Art. 18….e dintorni: Costituzione, Statuto dei Lavoratori, Jobs Act

Ringraziamo Domenico Stimolo per questa scheda sull’art. 18 e i suoi collegamenti con la CostituzioneUna scheda

Art. 18….e dintorni: Costituzione, Statuto dei Lavoratori, Jobs Act

L’art. 18 è ben noto. Introdotto a partire dal 1970, con la Legge dello Statuto dei Lavoratori. Già strutturalmente storpiato due anno addietro dalla cosiddetta “ riforma Fornero” del governo Monti.

Ora sembra proprio che il novello PD (…la maggioranza grande con il segretario Renzi ) – ad interim Presidente del Consiglio – intenda definitivamente rimuovere il riconoscimento principale della dignità umana e di vita del cittadino – lavoratore.

Lo  Statuto dei Lavoratori,  strutturato in trentasei articoli, suddivisi da sei  Titoli fondamentali: “ della libertà e dignità del lavoratore”, “ della libertà sindacale”, “ dell’attività sindacale”, “ disposizioni varie e generali”, “ norme sul collocamento”, “ disposizioni finali e penali,” è di fatto il “Regolamento” operativo di alcuni Principi fondamentali enunciati nella Costituzione italiana, applicati nei luoghi di lavoro con ventidue anni di ritardo.  Che così recitano:

“ L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” ( art. 1);  “ la Repubblica italiana riconosce e garantisce sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” ( art. 2); “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali di fronte alla legge, senza distinzione si sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politiche, di condizioni personali e sociali” ( art. 3); “ La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto” ( art. 4). Continua a leggere

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Le ceneri dei partigiani CAPPONI E BENTIVEGNA disperse oggi nel Tevere

Le ceneri dei partigiani Capponi e Bentivegna disperse oggi nel Tevere.

9/22/2014 07:27:00 PM  Anpi Roma   1

 

Comunicato Stampa Anpi Roma
Le ceneri dei partigiani Capponi e Bentivegna disperse nel Tevere.

Nassi: “dolore e rammarico per la conclusione di questa vicenda, una macchia nera della democrazia che dimostra la volontà di dimenticare due antifascisti simbolo dell’Italia che ha voluto la libertà e non ha ceduto a fascismo e nazismo”.
Carla Capponi e Rosario Bentivegna, eroi della Resistenza romana, combattenti contro il nazifascismo, hanno attraversato oggi Roma per l’ultima volta, trasportati dalle acque del Tevere, la loro ultima dimora. La amata figlia Elena, infatti, non avendo ottenuto di seppellirli in 80 centimetri di terra nel Cimitero Acattolico come desiderato dai genitori, ha rispettato la loro volontà di avere disperse le proprie ceneri, come seconda ipotesi, nel fiume sacro ai romani diventato la loro tomba. Chiunque potrà portare dei fiori di campo, i preferiti da Carla, in ogni parte del fiume.

