350 bambini romani ebrei deportati e sterminati subito nelle camere a gas

Oggi ricordiamo un momento terribile della barbarie fascista e nazista, violenza bestiale che ha sempre accompagnato, subalterna, gli esiti brutali della crisi del capitalismo

…..16 ottobre, la data che per gli ebrei romani e italiani, e per tutti gli italiani più rappresenta l’immagine della Shoah in Italia. Domani saranno consegnati alla Comunità Ebraica di Roma i documenti ritrovati nell’archivio di Bad Arolsen che riguardano i trecentocinquanta bambini ebrei deportati da Roma fra il 16 ottobre 1943 e il giugno 1944. Quei bambini non hanno potuto raccontare né testimoniare, perché sono finiti subito nelle camere a gas, perché nessuno di loro è tornato. Quei bambini hanno avuto il destino che Hitler voleva riservare a tutti gli ebrei, scomparire senza lasciare traccia. Sono i non testimoni. Quelli sommersi nel primo istante. E quante generazioni perdute, da quei bambini assassinati prima di vivere, quanti figli e nipoti che non sono nati dopo di loro a percorrere la loro vita, crescere, imparare, amare, soffrire e gioire come tutti. Quei documenti non potranno dirci, come per altri, adulti, sopravvissuti al campo, come essi hanno compreso e vissuto il loro percorso di morte. Ma ci potranno raccontare chi erano, ricordarci il loro nome, sapere degli sforzi per ritrovarli fatti dai loro cari dopo la Liberazione, dare insomma anche un volto ai loro nomi.

Anna Foa, storica

dal portale dell’ebraismo italiano

16/10/2012 – 30 תשרי 5773

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92° anniversario assassinio Giovanni Orcel

L ’ANPI  domenica 14 ottobre 2012 alle ore 9, ricorda Giovanni Orcel nel 92° anniversario del suo assassinio avvenuto il 14 ottobre 1920 in Corso Vittorio Emanuele all’altezza della Biblioteca centrale dove  con la Cgil, e il Centro Impastato deporremo una corona sotto la lapide che lo ricorda.

Giovanni Orcel è una delle figure più significative del movimento operaio palermitano, segretario generale della FIOM dal marzo del 1919  operava per unire lotte urbane e lotte delle campagne sulla scia di Nicola Barbato e anche del fratello Ernesto Orcel fondatore del Fascio dei Lavoratori di Cefalù, ed  in stretto collegamento con Nicolò Alongi, il dirigente contadino assassinato dalla mafia nel febbraio del 1920.

Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!

Entrambi i delitti, inequivocabilmente di matrice fascista e mafiosa, sono rimasti impuniti.

Su Giovanni Orcel leggi Giuseppe Carlo Marino, 1976 nel libro “Partiti e lotta di classe in Sicilia da Orlando a Mussolini” (Bari, De Donato, 1976); poi nel saggio di  Giuseppe Carlo Marino “Vita e martirio di Nicola Alongi, contadino socialista” e in numerosi altri scritti.

Il libro di Giovanni Abbagnato, Giovanni Orcel. Vita e morte per mafia di un sindacalista siciliano. 1887-1920, ricostruisce l’attività di Orcel e le lotte di quegli anni.

Il logo del referendum per l’art. 18  ci ricorda che Orcel, Alongi e la lunga scia di sangue di sindacalisti e cittadini uccisi, lottarono per la difesa della dignità umana e la dignità del lavoro, che oggi  i governi della destra politica, in assenza di opposizione vera, stanno di fatto abolendo.

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Ecco l’Italia ‘finto smemorata’ che incoraggia i rigurgiti fascisti

Scriveva Luis Sepulveda che «un popolo senza memoria è un popolo senza futuro». La memoria aggrega, è il collante che unisce generazioni, la memoria è la base della storia e del civismo. Ma in Italia la memoria spesso cambia forma, muta la sua pelle, si plasma a seconda della forma e dei contesti. Lascia spazio, alle volte, a rigurgiti di nostalgia che in politica trovano terreno nei movimenti che si rifanno al fascismo. Che non solo vengono tollerati, ma che spesso sono incoraggiati anche dai pubblici amministratori e ufficiali.

