25 aprile a Palermo NOMUOS: comunicato CGIL regionale

>CGIL SICILIA
>UFFICIO STAMPA
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>                                    COMUNICATO STAMPA
>25 APRILE: PAGLIARO (CGIL), PACE E DISARMO GLI OBIETTIVI DI OGGI PER
PROSEGUIRE NEL SOLCO TRACCIATO CON LA LIBERAZIONE
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>Palermo, 25 aprile- “Coltivare la memoria di quei passaggi storici che sono a
fondamento  e costituiscono le radici della democrazia e della libertà  nel
nostro Paese è fondamentale. E altrettanto lo è proseguire nel solco tracciato
con un impegno che oggi deve avere tra gli obiettivi prioritari la pace, il
disarmo e la solidarietà tra i popoli”. Lo dice il segretario generale della
Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, a proposito della ricorrenza del 25 aprile.
“Come allora obiettivo fondamentale è stato liberarsi del nazifascismo-
aggiunge Pagliaro- oggi tutto l’impegno delle forze democratiche deve essere
volto da un lato al mantenimento e al rafforzamento delle conquiste
democratiche, dall’altro alla promozione dei processi di pace. E’ in quest’
ottica – dice Pagliaro- che ribadiamo la nostra contrarietà a istallazioni
militari come il Muos, chiediamo al governo di tagliare sulle spese militari e
sugli armamenti e di avviare iniziative per la pace e la solidarietà nel
Mediterraneo”. Pagliaro esprime inoltre solidarietà all’Anpi che, dopo svariate
richieste d’incontro rivolte al Presidente della Regione non e’ stata ancora
ricevuta. “L’assenza del governo siciliano e il suo disinteresse relativamente
all’obiettivo di coltivare la memoria delle fondamenta democratiche del nostro
Paese, – dice Pagliaro-  e’ l’espressione piu’ autentica di un governo
distratto e ingiustificabile, che non può non tenere conto di questi importanti
valori e di chi ha combattuto sacrificando persino la propria vita per
affermarli”.
>2014 dac

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Roma 29 aprile e Costituzione: se la politica ascoltasse quei ragazzi…

Se la politica ascoltasse quei ragazzi…

di Roberto Bertoni

Come sarebbe stato bello se Renzi e la Boschi, anziché prendersela con i “professoroni” che da trent’anni, non si sa come, non si sa perché, bloccherebbero le mitiche riforme, fossero stati con noi ieri pomeriggio al Teatro Eliseo! Come sarebbe stato bello se avessero partecipato all’iniziativa promossa dall’ANPI e dedicata a “una questione costituzionale”, ossia la tutela dei princìpi, dei valori e dello spirito originario della Costituzione dagli assalti di riformatori le cui proposte sembrano essere dettate più da esigenze elettorali che da un reale disegno di buona manutenzione della Carta!

Se fossero venuti con noi, ad esempio, si sarebbero accorti che nel Paese non c’è nessun gufo, nessun rosicone e nessun disfattista, tanto meno a sinistra, e che i nostri allarmi, i nostri appelli, le nostre richieste di chiarimento non derivano dalla volontà di favorire l’ascesa grillina a Palazzo Chigi bensì dal fermo desiderio di ricostruire una coalizione di centrosinistra degna di questo nome, in grado di garantire al Paese un governo all’altezza e di restituire credibilità alle istituzioni.

Se fossero venuti, inoltre, si sarebbero accorti che alla manifestazione promossa dall’ANPI non c’erano solo i “parrucconi” dal capello canuto che loro tanto avversano ma anche decine e decine di giovani che alle riunioni del PD non si vedono più. Giovani “partigiani”, giovani animati dall’amore per la politica e da un fortissimo impegno civile, giovani coraggiosi, ricchi di passione, desiderosi di raccogliere il testimone e prepararsi a combattere le resistenze moderne: per il lavoro, per i diritti, per la dignità della persona e anche per il ritorno della politica perché quella cui stiamo assistendo in questi mesi, oggettivamente, non lo è.

Non è politica quest’indegna e costante gazzarra priva di contenuti e di proposte; non è politica la religione dell’insulto e della delegittimazione dell’avversario; non è politica l’offesa gratuita, la sopraffazione delle minoranze e il tentativo di imporre il pensiero unico, da qualunque parte esso provenga; non è politica quest’arroccarsi in difesa di posizioni indifendibili mentre una moltitudine di cittadini ricchi di idee bussa alle porte e vorrebbe portare aria fresca nei palazzi del potere; non è politica, infine, questo scontro feroce, senza esclusione di colpi, all’insegna di un populismo e di una demagogia dilaganti che contribuiscono unicamente ad accentuare la sfiducia e il distacco delle persone da un sistema che viene considerato, spesso a ragione, dannoso e autoreferenziale.

