GIORNATE DELLA MEMORIA

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S.Cataldo

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Saverio Lodato: La trattativa Stato-mafia e i cattivi maestri

lodato saverio cprof 0 c paolo bassanidi Saverio Lodato da antimafia 2000 29 dicembre 2018
I palermitani ricorderanno a lungo la serata del Biondo. C’erano Giuseppe Lombardo, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, e Carlo Smuraglia, presidente emerito dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani; Armando Sorrentino, avvocato penalista, e Nino Di Matteo.
Occasione, la presentazione del libro “Il Patto Sporco”, dal quale sono stati tratti i brani letti dagli attori Carmelo Galati e Claudio Gioè; moderava la serata Giorgio Bongiovanni, direttore di ANTIMAFIADuemila.
Era da oltre un quarto di secolo, dalla diretta televisiva Maurizio Costanzo-Michele Santoro, che non si vedeva il Teatro Biondo stracolmo di gente, attenta e partecipe, per dibattere della Trattativa che alcuni carabinieri del Ros, in testa Mario Mori, condussero con Totò Riina e i suoi sodali. Serata di rottura, per Palermo.
Serata di testimonianza.
Serata destinata a segnare un inizio di consapevolezza per una nuova antimafia finalmente libera da troppi Convitati di Pietra che proprio dell’antimafia ne avevano fatto una bella greppia per alimentare i propri interessi.
In seicento, l’altra sera al Biondo, per dire che non credono più alla favoletta che Cosa Nostra decimò la migliore classe dirigente siciliana ricorrendo solo ai propri strumenti criminali.
In seicento, per stringersi attorno a una persona per bene, Nino Di Matteo, diventato suo malgrado, il simbolo parafulmine di un’inchiesta, quella sulla Trattativa Stato-Mafia, quasi vertiginosa per l’altezza dei livelli di potere che chiamava in causa, quanto, proprio per ciò, tremenda e inaccettabile per il Potere.
In seicento, diciamo anche questo, per proclamarselo da soli, Nino Di Matteo, quale Siciliano dell’anno. Visto e considerato che il quotidiano on line, Live Sicilia ha ritenuto bene di non includerlo nella rosa dei suoi magnifici 10 proposti ai suoi lettori. Ma, guarda caso: proprio nell’anno in cui aveva raggiunto l’esito positivo della sua immane fatica.
Quanto è accaduto il 18 dicembre al Teatro Biondo ci dice tantissime cose.
Ci dice, innanzitutto, che il muro di gomma, il silenzio d’ordinanza, la ostinata e plateale negazione dei fatti, attorno agli argomenti di cui sopra, appaiono ormai ai palermitani, che non fanno parte delle lobby di potere cittadine, nient’altro che striminzite foglie di fico.
Per nascondere che?
Per nascondere ciò che ormai hanno capito gli italiani, e non solo gli italiani di Palermo e gli italiani di Sicilia: che Sporco fu il Patto, e ancora più Sporco è voler pretendere, ancora oggi, di nasconderlo.
Hanno i loro bei grattacapi, in questo momento, i colleghi di tante redazioni. E in particolare quelli della Redazione di Repubblica Palermo, convinti come sono che “se Repubblica non lo scrive, il fatto non sussiste”. Tanto che nelle loro cronache, la serata del Biondo non l’hanno neanche menzionata, facendo cosi giganteggiare, al loro confronto, il Giornale di Sicilia che invece se ne è accorto e ne ha scritto. Come si usa fare nei giornali.
Cari colleghi di Repubblica, il fatto sussiste, eccome se sussiste.
il patto sporco integraleSforzatevi di aprire gli occhi. E il fatto è che a Palermo si sta diffondendo uno spirito di insofferenza verso i Cattivi Maestri.
Un Cattivo Maestro è Mario Mori, condannato in primo grado a 12 anni, che va a pontificare sulla legalità a giovani studenti, approfittando dell’invito di una Preside che è sorella di Giuseppe De Donno, carabiniere coimputato come lui, condannato ad anni otto. E che, a margine della sua “lectio”, rende noto che prende pillole per tenersi in vita perché “vuole vedere morire i suoi nemici”.
Perbacco. Ma è materia da editoriali per mettere in guardia i ragazzi, cari colleghi di Repubblica. Giusto? O siamo esagerati?
Cattivo Maestro, o Cattivo Professore, fa poca differenza, è Salvatore Lupo, lo storico che, negando l’esistenza del ruolo che ebbe la mafia nello sbarco degli americani, qualcuno vorrebbe far diventare il sottile negatore della Trattativa di oggi, perché lui, negando la Trattativa di ieri, e quella dell’altro ieri, è come se dicesse: “Lo dicono gli archivi che nel 1944 Lucky Luciano diede un aiutino agli americani? E io me ne fotto”.
Cattivo Maestro, o, anche in questo caso Cattivo Professore, è Giovanni Fiandaca.
Ma come?
Dopo aver definito il processo sulla Trattativa durante cinque anni di dibattimento una “boiata pazzesca”, ora che si possono leggere le 5 mila e più pagine del presidente Alfredo Montalto e del giudice a latere Stefania Brambille, se ne esce di scena fischiettando, con l’aria di uno che passava da lì per caso?
Chi scrive non è all’altezza di giudicare questa mastodontica sentenza, ma capisce però che il professore avrebbe almeno il dovere professionale di spiegare innanzitutto ai suoi allievi universitari se sulla “boiata pazzesca” la pensa ancora allo stesso modo o nel frattempo ha cambiato idea. O chiediamo troppo?
Nel caso del Fiandaca e del Lupo per “Cattivi Maestri” intendiamo professori troppo pigri e negligenti nell’insegnamento ai loro ragazzi…
Sono tanti, come si vede, gli argomenti caldi squadernati dalla serata del Biondo.
Potremmo continuare, ricordando la commissione antimafia siciliana, presieduta dall’onorevole Claudio Fava, che in appena due mesi, pretenderebbe di fornire la sua verità cotta e mangiata di quanto accadde in via d’Amelio, mentre da vent’anni si susseguono ancora i processi.
Potremmo continuare con le famiglie di centinaia e centinaia di vittime delle stragi e dei delitti di Palermo, che oggi potrebbero dare un grandissimo contributo ai cittadini, che di mafia non vogliono più sentir parlare, dicendo cosa pensano della Trattativa Stato-Mafia. E l’esempio potrebbe venire – perché no – proprio da Fiammetta Borsellino, le cui parole avrebbero un peso speciale per gli altri familiari dello sterminio perpetrato da Mafia e pezzi dello Stato di allora.
Ma per far questo occorrerebbe un’informazione attenta e scevra da condizionamenti che si accorgesse di quanto le accade intorno.
Antonio Gramsci, nei “Quaderni dal carcere”, sosteneva che il Redattore capo di un giornale dovrebbe avere della città la stessa conoscenza che ha della città un Prefetto di Polizia.
Quando esisteranno simili redattori capo anche a Palermo, non scompariranno più dai radar dell’informazione serate come quella del Biondo, e i palermitani compreranno più giornali.
Ecco perché, nelle more, il teatro Biondo era stracolmo.