SEGNALACI I CASI NELLA TUA CITTA’

Oppure, clicca qui e inviaci le foto o scrivi a unisciti@unita.it

Come è successo a Isernia. Dove fra qualche settimana si discuterà l’appello contro una strana sentenza di condanna di cinque uomini e due donne avvenuta il 5 maggio scorso. Strana non tanto per l’entità della pena, otto giorni di reclusione poi trasformati in un’ammenda da 1350 euro per ciascun imputato, quanto per le aggravanti.

I FATTI, IN BREVE

Il 27 ottobre del 2011 nella città molisana si confrontano due gruppi. Da una parte Casa Pound e Gioventù Italiana del Molise, movimenti di estrema destra, dall’altra il Comitato antifascista molisano. Quest’ultimo protesta contro la decisione della Amministrazione provinciale di concedere l’uso di una sala pubblica «alle associazioni neofasciste» che hanno organizzato un incontro pubblico. Per questo chiede e ottiene il permesso dalla questura di poter organizzare un sit in davanti al palazzo della Provincia. C’è forte tensione quel giorno. Alimentata anche dai giornali locali che ipotizzano l’arrivo di black block. Eppure tutto fila liscio. Le disposizioni del comitato per l’Ordine pubblico sono rispettate alla lettera fino a quando un gruppo di antifascisti, circa quaranta, si stacca dal sit-in. Ma fanno pochi metri. Fronteggiati dalla polizia desistono e se ne vanno via cantando. I gruppi, dunque, non vengono a contatto. Ma tanto basta perché la questura identifichi sette del Comitato e li porti davanti a un giudice. La colpa? Aver disatteso le disposizioni della questura, con le aggravanti di aver gridato, come scrive il procuratore Federico Scioli nella richiesta di condanna, «slogan del tipo “il Molise è antifascista” e intonato la canzone “Bella Ciao”».

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Appello per la manifestazione nazionale del 6 ottobre a Niscemi

 

Manifestazione regionale/nazionale No MUOS, Niscemi 6 ottobre 2012



I venti di guerra soffiano nuovamente sul Mediterraneo; la Sicilia, da settant’anni occupata dall’esercito degli Stati Uniti, continua a subire un ruolo centrale nella strategia militare sia NATO che statunitense. A Niscemi proseguono senza sosta i lavori di costruzione del Muos, che attraverso le sue enormi parabole permetterà il flusso planetario delle informazioni militari; Sigonella
Capitale mondiale dei droni (Global Hawk, Predator, Reaper) è in prima linea nelle politiche di attacco, come avviene da tempo con le guerre in Iraq, Afghanistan, Libia, ecc.

Il Muos, in costruzione dentro la Sughereta di Niscemi, Sito di Interesse Comunitario, è nocivo per la salute dei siciliani; nel breve e medio periodo l’esposizione alle sue microonde provocherà gravissime patologie, come tumori di vario tipo, leucemie infantili, infarti, melanomi, linfomi, malformazioni fetali, sterilità, aborti, mutazioni de sistema immunitario ecc.; esso grava su un territorio già stuprato dal Petrolchimico di Gela e dalle 41 antenne della base della marina militare USA NRTF, operanti anch’esse all’interno della Sughereta, le cui emissioni elettromagnetiche violano sistematicamente, dal 1991, i limiti previsti dalla legge.

L’ambiente circostante l’installazione, per il raggio di decine e decine di km verrà progressivamente devastato e reso sterile, mentre l’agricoltura, patrimonio produttivo delle aree circostanti, subirà pesanti condizionamenti.

Il MUOS è capace di interferire con le strumentazioni tecnologiche dei voli civili sull’aeroporto di Fontanarossa (già sottoposto a servitù militare dalla vicina base di Sigonella); è la vera causa della mancata apertura dell’aeroporto di Comiso; è un ingombrante ostacolo per il rilancio dell’economia territoriale; è soprattutto uno strumento di guerra e di morte.