È politica eccome, invece, il bel confronto fra una ragazza che avrà avuto la mia età o poco più e figure eccezionali come Rodotà, il professor Gianni Ferrara e il presidente dell’ANPI Carlo Smuraglia; è politica quella ragazza che ha imboccato il percorso della vita seduta a fianco di chi ha combattuto per rendere possibile la libertà del suo pensiero e delle sue parole; è politica vedere dei giovani col fazzoletto tricolore dell’ANPI  al collo e l’idea di essere i “partigiani del Terzo Millennio” o, meglio ancora, i “partigiani della Costituzione”; è politica il ricordo del meraviglioso discorso di Calamandrei ai giovani, quando li esortò a tener sempre vivo il ricordo del sangue e delle vite che era costata la nostra Costituzione. È la politica di cui avrebbe bisogno un Paese come il nostro, dalla memoria sempre più labile, in cui tutto sembra oramai consentito, persino dichiarazioni ignobili, persino le offese barbare ai sindacati e ai corpi intermedi, persino il vilipendio sistematico al Capo dello Stato, persino la logica dello sfascio nei confronti del sistema democratico.

È una politica onesta, genuina, pulita, in cui le generazioni si prendono per mano e camminano insieme, in cui chi è stato sui monti della Resistenza trasmette ai nipoti quei valori e quelle sensazioni, affidando alla nostra generazione il compito immane di custodirli e farli giungere alle prossime generazioni che, a differenza nostra, non avranno la fortuna di ascoltare la testimonianza diretta di chi ha vissuto quei giorni drammatici.

È, in poche parole, un’altra idea d’Italia, un’altra idea di confronto, un’altra idea di dialogo e di apertura mentale; è un’idea per cui vale la pena battersi perché, come abbiamo ricordato altre volte, è proprio nel momento dell’abisso che nacque il sogno dell’Europa unita ed è inaccettabile che oggi qualcuno si aggrappi persino a riforme complesse e ineludibili per utilizzarle in campagna elettorale, strumentalizzando la richiesta di cambiamento che si leva dal Paese.

Sì, c’è bisogno di cambiare, c’è bisogno di guardare al futuro, c’è bisogno di uscire da questo maledetto ventennio di declino e di degrado ma perché ciò accada è necessario, innanzitutto, appropriarsi di un nuovo linguaggio, poi tornare a guardarsi negli occhi, infine tornare a concepire la politica e la società nel suo complesso come una comunità solidale in cammino, riscattando con una nuova resistenza, morale e culturale, il senso stesso della dignità umana, calpestata dal liberismo, dall’egoismo, dall’idea che la società non esista e non abbia senso e, più che mai, dall’idea che non esistano più valori che non possono essere ridotti a merce.

Questa è la Resistenza cui sono chiamati i ventenni di oggi. Speriamo, per il bene della collettività, che ne siano all’altezza.

30 aprile 2014

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ROMA Ridotto Teatro Eliseo intervento di apertura di una giovane

Riportiamo con piacere l’intervento di apertura di una giovane dell’ANPI  di Viterbo alla manifestazione del 29 aprile a Roma

