8 luglio e difesa della Costituzione

Significativa celebrazione del 54° anniversario dell’otto luglio 1960 con deposizione delle corone dell’ANPI e della Fillea ai piedi della Lapide che ne ricorda i caduti. Tutti gli intervenuti, dal sindaco Leoluca Orlando a Maurizio Calà, Ottavio Terranova, Nicola Cipolla ed il segretario nazionale della Fillea Cgil, hanno sottolineato il grande significato e  l’ attualità della battaglia dei giovani del luglio ’60 in difesa della democrazia contro i tentativi di svolta autoritaria dell’allora governo Tambroni. Particolarmente importante è stata in quella giornata di lotte in Italia  “la battaglia di Palermo ” in cui persero la vita per la libertà Francesco Vella Andrea Gangitano, Giuseppe Malleo e Rosa La Barbera colpita a morte dalla polizia mentre chiudeva le persiane della sua casa. Quello di Tambroni nel 1960 fu il tentativo di risposta autoritaria e fascista al voto con cui gli italiani nel 1953 avevano bocciato la legge truffa. Oggi siamo di nuovo di fronte ad altri “allegri” tentativi di fare saltare l’impianto antifascista della Costituzione repubblicana maturata nella lotta di Liberazione.

IL PRESIDENTE NAZIONALE DELL’ANPI, CARLO SMURAGLIA, SULLA RIFORMA DEL SENATO GIUNTA ORMAI ALLA FASE DECISIVA:

 

“La riforma del Senato, per come si sta portando avanti, mi pare sia mossa da un problema di immagine; alle priorità effettive si antepone l’intento di portare a casa al più presto il “trofeo” del Senato “riformato” per esibirlo in Europa a riprova del decisionismo e della autorevolezza governativa. Noi pensiamo che sia giusto aspirare ad una forte credibilità in Europa, ma non a qualunque prezzo. E’ giunto il momento di stabilire con razionalità quali sono le vere priorità di un Paese che attraversa una grave crisi economica e sociale e cerca di uscirne. La differenziazione del lavoro delle due Camere deve essere realizzato, assieme a una buona legge elettorale, in tempi ragionevoli e con modalità conformi alle linee e ai principi costituzionali”   (…)

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appassionato discorso di Di Matteo SU COSTITUZIONE, RIFORME, DEMOCRAZIA

   Ringraziamo i proff. Francesca Lo Nigro e Carmelo Botta per questo contributo sul convegno  “COSTITUZIONE, RIFORME, DEMOCRAZIA”

INIZIATIVA UNITARIA SU COSTITUZIONE, RIFORME, DEMOCRAZIA

Giovedì 19 giugno, alle ore 15,30  presso l’Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, l’Associazione Giuristi Democratici di Palermo e l’Anpi Sicilia hanno organizzato un incontro di riflessione sul tema “Costituzione, riforme, democrazia“, per discutere insieme sui principi e le garanzie fondamentali della nostra carta costituzionale, sulle riforme annunciate dal governo e soprattutto sull’urgente necessità, ora più che mai, dell’impegno, dell’attenzione, della partecipazione, della responsabilità che ciascuno di noi ha il dovere di assumere per il rispetto della democrazia e la tutela dei diritti fondamentali di tutti i cittadini.

In presenza di un uditorio attento e interessato che ha gremito lo storico salone, ha aperto i  lavori l’Avvocato Armando Sorrentino, giurista democratico di Palermo, moderatore del pomeriggio di studi, che ha introdotto il tema della giornata parlando dell’indipendenza della  Magistratura e di democrazia costituzionale, con la divisione dei poteri che, anche se talvolta “scricchiola”, continua a garantire un fondamentale stato di diritto.

Ottavio Terranova, Presidente dell’ANPI di Palermo e Cordinatore regionale per la Sicilia, ha detto che per amare e difendere la nostra bellissima Costituzione bisogna conoscerla e saperne coniugare i diritti in essa sancite con le libertà l’antifascismo e la democrazia. Ha ricordato, che questa importante unitaria iniziativa di Palermo, coincide con il Settantesimo della Resistenza e in Sicilia dei 120 anni del glorioso movimento dei Fasci Siciliani, represso nel sangue dal Governo Crispi,  che stiamo celebrando con la CGIL, in diversi nostri Comuni.