Noi, coordinamento regionale dei Comitati NO MUOS
– vogliamo che si revochi immediatamente l’installazione del MUOS e che si smantellino le 41 antenne NRTF.
– Vogliamo la smilitarizzazione della base americana di Sigonella, da riconvertire in aeroporto civile internazionale.
– Vogliamo che il governo, che taglia le spese sociali aumentando ogni genere di tasse e imposte per salvare il capitale finanziario ed il debito delle banche, tagli invece le spese militari.
– Vogliamo che la Sicilia sia una culla di Pace al centro di un Mediterraneo mare di incontro, di convivenza e di cooperazione tra i popoli.
Facciamo appello per una manifestazione nazionale su questi temi da tenersi a Niscemi sabato 6 ottobre con concentramento alle ore 14,30 presso SP10 Contrada Apa da dove un corteo sfilerà fino alla base NRTF; In serata ore 19,30 (concentramento largo Mascione) corteo in città con concerto e interventi in piazza V. Emanuele.

Coordinamento regionale Comitati No MUOS

 

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DIAZ LA CASSAZIONE: “LA CONDOTTA DELLA POLIZIA HA SCREDITATO L’ITALIA IN TUTTO IL MONDO”

«L’assoluta gravità sta nel fatto che le violenze, generalizzate in tutti gli ambienti della scuola, si sono scatenate contro persone all’evidenza inermi, alcune dormienti, altre già in atteggiamento di sottomissione con le mani alzate e, spesso, con la loro posizione seduta in manifesta attesa di disposizioni, così da potersi dire che s’era trattato di violenza non giustificata e punitiva, vendicativa e diretta all’umiliazione e alla sofferenza fisica e mentale delle vittime». Corte di Cassazione, Sentenza numero 38085

 

 

 

 

 

 

Il deposito del  testo della sentenza della Cassazione sulle incredibili e indicibili violenze di cui si è macchiata la polizia col massacro effettuato  a Genova 2001 nella caserma Diaz su cittadini inermi ci dice, tra l’altro, come viviamo un periodo con molti pericoli per la democrazia. Ancora una volta è la Magistratura italiana che fa supplenza al silenzio, non solo delle Istituzioni allora in mano alla destra berlusconiana che si vantava di avere sdoganato con i Fini, gli Storace, i Santanchè,  la destra fascista e nostalgica, ma anche di certa politica  in cerca di una identità e schieratasi dietro una generica condanna bipartisan della violenza. Così la Cassazione usa le giuste parole e dice che il massacro alla caserma Diaz a Genova nel 2001 ha ricoperto di vergogna l’Italia nel mondo intero.

Dopo questa sentenza ci aspettiamo che il capo della polizia di allora, De Gennaro, sia rimosso dall’incarico di governo che oggi ricopre nell’aria dei servizi segreti.

“LA PIU’ GRAVE SOSPENSIONE DEI DIRITTI DEMOCRATICI IN UN PAESE OCCIDENTALE DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE”

                    AMNESTY INTERNATIONAL

p.s. Solo alcuni giorni fa un canale della televisione italiana commentava una scena illuminante in cui si vedevano alcuni polizziotti che pestavano, dopo averlo messo a terra, un uomo: I polizziotti non si sono accorti che stavano pestando un collega che era stato infiltrato tra i black bloc.

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LA VERGOGNA DEL MONUMENTO AD AFFILE PER L’UOMO CHE DEPORTÒ NEI LAGER CENTOMILA LIBICI

DI FRONTE ALLA VERGOGNA DEL SACRARIO AL FASCISTA GRAZIANI CRIMINALE DI GUERRA CONDANNATO A 19 ANNI PER CRIMINI CONTRO L’UMANITA’ COSTRUITO CON I SOLDI DELLA REGIONE LAZIO NON POSSIAMO FERMARCI ALLA PROTESTA.

CHIEDIAMO UN  INTERVENTO DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI ROMA PER REPRIMERE RAPIDAMENTE QUESTO REATO DI APOLOGIA DEL FASCISMO CHE OFFENDE LA STORIA DELLA NOSTRA REPUBBLICA NONCHE’ QUANTI CADDERO PER LA LIBERTA’ DAL FASCISMO E DAL NAZISMO.

