Progetto per il recupero della memoria

Il progetto

Io ho visto non vorrebbe essere solo un libro, ma diventare un progetto per non dimenticare quello che è accaduto durante la guerra contro la popolazione civile italiana condotta dai nazifascisti tra il 1943 e il 1945.

Un progetto semplice. Fatto di immagini e di parole. Di parole e di immagini.

Le parole sono quelle che servono per cercare di dare corpo alle emozioni, come quelle del libro.

Le immagini sono quelle di chi ha portato per sempre con sé il dolore di quegli anni.

Partecipare al progetto è semplice. E’ sufficiente scrivere qua sotto quello che si è visto allora. O  un pensiero, un ricordo. O anche solo il modo per essere rintracciati e raccontare.

Quello che ne nascerà non lo so: racconti da pubblicare qui sul web, una nuova edizione del libro, una semplice raccolta di ricordi…

Quello che Io ho visto diventerà lo deciderà soprattutto chi deciderà di partecipare.

Pier Vittorio Buffa Continua a leggere

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SCORTA CIVICA CONTRO LA MAFIA DIFENDIAMO LA DEMOCRAZIA E LA COSTITUZIONE

Da Giusy Vacca. Ieri domenica 12 gennaio al Golden a Palermo manifestazione di solidarietà ai Magistrati dei Tribunali di Palermo e di Caltanissetta impegnati sulla trattativa Stato mafia.

Anche noi dell’ANPI saremo sempre in prima linea per attivarci affinchè venga applicata la nostra Costituzione e ci sia il rispetto della leggi. Non possiamo far finta che non sia successo niente e che non ci sia il reale pericolo per i magistrati che stanno indagando sui rapporti mafia-Stato. E le Istituzioni dovrebbero cercare di fare chiarezza invece di far sentire questo “silenzio assordante”…E’ la prova che non possiamo accettare che si neghi la giusta attenzione a chi combatte la mafia, anche quando tocca alti poteri. E noi non possiamo restare indifferenti, per questo non faremo mancare il nostro sostegno. Ieri ho regalato a Di Matteo una maglietta bianca con la scritta in rosso in cui c’era scritto SCORTA CIVICA, con la quale da lunedi 20 gennaio davanti al tribunale ci riuniremo tutti, cittadini e associazioni, e poi si alterneranno le varie associazioni per fare simbolicamente da scorta dalle 9.00 alle 11.00, e il turno dell’ANPI sarà il venerdi. Aspettiamo altre adesioni. Ho detto anche a Teresi e Tartaglia che non li lasceremo soli e che l’ANPI sarà con loro.

Giusy Vacca della segreteria provinciale dell’ANPI Palermo

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SCORTA CIVICA PER I MAGISTRATI

Da Madonielive

Quasi una resa da parte dello Stato che sino ad oggi ai proclami non ha fatto seguire efficaci e concreti provvedimenti di tutela nei confronti delle donne e degli uomini quotidianamente impegnati per l’affermazione della legalità e dei diritti. Nella fattispecie, il riferimento va alle parole dell’attuale Ministro dell’Interno, che circa 10 giorni fa aveva annunciato l’assegnazione del “bomb jammer”. Noi non solo vogliamo che sia fatta piena luce sullo stragismo mafioso con le sue convergenze d’interesse tra pezzi dello Stato e criminalità organizzata, e ciò in nome della verità storica che dovrebbe essere patrimonio di ogni democrazia matura e degna di tal nome, ma non vogliamo altri accordi scellerati sull’altare dei quali sacrificare vite umane o per concludere qualsiasi tipo di scambio. Chiediamo al Presidente della Repubblica, di cui ancora non abbiamo sentito la voce, al Governo della nazione, al Parlamento, di garantire trasparenza nella lotta alla mafia, lotta che deve essere incessante fino alla completa sconfitta di Cosa Nostra, risultato assolutamente possibile solo che lo si voglia perseguire con determinazione.
Chiediamo che lo Stato non dia mai segni di debolezza di fronte alla mafia e che si approntino, senza indugio, tutti i mezzi messi a disposizione dalla tecnologia per tutelare al meglio la vita dei magistrati che indagano sulla trattativa. Pende presso il Csm un procedimento disciplinare nei confronti del dott. Di Matteo che stride con la condizione di rischio che lui sta vivendo, valuti l’organo di autogoverno della magistratura come eliminare un paradosso plateale. Palermo non dimentica la terribile stagione delle stragi in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme alle loro scorte, non dimentica i tanti eroi normali che nel tempo sono morti per mano mafiosa, per tutti ci piace ricordare il Beato P.Pino Puglisi, Libero Grassi e Peppino Impastato, e non dimentica il moto di indignazione che attraversò l’Italia e che si tradusse in decine e decine di manifestazioni popolari nella nostra città e in tutto il Paese per dire NO alla mafia, NO alla cultura della morte, SI alla legalità, SI alla cultura della vita, perchè la vera lotta alla mafia passa dal riconoscimento del diritto al lavoro, alla casa e dal contrasto alla povertà. Oggi siamo di nuovo chiamati tutti alla mobilitazione, cittadini, associazioni, organizzazioni di categoria, sindacati, partiti, parrocchie, scuole, Università, insomma tutti coloro che sentono il dovere di non voltare le spalle, di tenerla alta la testa e di essere presenti per fare quadrato attorno ai magistrati del processo sulla trattativa.

