Carlo Smuraglia: Confronto sulle riforme costituzionali

Non siamo conservatori, ma il cambiamento si realizza solo nel solco della Costituzione e nel quadro di una democrazia che si rafforza anziché ridurre gli spazi della rappresentanza

Carlo Smuraglia: Introduzione
(Roma, 29.4.2014,Teatro Eliseo)
Consentitemi, prima di tutto, di esprimere la mia emozione nel vedere questa bella sala
strapiena, con tante bandiere, fazzoletti dell’ANPI, ragazzi e ragazze, giovani e anziani,
di cui molti venuti da lontano (Sicilia, Sardegna, Piemonte, Veneto, Calabria, per dire
solo alcune delle provenienze); tutti col sorriso di chi è felice di incontrarsi, di ritrovarsi
insieme in una bella iniziativa della propria Associazione, su temi di grande importanza.
A tutti i presenti, che non sono solo iscritti all’ANPI, anche ai molti che non conosco,
che hanno ricevuto l’invito o semplicemente hanno visto i manifesti, un grazie di cuore
per la presenza qui, in una giornata importante e ricca di calore, anche se poi destinata al
ragionamento ed alle riflessioni più che sui dati puramente emozionali.
In questa sala c’è tutto l’orgoglio dell’ANPI, rigorosa custode dei valori costituzionali e
per questo ha promosso questa manifestazione. Preciso subito che non è per avviare un
cammino solitario, ma per lavorare unitariamente con tutti coloro che credono, appunto,
nei valori di fondo che devono regolare la vita del nostro Paese.


Sono quindi particolarmente lieto di aver ricevuto diverse adesioni di Associazioni che
hanno sempre dedicato il loro impegno al sostegno dei valori e princìpi costituzionali; e
di aver qui sul palco alcuni vecchi amici con i quali siamo legati, da molti anni, da
rapporti di stima e amicizia e che ho sempre apprezzato per le loro qualità e per la loro
preparazione. Parlo di Stefano Rodotà e Gianni Ferrara, ma mi riferisco anche a
Lorenza Carlassare, che non ha potuto venire e di cui ho letto la lettera di disappunto
per l’impegno che l’ha tenuta lontana da Roma.
Anche lei appartiene alla categoria di coloro che studiano, lavorano, riflettono e non
improvvisano; una qualità che sta diventando rara, ma che me la rende sempre più
amica, stimata ed apprezzata. Continua a leggere

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Gravissima decisione del CSM che con la decisione di escludere dai processi contro la mafia i PM non della DIA ha di fatto scippato a Di Matteo il processo sulla trattativa Stato mafia.

Le gravissime dichiarazioni di Carlo Smuraglia, Stefano Rodotà e Gianni Ferrara di sistema illegale, di fatto colpo di stato continuato forse facevano anche riferimento a questa incredibile notizia?

Ieri questa gravissima situazione è stata denunziata da Salvatore Borsellino con la SCORTA CIVICA  in piazza Politeama dalla tribuna prima del comizio del Movimento 5 stelle

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COMUNICATO ANNIVERSARIO OMICIDIO PROCURATORE SCAGLIONE

Pubblichiamo un interessante comunicato della famiglia nell’anniversario dell’omicidio Scaglione

COMUNICATO ANNIVERSARIO OMICIDIO PROCURATORE SCAGLIONE

 ComunicatoQuarantatreesimo anniversario dell’omicidio del Procuratore Pietro Scaglione e dell’agente Antonio Lorusso