I GIOVANI E LE RIFORME

Mi hanno insegnato che la Costituzione non è né un recinto, né un’isola lontana ma è la nostra strada: grazie ad essa esiste la pavimentazione su cui camminiamo, ci fornisce le indicazioni da seguire e definisce il panorama che vediamo intorno. È un’immagine che a molti può apparire troppo metaforica, ma a mio parere serve ad esprimere ciò che questo testo per noi rappresenta: la nostra tutela.
Chi l’ha scritta ha tracciato le basi di un futuro democratico in cui al centro ci fossero prima di tutto i cittadini.
All’alba del referendum costituzionale del 2006, l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, durante le celebrazioni del 25 aprile, disse: “È la Costituzione che ha garantito e garantisce la libertà di tutti. Non dimentichiamoci mai che la Costituzione è la base della convivenza civile, che ha consentito la rinascita morale e materiale della nostra Patria, le grandi trasformazioni istituzionali e sociali, la creazione di equilibri tra i poteri, che ha garantito e garantisce la libertà di tutti”.
A distanza di pochi anni, le stesse questioni ritornano protagoniste del dibattito politico: la riforma del Senato, la nuova legge elettorale, il rapporto tra Stato e Regioni. Quegli interrogativi che furono sottoposti al voto popolare nel 2006, oggi vengono ripresentanti a dimostrazione di una necessaria riforma che non può più essere rimandata, ma che, oggi come allora, deve essere anticipata da un dibattito allargato ad una platea maggiore rispetto al Consiglio dei Ministri o alla Direzione del partito di maggioranza.
Per questo motivo oggi siamo qui, per ribadire il desiderio di prendere parte a questo dibattito, in quanto depositari del futuro.
Al fine di mantenere inalterati i principi fondamentali della Costituzione, ogni azione riformatrice non può prescindere dalla tutela della rappresentatività del Parlamento, dalla protezione e promozione del Lavoro in tutte le sue forme, dal diritto alla salute, all’istruzione e a tutti quei diritti che oggi trovano più applicazione attraverso la lungimiranza di alcuni amministratori locali, piuttosto che attraverso l’applicazione diretta da parte degli organi centrali dello Stato. Penso ai registri delle unioni civili, al testamento biologico, al sostegno alle famiglie con difficoltà economiche.
Questo ci aspettiamo noi giovani, di questo abbiamo bisogno!
I padri costituenti rinforzarono i meccanismi di modifica della Costituzione in quanto Carta fondamentale della nostra democrazia, riparandola da riforme che non siano frutto di una volontà di parte, come invece possono essere quelle per la legislazione ordinaria. Affinché la Costituzione mantenga quel ruolo di guida, di Carta madre dei diritti del popolo, è necessario che sia libera da interessi particolari.
A dispetto di ciò che alcune maggioranze politiche, di oggi e di ieri, vogliono farci credere, la Costituzione è -sì- strutturata in Titoli, ma è un unico testo. Ogni sua parte è strettamente collegata alle altre. Una modifica sulla struttura dell’ordinamento politico può apparire come insignificante, ma in realtà va ad inficiare anche i diritti e i doveri fondamentali dei cittadini, riducendo magari il diritto di espressione attraverso il voto, a vantaggio di una presunta maggiore governabilità o di una riduzione dei cosiddetti “costi della politica”.
Una riforma che reputo fondamentale per il nostro Paese deve implementare la programmazione e l’uscita da uno stato di perenne emergenza. Guardando alle delibere dell’ultima decade, è impossibile non notare quanto la legislazione straordinaria sia presente.
La prevenzione è uno strumento fondamentale: viola il diritto alla salute e alla sicurezza del cittadino, ad esempio, il non garantire il controllo idrogeologico del territorio, per non parlare poi di un piano strategico industriale, la cui mancanza non garantisce il diritto al lavoro o di una programmazione scolastica che già da troppo tempo aspettiamo si concretizzi.
La programmazione passa anche attraverso la riforma dell’ordinamento istituzionale.
Quella di cui si parla in questo periodo, a mio parere riduce gli spazi della democrazia così come impostata; con un Senato delle Autonomie che perderebbe la sua importante funzione di garanzia, e non sarebbe più espressione diretta del territorio, bensì dei partiti politici che lo governano.
Certamente il Bicameralismo “perfetto” produce dei grossi rallentamenti nella macchina legislativa. Non è però da trascurare il fatto che in passate legislature, il dualismo Camera-Senato è stato fondamentale per tutelare l’assetto della Carta Costituzionale.
La mia idea di Senato è in linea con quella espressa dal presidente Pietro Grasso, dove a fianco dei senatori eletti direttamente dai cittadini, nelle varie circoscrizioni, vi siano anche dei delegati regionali, in modo da garantire allo stesso tempo due tipi di rappresentatività: popolare e territoriale.
Aggiungerei anche, come suggerì il Sole 24 Ore, dei membri del mondo della cultura e delle scienze, due realtà sulle le quali il nostro Paese deve necessariamente investire e che deve rappresentare nei suoi organi di governo, essendo componenti fondamentali del nostro patrimonio storico ed anche economico.
Giudico pericoloso un eccessivo rafforzamento del Governo. Del resto è dagli anni Ottanta, se non addirittura prima, che si parla di presidenzialismo. Una medicina che fin dall’inizio è stata venduta come l’unica cura all’instabilità che ciclicamente affligge il nostro sistema politico, ma che a mio modo di vedere anziché mitigarne i sintomi, li aggrava.
Affidare il potere legislativo ad una sola Camera, nella quale le maggioranze vengano a formarsi attraverso un sistema elettorale poco rappresentativo, come appare l’Italicum, non può che creare una forte insoddisfazione nella società, col rischio, inoltre, di generare sfiducia verso le istituzioni.
Vista la portata di questi temi, mi trovo d’accordo con l’ANPI e con il presidente Smuraglia nel sostenere che questo tipo di riforme necessitino di un maggior tempo di ponderazione. In modo da garantire una rappresentatività il più ampia possibile, ricorrendo anche al voto referendario se necessario, e rimanendo fedeli a quei principi fondamentali che ci impongono di partire sempre dalla tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini.
Nel suo Discorso ai giovani universitari milanesi, Piero Calamandrei recita per ben due volte l’articolo 3.
Ecco! Quello che io vorrei, quello che molti giovani vorrebbero è che attraverso le Riforme, la barca sulla quale navighiamo non abbia più “ostacoli” ma solo il vento in poppa per andare lontano e al suo timone vogliamo che ci sia la Costituzione.
Elena De Rosa e Nicolò Berti – 29 aprile 2014