Fra i relatori, a parlare insieme di costituzione e riforme, l’avv. Domenico Gallo, Magistrato di Cassazione, Associazione Democrazia Costituzionale, che, dopo un’attenta analisi sulla storia del sistema elettorale italiano, contestualizzandolo dal periodo post-unitario ad oggi, affronta il tema attualissimo della riforma del bicameralismo, <<bicameralismo che finora ha funzionato- come afferma il relatore- come garanzia politica … per mantenere in vita la democrazia nel nostro Paese>>. E, come conclude il giurista,<<dopo che abbiamo acquisito questa prova storica, lo vogliamo eliminare? … Quello che propone la riforma è sostituire la democrazia parlamentare con la democrazia fondata sul principio del capo. E non credo che questo sia il modo giusto per quelli che hanno fatto la resistenza>>.

Molto atteso e coinvolgente l’intervento del. Prof. Avvocato Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale Anpi, che, esaltando le qualità della nostra carta costituzionale, oggetto di <<infiniti attentati aperti e striscianti>>, nello stesso tempo sottolinea con rammarico come essa non sia <<ancora entrata nella mente e nel cuore di tutti gli italiani>>, di come essa <<meriterebbe più rispetto di quanto le si è dimostrato>>. <<Questa carta costituzionale – afferma Smuraglia – ha una caratteristica essenziale … di programmare dei diritti … e di impartire un “ordine” ai governi di rendere effettivi questo diritti, renderli attuabili. Questo è il grande valore della nostra costituzione.

 L’analisi del dualismo che caratterizza la nostra carta costituzionale, della programmazione del diritto e della sua attuazione, porta il nostro relatore ad un’amara conclusione: <<oggi c’è un divario tra l’affermazione di alcuni diritti e la realtà>>. A conferma di quanto esposto, analizza l’art. 4 della Costituzione, comparando il diritto al lavoro di ogni cittadino alla realtà lavorativa dello Stato attuale. L’impegno, che si presenta come monito, deve coinvolgerci tutti in prima persona, ma soprattutto giuristi democratici, magistrati, specialisti: <<Attuiamola, facciamo in modo che tutti i principi in essa contenuti diventino realtà>>.

Grande partecipazione e rispettoso silenzio hanno accompagnato l’intervento del dott. Nino Di Matteo, Sostituto Procuratore della Repubblica di Palermo, da parecchi mesi bersaglio delle minacce della mafia, ma, contestualmente, depositario della volontà di oltre 7 mila cittadini democratici ed onesti che hanno raccolto in soli tre giorni le firme per sostenere l’impegno di colui che vogliono come Procuratore aggiunto di Palermo e che, attraverso la “scorta civica”, continuano a supportare la sua attività.

Il lungo ed appassionato discorso di Di Matteo, che con parole chiare, semplici e dirette ha dipinto  una realtà politica, sociale, culturale “sconsolante” e “amara”, è stato fortemente impregnato da quel bisogno, di cui egli stesso ha parlato, parafrasando Rocco Chinnici, di <<coniugare all’antimafia delle inchieste e dei processi, anche il valore della testimonianza nei dibattiti pubblici>>.

Per esigenze di spazio, siamo costretti ad omettere alcuni passaggi (che pensiamo in altra sede di reintegrare), sacrificando parti di una così lucida, puntuale ed autentica descrizione di uno Stato italiano che sicuramente non è quello per il quale abbiamo lottato. Ci limitiamo, pertanto, in tale contesto, a riportare le riflessioni più preziose del suo intervento.