Lunedì 5 maggio ricorrerà il quarantatreesimo anniversario dell’omicidio del Procuratore capo della Repubblica di Palermo Pietro Scaglione e del suo fedele
agente di custodia, Antonio Lorusso. Definito – anche in sede giurisdizionale penale – “un magistrato integerrimo,persecutore spietato della mafia”, Scaglione si occupò
dei principali misteri siciliani dal dopoguerra al 1971, anno della sua uccisione, in via Cipressi, vicino al cimitero dei Cappuccini di Palermo.
Per quanto riguarda gli “Atti relativi ai mandanti della strage di Portella della Ginestra”, nelle conclusioni del PM Pietro Scaglione (datate 31 agosto 1953),
i moventi principali accreditati furono i seguenti: la “difesa del latifondo e dei latifondisti”; la lotta “ad oltranza” contro il comunismo; la volontà da parte
dei banditi di accreditarsi come “i debellatori del comunismo”, per poi ottenere l’amnistia; la volontà di “usurpazione dei poteri di polizia devoluti allo Stato”; la
“punizione” contro i contadini che lottavano per la terra.
In relazione ai delitti dei sindacalisti siciliani negli anni Quaranta e Cinquanta, l’allora Sostituto procuratore generale Pietro Scaglione chiese sia il rinvio a giudizio
per gli indagati dell’omicidio di Salvatore Carnevale, sia l’ergastolo per i boss imputati nel processo contro i responsabili dell’assassinio di Placido Rizzotto. In
particolare, nella requisitoria del 1956 sul caso Carnevale, il pm Scaglione parlò di “febbre della terra” e scrisse che l’attività del sindacalista di Sciara era temuta da
coloro che avevano interesse al mantenimento del sistema latifondista.
Nell’inchiesta sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, l’intervento del procuratore Scaglione fu “attivissimo”, come, tra l’altro, dichiarato dalla moglie
del giornalista nell’intervista a “La Domenica del Corriere” del 13/06/1972 e come confermato dalla sentenza della Corte di Appello di Genova del 01/07/1975.
Il Procuratore Pietro Scaglione promosse anche numerose inchieste a carico di politici, di amministratori e di colletti bianchi, come risulta dagli atti giudiziari, dalle
sentenze e dalla testimonianza del giornalista Mario Francese (ucciso dalla mafia nel 1979). Secondo Francese, infatti, il procuratore Scaglione “fu convinto assertore che la mafia aveva origini politiche e che i mafiosi di maggior rilievo bisognava snidarli nelle pubbliche amministrazioni. E’ il tempo del cosiddetto braccio di ferro tra
l’alto magistrato e i politici, il tempo in cui la “linea” Scaglione portò ad una serie di procedimenti per peculato o per interesse privato in atti di ufficio nei confronti
di amministratori comunali e di enti pubblici. Procedimenti di nuovo stampo, che cominciarono a destare sensazione nell’opinione pubblica, per la personalità degli
incriminati. [….] Impossibile, in questo momento fare un preciso bilancio dei processi disposti da Scaglione contro pubblici amministratori per peculato, interesse
privato, corruzione ( FRANCESE, Il giudice degli anni più caldi, in Il Giornale di Sicilia, 6 maggio 1971, p. 3).
Secondo Paolo Borsellino, “la mafia condusse una campagna di eliminazione sistematica degli investigatori che intuirono qualcosa. Le cosche sapevano che erano
isolati, che dietro di loro non c’era lo Stato e che la loro morte avrebbe ritardato le scoperte. Isolati, uccisi, quegli uomini furono persino calunniati. Accadde così per
Scaglione [….]” (in La Sicilia, 2 febbraio 1987, p.10).
L’uccisione del Procuratore Scaglione – scrisse a sua volta Giovanni Falcone ebbe “lo scopo di dimostrare a tutti che Cosa nostra non soltanto non era stata intimidita
dalla repressione giudiziaria, ma che era sempre pronta a colpire chiunque ostacolasse il suo cammino” (in La Posta in gioco, Bur, Rizzoli, 2011, p. 320).
Il Procuratore Scaglione svolse, con impegno e dedizione, anche la funzione di Presidente del Consiglio di Patronato per l’assistenza alle famiglie dei detenuti ed ai
soggetti liberati dal carcere, promuovendo, tra l’altro, la costruzione di un asilo nido; per queste attività sociali, gli fu conferito dal Ministero della Giustizia il Diploma di
primo grado al merito della redenzione sociale, con facoltà di fregiarsi della relativa medaglia d’oro. Infine, con Decreto dello stesso Ministero della Giustizia del 1991,
previo parere favorevole del Consiglio Superiore della Magistratura, Pietro Scaglione fu riconosciuto “magistrato caduto vittima del dovere e della mafia”.

