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ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d'Italia- "Salari più alti, tutela delle pensioni, welfare: l'ANPI è vicina a tutti coloro che lottano per migliorare le condizioni di vita della grande parte del popolo italiano"«Sono sacrosante, a maggior ragione oggi, le lotte dei lavoratori per salari più alti, per la tutela delle pensioni e per il welfare. Da decenni i salari in Italia sono tra i più bassi in Europa; questa condizione è ulteriormente peggiorata per l’erosione causata dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita. Assistiamo a forme di […]
- "Condanniamo con la massima fermezza l'assalto di sapore squadrista alla sede de La Stampa di Torino""Condanniamo con la massima fermezza l'assalto di sapore squadrista alla sede de la Stampa di Torino ed esprimiamo la nostra prossimità al direttore Andrea Malaguti, ai giornalisti, e a tutto il personale del quotidiano". ANPI Nazionale ANPI Provinciale di Torino
- Pagliarulo: "Ermete Fiaccadori era un prezioso dirigente dell'ANPI. Siamo vicini al dolore della sua famiglia e del Comitato provinciale di Reggio Emilia"Ho appreso con grande dolore della scomparsa di Ermete Fiaccadori, Presidente dell'ANPI provinciale di Reggio Emilia dal 2016. Ricordo un dirigente prezioso, ideatore di importanti iniziative di memoria attiva della Resistenza e di difesa della Costituzione, sempre attivo per la partecipazione dell'ANPI alla vita pubblica e per la presenza dell'Associazione in tutte le dinamiche democratiche […]
- "Il percorso è tormentato, ma ci auguriamo al più presto una soluzione negoziata del conflitto in Ucraina e poi una conferenza internazionale di pace"“Da più di tre anni l’ANPI auspica l’avvio di un negoziato che porti a una pace duratura nel conflitto avviatosi con l’invasione russa dell’Ucraina. Abbiamo assistito invece ad una continua escalation che ha comportato centinaia di migliaia di morti e immani distruzioni in Ucraina, assieme all’avanzata russa e alla decisione da parte dei Paesi europei […]
- "USCIRE. FUORI. TUTTE. TUTTI": IL MANIFESTO DEL COORDINAMENTO DONNE ANPI PER IL 25 NOVEMBRE
- "Salari più alti, tutela delle pensioni, welfare: l'ANPI è vicina a tutti coloro che lottano per migliorare le condizioni di vita della grande parte del popolo italiano"
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L’ANPI incontra la sorella del partigiano Placido Rizzotto
L’ANPI Palermo ha incontrato la signora Pina, sorella del partigiano Placido Rizzotto, con Dino Paternostro, segretario della Camera del Lavoro di Corleone, Davide Paternostro presidente del circolo ANPI di Corleone, presenti i figli Mario ed Ernesto. Nell’occasione l’ANPI ha donato alla signora Pina, che nella foto quì sotto lo indossa, il classico fasciacollo dei partigiani.
da Città Nuove-Corleone http://www.cittanuove-corleone.net/
La settimana scorsa, abbiamo incontrato a Corleone la signora Pina, sorella di Placido Rizzotto.
Per conto della redazione di “Rassegna Sindacale”, il settimanale della Cgil, le abbiamo consegnato il poster del fratello, realizzato da Mario Ritarossi, in occasione dei funerali di Stato del sindacalista corleonese, che la feroce mafia del feudo aveva assassinato la sera del 10 marzo 1948. Con noi c’erano Davide Paternostro, presidente della sezione Anpi di Corleone, Ottavio Terranova ed Angelo Ficarra, rispettivamente presidente e segretario dell’Anpi di Palermo. Un incontro commovente. La signora Pina era in casa con due suoi figli, Mario ed Ernesto. Ci ha ricevuti in salotto e ci ha parlato tanto del fratello.