a cura di Giusy Vacca

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ANPI NEW Ancora sulle modifiche costituzionali

CARLO SMURAGLIA

► Ancora sulle modifiche costituzionali: non pretendo, naturalmente, di essere ascoltato; ma almeno vorrei che si evitasse di continuare a battere su un tasto ormai consumato: “va abolito il Senato, così si risparmiano un po’ di miliardi”. Il Senato è previsto dalla Costituzione come organo di elezione diretta; per trasformarlo in qualcosa di “diverso” e soprattutto per passare ad elezioni di secondo livello, ci vorrebbero ragioni serie e non di mero risparmio

Mi affanno a scrivere che bisogna mettere mano a modifiche alle istituzioni principali solo per ragioni di funzionalità; non pretendo, naturalmente, di essere ascoltato; ma almeno vorrei che si evitasse di continuare a battere su un tasto ormai consumato: “va abolito il Senato, così si risparmiano un po’ di miliardi”. Il Senato è previsto dalla Costituzione come organo di elezione diretta; per trasformarlo in qualcosa di “diverso” e soprattutto per passare ad elezioni di secondo livello, ci vorrebbero ragioni serie e non di mero risparmio. Tanto più che sul tappeto ci sono già soluzioni ispirate alla necessità (condivisa) di differenziare il lavoro dei due rami del Parlamento. Credo che converrebbe insistere su questo e poi – semmai –valutare se per gestire un sistema di bicameralismo “imperfetto” non basterebbe un minor numero complessivo di parlamentari. L’eventuale risparmio di spesa “politica” nascerebbe così da un’esigenza concreta, quella della realizzazione di un sistema più efficiente sul piano della valorizzazione del ruolo del Parlamento.

Ma si preferisce, spesso, attardarsi sulle semplificazioni, magari per fare colpo sull’opinione pubblica quando, invece, sarebbe necessario informarla e farle conoscere le reali esigenze e le concrete soluzioni possibili.

Davvero mi piacerebbe che il dibattito scendesse su questo terreno, che è il più logico e che non richiede invenzioni nuove, perché le soluzioni possibili sono state, in gran parte, già prospettate e c’è solo da scegliere la migliore e spiegarla ai cittadini. Vedo, invece purtroppo, che questo dibattito tarda a venire e si preferisce indugiare sulle soluzioni (apparentemente) più facili e semplici, anche se meno rispettose del sistema “costituzionale” così come concepito dai Costituenti e bisognoso certamente di un aggiornamento dettato dall’esperienza realizzata in questi anni, piuttosto che di stravolgimenti, per di più, giustificati solo da pretese ragioni economiche. La speranza è l’ultima a morire; e chissà che il 2014 non ci riservi la sorpresa di una discussione serena ed appropriata, lontana il più possibile da ogni vocazione populistica e da ogni concessione al vociare indistinto della piazza.

Lo ripeto ancora una volta: il vero “risparmio”, più ancora che sulle spese, va fatto sui comportamenti, che – loro sì – hanno bisogno di uno stravolgimento totale e del ritorno a valori reali e consolidati, se si vuole davvero che ritorni la fiducia nella politica e nelle istituzioni, come è auspicabile da ogni persona di buon senso e di spirito democratico.

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La storia di Vittorio Maldonato, sopravvissuto nel 1943 al naufragio di una nave bombardata dai tedeschi in una intervista rilasciata a Marco Ficarra

http://www.8settembre1943.info/main/vittorio-maldonato/ Questo è il link in cui è riportata l’intervista a Vittorio Maldonato, bellissima figura di antifascista mancato ieri ad Agrigento all’età di 97 anni. L’ANPI Sicilia nel ricordare Vittorio manifesta la propria vicinanza alle figlie Giovanna e Susetta.