Lunedì 22 settembre 2014 entra di diritto nella storia della Resistenza Romana, al pari delle date storiche della lotta al nazifascismo, non di certo per un’azione dei GAP ma, purtroppo, come “giorno dell’abbandono” riferito ai due partigiani pluridecorati, che a Roma e per Roma hanno combattuto duramente contro i tedeschi partecipando a molte azioni significative. 
La loro storia è nella Storia della Resistenza Romana e non solo, una storia dove hanno dato tutto di se stessi, mettendo molte volte a rischio la vita, senza nulla chiedere, avevano un solo desiderio, una volta morti, riposare le loro ceneri nel Cimitero Acattolico, all’ombra della Piramide di Porta San Paolo, dove hanno combattuto per la Difesa di Roma.
Purtroppo, la soluzione del Tevere, è stata una soluzione gradita a molti: in primis ai 14 Ambasciatori che gestiscono il Cimitero Acattolico, neanche le Ambasciate che hanno decorato i due gappisti sono intervenute a loro favore; poi alla direzione del cimitero che non ha voluto sentire ragioni – nonostante i tanti cattolici italiani sepolti, anche recentemente – senza il minimo rispetto per il Paese e la sua Capitale che ospita il cimitero, dimentichi del contributo dato dai partigiani italiani contro il comune nemico nazifascista.
Da alcuni mi aspettavo un impegno forte e convinto per rispettare il desiderio di due eroi nazionali. Come lo aspettavo dagli antifascisti eredi del PCI, di cui Carla è stata deputata; e della CGIL, dove Rosario ha collaborato come medico del lavoro; ma anche più impegno da altre associazioni e partiti, ANPI compresa. Tutti hanno fatto sentire la loro voce timidamente e non come meritavano delle medaglie d’Oro e d’Argento della Resistenza italiana.
Ecco perché ritengo questo il “giorno dell’abbandono”, dal momento che non ci sono state spinte democratiche per cambiare la “decisione irrevocabile” (non sempre) dei gestori del cimitero. Capisco la difficoltà ad accettare “Queste ceneri”, … sono pesanti, e quindi va rispettato lo statuto che regola l’attività del cimitero. Quello che trovo rigido è ‘l’ottusità burocratica’ che non tiene conto dei sentimenti dei romani.

Come Presidente dell’ANPI Provinciale di Roma, esprimo il dolore e il rammarico dei partigiani e degli iscritti alla associazione per come si è conclusa la vicenda che riteniamo “una macchia nera della democrazia” e dimostra la volontà di dimenticare due ‘antifascisti veri’, simbolo di una Italia che ha voluto la libertà e che non ha ceduto a fascismo e nazismo.
Spero  per il futuro che non venga in mente a nessuno di ricordarli con ipocrite cerimonie e chiacchiere di circostanza. A ricordare loro e tutti i caduti della Resistenza è sempre compito dell’ANPI e delle associazioni della Resistenza.
           Ernesto Nassi, Presidente ANPI Provinciale di Roma
Roma, 22 settembre 2014

 

ANPI Provinciale di Roma – via S. Francesco di Sales 5 – 00165 ROMA

 

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In memoria di Rosario Militello sopravvissuto ai Lager

In memoria di Rosario Militello – di Piazza Armerina – sopravvissuto ai Lager

 

Dalle pagine dell’ultimo numero di “Triangolo Rosso”  – dell’ Associazione Nazionale ex deportati nei Campi nazisti – si apprende della morte di ROSARIO MILITELLO, avvenuta il 23 maggio, a Roma. Deportato politico nei Lager nazisti.

Era nato a Piazza Armerina, in provincia di Enna, il 10 aprile 1924. Proveniente da una famiglia numerosa ( otto figli)  cominciò a lavorare molto presto, da  ragazzino di fatto, come avveniva nella gran parte delle “tormentate” realtà siciliane . Iniziò nella miniera di zolfo di Grottacalda, situata tra Enna e Piazza Armerina. Un’attività durissima. A 15 anni, stanco di fare il “topo” nel fondo  della miniera, andò via di casa, direzione Torino. Iniziò a lavorare in una fonderia. Alla fine del 1941 iniziò a frequentare la scuola di motorista dell’Aereonautica militare a Torino.

Con l’8 settembre del 1943 ( armisstizio), dopo essere fuggito dall’assalto dei tedeschi alla caserma dove era alloggiato, e dopo diverse peripezie, per sfuggire ai bandi di arruolamento obbligatori della RSI  ( appena costituitosi con il sostegno dei tedeschi) si rifugiò nelle campagne, lavorando con i contadini.  Nel marzo del 1944 dopo essersi salvato da un rastrellamento nazi-fascista che ricercavano i renitenti alla leva fascista si aggregò ai gruppi partigiani operanti nella zona delle Langhe, facendo parte della Brigata Garibaldi comandata da Davide Lajolo.

Fu catturato nel mese di agosto e trasferito a Torino alle Carceri Nuove, sottoposto a cruenti interrogatori. Dopo circa un mese assieme ad altri partigiani imprigionati fu internato a Bolzano. All’iniziò del gennaio successivo fu portato nel lager di Mauthausen.