Distinti saluti
I familiari del Procuratore Scaglione
Disponibile
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25 aprile a Palermo NOMUOS: comunicato CGIL regionale

>CGIL SICILIA
>UFFICIO STAMPA
>
>                                    COMUNICATO STAMPA
>25 APRILE: PAGLIARO (CGIL), PACE E DISARMO GLI OBIETTIVI DI OGGI PER
PROSEGUIRE NEL SOLCO TRACCIATO CON LA LIBERAZIONE
>
>Palermo, 25 aprile- “Coltivare la memoria di quei passaggi storici che sono a
fondamento  e costituiscono le radici della democrazia e della libertà  nel
nostro Paese è fondamentale. E altrettanto lo è proseguire nel solco tracciato
con un impegno che oggi deve avere tra gli obiettivi prioritari la pace, il
disarmo e la solidarietà tra i popoli”. Lo dice il segretario generale della
Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, a proposito della ricorrenza del 25 aprile.
“Come allora obiettivo fondamentale è stato liberarsi del nazifascismo-
aggiunge Pagliaro- oggi tutto l’impegno delle forze democratiche deve essere
volto da un lato al mantenimento e al rafforzamento delle conquiste
democratiche, dall’altro alla promozione dei processi di pace. E’ in quest’
ottica – dice Pagliaro- che ribadiamo la nostra contrarietà a istallazioni
militari come il Muos, chiediamo al governo di tagliare sulle spese militari e
sugli armamenti e di avviare iniziative per la pace e la solidarietà nel
Mediterraneo”. Pagliaro esprime inoltre solidarietà all’Anpi che, dopo svariate
richieste d’incontro rivolte al Presidente della Regione non e’ stata ancora
ricevuta. “L’assenza del governo siciliano e il suo disinteresse relativamente
all’obiettivo di coltivare la memoria delle fondamenta democratiche del nostro
Paese, – dice Pagliaro-  e’ l’espressione piu’ autentica di un governo
distratto e ingiustificabile, che non può non tenere conto di questi importanti
valori e di chi ha combattuto sacrificando persino la propria vita per
affermarli”.
>2014 dac

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Roma 29 aprile e Costituzione: se la politica ascoltasse quei ragazzi…

Se la politica ascoltasse quei ragazzi…

di Roberto Bertoni

Come sarebbe stato bello se Renzi e la Boschi, anziché prendersela con i “professoroni” che da trent’anni, non si sa come, non si sa perché, bloccherebbero le mitiche riforme, fossero stati con noi ieri pomeriggio al Teatro Eliseo! Come sarebbe stato bello se avessero partecipato all’iniziativa promossa dall’ANPI e dedicata a “una questione costituzionale”, ossia la tutela dei princìpi, dei valori e dello spirito originario della Costituzione dagli assalti di riformatori le cui proposte sembrano essere dettate più da esigenze elettorali che da un reale disegno di buona manutenzione della Carta!

Se fossero venuti con noi, ad esempio, si sarebbero accorti che nel Paese non c’è nessun gufo, nessun rosicone e nessun disfattista, tanto meno a sinistra, e che i nostri allarmi, i nostri appelli, le nostre richieste di chiarimento non derivano dalla volontà di favorire l’ascesa grillina a Palazzo Chigi bensì dal fermo desiderio di ricostruire una coalizione di centrosinistra degna di questo nome, in grado di garantire al Paese un governo all’altezza e di restituire credibilità alle istituzioni.

Se fossero venuti, inoltre, si sarebbero accorti che alla manifestazione promossa dall’ANPI non c’erano solo i “parrucconi” dal capello canuto che loro tanto avversano ma anche decine e decine di giovani che alle riunioni del PD non si vedono più. Giovani “partigiani”, giovani animati dall’amore per la politica e da un fortissimo impegno civile, giovani coraggiosi, ricchi di passione, desiderosi di raccogliere il testimone e prepararsi a combattere le resistenze moderne: per il lavoro, per i diritti, per la dignità della persona e anche per il ritorno della politica perché quella cui stiamo assistendo in questi mesi, oggettivamente, non lo è.

