dei cittadini siciliani.

Lei, Presidente, è stati assente!

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