Quindi le atroci sofferenze, la fame, l’assoluto annullamento della dignità umana, testimone degli aberranti assassini di massa commessi nei riguardi dei tanti rastrellati  in tutte le località europee. L’odore della morte sempre in agguato. Gli scalini in muratura della scala, 186, che “risalivano” dalla cava, portando addosso le pietre di oltre trenta chili. Quanti morituri caduti.

Poi, il 5 maggio la liberazione del lager da parte delle truppe statunitensi.

Rosario Militello era una composizione di carne, ossa e muscoli di ventiquattro chili.

Ritornò in Italia il 21 luglio del 1945. Ricoverato in ospedale, ne uscì nel marzo del 1947.

Si stabilì a Roma, cambiando vari lavori.

E’ stato  sempre in prima fila nella testimonianza degli orrori dei Lager, nelle scuole, nei viaggi di memoria nei luoghi della deportazione e delle stragi.

Mai dimenticare.

Grazie Rosario. Un buon siciliano che si è battuto per la nostra Libertà.

( domenico stimolo)

 

·         VIDEO: http://www.memoro.org/it/Rosario-Militello-6-7-%E2%80%93-La-liberazione-del-campo_7298.html

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La città di Palermo rende onore a Nicolò Azoti

Stamattina in via Girolamo Savonarola si è tenuta una cerimonia di intitolazione di un giardino dedicato a Nicolò Azoti, , il segretario della Camera del lavoro di Baucina e partigiano, ucciso dalla mafia il 21 dicembre 1946.
Tra gli intervenuti il Presidente dell’ Anpi Palermo Ottavio Terranova, il sindaco Leoluca Orlando, la figlia Antonella Azoti, i rappresentanti della Cgil di Palermo con Enzo Campo nuovo segretario della Camera del Lavoro, rappresentnti del Consiglio Comunale di Baucina. Erano presenti assessori ed esponenti di varie associazioni come l’Anpi Palermo ampiamente rappresentata cito il segretario Angelo Ficarra, Franco Carollo, Francesco Ciminato, Carmelo Botta, Franceca Lo Nigro,rappresentanti di Libera, Centro di documentazione Peppino Impastato, Vincenzo Agostino che ancora chiede giustizia per l’assassinio del figlio Nino e della nuora Ida, e Lia Blanda, componente della segreteria Anpi Palermo  aderente a Scorta Civica Palermo cartello di associazioni impegnata nel contrasto alla cultura mafiosa!

Dal Web Lia Blanda

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La figura carismatica e sovversiva di Maria Occhipinti

dal Link di seguito trascritto questi interessanti articoli di Fabio Gaudioso e Domenico Stimolo su Maria Occhipinti

http://www.argocatania.org/2014/09/11/il-secolo-breve-di-maria-occhipinti-un-film-felice/

Lasciamo oggi la parola a Fabio Gaudosio, docente di Storia e Filosofia, per ricordare la figura carismatica e sovversiva di Maria Occhipinti, coraggiosa e convinta pacifista nata nel 1921 e morta nel 1996, che ha attraversato molte delle vicende del Novecento. Luca Scivoletto le ha dedicato un bel docufilm, proiettato di recente al  cinema King, di cui Gaudioso è animatore.

Mercoledì 3 Settembre nella Sala grande della Multisala King Cinestudio di Catania è stato presentato, a cura de “La Città Felice”, il docufilm di Luca Scivoletto “Con quella faccia da straniera: il lungo viaggio di Maria Occhipinti”.

Puntuale l’introduzione di Mirella Clausi, docente presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, sul perchè della scelta di un documentario tra la ricostruzione storica e il profilo biografico come avvio della nuova stagione di attività della associazione femminile.

Ha preso poi la parola la sceneggiatrice del docufilm, Maria Grazia Calabrese, madre del giovane regista modicano e militante storica della sinistra ragusana, che ha tratteggiato con grande e sincero coinvolgimento emotivo la figura, davvero straordinaria, della femminista ante litteram iblea, autrice, tra l’altro, da autodidatta, di uno splendido libro per la Sellerio che ha, liberamente, ispirato il film: “Una donna di Ragusa”.