Non è politica quest’indegna e costante gazzarra priva di contenuti e di proposte; non è politica la religione dell’insulto e della delegittimazione dell’avversario; non è politica l’offesa gratuita, la sopraffazione delle minoranze e il tentativo di imporre il pensiero unico, da qualunque parte esso provenga; non è politica quest’arroccarsi in difesa di posizioni indifendibili mentre una moltitudine di cittadini ricchi di idee bussa alle porte e vorrebbe portare aria fresca nei palazzi del potere; non è politica, infine, questo scontro feroce, senza esclusione di colpi, all’insegna di un populismo e di una demagogia dilaganti che contribuiscono unicamente ad accentuare la sfiducia e il distacco delle persone da un sistema che viene considerato, spesso a ragione, dannoso e autoreferenziale.

È politica eccome, invece, il bel confronto fra una ragazza che avrà avuto la mia età o poco più e figure eccezionali come Rodotà, il professor Gianni Ferrara e il presidente dell’ANPI Carlo Smuraglia; è politica quella ragazza che ha imboccato il percorso della vita seduta a fianco di chi ha combattuto per rendere possibile la libertà del suo pensiero e delle sue parole; è politica vedere dei giovani col fazzoletto tricolore dell’ANPI  al collo e l’idea di essere i “partigiani del Terzo Millennio” o, meglio ancora, i “partigiani della Costituzione”; è politica il ricordo del meraviglioso discorso di Calamandrei ai giovani, quando li esortò a tener sempre vivo il ricordo del sangue e delle vite che era costata la nostra Costituzione. È la politica di cui avrebbe bisogno un Paese come il nostro, dalla memoria sempre più labile, in cui tutto sembra oramai consentito, persino dichiarazioni ignobili, persino le offese barbare ai sindacati e ai corpi intermedi, persino il vilipendio sistematico al Capo dello Stato, persino la logica dello sfascio nei confronti del sistema democratico.

È una politica onesta, genuina, pulita, in cui le generazioni si prendono per mano e camminano insieme, in cui chi è stato sui monti della Resistenza trasmette ai nipoti quei valori e quelle sensazioni, affidando alla nostra generazione il compito immane di custodirli e farli giungere alle prossime generazioni che, a differenza nostra, non avranno la fortuna di ascoltare la testimonianza diretta di chi ha vissuto quei giorni drammatici.

È, in poche parole, un’altra idea d’Italia, un’altra idea di confronto, un’altra idea di dialogo e di apertura mentale; è un’idea per cui vale la pena battersi perché, come abbiamo ricordato altre volte, è proprio nel momento dell’abisso che nacque il sogno dell’Europa unita ed è inaccettabile che oggi qualcuno si aggrappi persino a riforme complesse e ineludibili per utilizzarle in campagna elettorale, strumentalizzando la richiesta di cambiamento che si leva dal Paese.

Sì, c’è bisogno di cambiare, c’è bisogno di guardare al futuro, c’è bisogno di uscire da questo maledetto ventennio di declino e di degrado ma perché ciò accada è necessario, innanzitutto, appropriarsi di un nuovo linguaggio, poi tornare a guardarsi negli occhi, infine tornare a concepire la politica e la società nel suo complesso come una comunità solidale in cammino, riscattando con una nuova resistenza, morale e culturale, il senso stesso della dignità umana, calpestata dal liberismo, dall’egoismo, dall’idea che la società non esista e non abbia senso e, più che mai, dall’idea che non esistano più valori che non possono essere ridotti a merce.

Questa è la Resistenza cui sono chiamati i ventenni di oggi. Speriamo, per il bene della collettività, che ne siano all’altezza.

30 aprile 2014

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ROMA Ridotto Teatro Eliseo intervento di apertura di una giovane

Riportiamo con piacere l’intervento di apertura di una giovane dell’ANPI  di Viterbo alla manifestazione del 29 aprile a Roma