Questa è la storia di Vittorio Maldonato sopravvissuto al naufragio della nave Diocleziano, bombardata dai tedeschi, che tentava di portare in Italia oltre 1500 militari da Spalato.

Nato a Sala Consilina il 9 giugno 1916. Militare a Livorno Bagni di Casciana dal 15 novembre 1941 al 15 febbraio 1942 battaglione istruzione sergenti universitari Arezzo Scuola Allievi Ufficiali dal 1/3/42 al 15/7 /42. Partenza per la guerra 22/8/42 prima nomina Sacile Il 23/11/1942 viene mandato in Albania a Valona;inviato in licenza (15 giorni + 6 di viaggio)il 7/7/1943.

L’8 /7/ 1943 arriva a Durazzo,il 13/7/1943 imbarco e arrivo a Fiume il 19/7/43 (la nave viaggiava solo di giorno);da Fiume va a Grado il 20 luglio e qui in contumacia per alcuni giorni. Finalmente il 5 agosto 1943 arriva ad Alessandria dal fratello e vi resta sino al 2 settembre 43 (aveva avuto altri dieci giorni di licenza straordinaria) .Ritorna a Fiume il giorno 8 settembre e si imbarca il pomeriggio per rientrare al reparto 313° Btg.Costiero di Valona (Albania);arrivato a Spalato il 9 settembre è rimasto al Comando tappa sino al 23/9/1943 poichè la nave non poteva più proseguire (a Spalato vi erano dovunque bandi che invitavano ad andare con Graziani).

La sera dell’otto settembre a Fiume i tedeschi avevano rastrellato tutti i militari italiani.

Il 23 settembre del 43 si imbarca sul piroscafo Diocleziano per rientrare a Bari (sulla nave circa 1500 soldati )che parte alle ore 24.

Alle ore 7 della mattina del 24 la nave viene colpita dai tedeschi:moltissimi soldati muiono nella stiva… panico a bordo. Continua a leggere

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ripercorrendo alcune stragi durante i Fasci Siciliani

 

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AUGURI E SOLIDARIETA’

L’ANPI Palermo rivolge a tutti gli iscritti il ringraziamento per il contributo di militanza antifascista che rende possibile questa aggregazione democratica sempre più vasta e speriamo sempre più presente nella nostra realtà. A tutti un messaggio di augurioin un momento certamente tra i più difficili nella storia della nostra Repubblica.

Un Augurio che l’ANPI vi esprime con le significative parole di solidarietà ed impegno che il presidente nazionale Carlo SMURAGLIA ha espresso “al Magistrato Di Matteo ed a quanti, a Palermo e in Sicilia, sono sottoposti a minacce o comunque a rischio perché si occupano professionalmente di criminalità organizzata e in particolare di mafia”.

Nel caso del dott. Di Matteo, scrive Smuraglia, c’è stato addirittura qualcosa di più: …. il riferimento al procedimento di cui Di Matteo ed altri si stanno occupando è di natura particolarmente delicata, proprio perché riguarda i rapporti tra mafia e politica (e addirittura tra mafia e istituzioni)”.

Questo qualcosa di più, dice ancora Smuraglia, deve fare scattare un nostro impegno, far si che  la situazione del Dott. Di Matteo e degli altri Magistrati e funzionari che si occupano di queste vicende, non costituisca un loro “problema personale” maun problema nostro, delle Istituzioni, della politica, delle Associazioni democratiche, del Paese; e in definitiva di ognuno di noi. E’ questa la ragione per cui non basta neppure esprimere una pur doverosa solidarietà, ma occorre fare di più:impegnare questo Stato a fare davvero tutto quanto necessario (e ancora di più, se possibile) per estirpare questa  mala pianta che ormai affligge non solo la Sicilia, ma tutta l’Italia.