E’ toccato, poi, Pina La Villa contestualizzare la vicenda di Occhipinti all’interno di quella magmatica e controversa pagina di storia che va dall’Armistizio del Settembre ’43 alla Liberazione dell’Aprile ’45 che ha visto, anche in Sicilia, episodi di grande eroismo mischiati, inevitabilmente, a zone d’ombra e ambiguità.

Infine, è stata la volta dell’autore, il bravo Luca Scivoletto che ha, con quest’importante lavoro, reso omaggio alle sue radici siciliane, per lui da tanti anni, ormai, trapiantato a Roma dove, oltre che come regista, lavora, pure, come PhD presso l’Università La Sapienza.

Il docufilm è, davvero, molto bello: l’ora vola via tra immagini di repertorio in nostalgico e intenso bianco e nero (che

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70° della RESISTENZA: Il contributo siciliano alla LIBERAZIONE. ANPI NICOLOSI

Martedì 2 settembre u.s., la sezione ANPI/IMI di Nicolosi, ha organizzato una serata della memoria, in occasione della ricorrenza del 70° anniversario della morte dei due partigiani nicolositi, ALFIO RAGONESI e FILIPPO MAZZAGLIA a cui fra l’altro è dedicata la sezione, insieme ai due IMI (Internati militari Italiani) SALVATORE SCUDERI e SANTO MAZZAGLIA. E’ stata scelta la data del 2 settembre in quanto proprio in quella data, 70 anni fa nelle campagne di Cerano, lungo il corso del fiume Ticino, che in quel tratto segna il confine tra Lombardia e Piemonte, trovò la morte eroicamente Alfio Ragonesi (classe 1916), morì per rimanere accanto ad un compagno ferito, fu ucciso dalla famigerata brigata fascista “Cristina” di Novara, Ragonesi, militare di leva in Lombardia a Bergamo presso il battaglione “Lupi di Toscana”, dopo l’8 settembre fuggì e fu aiutato da alcune persone nei pressi di Magenta nel milanese che gli diedero degli abiti civili e gli indicarono i riferimenti locali per arruolarsi con i partigiani, difatti si arruolò in una brigata garibaldina ed è sepolto nel cimitero di Magenta (MI) mentre un monumento nella piazza di Cerano (NO) lo ricorda insieme ad altri due ceranesi, chi vi scrive qualche anno fa è stato ospite delle due sezioni ANPI di Cerano e di Magenta, dove ha presentato il libro “Nicolosi e la guerra” dove fra le altre cose vengono raccontate anche le vicende dei due partigiani nicolositi, ed ha scoperto che del Ragonesi, che consideravano e considerano un eroe non sapevano niente delle sue origini addirittura pensavano che fosse sardo ed è stato bello sia per me che per loro sapere che era siciliano ed è stato un momento emozionante, si è ristabilito in un attimo, quello che era stato un motivo fondante della Resistenza del nuovo risorgimento nazionale, che come spesso ricordava Pompeo Colajanni, l’incontro tra il Nord e il Sud.

La sera del 2 abbiamo ricordato anche l’altro partigiano nicolosita, Filippo Mazzaglia, nome di battaglia “Maresciallo Franco”, sergente maggiore dei bersaglieri a Siena si era fatto tutta la campagna di Grecia e poi trasferito a Pinerolo, nel settembre del 43 si unì alle formazioni partigiane autonome in Val Sangone nella provincia di Torino e fu fucilato il 16 maggio 1944 dai nazifascisti davanti il municipio di Forno di Coazze nel corso del grande rastrellamento tedesco della Val Sangone del maggio 1944 ed è sepolto insieme ad 97 partigiani nell’Ossuario di Coazze e chi vi scrive il 23 aprile 2009 come rappresentante dell’Amministrazione comunale di Nicolosi con la presenza del Presidente Napolitano ha assistito, insieme al nipote Salvo Mazzaglia, oggi vice-presidente della sezione ANPI/IMI di Nicolosi alle celebrazioni del 65° anniversario della festa della liberazione a Coazze, un altro momento molto emozionante di incontro tra nord e sud.