I GIOVANI E LE RIFORME

Mi hanno insegnato che la Costituzione non è né un recinto, né un’isola lontana ma è la nostra strada: grazie ad essa esiste la pavimentazione su cui camminiamo, ci fornisce le indicazioni da seguire e definisce il panorama che vediamo intorno. È un’immagine che a molti può apparire troppo metaforica, ma a mio parere serve ad esprimere ciò che questo testo per noi rappresenta: la nostra tutela.
Chi l’ha scritta ha tracciato le basi di un futuro democratico in cui al centro ci fossero prima di tutto i cittadini.
All’alba del referendum costituzionale del 2006, l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, durante le celebrazioni del 25 aprile, disse: “È la Costituzione che ha garantito e garantisce la libertà di tutti. Non dimentichiamoci mai che la Costituzione è la base della convivenza civile, che ha consentito la rinascita morale e materiale della nostra Patria, le grandi trasformazioni istituzionali e sociali, la creazione di equilibri tra i poteri, che ha garantito e garantisce la libertà di tutti”.
A distanza di pochi anni, le stesse questioni ritornano protagoniste del dibattito politico: la riforma del Senato, la nuova legge elettorale, il rapporto tra Stato e Regioni. Quegli interrogativi che furono sottoposti al voto popolare nel 2006, oggi vengono ripresentanti a dimostrazione di una necessaria riforma che non può più essere rimandata, ma che, oggi come allora, deve essere anticipata da un dibattito allargato ad una platea maggiore rispetto al Consiglio dei Ministri o alla Direzione del partito di maggioranza.
Per questo motivo oggi siamo qui, per ribadire il desiderio di prendere parte a questo dibattito, in quanto depositari del futuro.
Al fine di mantenere inalterati i principi fondamentali della Costituzione, ogni azione riformatrice non può prescindere dalla tutela della rappresentatività del Parlamento, dalla protezione e promozione del Lavoro in tutte le sue forme, dal diritto alla salute, all’istruzione e a tutti quei diritti che oggi trovano più applicazione attraverso la lungimiranza di alcuni amministratori locali, piuttosto che attraverso l’applicazione diretta da parte degli organi centrali dello Stato. Penso ai registri delle unioni civili, al testamento biologico, al sostegno alle famiglie con difficoltà economiche.
Questo ci aspettiamo noi giovani, di questo abbiamo bisogno!
I padri costituenti rinforzarono i meccanismi di modifica della Costituzione in quanto Carta fondamentale della nostra democrazia, riparandola da riforme che non siano frutto di una volontà di parte, come invece possono essere quelle per la legislazione ordinaria. Affinché la Costituzione mantenga quel ruolo di guida, di Carta madre dei diritti del popolo, è necessario che sia libera da interessi particolari.
A dispetto di ciò che alcune maggioranze politiche, di oggi e di ieri, vogliono farci credere, la Costituzione è -sì- strutturata in Titoli, ma è un unico testo. Ogni sua parte è strettamente collegata alle altre. Una modifica sulla struttura dell’ordinamento politico può apparire come insignificante, ma in realtà va ad inficiare anche i diritti e i doveri fondamentali dei cittadini, riducendo magari il diritto di espressione attraverso il voto, a vantaggio di una presunta maggiore governabilità o di una riduzione dei cosiddetti “costi della politica”.
Una riforma che reputo fondamentale per il nostro Paese deve implementare la programmazione e l’uscita da uno stato di perenne emergenza. Guardando alle delibere dell’ultima decade, è impossibile non notare quanto la legislazione straordinaria sia presente.
La prevenzione è uno strumento fondamentale: viola il diritto alla salute e alla sicurezza del cittadino, ad esempio, il non garantire il controllo idrogeologico del territorio, per non parlare poi di un piano strategico industriale, la cui mancanza non garantisce il diritto al lavoro o di una programmazione scolastica che già da troppo tempo aspettiamo si concretizzi.
La programmazione passa anche attraverso la riforma dell’ordinamento istituzionale.
Quella di cui si parla in questo periodo, a mio parere riduce gli spazi della democrazia così come impostata; con un Senato delle Autonomie che perderebbe la sua importante funzione di garanzia, e non sarebbe più espressione diretta del territorio, bensì dei partiti politici che lo governano.
Certamente il Bicameralismo “perfetto” produce dei grossi rallentamenti nella macchina legislativa. Non è però da trascurare il fatto che in passate legislature, il dualismo Camera-Senato è stato fondamentale per tutelare l’assetto della Carta Costituzionale.
La mia idea di Senato è in linea con quella espressa dal presidente Pietro Grasso, dove a fianco dei senatori eletti direttamente dai cittadini, nelle varie circoscrizioni, vi siano anche dei delegati regionali, in modo da garantire allo stesso tempo due tipi di rappresentatività: popolare e territoriale.
Aggiungerei anche, come suggerì il Sole 24 Ore, dei membri del mondo della cultura e delle scienze, due realtà sulle le quali il nostro Paese deve necessariamente investire e che deve rappresentare nei suoi organi di governo, essendo componenti fondamentali del nostro patrimonio storico ed anche economico.
Giudico pericoloso un eccessivo rafforzamento del Governo. Del resto è dagli anni Ottanta, se non addirittura prima, che si parla di presidenzialismo. Una medicina che fin dall’inizio è stata venduta come l’unica cura all’instabilità che ciclicamente affligge il nostro sistema politico, ma che a mio modo di vedere anziché mitigarne i sintomi, li aggrava.
Affidare il potere legislativo ad una sola Camera, nella quale le maggioranze vengano a formarsi attraverso un sistema elettorale poco rappresentativo, come appare l’Italicum, non può che creare una forte insoddisfazione nella società, col rischio, inoltre, di generare sfiducia verso le istituzioni.
Vista la portata di questi temi, mi trovo d’accordo con l’ANPI e con il presidente Smuraglia nel sostenere che questo tipo di riforme necessitino di un maggior tempo di ponderazione. In modo da garantire una rappresentatività il più ampia possibile, ricorrendo anche al voto referendario se necessario, e rimanendo fedeli a quei principi fondamentali che ci impongono di partire sempre dalla tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini.
Nel suo Discorso ai giovani universitari milanesi, Piero Calamandrei recita per ben due volte l’articolo 3.
Ecco! Quello che io vorrei, quello che molti giovani vorrebbero è che attraverso le Riforme, la barca sulla quale navighiamo non abbia più “ostacoli” ma solo il vento in poppa per andare lontano e al suo timone vogliamo che ci sia la Costituzione.
Elena De Rosa e Nicolò Berti – 29 aprile 2014