<<Ricordare oggi, a ventidue anni dalle stragi di Capaci e via d’Amelio, significa fermarsi a riflettere … e in buona parte vi devo dire che i miei pareri sono assolutamente preoccupanti e desolanti … Sono fatti e considerazioni che non dobbiamo avere paura, almeno noi magistrati, di denunciare …  con la serena consapevolezza che, ne sono convinto, solo una decisa inversione di tendenza nell’approccio politico, sociale ed istituzionale alla questione criminale potrà finalmente portarci sulla strada giusta per debellare per sempre non solo il fenomeno mafioso inteso in senso stretto, ma un fenomeno per certi versi ancora più preoccupante, cioè il diffondersi di metodi mafiosi anche nell’esercizio del potere ufficiale. E’ indiscutibile che i risultati raggiunti in questi vent’ anni sul piano della repressione dell‘ala militare della mafia sono veramente significativi … dovuti in gran parte, lo devo dire, quasi esclusivamente all’azione della magistratura e delle forze dell’ordine, in molti casi non grazie, ma nonostante certa politica trasversale dei diversi  schieramenti … E’ storia di pochi mesi fa la proposta di estendere ulteriormente la liberazione anticipata anche ai condannati di mafia, è sempre dietro l’angolo – ciclicamente ricorrente – la proposta di abolire l’ergastolo e di limitare ulteriormente lo strumento delle intercettazioni telefoniche ed ambientali … risulta ancora più grave che ancora oggi gli attacchi più violenti, le delegittimazioni più organizzate, si dirigano sistematicamente verso quelle inchieste che vogliono portare alla luce proprio quei punti di collegamento tra i vertici  di cosa nostra e certi punti di potere che  hanno altri centri di interesse di cui palava Giovanni Falcone all’indomani del fallito attentato dell’Addaura, sempre ed esclusivamente nei confronti di quelle inchieste, di quei magistrati che le conducono. Risulta ancora più grave che decine, forse centinaia di uomini delle istituzioni continuino a tacere omertosamente ciò che sanno su quegli intrecci alla base di tante vicende stragiste in Italia, non soltanto alla base dello stragismo mafioso … Ho fatto questo esempio semplicemente per sottolineare che … è necessario innanzitutto abbandonare quella prassi ormai consolidata che ha sempre premiato quegli uomini di stato che hanno scelto il muro di gomma del silenzio, rispetto alla possibilità della denuncia  e piena collaborazione con l’autorità giudiziaria. Premiato quegli uomini anche con incredibili carriere e perfino dopo la cessazione del loro incarico politico-istituzionale, con incarichi e consulenze anche extra istituzionali.>>

Attraverso un’attenta analisi del mancato riconoscimento da parte degli organi dello Stato, della stessa Magistratura, della società civile, della figura e dell’impegno di Giovanni Falcone, Di Matteo avvia una dissertazione sull’indipendenza della Magistratura che reputa <<un valore fondamentale, una garanzia per tutti i cittadini>>.

<<Dobbiamo resistere contro gli attacchi esterni che sono sempre violenti – dice – perché parlare di una contrapposizione, di una guerra tra politica e magistratura negli ultimi venti/venticinque anni, consentitemi di dirlo, è per certi versi fuorviante, perché principalmente c’è stato un attacco unilaterale ben organizzato, sistematicamente organizzato con l’appoggio organizzato dei principali mass media, non contro la magistratura, ma contro quei magistrati che si ostinano a voler cercare di esercitare il controllo di legalità a trecentosessanta gradi.>>

A proposito della legge sulla responsabilità civile diretta dei magistrati, ricollegandosi all’intervento dell’avv. Sorrentino, spiega: << una legge che se fosse approvata finirebbe per ottenere uno scopo fondamentale, quello della  intimidazione nei confronti del magistrato, quello della figura sempre più probabile di un magistrato che tende a dare ragione al potente,  che in una controversia tra una potente multinazionale e l’operaio licenziato ovviamente tende a dare ragione alla porte forte per  evitare le conseguenze anche economiche, anche sulla sua tasca,  che un provvedimento sgradito alla multinazionale potrebbe provocare; un magistrato che magari chiude un occhio se indagando da pubblico ministero si imbatte nella possibilità della incriminazione di un potente. Questi sarebbero gli effetti perversi.  Tutto questo, secondo me, si inserisce in uno scenario più ampio che in fondo è quello della burocratizzazione del  ruolo: trasformare i magistrati in burocrati, magari efficienti nella repressione dei reati comuni, e pavidamente timorosi nei confronti della criminalità del potere.>>