Pubblicato in Senza categoria
Contrassegnato "Città Nuove - Corleone", Angelo Ficarra, Davide Paternostro, Dino Paternostro, Ernesto nipote di Placido Rizzotto, Mario nipote di Placido Rizzotto, Ottavio Terranova, Sig.ra Pina sorella di Placido Rizzotto
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totale incondizionata solidarietà
COMUNICATO
>Al PM Antonio Ingroia e a tutti i valorosi magistrati della Procura di
>Palermo va la nostra totale incondizionata solidarietà contro le gravissime
>Al PM Antonio Ingroia e a tutti i valorosi magistrati della Procura di
>Palermo va la nostra totale incondizionata solidarietà contro le gravissime
> minaccie da qualunque parte esse provengano; la
>solidarietà, la vigile preoccupazione e l’affetto verso chi, compiendo
>il proprio dovere si batte per fare Verità e Giustizia e porre fine
>alla vergognosa turpe e nefanda trattativa Stato – mafia. A voi va la
>solidarietà dei cittadini italiani che vogliono mettere la parola fine
>alla lunga teoria di stragi che restano avvolte nel mistero, senza
>colpevoli, coperti dai segreti di Stato, dai depistaggi da Portella
>della Ginestra a piazza Fontana giù giù fino all’assassinio di Peppino
>Impastato e alle stragi di Carini e via D’Amelio. Reagiamo con
>fermezza e senza tentennamenti di fronte all’attacco più grave che
>siamo costretti a registrare alla nostra Costituzione Repubblicana e
>quindi alla nostra democrazia.
>solidarietà, la vigile preoccupazione e l’affetto verso chi, compiendo
>il proprio dovere si batte per fare Verità e Giustizia e porre fine
>alla vergognosa turpe e nefanda trattativa Stato – mafia. A voi va la
>solidarietà dei cittadini italiani che vogliono mettere la parola fine
>alla lunga teoria di stragi che restano avvolte nel mistero, senza
>colpevoli, coperti dai segreti di Stato, dai depistaggi da Portella
>della Ginestra a piazza Fontana giù giù fino all’assassinio di Peppino
>Impastato e alle stragi di Carini e via D’Amelio. Reagiamo con
>fermezza e senza tentennamenti di fronte all’attacco più grave che
>siamo costretti a registrare alla nostra Costituzione Repubblicana e
>quindi alla nostra democrazia.
>Ottavio Terranova Presidente e coordinatore regionale dell’ANPI Sicilia
>Angelo Ficarra segretario ANPI Palermo
>Mercoledì 26 settembre 2012
>Angelo Ficarra segretario ANPI Palermo
>Mercoledì 26 settembre 2012
Pubblicato in ANTIFASCISMO, memoria
Contrassegnato "Verità e Giustizia", Angelo Ficarra, Antonio Ingroia, Ottavio Terranova, Procura Palermo, trattativa stato-mafia
Commenti disabilitati su totale incondizionata solidarietà
Referendum Art. 18
A S S O C I A Z I O N E N A Z I O N A L E P A R T I G I A N I D ’ I T A L I A
COMITATO NAZIONALE
www.anpi.it – e-mail anpisegreteria@libero.it oppure comitatonazionale@anpi.it
COMUNICATO
E’ stata presentata una proposta di referendum sostanzialmente per il
ripristino del testo originario dell’art. 18 dello Statuto e per l’abrogazione dell’art. 8 della
legge 13.8.2011 n. 138, soprattutto nella parte in cui si consentono deroghe al
contratto collettivo nazionale in virtù di accordi contrattuali di minor livello.
L’ANPI non ha bisogno di ricordare che su questi temi si è pronunciata
ripetutamente, contro le iniziative legislative di cui oggi si chiede l’abrogazione,
ribadendo la propria convinzione che ragioni fondamentali di principio dovrebbero
impedire di modificare norme che appartengono da tempo alla struttura ed ai
fondamenti del diritto del lavoro, corrispondenti a precisi diritti dei lavoratori, che li
hanno conquistati a prezzo di lunghe e dure lotte.
Siamo dunque convinti che esiste davvero la necessità di tornare alle
formulazioni ed ai princìpi originari, tanto più preziosi ora in quanto attraversiamo un
momento difficile della vita del nostro Paese; ed è in occasioni e in periodi come questi
che vi è più che mai bisogno di tutele e garanzie fondamentali per chi lavora.
Gli strumenti per arrivare a risultati positivi sono molteplici e tutti legittimi,
sicché è condivisibile l’obiettivo perseguito dai promotori del referendum, per quanto
riguarda i due quesiti sopraindicati, così come resta forte la speranza che il governo
che uscirà dalle imminenti elezioni possa e sappia intervenire ripristinando quanto è
stato tolto ai lavoratori, ai cittadini, al diritto del lavoro.