Foto © Paolo Bassani

saverio.lodato@virgilio.it

La rubrica di Saverio Lodato

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Teatro Biondo “Il Patto sporco”

47183454_1946788375358006_6865510359436886016_nSerata indimenticabile questa al Teatro Biondo con gli autori de “Il Patto Sporco”. Libro che descrive  una delle cruciali più vergognose pagine della nostra Storia: la trattativa Stato mafia;                                                                                                                                   Intervento di Carlo Smuraglia. 48423198_10217622833993608_3982583823366881280_n

E’ importantissimo che, dopo mesi di preoccupante silenzio sulla sentenza relativa alla trattativa Stato-mafia nella quale si parla del più grave depistaggio nella storia della nostra Repubblica, la Palermo democratica e diverse delegazioni delle ANPI siciliane si siano  mobilititate per una partecipazione entusiasta contro la mafia e per la difesa della democrazia.

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ESSERE ANTIFASCISTI OGGI IN UROPA

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Cefalonia: “Perché chi ama la Patria è antifascista” di Giuseppe Carlo Marino

safe_image-1Una lezione innovativa e molto attuale dallo studio della strage nazista di Cefalonia del settembre ’43 e dei mancati processi ai responsabili. La Resistenza come indivisibile fenomeno nazionale grazie al contributo del Sud. Se ne è parlato a Palermo in un convegno promosso dall’Anpi e dalla Società di storia patria presentando il libro di Marco De Paolis, procuratore militare della Repubblica, e della storica Isabella Insolvibile

http://www.patriaindipendente.it/ultime-news/perche-chi-ama-la-patria-e-antifascista/?fbclid=IwAR0KntHEIwfJzXuG5jxzIoK9rekcfK0hOaZ4dh3CUHn7I47uxlTxmaFH_Lw

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L’UMANITA’ AL POTERE Tesseramento ANPI 2019

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Carissime/i il 17 e 18 novembre prossimi partecipiamo tutti alle giornate nazionali del tesseramento. L’appuntamento a Palermo è presso il circolo ARCI “Porco Rosso” di piazza casa Professa proprio di fronte alla chiesa. L’appuntamento è per i due giorni con orario dalle 10 alle 19 . Anche come gesto di solidarietà a Ilaria Cucchi, Mimmo Lucano sindaco di Riace ai quali verrà consegnata la tessera ad Honorem dell’ANPI dalla nostra Presidente Carla Nespolo, facciamo di questa giornata del tesseramento una occasione  per continuare a dare maggiore forza e sostegno  all’ANPI per il suo importante impegno in difesa di tutti i diritti umani  sanciti nella nostra costituzione.