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PIERO CALAMANDREI DISCORSO SULLA COSTITUZIONE 29 aprile Roma ridotto dell’ELiseo Carlo Smuraglia, Stefano Rodotà e Gianni Ferrara

Discorso sulla Costituzione di Piero Calamandrei, 26 gennaio 1955

 

http://youtu.be/2j9i_0yvt4w

parte dell’intervento di Rodotà alla manifestazione nazionale dell’ANPI a ROMA al ridotto del teatro Eliseo il 29 aprile 2014 dove hanno parlato Carlo Smuraglia, Stefano Rodotà e Gianni Ferrara denunciando senza mezze misure la gravità della situazione con un sistema parlamentare sull’orlo della illegittimità e di un colpo di stato continuato.

http://video.repubblica.it/dossier/governo-renzi/rodota-renzi-leva-il-segreto-inizi-dal-patto-del-nazareno/164240/162730

Notazioni del Presidente Nazionale ANPI, Carlo Smuraglia:

 

Continuiamo a cercare di far fronte ad una mole enorme di impegni (due manifestazioni nazionali, 25 e 29 aprile, a così breve distanza), che resta davvero poco spazio per riflessioni pacate sulla nostra News. In attesa di tornare alla “normalità”, qualche breve considerazione sul 25 Aprile (…)

 

Dalle colonne del Corriere, la Ministra Boschi, non nuova a battute altezzose, ha detto che trova la polemica dell’ANPI sulle riforme “pretestuosa”, aggiungendo che lo dice da iscritta all’ANPI. Di questo particolare non mi ero ancora accorto, ma non aggiunge granché perché tutti gli iscritti hanno diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero, che non per questo però diventa straordinario. Ma che significa dire che la polemica è “pretestuosa”? Chi lo stabilisce? Forse l’On. Boschi? Mah(…)

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25 aprile Palermo: i giovani, i parenti dei caduti, i partigiani.

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25 aprile straordinario

Si consolida anno dopo anno la partecipazione e il processo di recupero di una memoria che in parte era stata negata. L’Anpi Palermo ringrazia tutti ed in particolare quanti hanno reso possibile l’avvio di questo processo. Riemergono con i loro figli e nipoti i nomi di antifascisti, di caduti per la libertà, di partigiani che ci erano stati negati. Riemergono i nomi dei caduti nella lotta contro la mafia. Al giardino inglese la deposizione della corona dell’ANPI Palermo quest’anno è stata affidata a due giovani Amalia Imbrociano e Marco Grisanti. Poi il corteo con tanti giovani, quelli di “Resistenza sociale”, quelli di “Scorta Civile”, i “NO MUOS”, i tanti nuovi partigiani a difesa della democrazia e della Costituzione e gli operai della Fincantieri e tante bandiere della FIOM. Preceduto dalla  banda musicale Corsini, il corteo con i canti della Resistenza è arrivato a piazza Massimo dove il coro della Polizia Municipale ha intonato “Bella Ciao”. E quì, con una bellissima introduzione della straordinaria Ivana Monti Barbato che poi con Ciccio Giuffrida ha cantato la storia delle lotte per la libertà e per la difesa della dignità umana, si sono ricordati, con la regia di Giusy Vacca e di Antonio Ortoleva, i caduti, i deportati, i perseguitati politici, i confinati. Si sono letti i nomi dai caduti dei Fasci dei Lavoratori Siciliani, alla Resistenza che in Sicilia doveva registrare la coda putrida e avvelenata dell’infiltrazione del fascismo terrorista di Salò nei gangli dello Stato con la decimazione del gruppo dirigente del movimento contadino, alle stragi di Portella fino a quelle dei giorni nostri. A leggerli con il sottofondo struggente del violino di Aldo Mausner, interprete straordinario delle note di Scindherlist, sono stati diversi parenti delle vittime da Antonella Azoti figlia di Nicolò a Giulio Francese figlio di Mario, Antonio Zito figlio del partigiano Mauro, Gaetano Imbrociano figlio del confinato politico Giuseppe, Anna Puglisi nipote di Mario De Manuele ufficiale caduto insieme ad altri 11 soldati nella strage nazifascista di Nola nel settembre 1943 e poi a ricordare i sindacalisti Dino Paternostro, la segretaria regionale della Cgil Monica Genovese e Umberto Santino del Centro Impastato. Importanti per il loro messaggio gli interventi finali di Ottavio Terranova e di Giusto Catania assessore al Comune di Palermo e l’entusiasmante intervento del Comandante Otello, Placido Armando Follari presente il partigiano Michele Zabbia della brigata Panevino operativa nelle Langhe.