Dopo tale dichiarazione Di Matteo non nasconde la sua preoccupazione anche a proposito << di altre vicende che sfuggono all’attenzione purtroppo dei più perché non sono sottolineate dai mass media: in questi giorni è agli altari della cronaca la vicenda delle decisioni del Consiglio Superiore della Magistrature sulla vicenda della Procura della Repubblica di Milano … io credo che in gioco ci sia una questione più grande che riguarda tutti, non soltanto tutti i magistrati, ma tutti i cittadini, che è quella dell’auspicata da tanta parte della politica, gerarchizzazione delle procure della Repubblica … E’ la questione per la quale è stata riformata le Legge dell’ordinamento giudiziario del 2006, mentre Ministro della Giustizia era l’on. Clemente Mastella (ma a larghissima trasversale maggioranza), è la questione per la quale si vogliono trasformare i magistrati che non ricoprono incarichi direttivi, i sostituti Procuratori della Repubblica, i pubblici ministeri che secondo la costituzione dovrebbero essere soggetti soltanto alla legge, vogliono trasformarli in funzionari obbedienti ai procuratori capo; procuratori capo che sono pochi, che vengono nominati dal Consiglio Superiore della Magistratura, certe volte purtroppo anche attraverso delle logiche di tipo correntizio o peggio ancora politico, e capite tutti che il complotto di pochi magistrati che esercitano incarichi direttivi, se quel potere gerarchico viene accentuato, significherebbe  il controllo sul Pubblico Ministero , il controllo sulla giurisdizione … se si controlla una procura attraverso un capo che esercita il suo potere gerarchico per soffocare, per insabbiare le iniziative e le inchieste giudiziarie, davanti al giudice quelle inchieste non arriveranno mai.>>

Le riflessioni del magistrato indugiano sui rapporti mafia-politica: << In questi 20 anni è volutamente mancata la comprensione del nesso sempre più stretto tra i reati contro la pubblica amministrazione  ed i reati di mafia. Condotte di abusi di ufficio, di corruzione, di concussione, di turbativa d’asta, che costituiscono il grimaldello, la chiave di accesso attraverso la quale le mafie penetrano, ma certe volte si impadroniscono  della pubblica amministrazione. E invece nel nostro sistema giudiziario penale persiste una sorta di doppio binario: da una parte pene adeguate, strumenti investigativi incisivi per sanzioni i comportamenti di ordinaria criminalità mafiosa; dall’altra sostanziale impunità per quelle condotte che consentono alle mafie di penetrare le pubbliche istituzioni. Non si è voluto acquisire e si continua a mio parere a non volere acquisire la consapevolezza della gravità del  problema. Un dato mi pare che sia assolutamente significativo, che traggo da statistiche ministeriali: tra i 74/75 mila detenuti attualmente nelle strutture carcerarie italiane, solo 8 detenuti su queste decine di migliaia di detenuti stanno espiando una pena per corruzione.  Che cosa significa questo? Significa che sostanzialmente il fenomeno della corruzione in Italia è impunito … E’ impunito perché le pene  sono assolutamente  inadeguate, perché fanno inevitabilmente scattare prima dell’accertamento  definitivo sulla responsabilità penale la prescrizione del reato.

Dopo una lunga digressione sulle considerazioni di Paolo Borsellino in merito ai rapporti tra mafia e politica e al ruolo della Magistratura che << può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziario>>, e sugli altri organi e poteri dello Stato preposti, << cioè i consigli comunali o quelli che siano, che dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi, che non costituivano reato, ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica>>, l’attenzione si è focalizzata sullo <<schermo della sentenza>>, dietro cui facilmente ci si nasconde: <<Aspettiamo serenamente la sentenza dei  giudici, aspettiamo la pronuncia giudiziaria conclusiva del processo. Questo nella migliore delle ipotesi! Quando invece non si    parte contro la magistratura. Il solito schermo protettivo della sentenza è proprio quello, che è esattamente il contrario rispetto al messaggio, rispetto alla testimonianza che ci ha lasciato, ad esempio, un politico come Pio La Torre>>.