…..E’ con questa convinzione profonda e soprattutto con questo impegno, mio personale e di tutta l’Associazione che presiedo, che mi sento di solidarizzare con chi è più esposto e di essergli vicino; perché è proprio questo impegno che rende la solidarietà veramente attiva e proiettata su una linea non più e solo di difesa, ma di attacco alle troppe malepiante che affliggono la nostra ItaliaCarlo Smuraglia

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RICORDANDO PIPPO FAVA trent’anni dopo

In ricordo di Pippo Fava da “I  Siciliani giovani” 

Mafia e globalizzazione stanno bene insieme

di Umberto Santino

www.centroimpastato.it

Lo sappiamo ma sarà bene ridirlo: Giuseppe Fava era un grande giornalista, acuto ed eterodosso (un peccato mortale in un contesto votato alla retorica e al conformismo), un romanziere e drammaturgo degno della nobile tradizione catanese, un instancabile imprenditore culturale, che sapeva coniugare creatività e capacità organizzative.

A trent’anni dal suo assassinio, volendo tracciare un bilancio, possiamo dire che alla fine degli anni ’80 c’è stata una svolta che non è retorico definire epocale. Il crollo del socialismo reale ha aperto la strada al capitalismo senza alternativa, egemonizzato dal capitale finanziario che ingigantisce la ricchezza di pochi ed emargina gran parte della popolazione mondiale. L’ideologia vincente, il neoliberismo, si è imposta come pensiero unico. Si pensava che si dovessero aprire anni di pacifica convivenza e invece c’è stato un succedersi di guerre e conflitti tra opposti fondamentalismi. La storianon è finita, ma pare si sia imbucata in un tunnel senza fine. “Un altro mondo è possibile”, abbiamo detto nei Forum sociali, pensando al Chiapas e ai bilanci partecipativi, ma finora è solo un desiderio.

In Italia Tangentopoli ha spazzato via il Partito socialista, la Democrazia cristiana si è sciolta, il Partito comunista non ha cambiato solo nome ma ha virato verso il centro, unendosi a ex democristiani e obbligandosi a cancellare il peccato originale (e con Renzi cosa sarà il Pd?).

Al posto dei partiti sono nati clan e tifoserie personali. A sinistra, falliti i tentativi di rifondazione, c’è un mucchietto di macerie, anche se qualcuno sopravvive sul piano elettorale. Il vuoto di potere è stato riempito da un monopolista delle televisioni commerciali che è “sceso in campo” per tutelare i suoi interessi e assicurarsi l’impunità. C’è riuscito per vent’anni, con milioni di italiani che l’hanno votato perché si riconoscono in lui e vorrebbero essere come lui. Abbiamo assistito all’apoteosi della volgarità e della barbarie. E non credo che sia finita con la sua defenestrazione dal Senato.

In un quadro di democrazia bloccata

L’Italia non ha mai brillato per cultura democratica, nonostante la Resistenza e una Costituzione frutto di un patto interrotto, nel maggio del 1947, a lavori in corso. In un quadro di “democrazia bloccata” i suoi principi fondamentali sono rimasti sulla carta.

E la mafia, le mafie? Cosa nostra, dopo i grandi delitti e le stragi, ha avuto dei colpi ma il modello mafioso si adatta benissimo alla globalizzazione neoliberista, che è criminogena per due aspetti fondamentali: l’aggravamento degli squilibri territoriali e dei divari sociali, per cui gli esclusi dal mercato hanno come unica risorsa, o la più conveniente, l’accumulazione illegale, e la finanziarizzazione dell’economia che rende sempre più difficile distinguere capitali legali e illegali. Così le mafie proliferano al centro e alle periferie.

L’antimafia fa quel che può ma resta un problema di fondo: riusciremo a dare il nostro contributo per progettare “un altro mondo possibile”? Bisognerebbe coinvolgere emarginati, disoccupati e precari. Ma per farlo occorre una cultura volta a capire il presente e non a scimmiottare il passato.

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Anche nel Natale del 1939 si festeggiava, con le leggi razziali. Ed oggi?

Di Domenico Stimolo dai cosidetti centri di accoglienza  riflessioni di fine anno.

Anche nel Natale del 1939 si festeggiava, con le leggi razziali. Ed oggi?

 

Faccio scempio di similitudine? Ciascuno giudichi. Certo nel 1939 in Italia non c’erano ancora campi di richiusura o lager, diventati poi, in loco o in smistamento, luoghi di assassinio di massa. Negli  anni dopo.

Erano in atto le leggi razziali. Con tutte le infame discriminazioni, ben note ai posteri, nei riguardi dei cittadini residenti in Italia di religione ebraica. Banditi di fatto dall’appartenenza sociale, additati al pubblico disprezzo.

C’era la dittatura. Al bando tutti. Chi osava dissentire al “verbo” imperiale della “razza eletta” spettava il bando, la galera, l’uccisione.