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PIERO CALAMANDREI DISCORSO SULLA COSTITUZIONE 29 aprile Roma ridotto dell’ELiseo Carlo Smuraglia, Stefano Rodotà e Gianni Ferrara

Discorso sulla Costituzione di Piero Calamandrei, 26 gennaio 1955

 

http://youtu.be/2j9i_0yvt4w

parte dell’intervento di Rodotà alla manifestazione nazionale dell’ANPI a ROMA al ridotto del teatro Eliseo il 29 aprile 2014 dove hanno parlato Carlo Smuraglia, Stefano Rodotà e Gianni Ferrara denunciando senza mezze misure la gravità della situazione con un sistema parlamentare sull’orlo della illegittimità e di un colpo di stato continuato.

http://video.repubblica.it/dossier/governo-renzi/rodota-renzi-leva-il-segreto-inizi-dal-patto-del-nazareno/164240/162730

Notazioni del Presidente Nazionale ANPI, Carlo Smuraglia:

 

Continuiamo a cercare di far fronte ad una mole enorme di impegni (due manifestazioni nazionali, 25 e 29 aprile, a così breve distanza), che resta davvero poco spazio per riflessioni pacate sulla nostra News. In attesa di tornare alla “normalità”, qualche breve considerazione sul 25 Aprile (…)

 

Dalle colonne del Corriere, la Ministra Boschi, non nuova a battute altezzose, ha detto che trova la polemica dell’ANPI sulle riforme “pretestuosa”, aggiungendo che lo dice da iscritta all’ANPI. Di questo particolare non mi ero ancora accorto, ma non aggiunge granché perché tutti gli iscritti hanno diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero, che non per questo però diventa straordinario. Ma che significa dire che la polemica è “pretestuosa”? Chi lo stabilisce? Forse l’On. Boschi? Mah(…)

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25 aprile Palermo: i giovani, i parenti dei caduti, i partigiani.