Le conclusioni sono amare. E l’amarezza penetra nei cuori dei presenti (la si legge nelle espressioni del magistrato e sui volti degli intervenuti): << Io dico che rispetto al 1992, e concludo amaramente, rispetto a queste parole di Paolo Borsellino, la situazione è cambiata, ma è cambiata in peggio, perché se nel 1992 effettivamente non c’erano le sentenze definitive, oggi c’è di più. Non sono più sufficienti nemmeno  le sentenze definitive di condanna o di quello che c’è scritto nelle sentenze definitive di condanna per mettere definitivamente fuori della scena del potere i collusi con la mafia. Non è stato sufficiente che nella sentenza Andreotti fosse sancita la conclusione definitiva dei rapporti consapevoli e costanti individuati tra i vertici di cosa nostra, che il senatore Andreotti, sette  volte presidente del consiglio, ha intrattenuto prima del 1980; non è stato sufficiente che in quella sentenza definitiva ci sia scritto che quei rapporti sono stati intrattenuti anche in relazione in esito all’omicidio di Piersanti Mattarella;  non è stato sufficiente che in quella sentenza ci sia scritto che il sen. Andreotti si guardò bene  dal denunciare quanto aveva appreso dai mafiosi prima e dopo l’omicidio Mattarella. Se oggi, per arrivare all’attualità, non è evidentemente sufficiente che una sentenza definitiva nei confronti del sen. Dell’Utri, uno dei  cofondatori di Forza Italia, lo definisca, sulla base di un’analisi rigorosa, come consapevole mediatore dei rapporti tra l’on Berlusconi e il partito fondato anche grazie a Dell’Utri, ed esponenti mafiosi liberi … Perché dico “Non è stato sufficiente”? Perché anche nonostante la conclusione di queste  sentenze, mi pare che i soggetti il cui protagonismo è stato richiamato da queste sentenze, Dell’Utri e l’on. Berlusconi, sono stat , vengono cercati per partecipare a pieno titolo, e legittimati a ciò anche dalle altre forze politiche, addirittura governative, per progettare le riforme della nostra carta costituzionale di cui oggi stiamo discutendo.>>

All’ultima constatazione amara fa eco un quasi doveroso proposito che prelude ad uno stato di giustizia e legalità: << Lo stato non l’ha vinta la guerra contro la mafia e purtroppo non dà segni di volerla vincere in maniera effettivamente globale. Noi cercheremo nel nostro piccolo, da semplici magistrati di mantenere sempre nel cuore e nella mente l’esempio dei nostri morti;  con lo sguardo fisso continueremo verso l’unica meta della verità, guidati esclusivamente dalla volontà di rispettare ed applicare i principi della nostra  Costituzione sulla quale per fortuna abbiamo giurato, che deve essere l’unico caposaldo del nostro agire quotidiano.>>

 Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro

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Tutta la solidarietà dell’ANPI alla nostra Mari Albanese

Mari Albanese ha dato a tutti una grande lezione di civiltà e di solidarietà umana. Le siamo immensamente grati e le siamo vicini. A te Mari giunga l’abbraccio dell’ANPI Palermo Comandante Barbato, del suo presidente Ottavio Terranova e un arrivederci a presto Angelo Ficarra.

di Alberto Samonà – 

Aveva provato a difendere un’anziana vittima di uno scippatore. E’ stata picchiata brutalmente ed è finita in ospedale – 

Finire in ospedale senza un perché. Vittima di una violenza cieca e intollerabile.

E’ accaduto ieri sera a Mari Albanese, nostra collaboratrice, picchiata per strada da uno sconosciuto. Da un balordo senza scrupoli e dignità come tanti, che non ha avuto remore nell’aggredire una giovane donna. E d’altronde, gli episodi di cronaca in questi tempi bui ci mostrano una realtà di violenza diffusa, soprattutto contro le persone più indifese, bambini, anziani, donne.

Mari ieri sera si trovava nei pressi di corso Calatafimi, quando ha assistito alla scena di uno scippatore che aveva preso di mira un’anziana. Il giovane aveva aggredito la malcapitata per rubarle ciò che la donna portava con sé. A quella scena Mari (contrariamente a quanto avrebbero fatto in molti) è intervenuta per difendere l’anziana e in tutta risposta è stata picchiata dal balordo, che l’ha mandata in ospedale. All’Ingrassia.