Ovviamente, l’ANPI non vuole e non può entrare nella diatriba – tutta politica
– sull’opportunità e sull’idoneità, in questa delicata materia, di un referendum, che
peraltro dovrebbe tenersi, se ammesso, soltanto nel 2014.
Gli iscritti e le organizzazioni periferiche – in piena libertà – assumeranno
ogni opportuna decisione al riguardo, considerando quanto scritto nel documento
approvato dal Congresso nazionale del 2011, nel quale si ribadisce l’impegno a
“respingere ogni tentativo di sovvertire princìpi e regole che sono previsti a garanzia
della libertà e dei diritti dei cittadini” e dove ancora si afferma che “per garantire una
forte stabilità sociale ed economica al Paese occorre attuare pienamente i princìpi
costituzionali in materia di lavoro, cambiando la legislazione vigente che ha ridotto
diritti e garanzie per i lavoratori”.
LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI
Pubblicato in Anpi notizie, ANTIFASCISMO
Commenti disabilitati su Referendum Art. 18
Palermo parte civile nel processo sulla trattativa Stato mafia
da la Repubblica (24 settembre 2012 ore 18.48)
“La notizia che il Comune di Palermo si costituira’ parte civile nel processo sulla trattativa tra Stato e mafia e’ il segnale piu’ chiaro e forte che il sindaco Orlando, l’Amministrazione comunale e la citta’ di Palermo potevano dare in merito alle vicende sanguinose e torbide che si sono intrecciate negli ultimi venti anni con la storia della nostra citta’ e dell’intero paese”.
Ci sono pagine oscure che in tanti vogliono lasciare tali, ci sono verita’ che non devono mai venire a galla, c’e’ una giustizia che deve rimanere disarmata e impotente di fronte a quella che appare una ragion di stato di uno Stato malato ed inquinato”. “Noi crediamo invece che occorra far luce su tutto, che occorra difendere, soprattutto in questa occasione, il coraggio e l’indipendenza della magistratura. Crediamo che senza verita’ e giustizia, sulle pagine piu’ infami della nostra storia recente, non saremo come palermitani, siciliani ed italiani mai veri padroni del nostro futuro, condannati come siamo ad esistere dentro le regole di una democrazia monca incapace di fare i conti con il suo passato stragista”.
Pubblicato in ANTIFASCISMO, memoria
Contrassegnato "Verità e Giustizia", Antonio Ingroia, Comune di Palermo, Orlando
Commenti disabilitati su Palermo parte civile nel processo sulla trattativa Stato mafia
PER VERITA’ E GIUSTIZIA ——— di Saverio Lodato
Vietato ai magistrati avvicinarsi alla verità – di Saverio Lodato –
Dal sito ANPI Catania
Pubblicato il settembre 16, 2012 da anpict
La cosa più sensata l’ha detta Paolo Mieli, l’altra sera da Lerner, quando ha messo in guardia dal criminalizzare Ingroia e i suoi colleghi perché a Palermo non si sa mai quello che può accadere. Ma sono tenui barlumi di ragionevolezza in un coro oscurantista che per l’ennesima volta mette sul banco degli accusati le persone sbagliate: quei magistrati che a costo di immani sacrifici cercano ancora di indagare sulle vere cause delle stragi di vent’anni fa.
C’è poco da fare: ogni volta che la verità su materie delicate e controverse sembra a portata di mano, qualcuno getta barili d’olio sull’asfalto. Magari per dire poi che l’auto che ha sbandato correva a velocità eccessiva. Con questa metafora si può riassumere quanto sta accadendo da alcuni mesi con l’inchiesta sulla trattativa fra Stato e mafia fra il ’92 e il ’94.
Tutti i giudici assassinati in Sicilia, da Costa a Chinnici, da Ciaccio Montalto a Rosario Livatino, da Falcone a Borsellino, per citare solo i più noti, vissero gli ultimi anni della loro vita dovendosi difendere dall’accusa di protagonismo che proveniva sia dal mondo politico, sia dalla stessa magistratura. La ragione, allora come oggi, è semplice e nota. La magistratura non deve superare certi limiti. Non può pretendere di far rispettare la legge a chi, magari, si è fatto eleggere proprio per eludere la legge. Prendiamo, per esempio, la frase di Vietti vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura: “Mai come in questo momento il silenzio è d’oro”. Che significa? Perché si dovrebbe stare zitti proprio in questo momento? Per non disturbare quale manovratore? O l’intemerata del presidente dell’Anm Sabelli, che pretendeva da Di Matteo e Ingroia che facessero qualche passo indietro sul palco della festa del Fatto a significare la loro presa di distanza da chi si era permesso di pronunciare il nome di Dio invano? Quelle parole vanno prese per quello che sono: mezzucci polemici. Restano i fatti. Negli ultimi trent’anni si sono verificate due grandi occasioni per sconfiggere per sempre la mafia. La prima con il maxi-processo, quando gli stessi Falcone, Borsellino e Caponnetto nutrivano seri motivi di speranza. C’erano finalmente i pentiti, era venuto giù il secolare totem dell’omertà, l’iniziativa giudiziaria cominciava a mietere condanne e non più assoluzioni per insufficienza di prove.