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25 aprile straordinario

Si consolida anno dopo anno la partecipazione e il processo di recupero di una memoria che in parte era stata negata. L’Anpi Palermo ringrazia tutti ed in particolare quanti hanno reso possibile l’avvio di questo processo. Riemergono con i loro figli e nipoti i nomi di antifascisti, di caduti per la libertà, di partigiani che ci erano stati negati. Riemergono i nomi dei caduti nella lotta contro la mafia. Al giardino inglese la deposizione della corona dell’ANPI Palermo quest’anno è stata affidata a due giovani Amalia Imbrociano e Marco Grisanti. Poi il corteo con tanti giovani, quelli di “Resistenza sociale”, quelli di “Scorta Civile”, i “NO MUOS”, i tanti nuovi partigiani a difesa della democrazia e della Costituzione e gli operai della Fincantieri e tante bandiere della FIOM. Preceduto dalla  banda musicale Corsini, il corteo con i canti della Resistenza è arrivato a piazza Massimo dove il coro della Polizia Municipale ha intonato “Bella Ciao”. E quì, con una bellissima introduzione della straordinaria Ivana Monti Barbato che poi con Ciccio Giuffrida ha cantato la storia delle lotte per la libertà e per la difesa della dignità umana, si sono ricordati, con la regia di Giusy Vacca e di Antonio Ortoleva, i caduti, i deportati, i perseguitati politici, i confinati. Si sono letti i nomi dai caduti dei Fasci dei Lavoratori Siciliani, alla Resistenza che in Sicilia doveva registrare la coda putrida e avvelenata dell’infiltrazione del fascismo terrorista di Salò nei gangli dello Stato con la decimazione del gruppo dirigente del movimento contadino, alle stragi di Portella fino a quelle dei giorni nostri. A leggerli con il sottofondo struggente del violino di Aldo Mausner, interprete straordinario delle note di Scindherlist, sono stati diversi parenti delle vittime da Antonella Azoti figlia di Nicolò a Giulio Francese figlio di Mario, Antonio Zito figlio del partigiano Mauro, Gaetano Imbrociano figlio del confinato politico Giuseppe, Anna Puglisi nipote di Mario De Manuele ufficiale caduto insieme ad altri 11 soldati nella strage nazifascista di Nola nel settembre 1943 e poi a ricordare i sindacalisti Dino Paternostro, la segretaria regionale della Cgil Monica Genovese e Umberto Santino del Centro Impastato. Importanti per il loro messaggio gli interventi finali di Ottavio Terranova e di Giusto Catania assessore al Comune di Palermo e l’entusiasmante intervento del Comandante Otello, Placido Armando Follari presente il partigiano Michele Zabbia della brigata Panevino operativa nelle Langhe.

af

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25 APRILE A NASO: Inaugurato Museo Francesco Lo Sardo fondatore fasci siciliani

manifesto innaugurazione lo sardo

Carissima Franca Sinagra a te, a Massimo Pietropaolo Cono e alla amministrazione di Naso giungano, per il giorno della Liberazione e della inaugurazione della sala museo dedicata a Francesco Lo Sardo, il riconoscimento dell’ANPI Palermo e del coordinamento ANPI regionale siciliano per questa importante e significativa opera di civiltà dedicata al valore decisivo della memoria che diventa Storia.  La figura straordinaria di Francesco Lo Sardo, fondatore del fascio dei lavoratori di Naso alla fine dell’ottocento, fra i creatori in Sicilia del più grande movimento di lavoratori in Europa dopo la Comune di Parigi, traghetta oggi, con la sua eroica testimonianza, gli alti valori ideali e morali che animarono la battaglia antifascista della Resistenza della difesa della Libertà, della dignità umana e della Costituzione.