Oggi è democrazia e libertà, duramente riconquistate. I martiri, uomini e donne, sepolti in tanti luoghi, fanno diretta testimonianza.

Eppure, di fronte agli umani che richiedono pace, giustizia, solidarietà e libertà, nulla si muove.

A decine di migliaia, nell’oggi italico suolo,  sono rinchiusi. “ Ospiti”, si afferma, ipocritamente, nelle dizioni ufficiali.

Le sigle in uso nei siti di reclusione  sono tante, in funzione dei discernimenti “ tecnici” adottati in virtù delle novelle leggi.

Chi, di umani,  sopravviene, in sbarchi o altre maniere, non ha diritto di accogliente cittadinanza.

Novelli “Enei”. Sono “timbrati”, schedati e rinchiusi…..dietro sbarre più o meno flessibili-.

Le ragioni non contano, sono etichettati  “ invasori” del suol patrio, e tal guisa trattati.

Sono migliaia, molte decine di migliaia ( a parte  i tanti affogati nel Mediterraneo……pace all’anima loro, dicono tutti i “benpensanti”) che disperatamente ricercano il timbro idoneo a vivere.

Gli altri ancora, nativi “clandestini” nella bella Italia, a centinaia di migliaia, di fatto non esistono nell’albo del nuovo professato “ dio, patria e famiglia”.

Clandestino, è il nuovo motto in uso nella lotta contro gli altri, giusto per fare nuova festa al nazionalismo sempre incombente.

Quello nei secoli imperante, che  nella vecchia foggia sacrificò sull’altare delle patrie europee oltre cento milioni di persone tra le due grandi guerre.

Oggi tutto è più “umano”. La guerra la si fa solo contro gli “esterni”. I derelitti, non appartenenti alla “razza europea”, che cercano pace e libertà, possono, tranquillamente stare dietro le sbarre, innaffiati ignudi, o sperimentarsi nell’arte del “cucito”….. in  bocca.

In  Italia, con il reato di “diritto alla vita”, altrimenti detto di clandestinità, tutto è ancor peggio.

Se li acchiappano fuggenti li riportano negli afflati della guerra.

Sì, Buon Natale, a noi, che possediamo il “timbro dell’appartenenza”.

Già, come avvenuto nel 1939, per i nostri papà e mamme, nonni e nonne,  e quant’altro ancora.

L’assuefazione è più forte dello sdegno e della lotta.

Buona notte Italia ed Europa, tempo molto tristi ci aspettano.

 

domenico stimolo

 

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Lotta alla mafia e LERCARA 1893 “Natale di sangue”

Importante manifestazione di solidarietà a Di Matteo e agli altri magistrati del Tribunale di Palermo impegnati nel processo sulla trattativa Stato mafia di Venerdì 20 dicembre 2013.

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Lercara venerdì 20/12/ 2013

Notevole performance storico teatrale dei ragazzi delle Scuole di Lercara. Guidati con passione da un pool docente e da un ottima regia teatrale, gli studenti, in modo intelligente pervaso da una grande capacità autonoma di rilettura critica, hanno rivisitato i tragici eventi passati alla Storia come “Natale di Sangue”. E’ il Natale  del 1893.  Crispi, la monarchia e il potere feudale-mafioso stroncarono nel sangue il Movimento dei Fasci Siciliani che fu definito il più grande movimento di lavoratori dell’ottocento in Europa dopo la Comune di Parigi.  Il giorno prima la intitolazione  ai “Fasci Siciliani” di uno spazio presso un plesso scolastico da parte del Consiglio comunale di Lercara al quale hanno partecipato anche i Comuni di Giardinello con Caruso e il Comune di Marineo con lo storico Ciro Spataro. Hanno preceduto la performance le comunicazioni degli storici  Umberto Santino, Rizzo, Tinè e la professoressa Barracato con le conclusioni  del professore Giuseppe Carlo Marino docente di Storia Contemporanea all’Università di Palermo e oggi alla Koré di Enna. Di notevole interesse il video a cura della professoressa Maria Cristina Lucania che illustra, 120 anni dopo la strage, i documenti frutto di una ricerca condotta con rigoroso metodo scientifico, libera dagli stereotipi del tempo, presso gli archivi storici di Palermo e Roma. Animatore, con il gruppo dei docenti e presidi delle Scuole di Lercara (hanno partecipato anche scuole di Corleone e Castronovo) di questo importante recupero della memoria storica, l’architetto Pippo Furnari. af

 

 

 

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