ANPI Palermo Comandante Barbato

 

 

ps

in alegato il manifesto per la giornata nazionale del tesseramento opera del noto pittore e scultore Ugo Nespolo che ne ha fatto dono all’ANPI per il frontespizio della tessera 2019.

 

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1938 accadde in Italia — 2018 accade in Italia

0-2Introdotta da Fausto Clemente una interessante  Conferenza dibattito promossa da un  popolare “Comitato 25 Aprile” per opporsi alla iniziativa del sindaco di Termini Imerese di intitolare una via a Giorgio Almirante. legato alla vergognosa pagina delle leggi razziali del fascismo del 1938.

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I ragazzi della Alberico Gentili ad un primo incontro con la Resistenza

 

Lunedì 22 ottobre incontro con i ragazzi della Alberico Gentili. Prima con i ragazzi delle quinte elementari e poi con quelli delle terze della Media accompagnati dalle rispettive insegnanti. Introdotto con belle parole sul valore fondamentale della Costituzione e  sul dovere della memoria dalla Preside e poi dalle insegnanti si è svolto un bellissimo serrato dialogo con attentissimi bravi ragazzi che come sempre ci hanno commosso per le interessanti domande e riflessioni su concetti fondamentali della nostra storia.  Mi sembra giusto ringraziarli pubblicamente loro e i loro insegnanti che  fin qui li hanno guidati. Nel corso dell’incontro è stato proiettata una parte del bellissimo documentario del Prof. La Mantia su i partigiani Calogero Bracco e Giovanni Ortoleva. Angelo Ficarra IMG_8633

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TOTALE SOLIDARIETA’ A MIMMO LUCANO

RIACE, sabato 6 ottobre: l’Italia che resiste

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La grande manifestazione svoltasi a Riace nel pomeriggio di sabato 6 ottobre a sostegno del sindaco Mimmo Lucano è già stata raccontata dalle cronache informative nazionali.

Un paese di 2300 abitanti, nella Locride, in provincia di Reggio Calabria, divenuto famoso nel 1972 per il ritrovamento di sue statue di bronzo di epoca greca nello specchio di mare antistante.

Un paese spopolatosi nel corso di tanti decenni  a seguito del dramma sociale che da sempre ha caratterizzato il Meridione intero,  con particolare intensità nelle aree interne: l’emigrazione, per  povertà e vitale necessità di vita. A Riace molte case sono state abbandonate e definitivamente rimaste chiuse.

Poi, a partire da circa vent’anni addietro, l’inversione di rotta.

Il paese ha iniziato a ripopolarsi. Sono arrivati altri Esseri Umani….. da terre assai lontane.

Prima un nutrito gruppo di curdi…..arrivati dal mare. In seguito , il paese, a seguito delle iniziative  condotte dal tre volte sindaco Mimmo Lucano e dall’amministrazione comunale, ha operato un’intensa e faticosa azione di accoglienza, diventata simbolo di accoglienza e di fattiva solidarietà civile e sociale, in Italia e nell’intera Europa.

Molti profughi, migranti, costretti a fuggire dai loro paesi d’origine: Afghanistan, Ghana,  Pakistan, Somalia, Gambia, Eritrea, Etiopia, Tunisia, Marocco, Ghana, Egitto…, hanno trovato solidarietà, il benvenuto, abitazione ( tra le tante case abbandonate), opportunità di un lavoro tenacemente creato.

Ora, a seguito delle accuse giudiziarie che riguardano il sindaco…..si vuole negare il fondamentale diritto all’umanità, tutto rischia di crollare.

Sabato, in oltre cinquemila – molti i profughi-migranti -, sono venuti a Riace, con molti pullman e centinaia di autoveicoli. L’intera area territoriale del paese è rimasta gioiosamente ingombrata. Una festa  per i sentimenti di libertà e di unione contro i propugnatori dell’intolleranza. Una manifestazione di grande rilievo nazionale, di solidarietà attiva, di grande civismo, a supporto del sindaco Mimmo Lucano, delle iniziative messe in atto nel paese, per  sorreggere i valori dell’antirazzismo e i principi fondamentali del diritto d’asilo, in opposizione tutte le discriminazioni, declamate  dalla nostra Costituzione.