Bastava un’altra spintarella e di mafia, in Italia, non avremmo più sentito parlare. Invece che successe allora? Mondo politico e settori della magistratura, con una manovra a tenaglia, prima delegittimarono il pool di Palermo mandandolo rapidamente in frantumi. Poi, con un’altra manovra a tenaglia, la mafia, in combutta con certa politica, certo Stato e certi servizi, con le stragi di Capaci e via D’Amelio, misero una definitiva pietra tombale sull’argomento. Capito come si fa?
E veniamo qui alla seconda grande occasione perduta. Caselli venne a fare il procuratore a Palermo ed ebbe l’infelice idea di portare sotto processo i rappresentanti di quel mondo politico che sino a quel momento avevano razzolato con boss e picciotti. Infelice: nel senso che se avesse voluto fare una carriera migliore forse avrebbe dovuto capire che quelli eran momenti in cui “il silenzio è d’oro”… Ovvio che dopo qualche mese Caselli e la sua procura divennero il pericolo numero uno per la Politica, lo Stato e il Potere. Andatevi a rileggere le dichiarazioni che fecero allora i Del Turco e i Ferrara, gli Sgarbi, gli Iannuzzi, i Liguori e i Macaluso e i Pellegrino… Che florilegio di garantismo. Che disquisizioni dotte sulla “responsabilità politica e storica” che sono una cosa, e sulla “responsabilità penale” che è un’altra cosa. Sperticate difese di Andreotti e Contrada poi condannati. Ma che importa ? Caselli doveva capire la lezione. Con la politica non si scherza. E Caselli dovette lasciare Palermo. Capito come si fa?
E oggi? Diciamo che si stava profilando la terza grande occasione. Ammetterete infatti che non è cosa da poco iscrivere nel registro degli indagati una dozzina di rappresentanti delle istituzioni, uomini politici, mafiosi con coppola e lupara, per ciò che accadde dietro le quinte dello stragismo ’92-’93. Ma allora questi ci riprovano, avrà detto qualcuno.
E VAI CON IL GIOCO delle tre carte. I magistrati di Palermo attaccano il Quirinale. E il Quirinale che si offende. E la grande stampa che lo difende. “Come son cresciuto mamma mia devi vedere… figurati che faccio il corazziere”, cantava negli anni 60 il genio di Renato Rascel. E quel motivetto ci ronzava in testa a leggere certe ricostruzioni che sembravano scritte su carta intestata dell’ Alto Colle…
Gioco delle tre carte appunto. E sapete perché? Perché sino ad oggi non abbiamo letto nessun autorevole commentatore che ci abbia spiegato dove collocare, in tutta questa vicenda, la singolare figura di Mancino Nicola restituendogli tutto il peso che merita. Mancino, infatti, sarà anche Stato tutto quello che è Stato, ma oggi è un imputato. Si fosse limitato, nelle sue telefonate al Quirinale, allo sfogo di chi dice: mi hanno messo in mezzo in una storia di cui non so nulla, e in cui non c’entro nulla, il caso sarebbe stato archiviato come normale conversazione fra amici. Ma Mancino Nicola ha detto ben altro: sono un uomo solo, quest’uomo solo va difeso, perché se no chiama in causa altre persone… non voglio restare l’unico con il cerino in mano… Elegante vero?
Ora il bello è che si pretende che dovessero essere i magistrati di Palermo a buttar giù la cornetta visto che le telefonate dell’imputato Mancino Nicola erano arrivate troppo in alto.