af

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25 APRILE A NASO: Inaugurato Museo Francesco Lo Sardo fondatore fasci siciliani

manifesto innaugurazione lo sardo

Carissima Franca Sinagra a te, a Massimo Pietropaolo Cono e alla amministrazione di Naso giungano, per il giorno della Liberazione e della inaugurazione della sala museo dedicata a Francesco Lo Sardo, il riconoscimento dell’ANPI Palermo e del coordinamento ANPI regionale siciliano per questa importante e significativa opera di civiltà dedicata al valore decisivo della memoria che diventa Storia.  La figura straordinaria di Francesco Lo Sardo, fondatore del fascio dei lavoratori di Naso alla fine dell’ottocento, fra i creatori in Sicilia del più grande movimento di lavoratori in Europa dopo la Comune di Parigi, traghetta oggi, con la sua eroica testimonianza, gli alti valori ideali e morali che animarono la battaglia antifascista della Resistenza della difesa della Libertà, della dignità umana e della Costituzione.

Angelo Ficarra   segretario ANPI Palermo Comandante Barbato

Ottavio Terranova Presidente coordinatore regionale ANPI Sicilia

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25 APRILE A PALERMO: C’è un filo rosso che unisce la Resistenza alla lotta antimafia

Da Repubblica un interessante intervento di Umberto Santino

25 aprile. lotta antifascista e lotta antimafia

 

Da qualche anno, per iniziativa dell’ANPI, il 25 aprile è l’occasione per raccordare due lotte: quella contro il fascismo e quella contro la mafia. Si ricordano i nomi dei caduti sui due fronti, affratellati da un impegno comune: la lotta per la democrazia, contro una dittatura politica e contro un dominio criminale. I titoli di due quaderni pubblicati recentemente rappresentano il senso di questo percorso: il primo è Memorie di Cefalonia, il diario di u n sopravvissuto, Giuseppe Benincasa; l’altro è: Dai Fasci siciliani alla Resistenza, con la prefazione di Giuseppe Carlo Marino, scritti di Angelo Ficarra, Umberto Santino, Rino Messina, Gonzalo Alvarez García e un’appendice che riporta alcune pagine del libro sui Fasci di Adolfo Rossi e un testo teatrale di Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro. In copertina un disegno degli alunni dell’Istituto comprensivo “Antonio Ugo”, frutto del lavoro svolto dal Centro Impastato con docenti e studenti. Il quaderno è stato pubblicato nel 70° anniversario della Resistenza e nel 120° anniversario dei Fasci siciliani, a cui è stata dedicata una targa che ricorda il processo ai dirigenti di quel movimento svoltosi nell’aprile del 1894, mentre un’altra targa dovrebbe essere posta in via Alloro 97, sulla facciata di palazzo Cefalà, sede del Fascio palermitano e del congresso regionale dei Fasci del 22 maggio 1893.