Dopo le grandi manifestazioni, antirazziste e antifasciste,  spontaneamente nate in parecchie città italiane dalla fine di agosto, a partire da Catania, a seguito dei fatti che hanno riguardato i profughi salvati dalla nave diciotto della Guardia costiera, questa di Riace è l’ultimo esempio, bello e importante, dell’Italia civile e democratica che resiste!

Tanti gli interventi dal palco approntato nell’accogliente ”auditorium” all’aperto attrezzato di gradinate  sito nell’area centrale del paese. L’intensa pioggia caduta per oltre settanta minuti sulle migliaia di persone convenute non ha fermato la manifestazione. Gli interventi, circa una ventina, in rappresentazione dell’articolato mondo istituzionale, sindacale, politico e civile partecipante, senza protezione  di ombrelli, non si sono mai interrotti. Tra gli altri, hanno dato un importante contributo diversi sindaci di paesi della Locride.

Alcune immagini della manifestazione parlano più delle parole

domenico stimolo

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CARLA NESPOLO Relazione Comitato Nazionale

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA

COMITATO NAZIONALE

giovedì 20 settembre 2018

Relazione  della Presidente Carla Nespolo

Direi di iniziare, compagni, perché come avete visto dall’O.d.G. ci aspetta una giornata densa di cose su cui dobbiamo riflettere.

Vi saluto tutte e tutti, vi ringrazio affettuosissimamente della presenza.

Il primo punto all’O.d.G. come vedete è “l’esame della situazione politica, con particolare riferimento al nostro impegno di contrasto al razzismo ed al fascismo”. Perché? Dico una cosa ovvia ma questo diffondersi di parole razziste da parte in particolare di Salvini, sostanzialmente non contrastato dagli altri membri di governo, ci preoccupa molto, soprattutto per l’esempio che produce nella opinione pubblica e quindi per il diffondersi di

un superficiale sentimento razzistico. E se a questo aggiungiamo, in questi ultimi tempi, l’estensione del concetto di legittima difesa, la facilitazione della vendita delle armi e così via, si comprende che noi siamo di fronte a un pericolo reale e forte di fascistizzazione di una parte della opinione pubblica perché tutto ciò avviene non tanto nel consenso, a mio parere, della opinione pubblica stessa, ma nell’indifferenza generale. Sono le stesse radici da cui è nato il fascismo in Italia più di 70 anni fa.

Detto che il pericolo è reale, forte, non ha nessun senso dividersi tra ottimisti e pessimisti su questa analisi, però penso che dobbiamo anche dire e ricordarci che non è la prima volta che la democrazia nel nostro Paese è stata messa in pericolo dopo la Liberazione.

Una vera stagione di superamento del fascismo culturale e politico c’è stata ma non di condivisione del valore dell’antifascismo come invece è avvenuto in altri Paesi europei.

Noi abbiamo avuto episodi in questi 70 anni molto pericolosi, più pericolosi di quello che avviene oggi: penso a tutta la stagione del terrorismo e delle stragi, al rapimento Moro, ai tentativi di colpo di Stato; a tutto questo il movimento democratico antifascista ha sempre saputo reagire con forza e con unità. Siamo in una situazione analoga e nello stesso tempo diversissima. La diversità nasce dal fatto che non ci sono più forze di massa organizzate di tipo antifascista, c’è una crisi della sinistra, e se al tempo del rapimento Moro potevamo avere nella stessa piazza (due ore dopo la notizia) le bandiere del Partito Comunista, della Democrazia Cristiana, del Partito Socialista, del Partito Liberale, e così

via, oggi non è più così ovviamente perché quella forma organizzativa, il partito di massa, non c’è più e oltre questo perché, ripeto, c’è una crisi della sinistra fortissima, evidente,

nota.

Risulta chiaro, allora, che di fronte a questo cambio di passo, di fronte al razzismo di Salvini – che era prevedibile – ma anche all’inedia e all’inerzia dei 5stelle – un po’ meno prevedibile – in qualche modo si sia verificato, in parte dell’opinione pubblica, un senso di smarrimento e di solitudine. In questa situazione il ruolo dell’ANPI è stato un ruolo forte, di collante democratico, perché ci siamo accorti anche noi dopo le prime incertezze, le prime

contraddizioni – penso a Macerata – che questa voce degli antifascisti si alzava e che noi dovevamo essere in grado di darle rappresentanza, per quello che è nelle nostre possibilità e nella stessa nostra ragione d’essere.