QUESTO VOLGARE MONUMENTO FASCISTA FATTO, CON SPERPERO DISINVOLTO ORMAI BEN NOTO, CON I SOLDI DELLA REGIONE LAZIO DEVE ESSERE ELIMINATO

ANPI PALERMO CHIEDE UN INTERVENTO DEL GOVERNO PERCHE’ SI PROCEDA RAPIDAMENTE ALLA RIMOZIONE DI QUESTO MONUMENTO CHE OFFENDE, ANCHE  A LIVELLO INTERNAZIONALE,  LA CIVILTA’ E LA DIGNITA’ UMANA

CHIEDIAMO ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA  DI INTERVENIRE  A DIFESA DELLA COSTITUZIONE E ALLA  SALVAGUARDIA DELLA DEMOCRAZIA  

DI SEGUITO IL LINK AL SITO DELL’ANPI NAZIONALE  SULLA PROTESTA ORGANIZZATA AD AFFILE

Affile: protesta contro il sacrario al fascista Graziani

http://www.anpi.it/affile-protesta-contro-il-sacrario-al-fascista-graziani/

Riportiamo anche di seguito il link alll’articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere

LA VERGOGNA DEL MONUMENTO AD AFFILE PER L’UOMO CHE DEPORTÒ NEI LAGER CENTOMILA LIBICI

Quel mausoleo alla crudeltà
che non fa indignare l’Italia

Il fascista Graziani celebrato con i soldi della Regione Lazio Continua a leggere

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L’ANPI incontra la sorella del partigiano Placido Rizzotto

L’ANPI  Palermo ha incontrato la signora Pina, sorella del partigiano Placido Rizzotto, con Dino Paternostro, segretario della Camera del Lavoro di Corleone, Davide Paternostro presidente del circolo ANPI di Corleone, presenti i figli Mario ed Ernesto. Nell’occasione l’ANPI ha donato alla signora Pina, che nella foto quì sotto lo indossa, il classico fasciacollo dei partigiani.
da Città Nuove-Corleone    http://www.cittanuove-corleone.net/
La settimana scorsa, abbiamo incontrato a Corleone la signora Pina, sorella di Placido Rizzotto.
Per conto della redazione di “Rassegna Sindacale”, il settimanale della Cgil, le abbiamo consegnato il poster del fratello, realizzato da Mario Ritarossi, in occasione dei funerali di Stato del sindacalista corleonese, che la feroce mafia del feudo aveva assassinato la sera del 10 marzo 1948. Con noi c’erano Davide Paternostro, presidente della sezione Anpi di Corleone, Ottavio Terranova ed Angelo Ficarra, rispettivamente presidente e segretario dell’Anpi di Palermo. Un incontro commovente. La signora Pina era in casa con due suoi figli, Mario ed Ernesto. Ci ha ricevuti in salotto e ci ha parlato tanto del fratello.
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totale incondizionata solidarietà

COMUNICATO
>Al PM Antonio Ingroia e a tutti i valorosi magistrati della Procura di
>Palermo va la nostra totale incondizionata solidarietà contro le gravissime
> minaccie da qualunque parte esse provengano; la
>solidarietà, la vigile preoccupazione e l’affetto verso chi, compiendo
>il proprio dovere si batte per fare Verità e Giustizia  e porre fine
>alla vergognosa turpe e nefanda trattativa Stato – mafia. A voi va la
>solidarietà dei cittadini italiani che vogliono mettere la parola fine
>alla lunga teoria di stragi che restano avvolte nel mistero, senza
>colpevoli, coperti dai segreti di Stato, dai depistaggi da Portella
>della Ginestra a piazza Fontana giù giù fino all’assassinio di Peppino
>Impastato e alle stragi di Carini e via D’Amelio. Reagiamo con
>fermezza e senza tentennamenti di fronte all’attacco più grave che
>siamo costretti a registrare alla nostra Costituzione Repubblicana e
>quindi alla nostra democrazia.
>Ottavio Terranova Presidente e coordinatore regionale dell’ANPI Sicilia
>Angelo Ficarra segretario ANPI Palermo
>Mercoledì 26 settembre 2012
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Referendum Art. 18

A.N.P.I.