Fortunatamente le sue condizioni adesso sono discrete ed è stata lei stessa a raccontarci l’accaduto.

A Mari (il cui articolo di oggi sulla mafia a Palermo apre il nostro giornale) la vicinanza e la solidarietà da parte di tutta la Redazione di Resapubblica e gli auguri di una pronta guarigione.

Alla nostra città anche: che guarisca dalla mediocrità e dalla violenza di chi non ama il prossimo e neanche se stesso.

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coordinamento regionale ANPI: incontro con SMURAGLIA

19 giugno 2014, salone dell Cgil regionale siciliana. Coordinamento regionale con Carlo Smuraglia costituzionalista, partigiano già senatore della Repubblica; grande saggezza, conoscenza ed umanità; la sua è stata una chiara, profonda, semplice lezione ricca di esortazioni a più fare, più studiare, più mobilizzarsi in un momento particolarmente difficile per la democrazia in Italia ed in Europa. Grazie Carlo splendido ragazzino di 91 anni.

af

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Costituzione, riforme, democrazia Palermo 19 giugno

Da Silvia Bentivegna
Oggi
Aula Magna Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, grazie all’Anpi Palermo e all’associazione Giuristi Democratici
ho assistito ad una speciale lezione di diritto Costituzionale i cui relatori e docenti erano di una caratura eccezionale.
Tra questi Domenico Gallo, Nino Di Matteo e Carlo Smuraglia presidente nazionale dell’Anpi e già senatore della nostra Repubblica .
Non capita tutti i giorni di ascoltare tanta saggezza e conoscenza in materia di diritto né capita altrettanto spesso di ascoltare, da chi di “legge” capisce, quanto ci sia di incostituzionale in ogni manovra di questo govern..o.

(9 foto)

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ANPI NEWS APPUNTAMENTI

APPUNTAMENTI

 

 

Costituzione, riforme e democrazia“: il 19 giugno a Palermo convegno promosso dall’ANPI Sicilia e dall’Associazione Giuristi democratici. Interverranno, tra gli altri, il Sostituto Procuratore di Palermo, Antonino Di Matteo e il Presidente nazionale dell’ANPI, Carlo Smuraglia  

Antifascismo ieri, oggi e domani“: dal 19 al 22 giugno, a Bologna, prima Festa provinciale dell’ANPI 

 

 

ARGOMENTI

 

 

Notazioni del Presidente Nazionale ANPI, Carlo Smuraglia:

 

Alla gravissima  vicenda dell’Expo, su cui mi sono già intrattenuto in precedenza,  considerandola quasi l’apice di una situazione insostenibile, si è aggiunta quella di Venezia e dintorni, che non solo non è meno grave, ma conferma che dovunque si metta mano ad un’opera di notevole impegno anche economico, la corruzione è una componente normale e pressoché “inevitabile”(…)

Il 2 giugno, a Modena, si è celebrata la Festa della Repubblica e della Costituzione, con una riuscitissima manifestazione, che ha visto non solo una forte presenza di cittadine e cittadini, ma anche una ritrovata unità d’azione tra le Associazioni più rappresentative e impegnate sui temi della Costituzione e delle riforme. Mentre ne prendevamo atto con piacere e soddisfazione, anche perché questa manifestazione seguiva, a poca distanza di tempo, quella organizzata dall’ANPI all’Eliseo di Roma il 29 aprile, ugualmente riuscita e unitaria, abbiamo dovuto rilevare l’enorme silenzio stampa che è calato in modo diffuso su quasi tutti gli organi di informazione(…)

►  Il Pontefice ha compiuto un atto di coraggio e di speranza, riunendo nella sua sede, per una preghiera comune, esponenti di Israele e della Palestina e rappresentanti di religioni diverse, E’ stato un atto altamente e simbolicamente positivo, il massimo che possa fare un Papa di buona volontà, che sa che il suo fondamento principale sta nella pace, nell’amore, nelle convivenza pacifica(…)