Insieme al Sindaco di Nicolosi Nino Borzì, all’assessore alla cultura Stefania Laudani e alla Presidente dell’ANPI provinciale di Catania, Santina Sconza, sono stati ricordati gli altri 6 partigiani nicolositi che combatterono tre (Gaetano Carbonaro, Nunzio Longo e Salvatore Laudani) nelle Langhe sempre in Piemonte con il partito d’Azione, uno in Grecia (Alfio Gemmellaro) con i partigiani dell’Ellas, un altro in Jugoslavia (Giuseppe Navarria, carabiniere in Montenegro) e Angelo Folli, finanziere in Montenegro morto a Foca in Bosnia insieme alle formazioni partigiane titine, alle quali si si era unito anche il Navarria. Abbiamo ricordato i 20 nicolositi deportati in Germania dopo l’8 settembre che dissero “NO” alla repubblica sociale di Mussolini e alcuni di loro sono ancora fra di noi e prendendo spunto dal film proiettato quella sera “La memoria degli ultimi” di Samuele Rossi, in raccordo con l’amm.ne comunale si è pensato di intervistarli e conservare così la memoria di eventi fondanti per la nostra democrazia che non attraversa un bel momento. Si è anche accennato al progetto da realizzare con il liceo “Marchesi” Mascalucia dedicato a Carmelo Salanitro e Nunzio Di Francesco che prevede la realizzazioni di interviste e cronache riguardanti il coinvolgimento degli etnei nelle file dei partigiani e i famosi fatti dell’estate del ’43 che si svolsero durante la fuga dei tedeschi e le razzie e soprusi da loro commessi in quei giorni nei confronti delle locali popolazioni, il progetto sarà coordinato dalla professoressa Antonella Sotera di Nicolosi e prevede come premio, se il liceo organizzerà il viaggio d’istruzione, la visita gratuita al campo di concentramento e di sterminio di Mathausen dove il 25 aprile 1945 morì Carmelo Salanitro e dove fu “ospite” Nunzio Di Francesco, il partigiano Athos, recentemente scomparso che a Nicolosi la sua memoria è ancora viva in quanto fu lui ad inaugurare la nostra unica sezione della provincia di Catania. Saluti Giuseppe Mazzaglia

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Striscianti gli attentati alla Costituzione

 

 

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ANPI NEW n.131 settembre2014


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Trattativa Stato-mafia vero buco nero della storia italiana.

Purtroppo dobbiamo registrare che gli avvertimenti, le minaccie, i tentativi di depistaggio  continuano ad arricchire la oscura trama per negare la trattativa Stato-mafia vero buco nero della storia italiana. In tali circostanze noi rispolveriamo la storia, ricordiamo i nostri caduti per la Libertà e per la difesa della Dignità Umana. Da i tanti Ortoleva, Zito, Azoti a  Portella della Ginestra, a Moro, Mattarella, Pio La Torre fino a Falcone e Borsellino.

 L’ANPI Palermo è sempre in prima linea, Scorta Civica ai magistrati  a partire da Antonino Di Matteo e a don Ciotti di Libera ai quali va la nostra totale solidarietà.  

Di seguito il messaggio di solidarietà di Ottavio Terranova a Umberto Di Maggio coordinatore regionale di LIBERA

Carissimo Umberto, ti prego di trasmettere al nostro Don Ciotti, la solidarietà dell’ANPI di Palermo e di quella Siciliana per le gravissime minacce della mafia, contro la sua persona e il suo civile impegno per la legalità la crescita civile della nostra società con i giovani protagonisti del loro futuro.

 Sono certo che le minacce mafiose abbiano anche come obiettivo quello di scoraggiare quanti impegnati, come te con Libera, contribuiscono concretamente a fare crescere su tutto in territorio nazionale tutti questi valori,

 

                                                 Ti abbraccio. Ottavio Terranova


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