Angelo Ficarra   segretario ANPI Palermo Comandante Barbato

Ottavio Terranova Presidente coordinatore regionale ANPI Sicilia

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25 APRILE A PALERMO: C’è un filo rosso che unisce la Resistenza alla lotta antimafia

Da Repubblica un interessante intervento di Umberto Santino

25 aprile. lotta antifascista e lotta antimafia

 

Da qualche anno, per iniziativa dell’ANPI, il 25 aprile è l’occasione per raccordare due lotte: quella contro il fascismo e quella contro la mafia. Si ricordano i nomi dei caduti sui due fronti, affratellati da un impegno comune: la lotta per la democrazia, contro una dittatura politica e contro un dominio criminale. I titoli di due quaderni pubblicati recentemente rappresentano il senso di questo percorso: il primo è Memorie di Cefalonia, il diario di u n sopravvissuto, Giuseppe Benincasa; l’altro è: Dai Fasci siciliani alla Resistenza, con la prefazione di Giuseppe Carlo Marino, scritti di Angelo Ficarra, Umberto Santino, Rino Messina, Gonzalo Alvarez García e un’appendice che riporta alcune pagine del libro sui Fasci di Adolfo Rossi e un testo teatrale di Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro. In copertina un disegno degli alunni dell’Istituto comprensivo “Antonio Ugo”, frutto del lavoro svolto dal Centro Impastato con docenti e studenti. Il quaderno è stato pubblicato nel 70° anniversario della Resistenza e nel 120° anniversario dei Fasci siciliani, a cui è stata dedicata una targa che ricorda il processo ai dirigenti di quel movimento svoltosi nell’aprile del 1894, mentre un’altra targa dovrebbe essere posta in via Alloro 97, sulla facciata di palazzo Cefalà, sede del Fascio palermitano e del congresso regionale dei Fasci del 22 maggio 1893.

Questo censimento della memoria era già cominciato con la pubblicazione di un volumetto, I Siciliani nella Resistenza, pubblicato il 25 aprile 1988, a cura delle associazioni partigiane ANPI, FIAP, FVL, è continuato negli anni successivi e sono emersi nomi e storie dimenticati. C’è stata una partecipazione siciliana alla Resistenza. I partigiani siciliani sarebbero 4.600, 605 i caduti, circa 500 i morti nei campi di concentramento tedeschi. Ma c’è stata una Resistenza antifascista in Sicilia, di cui si sa ancora ben poco. Il 7 febbraio 1943 ci fu uno sciopero ai Cantieri navali di Palermo, prima delle agitazioni di Torino; l’8 marzo ci fu una manifestazione delle donne in via Alloro, il 10 giugno c’ è stata un’azione di sabotaggio all’aeroporto Gerbini a Catania, il 3 agosto l’insurrezione contro i tedeschi a Mascalucia e a Pedara, il 12 agosto l’eccidio di Castiglione di Sicilia con sedici morti. E tra i partigiani siciliani caduti solo recentemente si è s coperta  la storia del madonita Giovanni Ortoleva (queste informazioni sono nel saggio di Angelo Ficarra pubblicato nel quaderno sopra ricordato). Più nota la vicenda di Placido Rizzotto, prima partigiano in Carnia e poi dirigente del movimento contadino a Corleone, ucciso dalla mafia nel 1948. Tra i nomi dimenticati c’è quello del palermitano Mario De Manuele, capitano fucilato dai tedeschi nella strage di Nola dell’11 settembre 1943. Una strage che non figura nei libri di storia più noti. Ne hanno parlato solo storici locali. Tre giorni dopo la dichiarazione dell’armistizio dell’8 settembre, i tedeschi della Divisione “Hermann Göring”, sotto il comando di Kesselring, decisero di uccidere dieci ufficiali dell’esercito italiano come rappresaglia per la morte di un soldato e di un ufficiale tedeschi nel corso di scontri suscitati dall’arroganza dei nazisti che chiedevano ai militari italiani la consegna delle armi. Gli italiani sono disorientati. Non sanno ancora se i tedeschi sono alleati o nemici, consentono loro l’ingresso in caserma, gli ufficiali del comando credono di stare parlamentando con i loro colleghi germanici, invece sono messi al muro assieme ad altri ufficiali selezionati con una decimazione e fucilati. È la prima strage nazista dopo la firma dell’armistizio e gli scontri di Nola, a cui partecipano anche civili, sono i primi atti di un conflitto che ben presto si estenderà al resto dell’Italia occupata dai tedeschi. Eppure di tutto questo sono rimaste debolissime tracce. Ben venga perciò questo scavo nella memoria alla ricerca di nomi e volti dimenticati, per una storia ancora in buona parte da scrivere.

Umberto Santino

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