La situazione in  Ucraina è sempre più complessa e pericolosa per la libertà dei popoli e per la pace. Alle originarie aspirazioni (del tutto comprensibili) di una parte rilevante del popolo ucraino, di avvicinarsi all’Europa e, se possibile, divenirne parte, si sono aggiunte, da un lato, le aspirazioni populiste (e talvolta di tipo nazista) di movimenti e partiti che pensano a tutto fuorché alla libertà ed all’autonomia dei popoli, e dall’altro alcuni moti popolari di “simpatia” per la vicina Russia, fomentati e utilizzati, in varie forme, da chi aspira a ricostituire, se non proprio un grande impero russo, una potenza in grado non tanto di difendersi, quanto e soprattutto di far valere la propria forza a livello mondiale(…)

Una notizia positiva: la vicenda di Ostra, su cui mi ero intrattenuto in un numero precedente della news (il progetto di un “cippo” dedicato ai fascisti caduti, proprio in una strada intitolata ai “Partigiani” e in una zona in cui settant’anni fa ci furono brutali e violenti rastrellamenti da parte dei fascisti, con torture, fucilazioni e deportazioni di partigiani), si è risolta positivamente(…)

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COSTITUZIONE, RIFORME, DEMOCRAZIA

Come G.D. (Giuristi Democratici) di Palermo e A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) abbiamo voluto fissare un incontro per discutere e ragionare sulla nostra Legge Fondamentale, sulla sua insuperata attualità nei principi e nelle garanzie fondamentali, sulle riforme annunciate, quelle necessarie, quelle non opportune o, addirittura, dannose per l’equilibrio dei poteri e per il corretto funzionamento democratico dello stato di diritto. Lo vogliamo fare con spirito libero da qualsiasi pregiudizio, con la consapevolezza, comunque, che il tempo presente, spesso connotato da confusione e dilettantismo nell’ambito delicatissimo del patto di cittadinanza, impone a tutte/i una forte assunzione di responsabilità partecipativa per rafforzare e consolidare i pilastri essenziali – democraticità, tutela dei diritti fondamentali, separazione dei poteri – su cui poggia la nostra costituzione nata dalla Resistenza.”

GIOVEDI’ 19 GIUGNO ORE  16,00 PRESSO L’AULA MAGNA FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA VIA MAQUEDA

La riforma del Senato: una questione democratica. La relazione di Smuraglia

La manifestazione, indetta dall’ANPI Nazionale, il 29 aprile al Teatro Eliseo di Roma su “Riforme, rappresentanza, coerenza costituzionale nel cambiamento: una questione democratica”. ha riscosso grande partecipazione ed entusiasmo.

A prendere la parola, per lanciare l’allarme su un “frettoloso” processo riformatore che rischia di ridurre gli spazi della democrazia, sia rispetto al Senato che alla legge elettorale, sono stati Carlo Smuraglia, Stefano Rodotà e Gianni Ferrara.

Assente, per motivi personali, Lorenza Carlassare che in una lettera indirizzata al presidente dell’ANPI ha espresso apprezzamento per l’iniziativa.

A condurre è stata la giovane iscritta all’Associazione Elena De Rosa che ha svolto a sua volta un intervento sul tema “i giovani e le riforme”.

Presenti delegazioni ANPI da tutta Italia, rappresentanti della CGIL nazionale, di Libertà e Giustizia e di altre Associazioni. Una suggestiva “Bella ciao” e “La libertà” di Giorgio Gaber, cantate da un coro di giovanissimi studenti diretti dal maestro Marco Quaranta ha concluso la manifestazione.