Abbiamo visto in questi mesi nel nostro Paese, ed è un tema che riguarda non soltanto la contingenza politica nella quale ci troviamo ma anche un’idea di democrazia che si sta delineando per il prossimo tempo che ci è dato, che dalla lotta e dalla fantasia di tante e di tanti è partita in mille rivoli la reazione a questo clima opprimente, fascistizzato ecc. Penso ovviamente alle manifestazioni, grandi e partecipate che abbiamo fatto noi come Piazza del Popolo a Roma il 24 febbraio, come Bologna, come la manifestazione delle magliette rosse per dirne solo alcune, ma penso anche a tutto quello che è successo, molto sappiamo e molto anche non sappiamo: i cittadini di tante città e paesi; gli insegnanti che nelle singole scuole insegnano Resistenza e Costituzione; gli intellettuali che in una prima fase sembravano assenti e ora parlano con decisione. Li sentiamo adesso cominciare a organizzare una presenza, una riflessione, una protesta, poi magari se vuole Anna Cocchi dirà dei 300 professori dell’Università di Bologna che stanno raccogliendo firme sotto un

appello antifascista e antirazzista ma per fare un esempio solo, ne potremmo fare molti altri. Abbiamo le mille iniziative che facciamo in Italia e che vedono partecipazione,

presenza, attenzione. A questo proposito permettetemi di dire che io sono stata al Cansiglio due settimane fa, ho incontrato il compagno “Eros”, Umberto Lorenzoni, l’ho salutato, non è che stia bene, no, non sta bene, però, sia pure con un filo di voce, mi ha chiesto di salutarvi tutti incitandoci ad andare avanti. Ci tenevo a dirlo perché quell’incontro è stato un momento bello e commovente. Ho fatto un excursus molto rapido anche perché, ripeto, pur avendo tanti temi all’O.d.G. non voglio annoiarvi, ma poi perché sono le compagne e i compagni che potranno intervenire nella loro realtà e dirci quali sono le loronecessità e le esperienze.

Dicevo prima che noi abbiamo una funzione di collante democratico, noi dobbiamo sapere stringere attorno a tutto il mondo democratico che esiste, alle associazioni, ecc., quel filorosso della unità che ci hanno insegnato i partigiani.

La domanda è: noi siamo in grado? Io faccio la domanda non do la risposta, perché non ce l’ho e vorrei che su questo ragionassimo seriamente e bene. Siamo in grado di rispondere a tutte le aspettative che ci sono nei confronti dell’ANPI? Io non so dire se sì o no, penso ovviamente che in alcune realtà sì e in altre no, penso ovviamente più sì che no. Ci crediamo davvero che questa strada, quella di dialogare e di lavorare assieme a tutte le forze democratiche antifasciste, è quella che ci consente di affrontare bene questo futuro (e non sappiamo quale sarà) per fare la nostra parte in modo serio? Io penso che questo tema dell’unità, quello che abbiamo ribadito a Chianciano, quello che quando viene

annunciato nelle assemblee, anche pubbliche, negli incontri, viene sempre applaudito, abbia bisogno di approfondimento e di scelte coerenti e definitive secondo me. Io ci credo molto, credo che questa unità in fondo sia l’esito più importante, più positivo, più utile della lotta di Liberazione. Saper dialogare tra democratici, tra ideali diversi ma tutti uniti dal rispetto dei dei diritti umani e dei diritti sociali, è il cuore della Costituzione italiana, è l’esito più importante, ripeto, della lotta di Liberazione.

Perché questa unità sia solida e duratura e utile, noi abbiamo bisogno prima di tutto di essere forti custodi della nostra autonomia. Quello che ci hanno insegnato Smuraglia e gli altri Presidenti: l’autonomia dell’ANPI, la sua identità sono fondamentali. Lo so che dico una banalità, lo so che siete dirigenti come me e lo sapete, ma noi non siamo un partito e

non lo vogliamo diventare. Non perché ci dispiaccia il concetto in sé di Partito (che è una forma di organizzazione democratica rispettabilissima) ma noi siamo una associazione che ha la sua autonomia, e con la sua autonomia di programma, di progetto e di lavoro noi andiamo al confronto unitario con tutti gli altri, con la duttilità necessaria e la fermezza indispensabile. Questo lo abbiamo fatto con l’incontro con le 23 associazioni del

Coordinamento “Mai più fascismi” che ha sortito l’esito delle firme, delle 300mila firme.