Roba da matti, in qualunque paese civile. Ma non in Italia. Dove a nessuno è saltato in mente di scrivere da qualche parte che invece quelle telefonate andavano interrotte proprio da chi stava troppo in alto per lasciarle tranquillamente proseguire. Come finirà questa storia? Vorremmo sbagliarci. Ma secondo noi finisce come nei casi precedenti: sarà un’altra occasione perduta. Nel qual caso, a questo articoletto, ci limiteremo ad aggiungere solo una riga. Questa: “Capito come si fa?”.
Pubblicato in ANTIFASCISMO, memoria
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PER VERITA’ E GIUSTIZIA sulla vergognosa trattativa Stato-mafia
Vogliamo verità e giustizia. La corda si è rotta. Diciamo basta all’infinita teoria di depistaggi che hanno coperto la lunga catena di sangue ad opera di pezzi dello Stato, prima e dopo Portella della Ginetra giù, giù fino a Mattarella, Peppino Impastato, Pio La Torre e a Falcone e Borsellino. E’ una catena di sangue con la quale si è strangolata la Sicilia con la cessione di fatto, quanto nazionalmente irresponsabile, del governo del territorio alla mafia.
Sul percorso, avviato di recente dall’ANPI Palermo, teso al recupero di una memoria partecipata (cioè non relegata ad un semplice accenno, quando c’è, in un libro di storia magari locale) del contributo siciliano alla lotta di Liberazione dalla dittatura fascista e dalla occupazione nazista, incominciamo a renderci conto del perchè non solo le stragi naziste sono state quasi occultate, da quella di Canicattì a quelle di Castiglione, Mascalucia, Pedara, ma anche il silenzio, tranne poche lodevoli, generalmente personali, eccezioni, è calato su contributi siciliani eroici e su pagine gloriose della Resistenza e della lotta di Liberazione. Apriamo gli occhi. Diciamo no alla trattativa Stato-mafia. Siamo con i giudici che in prima fila lottano per affermare verità e giustizia.
Di seguito dalla rivista di Libera contro le mafie, “Narcomafie” ,riportiamo il seguente preoccupante articolo:
Trattativa Stato -mafia, Martelli accusa Scalfaro
13 set 2012
Claudio Martelli, in un’audizione in commissione Antimafia, torna a indicare l’ex presidente Oscar Luigi Scalfaro come protagonista della «regia che ci fu per la normalizzazione del rapporto con la mafia» che, con l’obiettivo di fermare le stragi, passò anche per la messa da parte dei «politici che avevano esagerato nel contrasto». Martelli, che negli anni Novanta è stato ministro della Giustizia per il governo Craxi, fu testimone privilegiato di quella partita di giro che segnò la fine della prima repubblica. Una fine travagliata, che trovò nel marzo ’92 con l’omicidio di Salvo Lima il suo battesimo del sangue. Due mesi dopo ci fu Capaci, poi Via D’Amelio. A settembre il delitto di Ignazio Salvo. E poi la primavera ’93 delle bombe di Milano, Roma e Firenze. Infine, la resa dello Stato alla mafia.
Claudio Martelli punta il dito su chi quella resa, a suo dire, la decise: il presidente emerito Oscar Luigi Scalfaro, deceduto di recente, e quindi impossibilitato a difendersi. «Non ho mai parlato di una trattativa con la mafia – ha detto Martelli – ma di sicuro ci fu un cedimento dello Stato; cioè di un compromesso nel tentativo di fermare le stragi». Un cedimento che, secondo l’ex Guardasigilli, non costituirebbe un vero e proprio reato «ma un crimine politico sì». E in quel compromesso, ha detto Martelli, ebbe il ruolo di dominus Scalfaro «che regnava, non era isolato, aveva intorno a sè uomini a lui devoti, che a lui dovevano il loro ruolo: Mancino, Giuliano Amato, il capo della polizia Vincenzo Parisi, quello del Dap Adalberto Capriotti, da lui voluto al posto di ”quel dittatore di Nicolò Amato”, come scrissero i familiari dei mafiosi al 41 bis».
A proposito di Giuliano Amato, Martelli afferma: «Non posso accusarlo di spergiuro ma posso dire che ha mentito». E su cosa avrebbe mentito Amato? «Non ci sono state pressioni sulla scelta dei ministri del mio Governo», aveva detto Amato, presidente del Consiglio tra il 1992 ed il 1993, rispondendo in Commissione Antimafia a domande sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Pressioni, secondo Martelli, ce ne furono eccome allo scopo di ammorbidire l’atteggiamento dello Stato nella lotta alla mafia. Una lotta che aveva nel carcere duro – fortemente voluto dallo stesso Martelli – una sua espressione orgogliosa ma che fu revocato nel successivo governo Amato quando Giovanni Conso fu nominato ministro della Giustizia. Un avvicendamento di cui Amato ha dichiarato di “non ricordare i motivi”.