Pubblichiamo di seguito la versione integrale dell’intervento del presidente nazionale ANPI, Carlo Smuraglia. Continua a leggere

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6/7 GIUGNO 2014 ROMA 70 ANNI CON LA LIBERTA’ NEL CUORE immagini

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Fasci Siciliani & Resistenza

Pubblicato su “Centonove” n. 22 del 06 /06/ 2014  pag.35

Anniversari. Un libro dell’Anpi celebra la nostra storia

Fasci Siciliani & Resistenza

 La raccolta degli atti di un convegno curata da A. Ficarra svela la ricchezza innovativa dei fascianti che faranno da base alle lotte operaie. E alla prima bandiera rossa…

Di Franca Sinagra Brisca

PALERMO. Nella collana de  I quaderni dell’ANPI Sicilia, diretta dal prof. Giuseppe Marino, sono stati pubblicati gli atti del Convegno “Dai Fasci siciliani alla Resistenza”  tenutosi a Palazzo delle Aquile il 23 aprile del 2013, edito dal Gruppo Istituto Poligrafico Europeo, di 125 pagine, corredata da una ricca Appendice e breve inserto iconografico.

La raccolta è curata da Angelo Ficarra, vicepresidente ANPI, che si batte per il recupero e la rivisitazione della memoria storica.  Fra gli altri interventi, Gonzalo Alvarez Garcìa e Umberto Santino accentrano i loro contenuti sul proposito di restituire alla memoria un grande passato e la necessità di raccontare ai nipoti la storia coraggiosa dei Fasci dei Lavoratori Siciliani.  La ricchezza innovativa dei fascianti, prima esperienza organica di una lotta di liberazione del popolo siciliano nell’organizzazione e nei contenuti del movimento di riscatto dal feudalesimo, farà da base alle lotte contadine e operaie seguenti per tutta la prima metà del Novecento (compresa la bandiera rossa inalberata nell’1892), anni che rappresentano un passaggio cruciale per la ricostruzione della democrazia nazionale.  E’ A. Ficarra a ricordare che fu “il più grande movimento di massa dell’ Ottocento europeo dopo la Comune di Parigi”, interrotto e ripreso “sempre contro quel sistema oppressivo agrario-mafioso di cui il regime di Mussolini si era fatto ferreo tutore e garante nazionale”.

Per Giuseppe Carlo Marino, Ottavio Terranova e Giusto Catania,  quelle lotte vennero consegnate “con una rappresentazione gattopardesca”…”al desolato orizzonte dell’arretratezza meridionale, valutandoli alla stregua delle Jacquerie medioevali, così declassati a mero ribellismo di cafoni e di poveracci”, mentre nella Resistenza, fra le migliaia di siciliani,  Pompeo Colajanni (nome di battaglia Barbato preso dall’esponente di spicco dei Fasci)  liberava   Torino prima di rientrare a Palermo e Placido Rizzotto era partigiano in Toscana, per riprendere la lotta al rientro a Corleone.

Alla sequenza degli scritti convegnistici, con lo speciale “Il processo imperfetto” di Rino Messina sulle mostruosità giuridiche di quei processi al pericolo rosso e della proclamazione dello stato d’assedio, fa seguito una corposa appendice interessantissima, composta da uno stralcio prezioso dell’antico testo di Adolfo Rossi del 1894 “L’agitazione in Sicilia” (riedito integralmente nel 1988 da La Zisa), la significativa opera per la scena degli insegnanti Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro “Il dramma degli oppressi”, l’inedita Cronologia “Dai Fasci Siciliani alla repressione del 2° Dopoguerra”  l’elenco della toponomastica viaria, un saggio di A. Ficarra “Il falso del falso Crispi”.

Questa pubblicazione è un testo utilissimo che, compendiando i fatti, racchiude in sé vari strumenti applicabili per il rinnovo e la rifondazione della grandezza della memoria storica di fine Ottocento in Sicilia, un’epopea gloriosa  che supera di molto, in coralità e incisività dei contenuti, quella del far west americano, cui ci ha abituati la TV dal suo apparire e che spesso ci indirizza verso vere e proprie  deviazioni culturali.

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6/7 GIUGNO 2014 ROMA 70 ANNI CON LA LIBERTA’ NEL CUORE

UNA DELEGAZIONE DELL’ANPI PALERMO COMANDANTE BARBATO PARTECIPA ALLA CERIMONIA SOLENNE PER I 70 ANNI DELL’ANPI CON MARIA LETIZIA COLAJANNI, GIUSY VACCA, LIA BLANDA E IL PRESIDENTE OTTAVIO TERRANOVA,

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