Non saremmo sinceri tra noi se non dicessimo che su questa strada del dialogo tra tutte le associazioni difficoltà ne abbiamo incontrate, non le incontriamo per esempio con le associazioni partigiane o dei deportati o dei perseguitati politici, lavoriamo benissimo con la CGIL, con Libera e con l’Arci. Non ci stanchiamo mai sui territori di costruire, di allargare questo fronte, però sappiamo che questa è la situazione, da non sottovalutare.

Una riflessione specifica che merita a mio parere di essere fatta a parte, è quella del rapporto con i partiti politici perché su questo punto noi probabilmente abbiamo anche bisogno di raddrizzare un po’ la macchina, di mettere bene in marcia il motore. Sono

ancora un po’ tante le realtà che dicono: “ah, col PD io non faccio niente, perché col PD la battaglia antifascista non la faccio”, oppure: “ah no, quelli di Potere al Popolo sono settari!”. E’ complicato. Io lo so che è complicato, compagni. Partiamo allora dalle cose semplici, partiamo dal fatto che le sedi dell’ANPI non possono stare in quelle dei partiti politici. Io prego, a questo punto, tutti i membri del Comitato Nazionale, i Coordinatori

regionali, di fare il possibile, lo so che a volte non ci sono le risorse, lo so che non è semplice, però parliamoci chiaro, un conto è essere ospitati dalla CGIL e un conto è essere ospitati dal PD o da Potere al Popolo. Si finisce, anche nell’immaginario pubblico,

con una identificazione che non va bene. Da questo punto di vista c’è da fare qualcosa, da raddrizzare, da dare qualche colpo di reni, sempre se condividiamo quello che ho detto prima rispetto all’unità: che l’unità è con tutti quelli che sono antifascisti. Io per esempio, ve lo dico chiaramente, sono molto contenta di aver letto oggi che la manifestazione a Trieste del 3 novembre di Casapound ha visto la contrarietà non solo dal Sindaco ma anche dello stesso Presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, che ha detto: “a me non preoccupa una sfilata, a me preoccupa negare i valori che sono rappresentati da chi ha lottato per la libertà”, stiamo parlando di un leghista. Noi dovremmo far finta di niente? No, è positivo e dovremmo dirlo, come è stato negativo il fatto che lo stesso sindaco di Trieste abbia impedito a dei ragazzi di esporre una ricerca seria sulle leggi razziali, e a questo proposito devo dire che il compagno Pagliarulo ha fatto un preziosissimo lavoro in loco per il 18 settembre: il nostro Comitato Regionale ha fatto una manifestazione alla Risiera di San Sabba con il saluto di Liliana Segre, di Noemi di Segni, una iniziativa dell’ANPI molto positiva, molto buona.

Questo è quello che volevo dire su questo punto, lo so che posso essere accusata di essere ecumenica quasi quanto un prete però io ve lo dico lo stesso, poi voi respingete questa idea se non la condividete o discutiamone. Io sono perché il dialogo noi lo facciamo con tutti compresi i 5stelle. Non a caso noi quando abbiamo fatto l’appello “Mai più fascismi” abbiamo invitato ad aderire anche i 5stelle, ma non abbiamo avuto riscontro. Una delle frasi che io dico spesso in pubblico – senza ottenere alcun successo, diciamo la verità – a coloro che hanno votato 5stelle, è: chiedete conto ai vostri dirigenti perché non contrastano Salvini, perché non fanno una pratica sostanziale di antifascismo e antirazzismo. Non ottengo molto successo però io lo dico con la speranza che il pensiero arrivi, in qualche modo, in qualche mente.

Sono arrivata a questo punto per dire che su questa linea della unità è necessario andare avanti. Cosa vuol dire questo? Che dimentichiamo tutto quello che è stato il terribile percorso del 2016 e 2017 con il referendum? Assolutamente no. Però è inutile dire “Ve l’avevamo detto” oppure: “Meno, male che ha vinto il No”. Dividendoci avremmo meno strumenti istituzionali e sociali, di reazione rispetto alla politica anti-democratica di Salvini.

Dobbiamo tenerlo a mente. E dovremo anche vigilare, qui non mi addentro, c’è Smuraglia e dirà lui che cosa bolle in pentola rispetto alle nuove proposte della maggioranza di modifiche costituzionali: dovremo essere pronti a contrastarle con eguale forza, rigore e argomenti. Oggi la nostra battaglia deve essere per l’applicazione della Costituzione.

Vi chiedo scusa, mi sto avviando alla conclusione, ma oggi i temi sono davvero tanti.