Questo censimento della memoria era già cominciato con la pubblicazione di un volumetto, I Siciliani nella Resistenza, pubblicato il 25 aprile 1988, a cura delle associazioni partigiane ANPI, FIAP, FVL, è continuato negli anni successivi e sono emersi nomi e storie dimenticati. C’è stata una partecipazione siciliana alla Resistenza. I partigiani siciliani sarebbero 4.600, 605 i caduti, circa 500 i morti nei campi di concentramento tedeschi. Ma c’è stata una Resistenza antifascista in Sicilia, di cui si sa ancora ben poco. Il 7 febbraio 1943 ci fu uno sciopero ai Cantieri navali di Palermo, prima delle agitazioni di Torino; l’8 marzo ci fu una manifestazione delle donne in via Alloro, il 10 giugno c’ è stata un’azione di sabotaggio all’aeroporto Gerbini a Catania, il 3 agosto l’insurrezione contro i tedeschi a Mascalucia e a Pedara, il 12 agosto l’eccidio di Castiglione di Sicilia con sedici morti. E tra i partigiani siciliani caduti solo recentemente si è s coperta  la storia del madonita Giovanni Ortoleva (queste informazioni sono nel saggio di Angelo Ficarra pubblicato nel quaderno sopra ricordato). Più nota la vicenda di Placido Rizzotto, prima partigiano in Carnia e poi dirigente del movimento contadino a Corleone, ucciso dalla mafia nel 1948. Tra i nomi dimenticati c’è quello del palermitano Mario De Manuele, capitano fucilato dai tedeschi nella strage di Nola dell’11 settembre 1943. Una strage che non figura nei libri di storia più noti. Ne hanno parlato solo storici locali. Tre giorni dopo la dichiarazione dell’armistizio dell’8 settembre, i tedeschi della Divisione “Hermann Göring”, sotto il comando di Kesselring, decisero di uccidere dieci ufficiali dell’esercito italiano come rappresaglia per la morte di un soldato e di un ufficiale tedeschi nel corso di scontri suscitati dall’arroganza dei nazisti che chiedevano ai militari italiani la consegna delle armi. Gli italiani sono disorientati. Non sanno ancora se i tedeschi sono alleati o nemici, consentono loro l’ingresso in caserma, gli ufficiali del comando credono di stare parlamentando con i loro colleghi germanici, invece sono messi al muro assieme ad altri ufficiali selezionati con una decimazione e fucilati. È la prima strage nazista dopo la firma dell’armistizio e gli scontri di Nola, a cui partecipano anche civili, sono i primi atti di un conflitto che ben presto si estenderà al resto dell’Italia occupata dai tedeschi. Eppure di tutto questo sono rimaste debolissime tracce. Ben venga perciò questo scavo nella memoria alla ricerca di nomi e volti dimenticati, per una storia ancora in buona parte da scrivere.

Umberto Santino

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25 APRILE A PALERMO 2

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25 APRILE A PALERMO

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25 APRILE A TERMINI IMERESE

   C/o Cgil – via P. Mattarella n. 15/I – 90018 Termini Imerese (PA)

 

COMUNICATO STAMPA

L’ANPI FESTEGGIA IL 25 APRILE A TERMINI IMERESE CON LA DEPOSIZIONE DI UNA CORONA D’ALLORO A PIAZZA DELLA LIBERAZIONE 

 

Venerdì 25 aprile, alle ore 10.00, in piazza della “Liberazione – 25 aprile”, nei pressi di piazza della Vittoria, nella parte bassa della città, l’ANPI – ASSOCIAZIONE NAZIONE PARTIGIANI D’ITALIA, sezione di Termini Imerese, ricorderà l’anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo con la deposizione di una corona d’alloro proprio nella piazza dedicata a questa importante ricorrenza. La cerimonia sarà svolta alla presenza delle autorità civili e militari, dei soci dell’associazione e dei cittadini.

 

La ricorrenza permetterà di ricordare anche i tanti partigiani termitani caduti per libertà, come Agostino Scarpaci, Gaspare Pirrone, Giovanni Di Pietro, Francesco Bova Conti, Alfonso Mirabella, nonché gli internati nei campi di lavoro e concentramento nazisti, “colpevoli” solo di avere detto no ai nazisti dopo l’8 settembre 1943.

 

«La festa della Liberazione è un’occasione per ricordare a tutti noi e soprattutto alle nuove generazioni, che continuiamo a godere di un lungo periodo di pace, democrazia e libertà, il sacrificio di tanti nostri concittadini, che hanno combattuto contro il nazifascismo proprio per garantire a tutti noi la libertà e la democrazia, valori che bisogna salvaguardare giorno per giorno, memori di questo grande dono fatto dai caduti partigiani patrioti per la libertà», ha detto Ciro Cardinale, coordinatore ANPI – Termini Imerese.

 

Termini Imerese, 24/4/2014.

 

Per info: Ciro Cardinale (3388831373)

 

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