Martelli sembra deciso ad andare fino in fondo: «Posso portare dei testimoni» ha dichiarato, affermando che lo scopo di quell’avvicendamento era quello di mettere al governo uomini più inclini alla resa, al compromesso con Cosa nostra.
da “Narcomafie” la rivista di Libera contro le mafie
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ISNELLO UN ANNO DOPO


Al cimitero di Isnello di fronte al cippo al Partigiano Giovanni Ortoleva accanto al campo di rose “Bella Ciao” significativo omaggio dell’ANPI Ravenna alla Sicilia partigiana.
2 settembre 2012 Isnello ricorda con una partecipazione corale il primo anniversario della traslazione della salma del proprio figlio Giovanni Ortoleva eroe partigiano trucidato dai fascisti e dai nazisti il 9 marzo 1945 a Salussola. Per quella traslazione ricordiamo doverosamente la partecipazione decisiva della famiglia Ortoleva e dei sindaci di Isnello Giuseppe Mogavero e di Salussola Carlo Cabrio come quella di Ivano Artioli a nome del comitato nazionale ANPI. Ricostruiamo dal web questo pomeriggio proprio per dare il senso della partecipazione corale, che abbiamo registrato. Così Giusy: “Un pomeriggio denso di commozione ieri per la manifestazione in onore di Giovanni Ortoleva, che ha visto una grande partecipazione di popolo nonostante la pioggia.
Anche le sorelle del partigiano Giuseppina e Teresa e i nipoti, nonostante il tempo fosse incerto, sono venute in corteo, insieme ad alcuni rappresentanti dell’ANPI e ai numerosi intervenuti dai paesi vicini, per deporre le rose sulla sua tomba.”
In corteo, dal centro sociale al cimitero, presente il gonfalone dell’ANPI, si è cantato il Bella Ciao con la stessa commozione dell’indimenticabile 3 settembre del 2011. “Momenti di vera commozione mentre la tromba di Giuseppe Di Matteo ha intonato il silenzio e dopo il discorso del segretario dell’ANPI Angelo Ficarra le note di “Fischia il vento” hanno creato un’atmosfera di raccoglimento attorno alle spoglie del nostro partigiano. Poi al centro sociale dopo i vari interventi che hanno ricordato la la sua figura di partigiano eroico, Maria Pia Martorana e Cristina Di Gesare hanno suonato con il loro flauto un brano a lui dedicato. ”
Giusy Vacca, referente dell’ANPI di Isnello che ha organizzato magnificamente questa ricorrenza, ci ha ammonito che “La libertà conquistata 67 anni fa va ancora custodita come bene immenso, e con l’ANPI anche noi tutti possiamo dare il nostro, anche se pur modesto, contributo, per combattere l’indifferenza, favorire lo studio della storia recente, per conoscere meglio la Resistenza, batterci affinché quei valori di libertà siano sempre vivi, per non scordare cosa è stato il fascismo, il nazismo, la guerra, le stragi, i pianti delle madri, la miseria, la fame, le camere a gas, i forni crematori…al fine di impedire il ritorno di qualsiasi forma di tirannia e assolutismo!” e Francesco Fustaneo, referente ANPI di Campofelice, che ha svolto un interessante intervento su i giovani e la Resistenza oggi, ha trasmesso questo comunicato agli iscritti di Campofelice: IERI 2 SETTEMBRE SI E’ TENUTO A ISNELLO (SEDE CENTRO SOCIALE) un incontro per celebrare la persona di Giovanni Ortoleva, partigiano isnellese barbaramente trucidato in Piemonte dai fascisti della Montebello, negli anni bui precedenti la nascita della Repubblica Italiana.
Si è proceduto prima alla deposizione della corona di alloro al locale cimitero e poi si è dato vita ad un momento d’incontro in cui ha parlato il sottoscritto ma soprattutto Angelo Ficarra dell’ ANPI PALERMO, Antonino Cicero che ha illustrato la storia dei 7 partigiani collesanesi. Un nostro tesserato ha poi testimoniato le brutalità che il regime fascista ha inflitto al padre.