Quando io parlo di unità a volte qualche compagno dice: “Sì, ma uniti per cosa?”. Io dico: uniti per difendere e per promuovere una coscienza civile, democratica nel nostro Paese, uniti per fare cultura, per fare politica, per fare appunto coscienza collettiva e democratica. Se mi chiedete se questa unità avrà o no un esito rispetto a una possibile alternativa di governo io non lo so, mi sembra come mettere il carro davanti ai buoi, non lo vedo come

un tema all’orizzonte, stante anche la crisi della sinistra, non mi sento di addentrarmi più di tanto su questo argomento, mentre c’è un altro tema su cui dobbiamo essere chiari, che è quello dell’Europa. Tra pochi mesi si voterà per l’Europa. E’ vero che noi – lo diceva ieri il compagno Niccolai in un’altra riunione, quella della Commissione di Organizzazione – non prenderemo parte a queste elezioni dicendo vota per quel partito piuttosto che per quell’altro, ma dire che noi vogliamo un’Europa democratica e antifascista dobbiamo farlo assolutamente ed è anche per realizzare questo obiettivo che il 14 e 15 dicembre faremo il

Convegno degli antifascisti europei, poi Pollio Salimbeni potrà riprendere il tema. Io vi chiedo scusa compagni, non è che voglia suggerire gli interventi a ciascuno, lo dico perché davvero in questi mesi c’è stato un grande lavoro di squadra e devo dire che sono molto grata ai compagni che hanno lavorato con grande impegno su questo terreno. Dico anche che faremo il 30 novembre e il 1° dicembre, a Milano, un convegno sui Musei della Resistenza, un confronto tra i Musei italiani e i Musei stranieri dove per gli italiani ci sarà l’Istoreto, Montefiorino, Fosdinovo e il Cervi; per i Musei stranieri sarà presente il Museo di Grenoble, quello tedesco di Berlino, il Museo di Amsterdam e quello di Lubiana.

Questa è un po’ la situazione. Si tratta di due progetti che non abbiamo fatto adesso ma che sono stati presentati e approvati nello scorso anno, da realizzare entro il 2018, cui si aggiunge quello del gruppo di lavoro presieduto dal compagno Smuraglia sulla Costituzione, sui 6 seminari che sono stati già fatti in tutta Italia, sul libro che sarà stampato. Quindi questi sono i tre progetti che noi dobbiamo portare a compimento. Vedete bene che di lavoro ne abbiamo tanto, ma per quanto riguarda l’Europa, il Convegno degli antifascisti sarà sicuramente un momento importante per dire qual è la nostra idea di Europa e la nostra lotta, il nostro impegno per un’Europa democratica e antifascista. Mi fa molto piacere annunciare anche che il Convegno sarà aperto dal compagno Aldo Tortorella che è molto vicino a noi, poi potranno dirlo meglio Fabrizio De Sanctis e Tina Costa.

Non basta dire Europa, però. Lo sappiamo che nel momento in cui diciamo Europa dobbiamo misurarci con il voto che è stato espresso in questo periodo: penso non solo a quello italiano, ma anche a quello svedese. C’è una spinta sovranista in Europa forte, fortissima, poi quando leggo Trump che manda anche uno dei suoi esperti, non ricordo nemmeno chi, per insegnare agli Stati, ai popoli europei come si fa per diventare indipendenti, per affossare l’Europa e che la stessa spinta sovranista, più silenziosa, c’è anche da parte della Russia, la preoccupazione è molto forte. Idem perché noi non abbiamo solo un sovranismo di destra, penso a Fassina, penso al suo rapporto con Savona. Noi ANPI stiamo da un’altra parte, stiamo dalla parte della difesa dell’Europa perché è questo continente che ci ha dato oltre 70 anni di pace, ma sappiamo tutti benissimo che per difendersi l’Europa deve cambiare, è stata troppo un’entità finanziaria sorda ai temi sociali, troppo. E oggi è ancora timida, anche se secondo me la presa di posizione su Orban è comunque un primo passo molto significativo. Pur non volendo invitare nessun parlamentare – non vogliamo che questo incontro degli antifascisti europei diventi una sorta di passerella pre-elettorale per nessuno – abbiamo pensato di invitare la parlamentare verde che ha fatto la meravigliosa arringa contro Orban spostando anche pezzi di opinione dentro il Parlamento europeo. Un’altra strada in salita per noi: cioè essere nello stesso tempo per l’Europa ma per un’altra Europa, d’altra parte cose facili per gli antifascisti non ce ne sono. Anche se io sono convinta – sto veramente avviandomi alla fine – che tutto questo nostro sforzo ha però un merito, quello di sollevare il problema della memoria e di sollevarlo verso giovani generazioni che non sanno niente. Se il Presidente del Consiglio scambia l’8 settembre col 25 aprile, o il 25 aprile col 1960, giustamente dobbiamo indignarci, ma dobbiamo anche andare avanti con questo lavoro di formazione che con Carlo Smuraglia e Paolo Papotti già stiamo coltivando.