A S S O C I A Z I O N E N A Z I O N A L E P A R T I G I A N I D ’ I T A L I A

COMITATO NAZIONALE

www.anpi.it – e-mail anpisegreteria@libero.it oppure comitatonazionale@anpi.it

COMUNICATO

E’ stata presentata una proposta di referendum sostanzialmente per il

ripristino del testo originario dell’art. 18 dello Statuto e per l’abrogazione dell’art. 8 della

legge 13.8.2011 n. 138, soprattutto nella parte in cui si consentono deroghe al

contratto collettivo nazionale in virtù di accordi contrattuali di minor livello.

L’ANPI non ha bisogno di ricordare che su questi temi si è pronunciata

ripetutamente, contro le iniziative legislative di cui oggi si chiede l’abrogazione,

ribadendo la propria convinzione che ragioni fondamentali di principio dovrebbero

impedire di modificare norme che appartengono da tempo alla struttura ed ai

fondamenti del diritto del lavoro, corrispondenti a precisi diritti dei lavoratori, che li

hanno conquistati a prezzo di lunghe e dure lotte.

Siamo dunque convinti che esiste davvero la necessità di tornare alle

formulazioni ed ai princìpi originari, tanto più preziosi ora in quanto attraversiamo un

momento difficile della vita del nostro Paese; ed è in occasioni e in periodi come questi

che vi è più che mai bisogno di tutele e garanzie fondamentali per chi lavora.

Gli strumenti per arrivare a risultati positivi sono molteplici e tutti legittimi,

sicché è condivisibile l’obiettivo perseguito dai promotori del referendum, per quanto

riguarda i due quesiti sopraindicati, così come resta forte la speranza che il governo

che uscirà dalle imminenti elezioni possa e sappia intervenire ripristinando quanto è

stato tolto ai lavoratori, ai cittadini, al diritto del lavoro.

Ovviamente, l’ANPI non vuole e non può entrare nella diatriba – tutta politica

– sull’opportunità e sull’idoneità, in questa delicata materia, di un referendum, che

peraltro dovrebbe tenersi, se ammesso, soltanto nel 2014.

Gli iscritti e le organizzazioni periferiche – in piena libertà – assumeranno

ogni opportuna decisione al riguardo, considerando quanto scritto nel documento

approvato dal Congresso nazionale del 2011, nel quale si ribadisce l’impegno a

“respingere ogni tentativo di sovvertire princìpi e regole che sono previsti a garanzia

della libertà e dei diritti dei cittadini” e dove ancora si afferma che “per garantire una

forte stabilità sociale ed economica al Paese occorre attuare pienamente i princìpi

costituzionali in materia di lavoro, cambiando la legislazione vigente che ha ridotto

diritti e garanzie per i lavoratori”.

LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI

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Palermo parte civile nel processo sulla trattativa Stato mafia

da la Repubblica (24 settembre 2012 ore 18.48)

“La notizia che il Comune di Palermo si costituira’ parte civile nel processo sulla trattativa tra Stato e mafia e’ il segnale piu’ chiaro e forte che il sindaco Orlando, l’Amministrazione comunale e la citta’ di Palermo potevano dare in merito alle vicende sanguinose e torbide che si sono intrecciate negli ultimi venti anni con la storia della nostra citta’ e dell’intero paese”.

Ci sono pagine oscure che in tanti vogliono lasciare tali, ci sono verita’ che non devono mai venire a galla, c’e’ una giustizia che deve rimanere disarmata e impotente di fronte a quella che appare una ragion di stato di uno Stato malato ed inquinato”. “Noi crediamo invece  che occorra far luce su tutto, che occorra difendere, soprattutto in questa occasione, il coraggio e l’indipendenza della magistratura. Crediamo che senza verita’ e giustizia, sulle pagine piu’ infami della nostra storia recente, non saremo come palermitani, siciliani ed italiani mai veri padroni del nostro futuro, condannati come siamo ad esistere dentro le regole di una democrazia monca incapace di fare i conti con il suo passato stragista”.

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