Ringraziamo Giusy Vacca, che ieri ha svolto in maniera eccellente il ruolo di moderatrice, pres. del circolo Anpi di Isnello per l’invito.
Grazie ai tesserati al circolo di Campofelice che hanno partecipato e a chi idealmente era presente ma per i motivi piu’ svariati non ha potuto presenziare
Dopo il documentato intervento di Antonino Cicero che ha illustrato una sua ricerca sui partigiani delle Madonie, l’intervento del nostro tesserato che ha testimoniato le brutalità del regime fascista:
Gaetano Imbrociano a cui l’ANPI Palermo Comandante Barbato ha conferito, durante i lavori del congresso del 2011, la tessera ad Honorem alla memoria dei genitori Giuseppe Imbrociano e Guida Giulia Amalia. Il padre è stato un’ antifascista comunista del 1921, segretario della cdl di Termini Imerese, confinato politico nel 1942 a Pisticci, Pollica (Matera). Il suo è stato un intervento che ci ha commosso. Ma lo riferiamo con le sue parole, quelle che ha usato per comunicare l’evento a Lucia Vincenti che ricordiamo mentre legge una parte della lunga lista dei nomi dei caduti per la difesa della dignità umana, per la libertà e per la giustizia il 25 aprile di quest’anno al giardino inglese a Palermo.
“Mia gentile Laura Vincenti, ieri ad Isnello si è avuto un incontro dell’Anpi con i familiari del partigiano Ortoleva ucciso in Piemonte nel 1945 e le cui spoglie oggi riposano nel cimitero di questo paese delle Madonie. Per la prima volta nella mia vita mi sono commosso nell’illustrare quella che è stata la lotta antifascista dei siciliani ( fra i quali mio padre ) dal 1921 fino a dopo l’avvento della Repubblica che ha dato un assetto puramente formale e non sostanziale a quello che dovrebbe essere un vero Stato democratico.
Le scrivo per esprimere la mia vicinanza alla Comunità Ebraica e la mia comprensione per il gesto estremo di Arrigo Levi, confinato anche lui nel luogo dove venne internato mio padre, poiché quando si è coinvolti da episodi terribili come quello che ha dovuto subire il Popolo Ebraico, resta dentro l’anima un dolore perenne che nessuno potrà mai cancellare.
Pubblicato in ANTIFASCISMO, Lotte contadine, memoria, Movimento Fasci Lavoratori Siciliani
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ORTOLEVA: ISNELLO RICORDA …
ANPI Isnello
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Ad un anno dal rientro delle spoglie del nostro partigiano Giovanni Ortoleva e dopo i recenti funerali di Stato del partigiano e sindacalista Placido Rizzotto
Domenica 2 settembre 2012
Ore 17,30 Partenza corteo dal centro sociale di Isnello per deporre una corona sulla tomba del partigiano Giovanni Ortoleva
Ore 18,00 Nell’aula consiliare del Centro Sociale, incontro dibattito con i referenti ANPI dei comuni delle Madonie
interverranno:
– Antonio Ortoleva, giornalista, curatore del libro in uscita “Giovanni Ortoleva”;
– Dino Paternostro, giornalista,segretario della camera del lavoro di Corleone e responsabile del Dipartimento Legalità della CGIL di Palermo, autore del libro “Placido Rizzotto”, Istituto Poligrafico Europeo, Palermo 2012;
– Angelo Ficarra, segretario ANPI Palermo. “Solidarietà ai Giudici per Verità e Giustizia”
Ore 21.15 Centro Sociale: proiezione del film di Pasquale Scimeca: “Placido Rizzotto” (2000)
Nel corso dei lavori saranno proiettate, curate da Giulio Azzarello, foto e video della manifestazione del 3 settembre 2011 a Isnello e del 25 aprile 2012 a Palermo, Festa della Liberazione dedicata quest‘anno a Giovanni Ortoleva e Placido Rizzotto
I giovani di Isnello , durante la giornata, continueranno la raccolta delle firme per la richiesta del ripristino urgente delle strade provinciali, iniziativa promossa da Marcello Catanzaro, Giusy D’Angelo, Antonio Alfonso e Francesco Fustaneo.
Referente ANPI Isnello
Giusy Vacca
La tela “Bella Ciao” è della pittrice Angela Quagliana
Pubblicato in ANTIFASCISMO, memoria
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