Sono anche contenta di dire che il nostro rapporto con l’INSMLI è diventato più stretto con la nuova direzione di Paolo Pezzino. Ciò è per noi e credo anche per loro, un grandissimo aiuto. Per esempio nell’ultima riunione che abbiamo fatto a Milano per parlare e organizzare del Convegno sui Musei della Resistenza, Claudio Dellavalle ha proposto una cosa molto bella: preparare dei corsi di formazione per dirigenti ANPI. Io la trovo bellissima. Dobbiamo farla passare nelle forme più giuste, affinché non si offenda nessuno. Per approfondire qualche aspetto, per scambiare opinioni ed esperienze va benissimo. E anche per conoscere la storia dell’Italia Repubblicana.

Io non ho trattato due temi, pur avendo parlato tanto, perché lascio rispettivamente la palla a Claudio Maderloni e a Carlo Ghezzi. Il primo è quello che riguarda la marcia Perugia- Assisi. Voi sapete che la marcia si svolgerà il 7 ottobre partendo da Perugia e però è preceduta da due giornate interessanti anch’esse, in particolare quella del 6 ottobre: la conferenza tra padre Alex Zanotelli e la sottoscritta sull’art. 11 della Costituzione. Il nostro obiettivo è quello di avere alla marcia la presenza del gruppo dirigente del Nazionale più forte e più visibile, anche sfilando all’inizio, alla partenza, dietro al nostro striscione nazionale. Nell’altro Comitato Nazionale Ottavio Terranova mi ha chiesto: quanti chilometri sono? Gli ho risposto: mah! sono 22, mi ha detto Maderloni! Permettetemi di inviare un affettuoso saluto a Ottavio che non può partecipare al Comitato Nazionale per suoi problemi familiari, ma ha mandato un intervento che sarà letto, al termine della mia relazione, da Marisa Ferro. Sia chiaro, facciamo un chilometro al massimo e poi solo i nostri atleti: Maderloni, Smuraglia e gli altri potranno proseguire. Io personalmente mi fermerò. Però abbiamo anche un gruppo di podisti con il berretto e con la maglia dell’ANPI che faranno tutti i 22 chilometri. Informo tutti che abbiamo già mandato una lettera con il dettaglio del programma. Lascio su questo, quando sarà il momento, la parola a Claudio.

Per quanto riguarda Ghezzi, ieri abbiamo fatto la riunione della Commissione di Organizzazione. Capisco che è un po’ faticoso, capisco che è anche un po’ costoso perché ci si sposta una notte in più ma guardate secondo me è stata una riunione veramente utile perché abbiamo parlato di tante cose, approfonditamente, come si deve fare quando si affrontano questi temi. Uno solo ne dico, quello che riguarda il tesseramento. Noi nel 2017 abbiamo avuto una leggerissima flessione, che se pensate la temperie da cui uscivamo, compagni, è un risultato positivo. Dimostra che alla nostra associazione, nel suo corpo grande, anche coloro che non erano d’accordo col “No” si sono reiscritti. Mi pare di cogliere, ditemi voi se sbaglio, un nuovo interesse per l’ANPI.

Motivato anche dal pericoloso diffondersi del razzismo sparso a piene mani dagli interventi del Governo. E vedremo cosa diranno i nuovi decreti, previsti a giorni.Ultima data che vi do: il 17-18 novembre vorremmo dedicarle al nuovo tesseramento. Due giornate che dovranno essere partecipatissime. Con le nostre sedi aperte e l’impegno e la fantasia dell’ANPI al lavoro. Il primo appuntamento, grande, complessivo di manifestazione è a Milano, il 30 settembre p.v. Ho visto che Cenati si è preoccupato di avere tutte le adesioni necessarie, i saluti, ecc. Penso che sia una manifestazione molto bella, e molto importante. Ne dico una ma potrei dirne cento perché in contemporanea ci sono manifestazioni e iniziative, in Sardegna, in Puglia, in Calabria e in molte altre regioni. Ho finito e mi scuso per la lunghezza, normalmente lo sapete non sono così prolissa. Un abbraccio a tutte e a tutti.

Relazione Nespolo C.N. 20 settembre.pdf

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